STUDI

   Don Alfonso Cammarata     

"Da vasi di ira a vasi di misericordia"

(Rm 9, 22-23)

 

Estratto dalla Tesina

di Licenza presso la Pontificia Università Gregoriana

Istituto di spiritualità

Roma 2006/2007

 

III CAPITOLO

 

 

La misericordia di Dio

sperimentata e proclamata da san Paolo

"Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,

Padre delle misericordie e Dio di ogni consolazione,

il quale ci consola in ogni nostra tribolazione" (2Cor 1,3-4)

(seguito)

3.6 - Il Mistero della Misericordia di Dio

La pericope di Rm 11,25-32 è la conclusione della parte dommatica della Lettera ai Romani:

"Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l’indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto:

Da Sion uscirà il liberatore,

egli toglierà le empietà da Giacobbe.

Sarà questa la mia alleanza con loro

quando distruggerò i loro peccati.

Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi, perché anch’essi ottengano misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia!

Paolo desidera che i Romani comprendano quanto Dio ha rivelato del suo piano salvifico. Riassume quanto ha detto prima, approfondendo l’aspetto trascendente del fatto storico di cui si sta occupando: l’intervento divino. Un intervento di salvezza, di bontà, che raggiunge infallibilmente il suo scopo, che trionfa sul male morale mediante ciò che ad esso è più antitetico: la bontà misericordiosa. Viene quindi spontanea l’esclamazione, l’inno alla sapienza misericordiosa, che conclude questo capitolo, sulla grandiosità sconvolgente e sconcertante dell’azione divina:

"O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!

Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore?

O chi mai è stato suo consigliere?

O chi gli ha dato qualcosa per primo,

sì che abbia a riceverne il contraccambio ?

Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen" (Rm 11, 33-36).

Anche Paolo si trova smarrito davanti alla ricchezza, inesauribile nelle sue risorse e nella sua potenza, alla saggezza che si esplica nel dato del fatto concreto, alla scienza infinita, con cui Dio guida la storia della salvezza. I giudizi, le sentenze di condanna o di salvezza, le vie, cioè il modo con cui Dio si comporta, sono assolutamente inaccessibili all’uomo. Anche la speculazione più rigorosa non può che riconoscere i suoi limiti e arrestarsi davanti alla barriera della trascendenza divina: Dio resta sempre il "completamente diverso", l’incomprensibile.

Il mistero dell’azione storica della misericordia di Dio costituisce il tema del rendimento di grazie che Paolo eleva alla scienza e alla sapienza e alla conoscenza di Dio. Il mistero dischiuso ci rivela, in un colpo d’occhio, che caduta e risurrezione, disobbedienza e misericordia vanno intesi come un concetto unitario, con Dio che si pone come causa di entrambi agendo per mezzo d’Israele e della Chiesa. I cristiani sono i primi che sono stati scelti per sperimentare il dono della misericordia di Dio e ricevere la rivelazione di questo mistero. Un mistero nel quale il cristiano deve crescere e operare, che niente altro è che il Mistero della Misericordia di Dio Padre rivelato in Gesù Cristo (cfr. Rm 16,24-27).

3.6.1 - L’opera del Padre nella rivelazione del Mistero della Misericordia

La rivelazione di Dio è costituita da un Dio che rivela la sua paternità, la sua bontà, la sua misericordia. Il Dio che rivela la sua Gloria è il Dio che manifesta la sua bontà e la sua misericordia. Paolo, per introdurre il discorso sull’opera salvifica del Padre, parte in Rm 9 da Es 33,17ss:

Disse il Signore a Mosè: "Anche quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per nome".

Gli disse: "Mostrami la tua Gloria! ".

Rispose: "Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia" (Es 33, 17-19).

In effetti il giorno dopo, "Dio passò davanti a lui proclamando: "Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato" (Es 34, 6-7).

Il Dio di Israele è il Dio della misericordia, che supera ogni giustizia, amore perseverante che sempre perdona. Quest’azione della provvidenza divina è ciò che nell’A.T. costituisce Dio come Padre. Israele forma il popolo di Dio, perché Dio l’ha chiamato all’esistenza mostrandogli la sua misericordia, perdonandogli i peccati ed eleggendolo. Dio mostra anche la sua libertà, mostrando la sua misericordia a chi vuole e indurendo chi vuole. Egli può chiamare Israele suo figlio primogenito e prediletto e contemporaneamente indurire il faraone. Con ciò Dio dimostra il potere della sua provvidenza con la quale ha creato e governa il mondo, le nazioni e le persone. Per Paolo la potenza creatrice e provvidente di Dio si manifesta nel donare i suoi doni di grazia a chi vuole (Rm 9,19ss).

