ESPERIENZE
 

     Paolo Risso

 

L’Amore Misericordioso che redime:
S. Maria Maddalena

 

Ha un profumo e un sapore di Vangelo, Maria Maddalena questa donna unica, di cui si è potuto dire che, dopo la Vergine Maria, era la seconda donna del Vangelo, non sarà mai un personaggio di leggenda, tanto è documentata la sua figura.

Nel corso dei primi secoli cristiani, i Padri della Chiesa indugiano soprattutto sul suo ruolo di messaggera della risurrezione. Maria di Magdala è proclamata Apostola apostolorum (apostola degli apostoli) e Legata legatorum (l’inviata degli inviati).

Verso la fine del VI secolo, allora che le invasioni dei barbari volgono alla fine, il Papa S. Gregorio Magno, identificando chiaramente Maria Maddalena con la peccatrice anonima di cui parla S. Luca nel suo Vangelo, e con Maria di Betania, fa di lei il modello della conversione, della purificazione e della vita nuova, di cui la Chiesa, confrontandosi con il mondo dei barbari sente il bisogno. Riferendosi alla sua ricerca di Gesù, la mattina di Pasqua, quando ha visto il sepolcro vuoto (Gv 20, 11-18), Gregorio tesse di lei l’elogio più alto: "A monumento Domini, etiam discipulis receadentibus, non recedebat" (Dal sepolcro del Signore, anche quando i discepoli se ne erano andati, ella non se ne andava), continuando: "Cercava Colui che non aveva trovato; lo piangeva cercando e infiammata del fuoco del suo amore, ardeva del desiderio di Lui che credeva portato via. Così avvenne che ella sola vide Gesù" (Hom. 25 in Evangelia).

Nell’omelia 33 sui Vangeli, ancora Gregorio insegna: "Questa donna rappresenta noi, se, dopo i nostri peccati, con tutto il nostro cuore ritorniamo al Signore, se imitiamo il dolore della sua penitenza".

La Maddalena, cosi come era sentita nel Medioevo, è nata, unendo l’immagine della penitente con quella dell’apostola, l’immagine dell’anima in cerca di Dio -un tema che ritorna spesso negli scritti di Gregorio Magno - e quella dell’evangelizzatrice.

Nulla di sorprendente se gli Ordini mendicanti, votati alla povertà, alla contemplazione e alla predicazione, i francescani e i domenicani, si siano attaccati a lei e le abbiano testimoniato una singolare predilezione.

Nel suo ritiro di Fonte Colombo, presso Rieti, Francesco d’Assisi amava recarsi a pregare in un oratorio dedicato a S. Maria Maddalena e proponeva volentieri ai suoi frati e discepoli, nei suoi inviti frequenti alla povertà volontaria, l’esempio della peccatrice penitente. Così questi misero sotto la sua protezione i loro ritiri di Pisa, Cortona, Chiusi e Lucca. I domenicani, ai quali il Papa Onorio III, si era indirizzato come a quelli che "con Maria sono seduti ai piedi del Signore" (Lc 19, 38-42) per radicarvi la loro vita e la loro predicazione: le dedicarono il convento di Metz nel 1219, e quello di York nel 1228.Nel 1295, essi ricevettero la custodia dei luoghi dedicati alla Maddalena alla S. Baume e a S. Massimino, nella Francia del Sud. Nel 1297, il capitolo generale di Venezia proclamò S. Maria Maddalena, patrona dell’Ordine dei Predicatori.

Alla fine del Medioevo e all’inizio del Rinascimento, non si contano più i monasteri di uomini e di donne, gli ospedali e i lebbrosari e le pie fondazioni destinate al recupero delle donne di peccato, dedicati a: S. Maria Maddalena. Figura di contemplativa, non è da meno considerata modello di tutti coloro che operano al servizio della misericordia e della carità.

È grazie ugualmente agli Ordini Mendicanti, che furono i propagatori di ciò che si chiama la devotio moderna, che Maria Maddalena è l’ispiratrice e l’emblema di questa nuova corrente spirituale destinata all’ambiente urbano, a cui si propone un ideale di povertà e di carità e nel medesimo tempo una certa emancipazione dai poteri feudali stabiliti.

La Maddalena dei tempi moderni succede a quella del Medioevo, di cui però conserva i tratti essenziali. La peccatrice diventa la penitente della Contro-Riforma, come modello della pratica della Confessione frequente e della lotta contro il protestantesimo, negatore del sacerdozio e della confessione.

