DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
    a cura di Padre Mario Gialletti fam

 

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983. Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso e del Santuario di Collevalenza

È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione e il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata venerabile. 

In questo anno riproponiamo alcuni brani del suo diario

 

 

Madre Speranza

" ... mai l’ho provato così !… mentre straordinarie erano la mia preghiera e la mia fiducia nel Buon Gesù; ..."

13 agosto 1943: oggi, 13 agosto, verso le undici della mattina a Roma tornano gli aerei, iniziano il bombardamento della città con maggiore violenza dell’altra volta; le nostre bambine con la superiora e un’altra suora scendono di corsa nel rifugio mentre tutte le altre figlie, Pilar ed io ci rifugiamo in cappella; poiché io non volevo lasciare solo il santissimo e Pilar e le figlie non volevano lasciare sola me. Questa volta sembra che le prime bombe siano dirette tutte sulla nostra porta e alla prima serie di bombe ci sono vari morti e feriti, fuori del rifugio e della porta di casa poiché non hanno avuto tempo di entrare; quelli che sono entrati e hanno chiesto aiuto li ho sistemati in Cappella.
Dopo poco tempo si è presentata una donna angosciata, fuori di sé, scalza e tutta spettinata che portava in braccio una bambina di tre o quattro anni, mezzo morta o addirittura morta, fredda, cianotica e dietro a lei un uomo con un altro bambino ferito e tutti, piangendo, si sono prostrati, insieme a noi, ai piedi dell’Amore Misericordioso pregando con molto fervore proprio nel momento più critico nel quale gli aerei rombavano rumorosamente sopra di noi; ho preso la bambina di quella povera signora e senza ritegno l’ho presentata al’A.M. dicendogli: "possibile che il tuo cuore paterno possa sopportare ancora a lungo il dolore di questa povera mamma? Muoviti a pietà e dà vita a questa creatura perché possa rimetterla sana e salva nelle braccia di questa mamma straziata dal dolore."
La mia commozione fu grande quando ho visto che la bambina aveva aperto gli occhi, cominciava a muoversi e ha ripreso vita; la mamma vedendo muovere la figlia ha gridato ancora più forte di quando la credeva già morta; in quel momento di entusiasmo e di gioia si è presentato sulla porta della Cappella un uomo, pieno di rabbia e infuriato che pretende a tutti i costi di farci stare zitte, dicendo: "silenzio, fate più rumore voi che le bombe".
Chi era quel tizio che non è stato capace di entrare in Cappella? Quanto più ci intimava di tacere con tanta maggiore forza ed entusiasmo pregavamo; e, siccome nell’invocare l’A.M. cresceva la rabbia di questo personaggio, piena di coraggio mi sono avvicinata a lui e a voce alta e con grande energia gli ho detto: "se ne vada, disgraziato; allontanati da me cane legato; e lui, dandomi un’occhiataccia, è scomparso".
Questo secondo bombardamento è stato più forte, le bombe sembravano cadere su di noi; sembrava che la Casa si sollevasse in aria mentre le porte e le finestre cadevano nel campo; la Casa ha fatto movimenti strani, come se saltasse per aria e poi sprofondasse; il bombardamento è durato circa due ore, siamo rimaste senza luce, senza acqua, senza porte né finestre. Terminato il bombardamento siamo uscite fuori per aiutare la povera gente: che paura e che impressione! Il giardino era pieno di feriti e tra loro c’erano anche 20 morti; più di 25 bombe erano cadute intorno alla nostra Casa che, protetta miracolosamente dall’A.M. è ancora in piedi, ha destato la meraviglia di tutti coloro che l’hanno visitata.