Paolo impiega molti vocaboli per designare la realtà di questa grande bontà e generosità divina con la quale Dio manifesta tutto il suo amore per gli uomini: compassione, benignità, pazienza, filantropia, ma soprattutto e¢leoV, la pietà divina per la miseria dell’uomo che diventa progetto salvifico. Dio ha pietà per gli uomini perché gli uomini sono perduti e immersi nel peccato; Dio viene per ritrovare ciò che era perduto e per far rivivere i morti (Ef 2,1). Così ogni iniziativa divina nei confronti degli uomini viene attribuita alla sua misericordia (Tt 3,5). Essendo l’uomo incapace di sottrarsi alla tirannia del peccato (Rm 3,9-20; 7,14ss), la misericordia di Dio è all’origine di ogni liberazione e l’ispiratrice di ogni piano che governa la storia della salvezza: "Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia" (Rm 11,32).

La misericordia di Dio, che vuole portare l’uomo alla perfezione, agisce gradatamente nella storia manifestando la saggezza di Dio e disegnando le sue vie. La misericordia di Dio sa temporeggiare per raggiungere dei risultati più sicuri e duraturi. Di fronte al male sembra inizialmente indietreggiare, ma in realtà prende tempo per preparare il suo intervento definitivo (Rm 9,22-24).

L’uomo non si deve prendere gioco della ricchezza della bontà di Dio, misconoscendo la pazienza di Dio e i tempi della sua misericordia che lo porta a conversione (Rm 2,4), ma deve imparare a fidarsi dell’azione che Dio Padre compie in lui, perché Dio compie ogni cosa a favore di coloro che l’amano (Rm 8,28). Il cristiano deve imparare che nulla dipende dalla volontà dell’uomo o dalle sue forze, ma solo dalla volontà di colui che chiama (Rm 9,16) e sperimenta in se steso la potenza salvifica di Dio che agisce (cfr. Ef 1,9) trasformando persino il peccato in occasione di grazia, Adamo in Cristo, la disobbedienza nella misericordia, Israele nella chiesa. Egli veramente con il suo e¢leoV governa il mondo e la storia42.

3.6.2 - L’opera del Figlio nel piano della Misericordia del Padre

Tutto ciò che Dio Padre ha compiuto, l’ha compiuto nel Figlio che è la Rivelazione del volto del Padre. Nel Figlio si rivela la bontà e la perfezione di Dio, che volendo rendere tutti gli uomini partecipi di queste sue qualità viene ad avere pietà della miseria umana e organizza il suo piano salvifico. Gesù ha rivelato agli uomini la misericordia di Dio Padre, incarnandosi e offrendosi come vittima di espiazione nel suo sangue per i nostri peccati. Con ciò Egli si è presentato come il dono di Amore più grande verso gli uomini e verso Dio Padre. Vero Dio e vero uomo ha portato a compimento il disegno salvifico; del Padre, che è fedeltà alle promesse fatte ad Abramo e misericordia per tutti; e fedeltà e obbedienza dell’uomo verso Dio, che è volontà di lasciarsi redimere e liberare da Dio.

Il Padre ama dall’eternità il Figlio, ma una volta fatto uomo, il Figlio non può essere approvato e amato dal Padre se non nella condizione di realizzare pienamente la nuova legge del suo essere. Questa legge, che risulta dalla solidarietà con la quale si è unito a una razza decaduta e schiava del peccato, è quella del dono della sua vita, è la disposizione continua del Figlio a sottomettersi a quelle esigenze dell’amore di compiacimento infinito da parte del Padre stesso. Questa disposizione del Figlio, che acconsente a donare la sua vita per l’espiazione del peccato dell’uomo, piace al Padre e nell’unione tra il Padre, che progetta il suo piano misericordioso, e il Figlio, che lo realizza, sta tutta la rivelazione del profondo amore che lega il Padre al Cristo. Dal momento dell’incarnazione in poi l’e¢leoV ci svela il segreto di questo Amore.

Come con l’incarnazione il Verbo ha rivelato la parola della misericordia che lega Dio all’umanità, così con la morte espiatrice Cristo ha rivelato la parola della misericordia che lega il Padre al suo Cristo, parola che si esprime nell’intervento definitivo del Padre con tutta la sua potenza in favore del Figlio sulla croce.

È in Cristo, con Cristo e per Cristo, allora, che l’uomo è costituito giusto; per questo l’invito alla perfezione è invito a vivere il ministero della misericordia, che ci rende servi di tutti come lo fu il Cristo (cfr. Fil 2,6-11), e invito a offrirsi per tutti (11,31; 12,1) come ha fatto il Cristo (5,6-11; 3,25-26) e come fa Paolo stesso (9,3; 11,13-14; 1,9; 15,16). Non è un ministero di condanna quello che deve svolgere l’eletto, ma di salvezza, come ha fatto il Cristo, che si è fatto servo dei circoncisi ma anche servo dei pagani per mostrare la misericordia del Padre, cioè la gratuità del dono della giustizia nei loro riguardi (15,7-9).

