ASSOCIAZIONE LAICI

 

    Gaetano Storace    

 

 

I MOVIMENTI:
a servizio della Chiesa

 

 

 

 

Così Benedetto XVI in occasione dell’incontro con i Vescovi amici di alcuni movimenti riuniti nei rispettivi convegni:

"... i movimenti ecclesiali possono affiancare i Vescovi con i loro specifici carismi e il loro slancio di fede nell’affrontare le sfide sociali e religiose di questo inizio del millennio..."

Ed ancora:

"...le vitalità di queste aggregazioni di fedeli, manifesta altresì quella comunione tra i carismi che costituisce un tipico " segno dei tempi"...; "...a mostrare la Chiesa come luogo di preghiera, di carità, come casa di misericordia e di pace...".

Rileggendo quanto il S. Padre ha espresso, ho pensato all’A.L.A.M., al nostro carisma, alla Venerabile Madre Speranza, alla Famiglia dell’Amore Misericordioso. Nel nostro Statuto non sono forse presenti queste sollecitazioni e queste verità ?

Ancora una volta ci viene indicata l’importanza fondante della chiamata personale che è all’origine della nostra vocazione a Dio, Amore Misericordioso, da servire dentro l’A.L.A.M.

Dobbiamo conformarci perciò alle indicazioni pastorali del proprio Vescovo. Il Signore arricchisce la Chiesa di questi doni: lo Spirito suscita Associazioni, Movimenti e Gruppi con lo scopo di favorire l’incontro tra persone, il dialogo, la formazione, l’aiuto vicendevole, la realizzazione di precise finalità per l’evangelizzazione, la crescita del Regno di Dio, la civiltà dell’Amore. La Chiesa ci accoglie come doni preziosi dello Spirito e noi siamo chiamati ad amare la Chiesa e ad operare nella comunione e nella corresponsabilità ordinata con una testimonianza precisa, coerente e vera.

Ora come A.L.A.M., rileggendo il Carisma che ci qualifica, valutiamo attentamente come ci muoviamo nella Chiesa e nel nostro ambiente: famiglia, posto di lavoro, nel quartiere, con i vicini di casa, in Parrocchia, ecc...; c’è bisogno di "tanta umiltà di relazione" che vive di dialogo.

La prima regola essenziale del nostro carisma è l’impegno a trovare nell’altro non quello che lo differenzia da me, ma quel frammento e quel fascio di luce che può illuminare anche la mia vita e la mia esperienza. Quotidianamente, in questo nostro tempo, sperimentiamo la frammentazione, la parzialità, la fragilità di relazioni, di pensieri, di situazioni, pertanto noi, come A.L.A.M., dobbiamo sentire il bisogno e la necessità di cercare l’unità che va costruita dentro ognuno di noi, nel profondo della nostra coscienza, nel cuore di ogni vita.

Per fare ciò dobbiamo avere chiaro ed essere coscienti che occorre un esigente percorso formativo che, conducendoci al buon Gesù, ci aiuti ancora a fare sintesi tra ciò che siamo e quello che vorremmo essere, tra ciò in cui crediamo o diciamo di credere e ciò che viviamo, perché nulla nella nostra vita è senza valore o senso, nulla va perduto, tutto può essere offerto e "concorrere al bene di coloro che Egli ama"; "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato". Sarebbe magnifico se ognuno di noi riprendesse tra le mani i primi testi di formazione iniziale e permanente per ri-vedere, ri-percorrere le idee di fondo che ci hanno permesso di maturare in questi dieci anni la nostra fede, il nostro rapporto nel gruppo, nella Parrocchia, nel mondo, nella Chiesa.

Un ultima riflessione, letta alla luce del nostro carisma. Si parla oggi spesso, per altri e più vasti aspetti, di tolleranza: può essere anche questo un atteggiamento di base per l’incontro tra i carismi e per il nostro in modo particolare, se sappiamo restituire a questa parola la sua valenza positiva. Per un cristiano essere ottimista fa parte del suo DNA perché vive di certezze, di verità: Cristo è veramente risorto, è la mia speranza. Tolleranza non vuol dire sopportazione o peggio accondiscendenza, ma "portare l’altro", stare al suo fianco, farsi carico delle sue caratteristiche, sto al suo fianco perché, al di là di tutto, qualcosa ci accomuna nell’essenzialità, sto al suo fianco perché non voglio perderlo. La sopportazione o l’accondiscendenza non rientra nell’essere misericordioso. Dio Padre Amore Misericordioso non agisce con me, con ognuno di noi in questo modo... "non sono felice senza di te…".

Spesso all’origine delle difficoltà di incontrarsi, di accettarsi e di riconoscersi, c’è il timore della diversità dell’altro, che sempre ci mette in difficoltà. Ciò spiega almeno dal lato umano perché l’incontro dei carismi si manifesta più spesso come desiderio che come prassi di vita.

Allora, non perdiamoci di coraggio: la scoperta dell’Amore Misericordioso del Signore è la sorgente più efficace per una autentica conversione. Madre Speranza, con la sua vita e con il suo messaggio, ci aiuti a fare questa esperienza. Dalla conoscenza si può crescere nel dialogo e nella collaborazione.

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ultimo aggiornamento 30 aprile, 2007