DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
    a cura di Padre Mario Gialletti fam

 

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983. Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso e del Santuario di Collevalenza

È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione e il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata venerabile. 

In questo anno riproponiamo alcuni brani del suo diario

 

 

Madre Speranza

" ... tra queste sofferenze sono contenta e il mio cuore arde dal desiderio di fare la volontà di Dio e di amarlo tanto, tanto ..."

1086 Il 19 agosto 1951: durante la notte mi sono distratta e il buon Gesù mi ha detto chiaramente che in questa Collevalenza, dove io non mi rassegno facilmente a restare, è dove devo vivere, svolgere e organizzare il mio ultimo compito, secondo il suo desiderio.

 

1087 28 agosto 1951: viene inaugurata la casa di Matrice.

 

1088 15 settembre 1951: Il canonico della cattedrale di Todi, don Gino Capponi, entra nella Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso.

1089 30 settembre 1951:  don Gino Capponi emette i primi voti come Figlio dell’Amore Misericordioso, nella cappella della casa generalizia delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, a Roma.

 

1090 24 ottobre 1951:  mi trovo a Collevalenza per preparare il necessario per accogliere i primi sei apostolini che oggi arriveranno.

 

1091 28 ottobre 1951:  oggi, festa dell’Amore Misericordioso, il Vescovo di Todi consegna ai quattro Figli dell’Amore Misericordioso il crocifisso dell’Amore Misericordioso, che porteranno pendente dal collo.

 

1092 Mese di novembre 1951: viene dimesso S. M. perché non idoneo alla vita religiosa.

 

1093 7 dicembre 1951: Padre Alfredo riceve la tonsura per mano del Vescovo di Todi. Ho avuto la grazia di assistere a questa cerimonia tanto attesa.

1094 Mi sono distratta e, unita al buon Gesù, gli ho chiesto nuovamente di perdonarmi per i dispiaceri causatigli nella fondazione di questa amata Congregazione: gli ho promesso di nuovo di essere più fedele, col suo aiuto, alla sua volontà e gli ho chiesto la grazia che questo figlio arrivi ad essere un santo sacerdote e un fedele figlio dell’Amore Misericordioso e che non ami niente e nessuno che possa ostacolare la sua totale unione con Lui.

 

1095 10 gennaio 1952: siccome avevo chiesto al Vescovo di Todi protezione per la Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso, questi ha scritto a mons. Sposetti, impiegato della sacra Congregazione dei religiosi, perché esamini le Costituzioni, presentandosi lui stesso come fondatore della Congregazione.

1096 Padre Gino, Alfredo e Giovanni, saputo questo, si sono recati alla sacra Congregazione, nonostante li supplicassi di non farlo, perché li vedevo fuori di sé e temevo che provocassero un disastro; ma a nulla sono servite le mie suppliche. Sono andati tutti e tre a parlare con mons. Sposetti protestando che il loro fondatore non era il Vescovo di Todi, ma Madre Speranza e loro non riconoscevano altro fondatore all’infuori di lei.

1097 Mons. Sposetti, dopo averli ascoltati, ha risposto di tener presente che se anche fosse risuscitata santa Teresa, non sarebbe stata riconosciuta come Fondatrice, pur fondando qualche Congregazione.

1098 Loro sono rimasti fermi ed un po’ troppo ostinati, perché venissi riconosciuta come Fondatrice dei Figli dell’Amore Misericordioso. Il monsignore ha risposto che il loro atteggiamento avrebbe fatto ritardare l’approvazione. Hanno replicato che non importava che l’approvazione arrivasse prima o poi e che l’unica cosa che stava loro a cuore, era che Madre Speranza fosse riconosciuta come loro Fondatrice.

1099 Temendo che questi figli si accalorassero e dicessero qualcosa che potesse pregiudicare la Congregazione, li avevo accompagnati alla sacra Congregazione, ma la mia presenza non è servita affatto a contenerli. Gesù solo sa quanto ho sofferto vedendo i figli insistere con il monsignore.

