UNA PAGINA DI VANGELO

 

a cura di Ermes M. Ronchi

Dal Vangelo di Luca 1, 39-56:

Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».

Assunta, la nostra comune «migrazione»

 

Vergine,

anello d’oro

del tempo e dell’eterno,

tu porti la nostra carne in paradiso

e Dio nella nostra carne

(D. M. Turoldo).

L’assunzione di Maria intona oggi il canto del valore del corpo.

Anello d’oro, dove il tempo e l’eternità si innestano l’uno nell’altra, dove si passano le frontiere: carne di donna in paradiso, carne di Dio sulla terra. L’assunzione di Maria intona oggi il canto del valore del corpo. Dio non spreca le sue meraviglie e il corpo dell’uomo, che è un tessuto di prodigi, avrà, trasfigurato, lo stesso destino dell’anima, e Dio occuperà cuore e corpo e "sarà tutto in tutti" (Col 3,11). Questo corpo così fragile, così sublime, così caro, così dolente, sacramento d’amore e talvolta di violenza, in cui sentiamo la densità della gioia, in cui soffriamo la profondità del dolore, diventerà, nell’ultimo giorno, porta aperta, soglia spalancata alla comunione, trasparenza di cristallo, sacramento dell’incontro perfetto. Maria è la sorella che è andata avanti, il suo destino è il nostro, e già da ora.

"Vidi una donna vestita di sole, era incinta e gridava per le doglie del parto" (Ap 12,2).

Immagine bellissima della Chiesa, dell’umanità, di Maria, di me, piccolo cuore ancora vestito d’ombre. Che rivela la nostra comune vocazione: essere nella vita, datori di vita. Essere creature solari, generanti vita, e in lotta. Contro il male, il grande drago rosso che divora la luce, che mangia i frutti della vita. Avere un cuore di luce, mandare solo segnali di vita attorno a sé, e non arrendersi mai. Perché il futuro del mondo non è gravido di morte, ma di vita.

Il vangelo racconta che "Maria si mise in viaggio, in fretta, verso la montagna".

Maria non è mai da sola nel Vangelo, non si è mai ritagliata uno spazio per quanto esiguo, da riservare a sé. Va continuamente verso altri, creatura di comunione, nodo di incontri.

Lei è la donna del viaggio compiuto in fretta, perché l’amore ha sempre fretta, non sopporta ritardi; va’, portata dal futuro che prende carne e calore in lei. Donna in viaggio, che è sempre figura di una ricerca interiore, di un cammino verso un mondo nuovo sulle tracce di Dio e sulle speranze del cuore. Donna in viaggio verso altri: Maria non è mai da sola nel Vangelo, non si è mai ritagliata uno spazio per quanto esiguo, da riservare a sé. Va continuamente verso altri, creatura di comunione, nodo di incontri. Donna in viaggio da casa a casa, che lascia la sua casa di Nazaret, e va da Elisabetta, dagli sposi di Cana, a Cafarnao, alla camera alta a Gerusalemme, quasi la sua casa si fosse dilatata e spalancata e moltiplicato il cerchio del cuore. Donna in viaggio con gioia, gioia e paura insieme, gioia che all’incontro con Elisabetta si fa abbraccio e poi canto.

Perché la gioia, come la pace, come l’amore, si vivono solo condividendoli.
L’Assunta è la festa della nostra comune migrazione verso la vita. Siamo umanità dolente, ma incamminata; umanità ferita, caduta, eppure incamminata; umanità che ben conosce il tradimento, ma che non si arrende, che ama con la stessa intensità il cielo e la terra.

 

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ultimo aggiornamento 04 settembre, 2007