STUDI

   P. Sante Pessot, fam

 

Madre Speranza un nome profetico e un’esperienza di vita

 

 

 

(seguito)

3. Che cosa spera Madre Speranza?

Dobbiamo allora comprendere qual è il con­tenuto, l’oggetto della speranza cristiana e quindi nella Madre.

Sappia­mo che, essendo virtù divina, ci rende partecipi della vita di Dio; è un mistero ineffabile, inimmaginabile, inesplicabile, indicibile appunto. Scrive san Paolo, nella Lettera ai Romani: «Ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo?» (Rm 8, 24). In un’altra lettera afferma che «mai cuore umano ha potuto gustare ciò che Dio ha preparato a coloro che lo amano» (1 Cor 2, 9): mai cuore ha potuto gustare, dunque neppure il nostro cuore, che è il centro di noi stessi. Neppure il nostro cuore può comprendere, con tutti i suoi sogni, aspirazioni e desideri, quel bene senza limiti che Dio ci prepara, che è l’oggetto della nostra speranza: qualcosa che è al di là di ogni attesa e di ogni desiderio, anche se li colma e li riempie in modo indescrivibile. Il contenuto della speranza cristiana è quello di cui Dio ci riempie e ci riempirà, se ci fidiamo totalmente di lui.

Di che cosa è stata riempita la Venerabile, che neppure il suo cuore avrebbe potuto comprendere all’inizio del suo cammino di fede e di santità?

Credo che lo possiamo desumere dal testamento di Madre Speranza:

Alla Santissima Vergine affido tutti i miei figli e le mie figlie, le mie due amate Congregazioni e tutti i poveri in esse accolti. Desidero lasciare ai miei figli e alle mie figlie la preziosa eredità che io gratuitamente e senza alcun merito ho ricevuto dal buon Gesù. Questi beni sono: una fede viva nell’Eterno Padre, nel suo divin Figlio, nello Spirito Santo, nel santo Vangelo, nella santa Eucaristia, nel trionfo della Resurrezione e della Gloria del buon Gesù e in tutto quanto insegna la nostra santa Madre Chiesa, cattolica, apostolica, romana. Una ferma speranza, una carità ardente, un amore forte al buon Gesù e le Costituzioni dettate da Lui e scritte con tanta fede e fiducia da questa povera creatura, affinché i miei amati figli e le mie amate figlie siano ricchi per l’eternità, poiché praticandole alla lettera, esse saranno il consistente capitale che li arricchirà nella Patria celeste33.

La speranza cristiana ha però un termine, un punto di riferimento come suo oggetto: guarda a Gesù Cristo e al suo ritorno. A questo si punta, perché ciò che Dio ci prepara, nel suo amore infinito, non è un’incognita: è Gesù, il Signore della gloria. Noi speriamo che Gesù si incontrerà piena­mente, in tutta la sua divina potenza di Crocifisso Risorto, con ciascuno di noi, con la Chiesa, e ci farà entrare nella sua gloria di Figlio accanto al Padre: sarà il regno di Dio, la celeste Gerusalemme, la vita in Dio. La nostra speranza è che vivremo sempre con lui, saremo come figli nel Figlio, nella gloria del Padre, nella pienezza del dono dello Spirito.

Il cielo è il luogo dove Dio si manifesta alle anime sante; luogo chiarissimo di luce celestiale e dolce; infatti Dio stesso con la santissima umanità del buon Gesù è la fonte della gioia dei beati. L’empireo è un luogo sicuro, durevole, amenissimo e splendido più di quanto si possa esprimere a parole, e per esso noi dobbiamo sospirare notte e giorno dicendo: "Quanto sono amabili, Dio mio, le tue dimore; la mia anima le brama e per la violenza del desiderio mi sento venir meno" 34.

La beata realizzazione della nostra speranza (cfr. Tt 2,13) a partire dalla risurrezione di Cristo assume un nome preciso, che definisce ormai lo specifico del cristianesimo: è la speranza nella risurrezione dai morti (At 23,6) è la speranza della vita eterna (Tt 3,7).