Ben presto la Casa si è riempita di gente che chiedeva aiuto e soccorso; mi sono dedicata completamente a curare feriti di ogni genere, senza preoccuparmi di altro se non di alleviare le sofferenze di questa povera gente. Pilar mi procurava quanto mi occorreva, mentre straordinarie erano la mia preghiera e la mia fiducia nel Buon Gesù; mai l’ho provato così. Nonostante i mezzi a mia disposizione per curare questa povera gente fossero molto scarsi, non opportuni e per niente raccomandabili (perché disponevo solo di strisce di tela delle camice militari, filo, aghi per cucire, tintura di iodio per disinfettare le ferite), la mia fede nel medico divino era così grande che niente mi poteva fermare in questo orribile lavoro, certa che tutto sarebbe riuscito bene.
Abbiamo raccolto un uomo col ventre squarciato e gli intestini fuori; glieli ho puliti alla meglio con un pezzo di stoffa militare, li ho rimessi dentro e ho ricucito. Pilar mi passava gli aghi e io, dopo aver aggiustato meglio che potevo, ho cominciato a cucire senza badare ad altro; poi ho disinfettato con lo iodio e con molta parsimonia, perché me ne restava poco. Alcuni uomini andavano sistemando i feriti per terra e Padre Misani, religioso di Maria Immacolata, mio confessore, con un altro sacerdote li confessavano.
I feriti erano 83. Quando ho finito di curare tutta questa povera gente, sono arrivati due medici della pubblica assistenza con la croce rossa; questi, inorriditi dalle cure che vedevano avevo prestato ai malati, pensavano di farmi impaurire dicendomi che avrebbero scaricato su di me ogni responsabilità di ciò che sarebbe accaduto a questa povera gente; ho risposto loro che ero disposta ad assumermi ogni responsabilità ma solo se loro non avessero toccato nessuno di quei malati da come li avevo lasciati; questo li ha fatti adirare ancora di più. Con la croce rossa hanno portato via quattro feriti, dicendo che sarebbero tornati con altre ambulanze per portare gli altri. Vedendo l’atteggiamento di questi medici ho esortato i feriti ad opporre resistenza per non farsi portare in ospedale.
Prima che arrivassero i medici erano venuti Mons. Traglia, Mons. Ercole e un altro sacerdote; questi ultimi due sacerdoti avevano confessato i feriti, mentre Mons. Traglia si era fermato con me e con Pilar e, spaventato perché il grembiule bianco che portavo non si riconosceva più per il sangue di cui era sporco, al vedermi così ha detto: "le mancava solo questo, Madre". Io gli ho risposto: "credo proprio di si". Lui mi ha chiesto perché non fossi andata al rifugio con le altre; al che ho risposto che le bambine e le suore erano scese subito nel rifugio per pregare insieme alla povera gente, ma Pilar, io e qualche figlia eravamo rimaste, io per non lasciare solo il Santissimo e le altre per non lasciare sola me. Rispose "va bene, se lei non vuole lasciare il Santissimo da solo, al primo suono della sirena, prenda la pisside con molta attenzione e amore e scenda al rifugio col Santissimo: preparate lì un altare e pregate e supplicate con la povera gente finché cessi il pericolo. Preparate un altare un po’ grande perché se suonano la sirena la domenica o i giorni festivi, possiate prendere lì la Messa.

