DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
    a cura di Padre Mario Gialletti fam

 

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983. Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso e del Santuario di Collevalenza

È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione e il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata venerabile. 

In questo anno riproponiamo alcuni brani del suo diario

 

 

Madre Speranza

" ... amarti e lavorare esercitando la carità ..."

1 ottobre 1943: oggi, 1 ottobre, abbiamo iniziato a recitare pubblicamente il rosario ai piedi dell’Amore Misericordioso, e lo continueremo per l’intero mese, ogni mezza ora: due suore e la numerosa gente che viene da fuori. Di notte due suore si alzavano per recitare il rosario nella cappella. Durante questo mese tutta la comunità osserverà un rigoroso silenzio evitando anche di dire le cose necessarie; a questo scopo si utilizzeranno dei foglietti dove verrà scritto lo strettissimo e giusto necessario. Del telefono e della portineria s’incaricherà Pilar.

31 ottobre 1943 oggi, 31 ottobre, abbiamo terminato il rigoroso silenzio che abbiamo osservato con scrupolosa fedeltà. La mia gioia è stata grandissima vedendo che in questo mese moltissima gente è venuta per recitare il rosario con la comunità.

20 gennaio 1944 oggi, 20 gennaio, verso le 11,30 siamo scese tutte nel rifugio portando con noi la pisside col Santissimo e poco tempo dopo hanno bombardato con violenza il territorio vicino a noi; passato il pericolo siamo uscite dal rifugio e abbiamo riportato il santissimo nel tabernacolo. Quindi mi sono messa a curare un povero uomo, particolarmente ferito, aiutata da Pilar che mi preparava l’occorrente; abbiamo curato anche una povera donna, un bambino e un giovane gravemente ferito.
Fino ad oggi, tutti quelli che abbiamo curato, e sono stati molti, sono guariti tutti meravigliosamente poiché tutti sono stati curati con l’aiuto e la presenza del medico divino; Lui come buon Padre ha cercato di rimediare a tutti i miei sbagli supplendo potentemente solo con una benedizione a tutto quanto mi mancava per disinfettare e curare i feriti che sono stati trattati attestando loro stessi in seguito, quando sono venuti a trovarmi per ringraziarmi che mentre li stavo curando non avvertivano alcun dolore e che la mia mano, leggera e delicata procurava loro un grande benessere. Poveri malati! Ma fortunati loro che sono stati curati dal medico divino servendosi in ciò di una persona e di cose terribilmente inadatte per queste terribili cure!
Nella nostra parrocchia è caduta una bomba che ha distrutto l’altare maggiore; alla nostra casa, grazie al Buon Gesù, non è successo niente; in essa si è rifugiata molta gente insieme ai padri della nostra parrocchia e anche il padre cappuccino, nostro Cappellano.
Siccome la gente che si rifugia nella nostra casa è assai numerosa abbiamo preparato un pasto freddo per le bambine, per le suore e per la numerosa gente che si è rifugiata da noi e tutte e tutti hanno mangiato a sazietà; infatti il Buon Gesù ha provvisto ogni cosa e in grande abbondanza per questa casa. Solo Pilar ed io ci siamo rese conto di questa nascosta moltiplicazione e abbiamo lavorato come negri per nascondere tanta provvidenza.
Tutta questa povera gente insieme alle bambine hanno mangiato alle 11,00 e poi sono scesi al rifugio; quindi insieme a varie suore abbiamo preparato da mangiare per i padri che vivono nella nostra parrocchia, per due sacerdoti tedeschi, per il nostro cappellano, per i tre padri cappuccini e per alcune altre persone, ma anche per quelli che stanno nell’orto: cioè in totale per 89 persone. Abbiamo preparato loro un buon pranzo che hanno consumato alle 12,00, poi si sono portati nel giardino per essere più vicini al rifugio.
Il Buon Gesù ha dovuto moltiplicare questo pasto, specialmente la pasta, perché la pentola nella quale veniva cotta era piccola; questi uomini e queste donne mangiano come disperati. Non ci è mancato nulla, ma è avanzata la pasta da dare da mangiare alla sera alle bambine e alle suore che hanno mangiato un pasto freddo alle 11,30.
Pilar ed io attendevamo il momento adatto per stare da sole e scambiarci le impressioni per la generosità del Buon Gesù e per vedere dove e come sistemare tanta provvidenza. Io, stanca di sistemare tanta roba ho detto con grinta al Buon Gesù, come mi ha riferito Pilar, poiché non mi sono resa conto di quello che dicevo, "Gesù, ragiona un po’ e non essere troppo generoso poiché vedi che non abbiamo né posto né cose dove mettere tutta questa roba, dacci piano, piano secondo la gente che viene e non più".
Che pena per aver trattato così il Buon Gesù! Non tanto per lui, che penso non abbia valutato niente di quanto gli ho detto, infatti sono frasi che uso col mio amato e Lui, anche se rudi e poco delicate, le accetta ugualmente e non si offende perché mi conosce, invece mi sembra che a Pilar sia dispiaciuto pensando che sia dispiaciuto al Buon Gesù il mio comportamento.
Il lavoro delle camicie sta fermo poiché entrati i tedeschi a Roma e avendo visto nell’Intendenza militare "la ditta" dell’Amore Misericordioso sono venuti con due camion e hanno portato via 20.000 camicie pronte; ma il Buon Gesù sta supplendo con generosità per quanto avremmo potuto guadagnare e così, grazie a Lui, possiamo soccorrere quanti vengono in questa casa, senza guardare la loro provenienza o il loro ceto sociale. Tutti mangiano e dormono senza alcuna preoccupazione.