La Venerabile non parla mai in maniera esplicita di questo termine, di questo punto di riferimento come oggetto della speranza, se non in quell’unica relazione fatta alle suore dove dice che "l’atto della speranza è l’attesa certa dell’eterna beatitudine". Forse dovremmo chiederci in che cosa consisteva per la Madre la beatitudine eterna.

La beatitudine eterna per la Madre è l’abbraccio con il buon Gesù35, l’incontro con la sua misericordia, l’unione con Lui.

Lo possiamo contemplare mirabilmente nel crocifisso dell’Amore Misericordioso, dove il Cristo Risorto, glorioso e regale, perché ha vinto la morte e le tenebre, sta con le braccia aperte, per abbracciare l’uomo. Gli occhi rivolti al cielo ci indicano che Cristo è pronto a perdonare l’uomo. Questo è il Cristo che incontreremo nel momento del giudizio finale! Questo è il Signore che siederà come giudice alla fine della nostra vita, questo è il Signore che già possiamo incontrare in questa vita, anche se non in pienezza.

Il fondamento della speranza diventa anche l’oggetto: "debbo fare in modo che tutti conoscano Dio come padre". Più con i fatti che con le parole. Con l’integrità della propria vita i religiosi e le religiose e quindi anche i cristiani devono essere l’esempio per quanti li circondano. Per questo la Madre è donna esperta di umanità36, donna che ha saputo condividere "le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi"37, portando a loro, nel vaso di creta (Cfr. 2Cor 4,7) povero e fragile, che la madre era consapevole di essere, il grande tesoro della beata speranza: la vita è più forte della morte, la misericordia è più forte del male, la fedeltà di Dio è più forte dell’infedeltà dell’uomo.

4. Come ha sperato la Venerabile?

Questa terza parte della nostra riflessione si pone sul versante della modalità con cui la Madre ha vissuto la virtù della speranza, ma anche vuole essere un momento in cui, alla luce della virtù della speranza, vissuta della Venerabile e alla luce della situazione del mondo contemporaneo, cerchiamo di trarre qualche suggerimento pratico, sulla modalità di vivere la speranza singolarmente, come comunità ecclesiale e come Famiglia Religiosa.

4.1. Speranza e responsabilità

La Madre nella sua vita ha concepito la speranza senza evadere dell’impegno e dalla responsabilità. Proprio perché la speranza è esercizio di responsabilità essa non ci autorizza alcuna forma di:

evasione dalla storia. La Madre ha accettato sempre tutto quanto le accadeva anche nei momenti più difficili. Si pensi a tutte le incomprensioni al momento della fondazione dell’Eam, al momento duro del Sant’Ufficio, alle difficoltà nella fondazione dei Fam… con sano realismo ha sempre saputo trovare modalità concrete per affrontare quelle situazioni. Questa è la base della speranza anche, per ciascuno di noi. Chi cerca vie di fuga, non accetta la sua storia, si ritira in comunità come in un nido, fosse anche in un Santuario, per non sentire più i problemi del mondo, è una persona che manca di speranza. Forse troppo spesso nella società evadiamo nei sogni, ci creiamo i nostri piccoli mondi in cui non lasciamo entrare nessuno. Piccoli mondi nei quali non ci mettiamo mai in discussione.