1100 Alcuni giorni più tardi, questo monsignore è venuto nella nostra casa di Roma per incoraggiarmi e invitarmi a dimenticare l’accaduto e a non preoccuparmi più e mi ha assicurato che lui aveva insistito tanto e li aveva trattati così duramente, perché provava soddisfazione nel vedere l’entusiasmo di questi padri e voleva vedere se riusciva a farli cedere, ma in cuor suo era proprio contento della fermezza e del fervore di questi padri.

1101 Più tardi, il Vescovo di Todi mi ha detto di essere un po’ sorpreso, perché dalla sacra Congregazione non rispondevano alla sua lettera; infatti aveva inviato a monsignor Sposetti una copia delle Costituzioni e questi gli aveva suggerito che l’approvazione diocesana sarebbe arrivata prima e più facilmente se insieme alle Costituzioni avesse inviato una lettera in cui dichiarava di essere il fondatore della Congregazione. Io non gli ho riferito nulla di quanto era accaduto.

 

1102 26 febbraio 1952:  parto insieme alla segretaria generale per Fermo, per prendere in carico un collegio completamente abbandonato o, peggio ancora, pieno di bambini trascurati, abituati a fare il loro comodo e senza timore di offendere le suore che ho mandato lì per occuparsi della cucina, del guardaroba e della lavanderia.

1103 Gesù solo conosce quanto mi sia costato lasciare la casa di Collevalenza in un momento tanto difficile per padre Alfredo, che soffre moltissimo perché, per ordine del Cardinale Pizzardo, dovrà essere alunno interno nel seminario di Viterbo.

1104 Il padre non si sente di andare a vivere in seminario e il demonio si serve di questa tristezza per fargli vedere come un abbaglio, alla sua età, dover affrontare gli studi ecclesiastici. Il padre, in questo turbamento, ha bisogno di sfogarsi e lo fa con questa povera creatura; solo il buon Gesù sa quanto soffro vedendo questo figlio in tali condizioni, incolpandomi della sua sofferenza. Egli infatti dice che preferisce essere fratello di studio, essendo in possesso del diploma magistrale.

1105 Ma Gesù da lui vuole un’altra cosa, perciò devo farmi forza per insistere con questo figlio perché possa arrivare ad essere un santo sacerdote, che è quanto il buon Gesù vuole da lui.

 

1106 Fermo 26 febbraio 1952:  Tutto per amore. Scrivo questo diario solo per obbedienza. Padre mio, non le posso nascondere quanto mi sia dispiaciuto lasciare Collevalenza e ho paura che il buon Gesù non sia del tutto contento di questa sofferenza. Preghi, perché non faccia, né desideri, niente che possa recare offesa o dispiacere al nostro Dio e stia pur certo che chiederò le stesse cose per lei.

1107 Lei sa bene quanto temevo di venire a Fermo, dove ho trovato un vero disastro, sicuramente più duro e pesante per me per la tristezza di lasciare Alfredo in una situazione particolare in cui ha bisogno di sfogarsi. Se continuiamo di questo passo, non credo che sentirò molto la mancanza delle discipline, dei cilici e delle altre piccole mortificazioni che lei mi ha proibito.

1108 Guardi, padre, quanto è generoso il buon Gesù con questa povera creatura e impari lei ad essere un po’ più generoso, senza badare troppo alla mia salute o alle mie forze fisiche, ma aiutandomi a vivere soffrendo e mortificando la mia carne, per morire amando, consumata nel fuoco ardente dell’amore; ma, padre mio, senza chiasso, né pubblicità.

1109 Questa casa è una vera miniera se in essa si potesse vivere con libertà di agire e una sofferenza quando non si ha il permesso di fare niente; qui si trovano topi, scarafaggi, rospi e ogni classe di animaletti buoni per condire il cibo; ma siccome, tutto o quasi mi è stato vietato, mi resta solo la sofferenza morale che il buon Gesù si è degnato porgermi per mezzo di questo diario e di molte altre cose.

