LA PAROLA DEI PADRI
 

Dalla «Lettera a Diogneto»
(Cap. 8, 5 - 9, 6; Funk 1, 325-327)

Verso il 1436, un giovane chierico latino, Tommaso d’Arezzo, che si trovava a Costantinopoli per studiare il greco, recuperò per caso dal banco di un pescivendolo di quella città un manoscritto greco, destinato a fornire carta per imballare il pesce. Il codice da lui acquistato passò in seguito a Giovanni Stojkovic di Ragusa, legato del concilio di Basilea a Costantinopoli, il quale lo portò a Basilea. Pervenne poi all’umanista Giovanni Reuchlin; quindi, nel 1560 o nel 1580, all’abbazia di Marmoutier in Alsazia; di là, tra il 1793 e il 1795, alla Biblioteca municipale di Strasburgo. Il 24 agosto 1870, nel corso della guerra franco-prussiana, il cannoneggiamento prussiano provocò l’incendio della biblioteca, nel quale perì anche il nostro manoscritto. Questo codice dalla storia avventurosa è la testimonianza unica che ha fatto conoscere al mondo moderno lo scritto A Diogneto, un antico testo cristiano mai menzionato da nessuno degli autori antichi e medievali, che pure ci hanno trasmesso il ricordo di tante opere oggi perdute.

Esso si apre con le domande relative ai cristiani, poste dal pagano Diogneto: qual è il Dio dei cristiani, quale la religione che permette loro di disprezzare a tal punto il mondo e la morte? E in che cosa si differenzia da quelle dei greci e dei giudei? E perché questa religione, se è la vera, è apparsa nel mondo così tardi? L’autore risponde criticando sommariamente e duramente il politeismo e il giudaismo: quanto ai cristiani, egli dichiara, la loro religione non può essere insegnata da un uomo. Illustra quindi la loro condizione nel mondo in una serie di paradossi, e la paragona a quella dell’anima nel corpo: i cristiani sono rinchiusi nel mondo, ma non appartengono ad esso; ne sono odiati, ma l’amano e sono loro che lo tengono insieme.

Enrico Novelli

 

Dio rivelò il suo amore per mezzo del Figlio

 

 

 

Infatti Dio, Signore e Creatore dell'universo, colui che ha dato origine ad ogni cosa e tutto ha disposto secondo un ordine, non solo ama gli uomini, ma è anche longanime. Ed egli fu sempre così, lo è ancora e lo sarà: amorevole, buono, tollerante, fedele; lui solo è davvero buono

Nessun uomo in verità ha mai visto Dio né lo ha fatto conoscere, ma egli stesso si è rivelato. E si è rivelato nella fede, alla quale soltanto è concesso di vedere Dio. Infatti Dio, Signore e Creatore dell’universo, colui che ha dato origine ad ogni cosa e tutto ha disposto secondo un ordine, non solo ama gli uomini, ma è anche longanime. Ed egli fu sempre così, lo è ancora e lo sarà: amorevole, buono, tollerante, fedele; lui solo è davvero buono. E avendo egli concepito nel cuore un disegno grande e ineffabile, lo comunica al solo suo
Figlio. Per tutto il tempo dunque in cui conservava e custodiva nel mistero il suo piano sapiente, sembrava che ci trascurasse e non si desse pensiero di noi; ma quando per mezzo del suo Figlio prediletto rivelò e rese noto ciò che era stato
preparato dall’inizio, tutto insieme egli ci offrì: godere dei suoi benefici e contemplarli e capirli. Chi di noi si sarebbe aspettati tutti questi favori?

Dopo aver tutto disposto dentro di sé assieme al Figlio, permise che noi fino al tempo anzidetto rimanessimo in balia d’istinti disordinati e fossimo trascinati fuori della retta via dai piaceri e dalle cupidigie, seguendo il nostro arbitrio. Certamente non si compiaceva dei nostri peccati, ma li sopportava; neppure poteva approvare quel tempo d’iniquità, ma preparava l’era attuale di giustizia, perché, riconoscendoci in quel tempo chiaramente indegni della vita a motivo delle nostre opere, ne diventassimo degni in forza della sua misericordia, e perché, dopo aver mostrato la nostra impossibilità di entrare con le nostre forze nel suo regno, ne diventassimo capaci per la sua potenza.

Quando poi giunse al colmo la nostra ingiustizia e fu ormai chiaro che le sovrastava, come mercede, solo la punizione e la morte, ed era arrivato il tempo prestabilito da Dio per rivelare il suo amore e la sua potenza (o immensa bontà e amore di Dio!), egli non ci prese in odio,
né ci respinse, né si vendicò. Anzi ci sopportò con pazienza. Nella sua misericordia prese sopra di sé i nostri peccati. Diede spontaneamente il suo Figlio come prezzo del nostro riscatto: il santo, per gli empi, l’innocente per i malvagi, il giusto per gli iniqui, l’incorruttibile per i corruttibili, l’immortale per i mortali. Che cosa avrebbe potuto cancellare le nostre colpe, se non la sua giustizia? Come avremmo potuto noi traviati ed empi ritrovare
la giustizia se non nel Figlio unico
di Dio?

O dolce scambio, o ineffabile creazione, o imprevedibile ricchezza di benefici: l’ingiustizia di molti veniva perdonata per un solo giusto e la giustizia di uno solo toglieva l’empietà di molti!

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ultimo aggiornamento 21 gennaio, 2007