DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
    a cura di Padre Mario Gialletti fam

 

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983. Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso e del Santuario di Collevalenza

È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione e il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata venerabile. 

In questo anno riproponiamo alcuni brani del suo diario

 

 

Madre Speranza

“… che io acquisisca una profonda conoscenza della verità, non perda tempo in ragionamenti, ma in atti d’amore perchè la mia anima possa elevarsi con slanci amorosi verso di te, …”

1341 Collevalenza 14 maggio 1952:  Vedendo padre Gino tanto preoccupato e sofferente per la persecuzione della Congregazione, gli ho chiesto cosa pensava di fare; mi ha risposto di muoverci perché gli avversari della Congregazione non riposavano. Egli ha creduto opportuno chiedere udienza al Cardinale Pizzardo che ha risposto che potevo andare quando volevo, perché sempre mi avrebbe ricevuta. Così siamo partiti per Roma con molta... o meglio disappunto, perché mi ripugnano tantissimo le formalità.

1342 Mi ha ricevuto alle 17.00, e, come al solito, ha iniziato a dire una quantità di sciocchezze; siccome non mi conosce bene, mi ha preso per quella che non sono e che invece dovrei essere se avessi corrisposto alle grazie che il buon Gesù mi ha concesso e se cercassi sul serio di raggiungere il traguardo che Lui mi addita.

1343 Poi ho raccontato a sua eminenza quello che mi era accaduto con l’Arcivescovo di Fermo e anche l’opposizione che sua eccellenza monsignor Alcini sta facendo alla Congregazione, non direttamente, ma indirettamente. Quindi gli ho comunicato quello che secondo mons. Alcini avrebbe detto il Cardinale, che cioè "è una stravaganza per una religiosa fondare una Congregazione maschile", mentre io invece ero disposta a farlo fare alla persona che il Cardinale avesse ritenuto opportuno. Fondatore avrebbe potuto essere padre Alfredo e co-fondatore padre Gino e altri due che speravo sarebbero arrivati quanto prima.

1344 Egli mi ha risposto: "Si, possiamo presentare chiunque come fondatore, ma la fondazione è già fatta e nessuno può toglierle il titolo di Fondatrice; accetto che vengano presentati alla sacra Congregazione padre Alfredo, padre Gino ed altri, ma vedranno che dietro le quinte c’è sempre la vera Fondatrice. Ma a me questo non interessa, Madre, né ho mai pensato di aggiustare questo assurdo; lei continui a lavorare come ha fatto fino ad ora e io le prometto che Alfredo, nel giro di tre anni, verrà consacrato sacerdote; e col loro aiuto potrà rendere grande questa nascente Congregazione. Nel frattempo, lei non dia retta alle dicerie e ogni volta che ascolta qualcosa che può scoraggiarla, ricorra a me perché sono sempre disposto ad aiutarla in questa impresa."

1345 Gli ho lasciato le Costituzioni e il regolamento che ho fatto per il clero secolare con vita di comunità e l’ho pregato perché, come mio superiore, corregga o tolga ciò che non è esatto. Mi ha risposto che se avesse trovato qualcosa, mi avrebbe chiamato e per questo mi ha chiesto il numero di telefono.

1346 Gesù, spero che realmente le cose stiano così e non si tratti piuttosto di dare un po’ di coraggio e di incenso ad una povera creatura che non desidera altro se non che si compia in me, nei figli e figlie la divina volontà e che possiamo giungere ad amarti tanto, tanto, o, meglio, che meritiamo di essere amati da te e ti facciamo amare da tutti.

1347 Collevalenza 1 giugno 1952:  non so cosa mi sta succedendo, padre mio, poiché mi sento senza forze e con una specie di disgusto e tedio per le cose che mi circondano; provo la tentazione di restare in camera da sola con Dio e debbo sforzarmi per stare insieme ai figli e alle figlie, perché sento una prostrazione morale che non mi permette di provare gioia per le cose che mi circondano, ma nonostante questo, Padre, credo di amare il buon Gesù tanto, tanto, fino al punto che molte volte il mio debole cuore non riesce a sopportare questo fuoco ardente e debbo gridare: " basta, Gesù mio, allevia un po’ perché non resisto oltre."