1111 Padre mio, tra queste sofferenze sono contenta e il mio cuore arde dal desiderio di fare la volontà di Dio e di amarlo tanto, tanto; e, siccome non posso nasconderle nulla, debbo dirle che il buon Gesù mi chiede non solo di accettare la penitenza di scrivere questo diario durante la quaresima, ma di non nasconderle alcun dettaglio; cosa che farò col suo aiuto poiché il mio desiderio è solo quello di amare, soffrire, trovare in Dio tutto.

 

1112 27 febbraio 1952: questa notte il "tignoso" mi ha maltrattato molto e mi ha detto così tante stupidaggini che non credo lui possa realizzare; ma se così accadesse, con l’aiuto del buon Gesù, sono disposta a soffrire quanto Lui gli permetterà, perfino la separazione per sempre dai miei poveri figli che è ciò che più mi costa; poiché ardo dal desiderio di stare con loro per comunicare e renderli partecipi delle grazie che il buon Gesù effonde su questa povera creatura.

1113 Vorrei animarli a camminare sempre nella via della perfezione, ossia nell’amore, nel sacrificio, nello zelo per le anime e a seguitare a far parte della nascente Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso, poiché credo che soffrano molto e in diverse occasioni debbano sentirsi umiliati, anche se a me mai l’hanno fatto capire; ma mi rendo conto che dev’essere molto duro per un uomo sentirsi compatito, perché lo si crede ingannato da una povera religiosa. E questi commenti oggi sono molto frequenti, perfino da parte di persone assennate. Poveri figli!

 

1115 27 febbraio 1952: nell’impossibilità di rendermi conto di quanto dovrei fare in questa casa di Fermo, ho suggerito a padre Alfredo di tornare a Collevalenza senza salutare il Vescovo, perché credo non sia opportuno andare a disturbarlo senza sapere prima cosa faremo.

1116 In questa casa non credo si possa costituire una comunità molto presto, poiché il rettore e il vice-rettore non vanno d’accordo e credo che il rettore abbia un forte esaurimento nervoso; quelli che dovrebbero formare la comunità non se la sentono di vivere con questi due sacerdoti e non credo che il rettore sia in condizione di diventare religioso. Spero che il buon Gesù mi dica quello che dovrò fare, poiché è stato Lui che mi ha mandato in questa casa per realizzare questa fondazione e altre cose.

1117 Questa sera è venuto il padre spirituale (del seminario, n.d.t.) tanto devoto come sempre; dice che è disposto ad aiutarmi in ogni cosa, ma non a far parte della comunità perché è anziano e non ha il coraggio di fare questo cambiamento di vita che crede di non poter sopportare. Questa mattina ha celebrato la messa secondo le mie intenzioni. È venuto anche il parroco che sembra ben disposto, ma non si sente di vivere con gli altri due. È venuto pure il vice-rettore del seminario che dice di essere anche lui disposto a tutto, purché il Vescovo sia d’accordo. Il padre spirituale questa sera è tornato di nuovo. Il poverino è molto dispiaciuto nel vedermi così afflitta piangere come una bambina.

1118 Pensi che forza d’animo ho, padre mio! Provo una tristezza inspiegabile e vorrei che le figlie non se ne rendessero conto, ma non riesco a nasconderla. A dire il vero, in questi momenti sento dentro di me il buon Gesù che benevolmente mi chiede: amore, fedeltà e fiducia; e io tra lacrime e dolore provo una contentezza tale nell’anima da esclamare "grazie, Dio mio, perché in questo santo tempo di quaresima ti degni donarmi una simile penitenza!". Qui non ho un momento di tempo libero, padre mio, ma sono impegnata ora con l’uno, ora con l’altro; spero che tutto sia per la maggior gloria di Dio.

