STUDI

   Prof. Franco Sicali

 

Alcune virtù per gli uomini di oggi e di domani

 

L'uomo di oggi è portato a chiedersi e a pensare; pensare, riflettere e chiedersi. La sua vita è un continuo interrogarsi e non potere trovare risposte.

Gli interrogativi sono un vero e proprio assillo dell’uomo di oggi che vive nell’incertezza, nell’insoddisfazione e nella continua ricerca.

Ma … ricerca di che cosa? … Ricercare perché? … Cercare chi? … Per avere che cosa?

C’è chi continua a ricercare, ed alla fine si ferma perché trova. Ci può essere anche chi continuando a cercare si perde e non si ritrova più. E ci sono anche quelli che dal profondo della loro umiltà non cercano perché quello che vedono basta loro per credere e li rende gratificati, pienamente soddisfatti.

La vicenda di Tommaso apostolo, a tal proposito, dovrebbe insegnarci qualcosa. Egli stesso ebbe a dire agli altri apostoli che se non avesse visto con i suoi occhi, e toccato con le sue mani, non avrebbe creduto. Ed il richiamo di Gesù non si è fatto attendere: - Perché mi hai veduto, o Tommaso, hai creduto; beati coloro che non hanno visto, ed hanno creduto! -.

La fede di Tommaso ha voluto quasi essere una fede, per così dire, "scientifica": toccare, constatare, verificare per credere. Una fede che affonda la sua credenza nel concreto, nel fatto tangibile per essere validata. Tommaso di fronte al benevolo richiamo di Gesù non sa che dire, e quasi si vergogna per avere dimostrato una fede a metà.

Noi, uomini di oggi, non sappiamo arrossire di fronte ad una carenza di fede che va ben al di là del semplice scetticismo momentaneo che ha manifestato Tommaso in una circostanza particolare che riguardava soltanto una piccola porzione del suo modo di avere fede. Invece l’umanità oggi si pone con presunzione ed arroganza nei confronti di ogni cosa, vive la presunzione cosmica di potere comprendere, spiegare, giustificare o negare qualsiasi fatto diventi oggetto del suo indagare, ed in questa condizione si allontana dalla verità, cerca inutilmente e si perde.

Abbiamo alle spalle una lunga tradizione di pensiero che ha preteso di risolvere tutto in seno alla ragione, in compagnia del dato positivo, tangibile, ancorato al fatto obiettivamente scrutabile. Alla luce di tutto questo si è pretesa la misura, la quantificazione, e si sono rifiutati tutti quegli elementi che non avevano questi requisiti e restavano lontani da simili parametri di valutazione e di giudizio.

Eppure non ci sarebbe bisogno di tutto questo macchinoso pensare, argomentare, disquisire; non ci sarebbe bisogno di perdersi in un incessante caparbio pensare all’infinito.

Mi viene spesso da pensare a due o tre episodi tratti dalla Bibbia per capire l’inutile affannarsi dell’essere umano in pensieri che lo assillano e non lo fortificano, tanto meno nella fede, ed i benefici effetti invece che si hanno quando si fa la volontà di Dio.

1) Nel libro della Genesi, al momento della creazione del mondo, il Creatore invita la creatura umana con parole semplici e comprensibili a chiunque ad appropriarsi del mondo e a governarlo. Se l’uomo avesse capito fin da allora, la sua sarebbe stata una attività di buon governo e di servizio e gli uomini non avrebbero avuto bisogno d’altro. Dalla creazione l’uomo aveva avuto tutto ciò che gli occorreva; si trattava soltanto di amministrarlo, ma egli non seppe darsi pace, quello che aveva non gli bastava.

2) Anzi nel libro della Genesi ritroviamo l’Eterno Creatore che invita Adamo ed Eva all’ascolto ed all’obbedienza, manifestando loro il divieto di mangiare "il frutto dell’albero che è nel mezzo del giardino". Ma i nostri progenitori non ne presero consiglio.

3) La pagina mirabile dell’annuncio dell’Angelo a Maria è quella parte della Bibbia che dovrebbe sconvolgere in profondità ogni essere umano per la disarmante umiltà e accondiscendenza senza remore di Maria nei riguardi del volere di Dio che l’aveva prescelta.

In sintesi, non potendo scrivere molto e dettagliatamente, indico quelle che a mio avviso potrebbero essere le virtù che l’uomo di oggi dovrebbe cercare di scegliere, coltivare e fare proprie per consegnarle agli uomini di domani:

a) la fede, per così dire, "ad occhi chiusi", a dispetto dell’avanzare di ogni materialità e di ogni forma del rifiuto di Dio; la ragione da sola non è bastevole per sollevare l’uomo dalla sua fragilità fisica, morale e spirituale;

b) l’ascolto, per essere capaci di recepire ed agire in conformità al volere di Dio; ma oggi tutti urlano e nessuno ascolta: l’udito è uno dei sensi più danneggiati in ognuno di noi;

c) il servizio ed il buon governo, la saggia amministrazione, intesa in senso spirituale, di noi stessi e di tutto ciò che ci circonda; ed invece vogliamo amministrare per avere potere e sopraffare chiunque specialmente i più deboli;

d) l’umiltà profonda che ci rende grandi e meritevoli agli occhi di Dio. Su questo punto il mondo di oggi parla da sé.

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ultimo aggiornamento 24 dicembre, 2007