Ricordando P. Straffi

   
     

Ricordo di Padre Mario Straffi

 

 

"Basta uno sguardo alla croce per intendere il linguaggio con cui ci parla Gesù: è il linguaggio dell’amore".
Questa frase di Madre Speranza è stata scritta da P. Mario nel ricordino del suo 50° di Sacerdozio, il 29 giugno 2002. L’ha riportata sotto l’immagine in bianco e nero del Crocifisso dell’Amore Misericordioso a cui era molto affezionato. Sul retro aveva scritto: "Per i doni del tuo Amore, grazie, Signore. Per tante infedeltà, perdona, Signore. Per il mio avvenire, Gesù, Maria, confido in voi". Una preghiera semplice, profonda, essenziale, com’era lui.

Evoco qualche momento della sua bella testimonianza. Nasce il giorno dell’Assunta del ’27 e nello stesso giorno del ’68 emette la sua professione perpetua come Figlio dell’Amore Misericordioso.
Due persone attirano la sua attenzione e segnano la sua vita: Don Ricci, il sacerdote fermano della carità e Madre Speranza che gli svelò la bellezza affascinante dell’Amore Misericordioso.
Appena ordinato Sacerdote fu inviato a continuare il servizio educativo dei ragazzi al collegio Don Ricci, come direttore. Poco dopo, nel ’53, incontra Madre Speranza e avverte che il Signore lo chiama a diventare Figlio dell’Amore Misericordioso. Obbedisce subito e, col permesso dell’arciv. Mons. Noberto Perini, emette i primi voti nel ’54.
Da allora è completamente al servizio della Famiglia dell’Amore Misericordioso. Per circa 10 anni è superiore della comunità di Fermo distinguendosi per la sua pietà e per una generosa carità. Con un vecchio furgoncino girava le strade della città e della campagna per raccogliere frutta, verdura, viveri, vestiario… per sostenere i ragazzi poveri accolti nel collegio Don Ricci.

Il 16 agosto ’64, obbedendo alla Madre, si trasferisce a Collevalenza per prendersi cura degli "apostolini" come assistente e insegnante. Anche qui si rivelò molto paterno.
Nel ’69 arriva un’altra obbedienza: partire come missionario per la Bolivia. Dice ancora sì e va in Spagna per imparare la lingua. Ma poco dopo il progetto "salta" e a P. Mario è chiesto di rimanere in Spagna al servizio ancora dei ragazzi nei collegi. Si dedica con grande passione alla catechesi e testimonia una vita religiosa esemplare.
Di questo periodo abbiamo alcune sue lettere scritte alla Madre. In esse esprime il suo affetto e la sua fiducia nella preghiera della Fondatrice "perché io possa seguitare con fedeltà a donarmi totalmente all’Amore Misericordioso, sempre e totalmente disposto a fare la sua santa volontà" (Lujua, 18.02.1970).
Nell’80 è eletto Economo Generale della Congregazione e Superiore della Comunità di Accoglienza dei Sacerdoti anziani e malati. Si distingue per i servizi più umili della casa, come uomo tutto fare generoso e gioioso: preghiera, servizio ai sacerdoti, pulizie della casa, lavoro nell’azienda, parrocchia di Torrececcona…

Dal ’91 al 2004 è nella Comunità del Clero di Macerata dove attende ancora i Sacerdoti e svolge servizi pastorali. Non mancano le difficoltà: deve subire un difficile intervento al cuore, iniziano i primi sintomi del mieloma, ha momenti di depressione ed altro ancora. Con la forza della preghiera e con la sua buona volontà le affronta e le supera.
Dal 2004 è a Collevalenza dove si dedica con tanta passione alle celebrazioni nel Santuario, soprattutto alle confessioni.
P. Mario non si arrende: prega, si sottopone alle cure e reagisce anche con momenti di allegria e con tante battute scherzose. Sorella morte lo trova molto dimagrito e piagato, ma il cuore è sereno, è pronto ad incontrare quel Dio Amore Misericordioso che la Madre Speranza gli aveva fatto conoscere.

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ultimo aggiornamento 18 dicembre, 2006