1348 Credo, padre mio, che il mio amore per Dio non sia conforme col mio comportamento, perché cerco il mio benessere anziché la carità, il mio piacere anziché il sacrificio e trascuro il mio dovere per vivere unita a Lui, senza badare che per questa ambita contemplazione ho a disposizione l’eternità, mentre invece in questo breve esilio debbo soffrire, lavorare per la gloria di Dio e riparare quale vittima di espiazione, ad imitazione del buon Gesù.

1349 Padre mio, la prego faccia il possibile per esaminare attentamente la situazione della mia povera anima e mi aiuti ad essere sempre fedele a Dio in tutto; mi domando inoltre se questo benessere che provo sia dovuto al fatto che mi illudo di essere unita al buon Gesù, oppure sogno di esserlo, nel qual caso non vivrei una vita di unione, ma di illusione.

1350 Per favore, padre, veda cosa capita nella mia povera anima e io, nel frattempo, cercherò di amare maggiormente Dio e soffrirò vedendolo mendicare amore, come se Lui non potesse vivere senza di noi; questo è un mistero che, devo ammettere, ripugna molto alla mia superbia: vedere un Dio che si abbassa fino all’uomo, mendicando amore.

1351 Da diversi giorni io sto pregando per lei, perché il buon Gesù l’aiuti ad amministrare bene il tempo, in modo che il suo lavoro nell’apostolato sia mezzo di santificazione e mai fonte di dissipazione, lasciandosi prendere dalle cose materiali, fino al punto da non avere tempo per gli esercizi di pietà come dovrebbe. Mi perdoni, padre, e prenda questa mia richiesta come il desiderio di una madre che vuole per lei il meglio.

1352 Collevalenza 2 giugno 1952:  quanto soffro poiché il padre non permette che faccia quasi nessuna penitenza! E anche Tu mi neghi le sofferenze che mi davi ogni giovedì, sicuramente per la mia vigliaccheria nel dolore. Non fare così, Padre mio, smetti di trattarmi come una malata; concedimi di più e aumenta le mie sofferenze, angosce e dolori per poter riparare in qualche modo le mancanze dei sacerdoti del mondo intero ed ottenere la perseveranza per quelli che vivono come buoni sacerdoti.

1353 Gesù mio, perdona la mia vigliaccheria; non trattarmi come una debole bambina e fa’ che io viva sempre immersa nel dolore, per riparare in qualche modo le offese che il peccato ha inflitto al mio Dio; per me, ti prego, finché duri il mio pellegrinaggio terreno, di lasciarmi la pena e la vergogna per averti offeso, finché la morte non mi porti in purgatorio dove potrò soffrire per espiare le mie colpe senza più paura di offenderti; e allora ti ripeterò come il figliol prodigo: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te". Perdonami, Gesù mio, ancora una volta e purifica la mia povera anima, perché possa unirsi per sempre a te.

1354 Collevalenza 25 giugno 1952:  …tanto perché io acquisisca una profonda conoscenza della verità, non perda tempo in ragionamenti, ma in atti d’amore perché la mia anima possa elevarsi con slanci amorosi verso di te, per amarti continuamente e supplicarti ardentemente di aiutare i tuoi sacerdoti, specialmente quelli che hanno avuto la disgrazia di offenderti e quelli che ancora ti stanno offendendo, di concedere loro un sincero pentimento, la fiducia e l’umiltà nel considerare le proprie mancanze, insieme ad una grande confidenza nel tuo Amore Misericordioso, con un desiderio ardente di unirsi a te e il proposito deciso di allontanarsi dal pericolo nel quale fino ad ora sono caduti.

