UNA PAGINA DI VANGELO

 

a cura di Ermes M. Ronchi

Dal Vangelo di Giovanni 14,15-26:

... Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto

Un soffio di vita che porta la via di Dio nell’uomo

 

 

Il legame tra l’uomo e il Soffio di Dio risale alle origini, a quando Dio soffiò sulla polvere del suolo il suo alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Da allora lo Spirito è Colui che presiede ad ogni nascita, che dà la vita, come afferma il Credo, anche quando ormai la vita ci pare impossibile, quando vince dovunque la violenza, quando ti senti stanco, e il tronco freddo della vita non mette più gemme, e la terra sembra un ventre invecchiato e sterile, anche allora lo Spirito «è il vento che non lascia dormire la polvere» (Turoldo), e può inaugurare in noi e fuori di noi i giorni di nuove nascite.

Un giorno la Vergine Maria turbata, domanda: ma come è possibile che io diventi madre?

Da allora il compito dello Spirito è quello di rendere possibile l’impossibile, anche per noi. Verrà lo Spirito e porterà dentro di te il Verbo di Dio, così assicurava l’angelo. Verrà lo Spirito e vi riporterà al cuore tutte le mie parole (Gv 14,26), ha promesso Gesù ai suoi discepoli. Incessantemente lo Spirito compie la stessa opera: riportare al cuore la Parola. Al cuore, non alla mente. Parola vitale, non intellettuale.

Nel giorno di Pentecoste a Gerusalemme «tutti sentono parlare la loro lingua nativa».

Da allora lo Spirito instancabilmente fa diventare tua lingua la Parola di Dio: tua lingua e tua passione e tuo cuore. Fa parlare la Parola di Dio nella lingua della vita, con le parole più belle e più care a ciascuno, perché trasportano la certezza più umana che abbiamo e che tutti ci ricompone in unità: l’aspirazione alla gioia, alla pace, alla vita, all’amore.

Dio parla queste parole, le parla nella lingua di ciascuno, fa rinascere nel cuore le cose che a tutti sono care, e cara ad ogni uomo diventa la stessa Parola di Dio. Ma il vento e il fuoco di Dio devono fare i conti con tutta la durezza del cuore dei discepoli, con le pesantezze della storia.

Ci saremmo aspettati che, ricevuto lo Spirito, per i discepoli fosse iniziato un tempo di avanzate trionfali, di coraggio senza ripiegamenti. E invece, otto giorni dopo li ritroviamo ancora chiusi nel cenacolo, per paura dei Giudei. E cinquanta giorni dopo sono ancora a porte chiuse, impauriti ed incerti.

Quanta fatica a nascere davvero! Anche per noi. Ma quando senti in te la capacità di fidarti della sconvolgente bellezza delle cose sul nascere; il coraggio di essere, spesso solo, a vegliare sui primi passi della pace, degli avvicinamenti tra le persone; il coraggio di restare, anche da solo, a guardare lontano e avanti, è lui, lo Spirito creatore, fiamma degli inizi che si posa su di te: «non attendere che su di te discenda e dica: Sono! Sentilo quando, non sai perché, ti avvampa il cuore. È lui che in te si esprime» (Rilke).

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ultimo aggiornamento 03 luglio, 2007