21 gennaio 1944: oggi, 21 gennaio, dopo il pericolo corso ieri, il parroco ha portato il Santissimo della sua parrocchia nella nostra cappella e tutti i giorni faranno lo stesso; i religiosi di quella comunità si fermeranno a mangiare in questa casa per tutto il periodo che il Buon Gesù permetterà.

19 febbraio 1944: oggi, 19 febbraio, abbiamo ricevuto una lettera dal Santo Ufficio, nella quale ci viene comunicata la grande notizia che la nostra Congregazione non dipende più dal Santo Ufficio, ma dalla Sacra Congregazione dei Religiosi, come tutte le altre Congregazioni.

Roma 5 marzo 1944: Dio mio, ti ringrazio per le sofferenze di questi giorni. Gesù mio, fa che la mia gioia, in questo esilio, sia solo quella di soffrire, amarti e lavorare esercitando la carità. Sii tu il sostegno della mia fortezza e l’abisso del tuo amore sia il mio porto di salvezza. Fa, Gesù mio, che la mia vita si perda nella tua; fa che la violenza del dolore di questi momenti e la ripugnanza alle ingiustizie siano sconfitte dal desiderio di soffrire, dalla brama di contemplarti e di stare con te.

Roma 25 marzo 1944: che sofferenza, Gesù mio, vedendo la bufera nella quale si trova la mia amata Congregazione, le mie figlie povere e tribolate e pensare che ti avevo promesso di non rifiutarti nulla! mi trovo in grande difficoltà a fare la tua divina volontà; forse, anzi senza forse perché cerco me stessa e non la tua gloria, non ti vedo nelle creature, negli avvenimenti e nelle cose e questo nonostante il tuo esempio col quale m’insegni che tu sei vissuto solo per dar gloria al Padre e sei morto per fare la divina volontà e piacere al Padre!
Quanto poco ti ho imitato, Gesù mio, anche se protesto di volerti amare tanto, tanto! Dov’è il mio amore? Eppure tante volte ti dico di voler soffrire in riparazione delle offese dei poveri sacerdoti del mondo intero quando invece non sono capace di accettare con gioia le sofferenze che tu mi mandi!
Dimentica i miei errori e fa che muoia d’amore dopo una lunga vita sommersa nel dolore, facendo sempre la tua divina volontà, preoccupata solo di farti contento senza dare eccessivo peso alla vita o alla morte quando si tratta di farti piacere, fa che la mia anima sia eccitata continuamente dal tuo amore e dal tuo esempio.

5 aprile 1944: oggi, 5 aprile, mi sono distratta e il Buon Gesù mi ha detto che era disposto a darmi abbondanti sofferenze per la sua gloria e per il bene della Congregazione. Sono stata molto contenta di poter soffrire; soprattutto se poi le sofferenze sono volute o permesse da Gesù; di questo non ho detto nulla a Esperanza e a Pilar perché queste due creature s’intendono poco di tali cose e, secondo me, solo mi vogliono un bene pazzo.

3 maggio 1944: oggi, 3 maggio, mi sono distratta e il Buon Gesù mi ha detto che porterà con sé una di noi due, ma non mi ha detto chi delle due; questo ha prodotto in me una impressione enorme.
Si vede che Pilar è stata ad ascoltare perché tornando in me, lei enormemente impressionata mi ha abbracciato e mi ha detto: "Madre, chieda al Buon Gesù, di non lasciarla sola poiché non la vedo nelle condizioni idonee ad affrontare il cumulo di cose che il Signore effonde sulla Congregazione".
Io le ho risposto: "figlia mia, sono disposta a tutto come devi fare anche tu con la certezza che il Signore non permetterà cose superiori alle nostre forze. Per questo entrambe diciamogli con cuore allegro: Signore, siamo pronte, fa di noi quello che più ti piace" e, oggi stesso, con vero fervore iniziamo, cominciamo a mettere in ordine tutti gli scritti che riguardano la Congregazione e quanto si riferisce alle persecuzioni che hanno dato tanta gloria all’amata Congregazione".
Da oggi in avanti Pilar ed io passiamo tutto il giorno in camera mia organizzando il nostro lavoro. Di tanto in tanto vado in cucina per preparare al Buon Gesù le pentole che dovevano riempirsi di cibo per dar da mangiare a tutta la gente che stava in casa, poiché di soli uomini ne sono 83 e sono quelli che teniamo nascosti nell’orto. Per questo prendevo una parte di cibo e lo mettevo in una pentola che lasciavo in dispensa perché il Buon Gesù finisse di riempirla. E ogni viaggio che facevo in cucina con la scusa di rimboccare la pentola, ne mettevo parte in altra e anche questa portavo nella dispensa, perché il Buon Gesù la riempisse di nuovo fino ad avere la quantità sufficiente per gli 83 uomini. Questo lavoro l’ho dovuto fare solo per una settimana, poiché in seguito gli uomini se ne sono andati e le pentole per il personale che avevamo in casa bastavano.

23 maggio 1944: Oggi 23, Pilar si è fissata nell’idea che è lei quella che dovrà morire e soffre molto pensando al mio dispiacere, perciò vuole donare subito tutti i suoi beni alla Congregazione, ma io non li accetto; lei soffre molto infatti in questo momento, è molto decisa e cocciuta e si fa forza dicendomi: se lei muore prima della donazione il Governo spagnolo incamererà i suoi beni e io resterò senza niente, senza la possibilità di costruire la Casa di Roma. Cerco di convincerla che il Buon Gesù, che ama la congregazione e tutte noi come buon padre, saprà quello che deve fare e come fare per portare a termine la costruzione di questa Casa; oggi come oggi lei non si deve preoccupare di tale situazione.

(El pan 18, hoy 901-928)

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ultimo aggiornamento 25 novembre, 2006