1355 Spero, Gesù mio, mi farai questa grazia poiché la richiesta l’ho fatta con te e unita a te sicura che a te il Padre non rifiuta nulla e tu non stancarti di pregare con me per queste anime, per le quali mi sono offerta come vittima di espiazione, mentre tu le stai attendendo giorno e notte con la inesauribile pazienza di Padre.

1356 17 agosto 1952:  Il Vescovo di Todi viene a Matrice per trascorrere alcuni giorni con i padri, ricevere i loro voti, dare l’abito e i voti a due fratelli. Emettono i voti per tre anni, padre Alfredo e padre Giovanni e per un anno i due fratelli. Scrivo a sua eminenza per notificargli la cerimonia celebrata a Matrice.

1357 4 settembre:  mi viene recapitata una lettera dal Cardinale in cui mi dice di aver ricevuto la mia e che pensava di rispondermi con una lunga lettera, ma il Vescovo di Arezzo gli ha scritto per cui (…).

1358 Solo il buon Gesù conosce il dolore che ho provato al ricevere questa lettera del Cardinale. Ho chiamato padre Alfredo, gli ho fatto leggere la lettera ed egli mi ha detto: "Madre, sarebbe il caso di andare oggi stesso a Roma per vedere cosa è successo". Partiamo per Roma immediatamente. Che viaggio, Gesù mio! La mia mente era un vulcano e per quanto mi sforzassi di apparire tranquilla davanti al padre, mi risultava impossibile, perché provavo un’angoscia e una pena tali da non poterne più.

1359 Siamo giunti a Roma alle 17.00 e, senza passare per casa, ci siamo recati dal Cardinale che mi ha detto: "come mai, Madre, lei sta qui, se ho ricevuto tre giorni fa una sua lettera nella quale mi diceva che stava a Matrice e le ho scritto immediatamente lì?" "si, eminenza, proprio oggi ho ricevuto lì la sua e intuendo che lei vede in me qualcosa che non va bene, sono partita immediatamente per sapere in cosa l’ho delusa, nonostante desideri fare sempre quello che lei ritiene opportuno."

1360 Allora mi ha detto: "Madre, lei sa bene che le avevo detto che non volevo che don G. B. continuasse nella Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso, poiché sono persuaso che questa Congregazione sarà di grande aiuto per la Chiesa. Penso che i primi religiosi debbano essere santi e sono convinto che codesto don G. non lo sarà. Lo conosco da molto tempo e non posso nasconderle il mio disappunto vedendo che lei gli dice di stare tranquillo, poiché il Cardinale potrebbe cambiare opinione. È ciò che lui ha risposto al suo Vescovo quando questi lo ha richiamato in Diocesi e il Vescovo me l’ha riferito chiedendomi cosa deve fare."

1361 Il Cardinale ha aggiunto: "Debbo dirle, Madre, che se lei non è d’accordo con la mia decisione, non posso continuare ad aiutarla e credo che al santo Padre dispiacerà molto che questo don G. sia uno dei primi Figli dell’Amore Misericordioso, poiché sua Santità ama la Congregazione, ne ha come me una grande stima e conosce molto bene questo sacerdote, poiché il santo Ufficio ha dovuto sostenere con lui una causa poco onorevole per la Chiesa .

1362 Gli ho risposto di stare tranquillo e che promettevo, con l’aiuto del buon Gesù, di eseguire fedelmente i suoi ordini ed egli mi ha risposto: "Allora lavoreremo insieme, ma voglio che lei scriva al Vescovo di don G. dicendogli che è venuta a trovarmi e, avendole io comunicato ciò che lui mi dice nella sua lettera a proposito di don G., ha risposto che lei non desidera niente di diverso da quello che le ho ordinato e che è a me unita in tutto e per tutto e così prega sua eccellenza che quanto prima richiami in Diocesi don G."