Per questo il ministero della Misericordia è soprattutto il mistero di Cristo, come rivela Paolo:

"A colui che ha il potere di confermarvi

secondo il vangelo che io annunzio

e il messaggio di Gesù Cristo,

secondo la rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni,

ma rivelato ora e annunziato mediante le scritture profetiche, per ordine dell’eterno Dio, a tutte le genti

perché obbediscano alla fede,

a Dio che solo è sapiente,

per mezzo di Gesù Cristo,

la gloria nei secoli dei secoli. Amen. (Fil 16,25-27)

La parola della misericordia di Dio rivelata dalla morte e risurrezione di Cristo viene pronunciata sui fedeli al momento del loro battesimo. L’azione sacramentale che attualizza l’evento per mezzo della parola fa passare dall’ordine oggettivo della realizzazione dell’opera della misericordia di Dio in Gesù Cristo all’ordine soggettivo dell’opera della misericordia di Dio in ogni credente. Quest’azione sacramentale fa passare il credente dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia per mezzo della fede e del battesimo, donando tutte le grazie necessarie per il compimento della salvezza, cioè per la santificazione, che poi si iscrive nel quadro più ampio della glorificazione del Regno che dovrà essere consegnato a Cristo per la sua gloria e per la gloria del Padre43.

3.6.3 - L’opera dello Spirito Santo nel piano della Divina Misericordia

Come il Padre ha donato al mondo il Figlio suo, così, secondo il piano della Misericordia, continua col dispensare in abbondanza lo Spirito Santo44 che è il grande agente del tempo presente-futuro del compimento: colui che ricorda tutto ciò che il Cristo ha fatto, lo attualizza ora per ogni credente. È lo Spirito Santo che deve portare i cristiani a una partecipazione piena di tutti i doni di grazia che la misericordia di Dio ha ottenuto in Cristo; per questo Egli è definito come il "Dono di Dio" (Rm 5,5), frutto anch’esso dell’opera della misericordia.

Lo Spirito Santo comunicato nel battesimo dona al cristiano una vita nuova (Rm 7,6), e ogni cristiano ormai vive nello Spirito e cammina nello Spirito (Rm 8,4.9). È Lui che rivela immediatamente ai credenti la loro realtà di figli di Dio (Rm 8,14-15), la loro libertà spirituale (Rm 8,1-2), la speranza (Rm 8,23), la carità (Rm 5,5), la loro consacrazione a Dio (Rm 15,16).

"Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l’aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete.

Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abbà, Padre! ". Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria" (Rm 8,9b-17)

Lo Spirito Santo porta a compimento il ministero della misericordia dei cristiani verso coloro che Dio chiama alla gloria e che ha generato come figli riunendoli in un organismo vivente, la Chiesa (1Cor 12,13), nel quale ciascun credente è unito ai suoi fratelli come membra di un unico corpo (Rm 12,5). È in questo organismo che ciascuno continua a ricevere la vita divina, partecipando alla linfa vitale dello stesso ceppo sul quale è innestato (cfr. Rm 11,16-24). È in questo organismo che ciascun credente può veramente realizzare l’offerta di se stesso a Dio Padre come ha fatto il Cristo (Rm 12,1ss; 15,30). Ma è anche in questo organismo che egli può portare a compimento il ministero della misericordia verso tutti coloro che ancora non sono entrati nel Regno, annunziare il perdono dei peccati ai gentili perché lodino Dio per la sua misericordia (Rm 15,9), annunziare ai giudei ancora disobbedienti la fedeltà e la verità di Dio (Rm 15,8), annunciare a tutti il Vangelo di Gesù Cristo (Rm 15,7) perché tutti diventino per la misericordia di Dio in Cristo un’offerta gradita a Dio Padre santificata dallo Spirito Santo (Rm 15,16).

Con ciò giunge a compimento la rivelazione del mistero della misericordia della SS. Trinità che ci ha fortificati, affinché, liberati interiormente dallo Spirito Santo, diventassimo forti e perfetti secondo il Vangelo di Paolo che annunzia l’assoluta gratuità e universalità della giustizia misericordiosa di Dio, la quale senza richiedere nulla è offerta gratuitamente a tutti. La forza di Dio non si può comunicare se non in un perfetto accordo tra la mente di Dio e la mente dell’uomo. Da qui l’indispensabilità dell’annuncio del Vangelo della misericordia e la necessità che questa misericordia sia ben compresa e accolta. Oggi ciò è possibile poiché il mistero della misericordia, tenuto nascosto per tutti i secoli che vanno dalla creazione del mondo, è stato ora rivelato in Cristo Gesù45.

(segue)


42 Cfr. S. P. CARBONE, La misericordia universale di Dio in Rom 11,30-32, EDB. Bologna 1991, 240-244.

43 Sul ruolo di Cristo come rivelatore e realizzatore della misericordia del Padre cfr. Rm 1,17; 3,25; 4,25; 5,6ss; 6,10; 9,30-33; 10,13; 14,15; 15,3; 16,25-27. Sul rapporto misericordia di Dio-opera del Cristo cfr. 1Tim 1,2; 2Tim 1,2; Gal 1,4; Tit 3,5; 3Gv 3; Gd 2.21.

44 Lo Spirito Santo è anzitutto designato come il promesso per eccellenza, il primo risultato della redenzione di Cristo: Gal 3,14; Ef 1,3; cfr. Gv 3,7; At 1,4; 11,33.

45 Cfr. S.P. CARBONE, op.cit., 245-247.

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ultimo aggiornamento 10 marzo, 2008