1119 Questa notte l’ho trascorsa senza coricarmi. Non avevo fatto la meditazione e mi sono disposta a farla ma mi sono distratta fino alle cinque; ho chiesto al buon Gesù che le stia sempre vicino e che infiammi il suo cuore col fuoco del suo amore e che consumi e bruci nei nostri due cuori le meschinità e quanto di terreno ci impedisce di essere quello che Lui vuole; che imprima nei nostri cuori e nelle nostre menti la sua divina immagine, in modo tale da non cancellarsi più e così non vedere altro e non desiderare altro che Lui. Egli mi ha risposto di essere pronto, ma che noi dobbiamo abbandonarci nelle sue mani come bambini piccoli e che desidera insegniamo agli altri, più con le opere che con le parole, che la carità e l’umiltà sono il fondamento della santità. E se veramente lo amiamo e desideriamo stare in comunione con Lui e che Egli si comunichi a noi come amico vero, non dobbiamo ricusare di essere fin da ora amici della sua croce.

1120 Quindi siamo passati a quei colloqui di amore che esauriscono le energie e così sono stata costretta a dire: basta, Gesù mio, non insistere troppo, perché il mio debole cuore non resiste più all’impeto del tuo amore. Chieda, Padre mio, che il mio amore non sia emozionale, ma di volontà e di rinuncia a me stessa.

 

1121 28 febbraio 1952:  qui, secondo il buon Gesù, il collegio dev’essere sistemato quanto prima, per stabilire in esso la seconda comunità dei Figli dell’Amore Misericordioso. Mi dice che il rettore e il vicerettore diventeranno Figli dell’Amore Misericordioso e la Diocesi di Fermo sarà quella che darà più sacerdoti alla Congregazione e l’Arcivescovo, che tanto timore e soggezione mi incute, sarà colui che più mi aiuterà.

1122 Lo credo perché me lo dice Gesù, ma provo una tristezza inesplicabile e vergogna nello svolgere un compito, a mio giudizio, non adatto ad una religiosa, ritenuta un’illusa, facendo pena a tanti sacerdoti che, spinti dalla carità, mi consigliano di smettere di portare avanti questa avventura.

 

1123 28 febbraio 1952: neanche questa notte mi sono coricata, perché l’ho passata come lei ormai sa, cioè fuori di me e unita al buon Gesù; e, ciononostante, soffro molto per la situazione di padre Alfredo.

1124 Mi piacerebbe stargli vicino perché sfoghi su di me quelle frasi che, anche se mi fanno soffrire molto, tuttavia è anche vero che servono di liberazione per il suo cuore affranto. Con chi potrebbe sfogarsi meglio che con una madre? Allo stesso tempo a me questo serve per unirmi ancora di più a Dio, poiché il dolore e le prove del padre le sento come mie e mi danno occasione di provare il mio amore per il buon Gesù, poiché amarlo quando mi colma di grazie, carezze e beni è molto facile, ma unirmi strettamente a Lui con gioia e letizia nei momenti di dolore, non sempre mi riesce; vorrei, padre mio, abituarmi a ciò o, ancor meglio, acquistare questa pregevole abitudine.

1125 Credo, padre mio, di importunare il buon Gesù, perché dentro di me si scatenano lotte e sentimenti che non si addicono ad un’anima che veramente vuole amare Dio e pertanto desidera il dolore. Sapesse quali sentimenti passano dentro di me ogni volta che penso a quel signore di Todi e al triste ricordo di vedermi costretta a lasciare soli i miei poveri figli ancora tanto immaturi nella vita religiosa!

1126 Cerco di allontanare da me i sentimenti non graditi a Dio, ma non credo di farlo con la prontezza necessaria; per questo le chiedo di pregare, perché nessun triste ricordo, né alcun pensiero mi faccia disturbare il buon Gesù, ma gli sia sempre fedele e viva solo per fare la sua volontà e amarlo o, meglio, per farmi amare da Lui e farlo amare da tutti e che il mio dispiacere di offenderlo non sia mai per timore, ma solo per amore filiale.

(El pan 18, hoy 1086-1126)

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ultimo aggiornamento 29 maggio, 2007