Nel corso del XVI e del XVII secolo, Maria Maddalena è presente dappertutto: non sono più soltanto i predicatori e i luoghi di pellegrinaggio, come la S. Baume, S. Massimino e Vézelay, che parlano di lei, ma l’arte, la pittura, la mistica e la teologia. Simboleggiando la debolezza umana e la necessità della grazia, la salvezza, Maria Maddalena raccoglie l’attenzione degli autori mistici, come S. Caterina de Ricci, S. Teresa d’Avila, il Cardinal De Berulle e il teologo e predicatore domenicano Louis Ghardon.

La Maddalena della Tradizione cattolica resisterà come ha resistito nei primi secoli del Cristianesimo agli assalti perversi dello gnosticismo e alle elucubrazioni degli apocrifi; come ella ha resistito, a partire dal rinascimento, all’equivoco di certe pitture, rappresentanti, malgrado le disposizioni della 25° sessione del Concilio di Trento, una Maddalena ambigua, sensuale e già sovversiva. La Maddalena vera è quella del Vangelo. È questa, solo questa, vera e valida sempre anche oggi.

Ma oggi, domani, questa immagine tradizionale resisterà agli attacchi di un femminismo esacerbato, che vorrebbe farci credere a un complotto da parte di una Chiesa oppressiva, volto a ridurre una presenza troppo ingombrante delle donne, in particolare della Maddalena? Sapremo evitare di cadere sotto l’inganno di una Maddalena pagana, gnostica, ormai fuori della Chiesa? Questa immagine inquieta e seduce. È il riflesso delle convulsioni di una società che vi si rispecchia, troppo sicura di sé e superba, presuntuosa, di una perfezione da super-uomo.

Noi saremo fedeli alla Verità del Vangelo. Tutto dipende, in definitiva dalla nostra fedeltà al Vangelo accolto, letto, meditato e vissuto nella grazia della Chiesa. La sola luce che rischiara la Maddalena è quella del Vangelo ricevuto dalla Chiesa e nella Chiesa. È a questa luce che dobbiamo ritornare senza posa, se non vogliamo perdere il vero volto di colei che Gesù ha redento tra tutte le donne.

Il Padre Lacordaire ha così ben cantato, a proposito di lei la via evangelica come grazia di amicizia. In linguaggio cristiano-cattolico, questa amicizia divina, dono gratuito per eccellenza, si chiama la grazia.

Ora, come illustra giustamente Regis Burnet (Marie Madeleine. De la pecheresse repentie à l’épouse de Jesus, Paris, 2004), la grazia è la grande dimenticata, la grande assente da tanti discorsi moderni di uomini di Chiesa.

La Maddalena della Tradizione ha l’innegabile merito di saper portare le proprie imperfezioni e di abbandonarle ai piedi di Gesù, nell’attesa amorosa del suo amore misericordioso che redime e salva, della sua grazia che sana e eleva.

La donna di Magdala, liberata dai sette demoni, appare come la creatura graziata, salvata per eccellenza. Gesù non è un professore che può anche promuovere l’alunno lasciandolo nella sua ignoranza, solo perché si tolga dai piedi. Gesù è il Redentore che ci accoglie come siamo, nella nostra miseria, ma ci guarisce e ci eleva alla sua altezza!

Un poeta francese del XVII secolo, Jean Desmarets de Sanint-Sorlin celebrava nella Maddalena "il trionfo della grazia". La grazia è il filo d’oro che percorre tutta la vita della Maddalena e trasforma il suo abito di lutto in un abito di luce e di allegrezza. Ella non può essere ridotta ai suoi peccati, come fanno alcuni d’oggi, ella non è chiusa nel suo passato, ma è la portatrice di un’immensa speranza.

Perché fare di Maria Maddalena un’immagine dell’oppressione femminile, quando ella è prima di tutto l’immagine della liberazione umana, della salvezza in Gesù Cristo?

Che non sia mai detto che noi abbiamo tradito la grazia del Vangelo; che ci siamo lasciati rapire dagli impostori del nostro tempo il vero volto di misericordia, di grazia, di santità che possiede il Cristo e che risplende in Maria di Magdala.

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ultimo aggiornamento 28 maggio, 2007