1363 Quella sera stessa ho scritto al Vescovo di don G. e una copia l’ho mandata al Cardinale. Questi mi aveva anche detto che, dopo aver scritto al Vescovo, io stessa dovevo dire a don G. che non poteva assolutamente continuare a vivere nella Congregazione. Così ho fatto, affogandomi nella pena, perché il povero padre non si voleva rassegnare e piangeva; mentre io non riuscivo a dominare il dolore, ma ho dovuto farmi forza e osservare gli ordini ricevuti.

1364 Resto a Collevalenza, per risolvere il problema degli apostolini, perché non entrano più nella casa parrocchiale. Così ho pensato di trasferirli nella casa di Fratta Todina se il Vescovo di Todi lo riterrà opportuno, ma non lo potrò realizzare perché, essendo partito padre G., resta solo padre Gino per la parrocchia e come assistente degli apostolini.

1365 Per questo motivo, ricorro alla famiglia Bianchini per vedere se mi affittano due camere in un locale adiacente alla loro abitazione. Detti signori mi hanno concesso questo favore ma, non essendo ancora sufficiente, ho affittato un appartamento vicino alla casa parrocchiale.

1366 22 settembre 1952:  quanto soffro, Gesù mio, vedendo padre Alfredo in forte contrasto per i suoi studi (…) . Gesù mio, perdonalo e non valutare quanto mi sta dicendo, perché il poveretto soffre molto e non si rende conto di ciò che dice. Gesù, vieni e fagli sperimentare il tuo aiuto, poiché pensa che tu non voglia aiutarlo, che sta perdendo tempo e che è inutile restare ancora in seminario. Lui, Gesù mio, non ti sente, né avverte la tua vicinanza in questa lotta e così si tormenta pensando che tu non voglia che diventi sacerdote e pertanto non lo aiuti.

1367 Punisci me, Gesù mio, con ogni tipo di sofferenze per le offese che ti ha arrecate facendoti soffrire, ma aiutalo nello studio, perché si prepari degnamente al sacerdozio. Gesù mio, ricorda che quest’anima l’hai cercata con un amore instancabile come se non trovassi altra persona da mettere a capo dei Figli dell’Amore Misericordioso ed ora si trova oppressa dalla dura prova del seminario, che era la cosa che più lo intimoriva e, nonostante gli abbia ripetuto che tu lo aiuterai, non si rende conto del tuo aiuto per riuscire negli studi e non crede di poter realizzare la tua divina volontà.

1368 Gesù mio, in questi momenti soffro abbastanza non solo per padre Alfredo, ma anche per l’opposizione alla mia amata Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso, promossa da monsignore. Costui si è proposto di cacciare via dalla Congregazione padre G., servendosi della sua influenza sul Cardinale Pizzardo e credo ci sia riuscito; per questo ti prego, Gesù mio, stammi vicino perché, col tuo aiuto, mi comporti da vera madre con questi tre figli, poiché ho paura di far soffrire soprattutto padre Alfredo col mio cattivo carattere, la mia mancanza di pazienza, di bontà, di prudenza e la mia poca carità.

1369 Collevalenza, 25 settembre 1952:  vedi bene, Gesù mio, il martirio che sto sperimentando (…) dammi molte tribolazioni e sofferenze, ma non allontanarti da me, perché, nonostante il mio desiderio di fare sempre la tua divina volontà, oggi, con l’animo pervaso dal dolore, non l’ho adempiuta come tu volevi.

1370 Oggi posso solo dirti che, nonostante il mio dolore per le cose che stanno succedendo, non voglio rinnegarti; però provo grande pena vedendo che non sperimento in questi giorni le dolcezze dell’amore e come vedi non so dirti niente, solo ripeterti: si compia in me la tua divina volontà anche se mi fa molto soffrire, anche se non la capisco e anche se non la vedo.

(El pan 18, hoy 1341-1370)

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ultimo aggiornamento 18 gennaio, 2008