14 agosto 1943: Il 14 agosto 43, il Ministro dell’ambasciata spagnola è venuto a chiedere nostre notizie. Più tardi è venuto personalmente lo stesso Ambasciatore a verificare come stavamo poiché i giornali e la radio dicevano che era stato bombardato violentemente il convento delle suore spagnole di via Casilina e lui, come tutti quelli che ci hanno visto, è rimasto meravigliato e commosso vedendoci tutte tanto serene; sorprendendosi di vedere la Casa ancora in piedi nonostante la quantità di bombe cadute attorno e anche lui ha dovuto ammettere: "questo è un vero miracolo" !

15 agosto 1943 oggi, 15 agosto, verso le 12,00 la sirena ha suonato l’allarme e tutte siamo scese nel rifugio; io portavo con me la pisside col Santissimo, Pilar, le suore, le bambine e varie persone accompagnavano il buon Gesù. Sistemato il Santissimo nell’altare appositamente preparato, abbiamo rivolto le nostre orazioni al Santissimo e ripetuto molte volte la giaculatoria: "Signor mio e Dio mio, la tua misericordia ci salvi e il tuo amore Misericordioso trionfi in questa guerra infernale"; siamo rimaste nel rifugio pregando insieme alla gente finché non è passato il pericolo; quindi ho ripreso la pisside e, accompagnata dalle suore e dalla gente, abbiamo riportato di nuovo il Santissimo in Cappella. Sono state diverse le occasioni nelle quali ho avuto la fortuna di portare il Santissimo nel rifugio e, passato il pericolo, se c’era qualche sacerdote riportava il Santissimo in Cappella altrimenti lo facevo io. Solo il Buon Gesù ha potuto apprezzare l’emozione che ho provato ogni volta che ho potuto stringere al petto la pisside col mio Dio e mio tutto. Presa dal fervore provavo quasi il desiderio egoista che suonasse l’allarme per stringere al petto la fortunata pisside.

28 agosto 1943: Oggi 28 agosto, Pilar è andata alla Sacra Congregazione dei Religiosi dove le hanno comunicato la notizia dell’approvazione delle nostre amate Costituzioni. Piena di gioia e di entusiasmo ho abbracciato tutte le figlie e le bambine e poi insieme abbiamo fatto grande festa.

10 settembre 1943: Oggi, 10 settembre, si sono presentati in questa Casa vari soldati feriti dai tedeschi che occupavano Roma; li ho nascosti tutti dove ho potuto poi sono corsa a cercare della biancheria per vestire in borghese quelli che potevano camminare perché potessero così raggiungere le loro case. La carità della gente della nostra parrocchia è stata enorme infatti ogni famiglia mi ha dato chi una cosa chi l’altra. Anche Pilar e le figlie si sono messe a cucire biancheria per questi uomini; ho potuto rimandare alle proprie case 23 giovani, tutti vestiti in borghese e dopo averli rifocillati abbondantemente. I vestiti militari e gli altri effetti di questi militari li ho messi in un buco che la divina provvidenza ci ha aperto nell’orto, dove abbiamo iniziato a costruire la casa generalizia della Congregazione. E lì, proprio in questo buco, abbiamo nascosto diversi militari e giovani per diversi mesi e lì ho anche sistemato quelli che non sono potuti tornare alle proprie case, poiché si tratta di un buco apertosi d’improvviso con 3 metri di circonferenza e 4,30 di altezza e proprio in quel punto passano le catacombe che non so dove arrivano. Lì avevano tre scale e delle corde, le univano assieme e servivano per scendere e salire durante la notte. Tre giovani spagnoli, di cui ci servivamo per il lavoro dell’orto, con le corde calavano il cibo a quelli che stavano nelle catacombe, durante il giorno tale buco restava coperto con pezzi di rami di alberi. Le suore e le bambine quasi tutte ignoravano tutto questo per evitare che si potesse scoprire.

28 settembre 1943: oggi, 28 settembre, riunisco le figlie e raccomando loro di pregare molto per la pace e per stabilire che la comunità reciti il rosario senza interruzione in suffragio dei caduti in guerra e per ottenere dal Signore, per intercessione della sua Santissima Madre, la pace e il trionfo dell’Amore misericordioso in Italia. Oggi dal Vicariato, grazie al Buon Gesù, abbiamo ottenuto il permesso di sistemare in giardino un’immagine dell’Amore Misericordioso perché sia venerata pubblicamente per la prima volta. Questa immagine è di grandezza naturale e l’abbiamo sistemata nella parte più alta del giardino perché si veda da varie angolature e vi abbiamo sistemato anche un altare; questo e un bel pezzo di terreno è stato ricoperto con rami di ginepro per evitare che si bagnasse il crocifisso e una parte della gente che lì veniva a pregare. (El pan 18, hoy 878-900)

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ultimo aggiornamento 15 novembre, 2006