evasione dalla solidarietà con gli uomini. Chi ha fiducia in Dio e spera in lui, deve, come lui, donarsi interamente agli uomini. La speranza spinge alla carità. Il cristiano è sempre seduto sul bordo estremo della sua sedia. Seduto su quello che dispone di appoggio sicuro: la speranza. All’estremo bordo della sedia, perché è pronto ad alzarsi e a pagare di persona. La poltrona del fannullone non fa parte della sua mobilia38. Se io amo Dio e spero in Lui, perché è misericordioso, voglio che anche altri sperimentino questo amore di Dio, più con i fatti che con le parole, e sperino in Lui. La Madre vive una speranza che diventa laboriosità: sporcarsi le mani in prima persona in tutti i lavori, ma soprattutto laboriosità verso i poveri: "mi ilusión han sido siempre los pobres". Notevoli sono le testimonianze che parlano di una Venerabile che si prende cura degli altri, degli ultimi: "tante volte rimaneva senza biancheria per averla donata ai poveri"39. Una solidarietà con gli uomini che diventa carità preveniente. A questo proposito si possono vedere il prodigioso fiorire di collegi in successione dal 1931, per dare pane e istruzione al maggior numero possibile di bambini poveri. Così, dice la Madre, si potevano preservare, dalle manipolazioni che i nemici della Chiesa avrebbero tentato di fare nei loro confronti40. Al tempo stesso è una speranza, che diventa carità che anticipa i tempi: vedasi tutto il lavoro con il clero e le sue difficoltà e miserie intuite con uno sguardo profetico impressionante. La Madre ci testimonia una speranza che diventa solidarietà con gli uomini e ricorda alla Chiesa e alla nostra famiglia religiosa che per essere segno di speranza dobbiamo essere solidali con gli uomini del nostro tempo e con le loro difficoltà.

l’indecisione è segno di mancanza di speranza. La Madre è stata una donna di grandi decisioni mossa dalla fiducia nel Signore e nella sua volontà. Un episodio per tutti: la chiusura della casa del clero di Perugia nel 1955, con queste parole di commento:

"sono sicura che questo sarà un buon precedente per la congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso: sapere che la loro Madre chiuse una casa, quando ne aveva solamente tre, per conservare lo Spirito della Congregazione"41.

Rimandare la risoluzione dei problemi è segno di mancanza di speranza. Non decidere porta alla disperazione noi e le persone che il Signore ci ha affidato. Dobbiamo imparare a scegliere e a trovare soluzioni, a risolvere. Nella nostra società si è sviluppata una sorta di irrisolutezza generalizzata, anche dentro la Chiesa, di fronte a un impegno definitivo. Talvolta una specie di narcisismo che non permette di rinunciare alla proprie comodità, al bisogno di garanzie assolute. Questa mentalità ci spinge a sottoscrivere un’assicurazione a fronte di qualsiasi cosa.

Bisogna rilevare nella nostra cultura il disagio della percezione del tempo, desideriamo spesso tutto e subito, anche dentro la Chiesa, anche dentro la Vita Consacrata. Vogliamo vocazioni senza faticare e le cerchiamo talvolta dove costa meno fatica. La virtù della speranza ci dovrebbe aiutare a ridivenire sensibili a una realtà chiamata "provvidenza divina", che nella Madre Speranza era alla base di ogni scelta e che la sosteneva sempre e comunque:

"abbiamo animato le figlie al sacrificio e alla preghiera; ad alimentare lo spirito di lavoro e di abnegazione, assicurandole che, se si comporteranno così, il buon Gesù non farà mancare il necessario, né a loro, né alle bambine"42.

Frasi di questo tipo sono frequentissime nella Venerabile. Credere nella provvidenza divina aiuta a sperare e a decidersi nella vita. La mancanza di decisione è mancanza di fede e di speranza.

4.2. Speranza e sofferenza

La virtù della speranza non fu nella Venerabile un semplice sentimento, una credenza infantile o temeraria. Fu in lei una virtù eroica, che dovette esercitare per tutta la sua vita, lottando anche contro lo scoraggiamento, allorché dimenticava che Dio avrebbe vegliato su ogni cosa. Nei momenti di lunga attesa, quando il Signore sembrava nascondersi, o lasciare che le cose andassero apparentemente alla deriva, cercava di ravvivare la sua fede e di far violenza al "Buen Jesús", ricordandogli che le opere erano Sue ed era quindi Lui che doveva pensarci. Come si è visto in altri punti e come è stato ricordato dai numerosi testi, nella vita della Serva di Dio furono molti i momenti in cui si vide sola, abbandonata. Quando, agli inizi della fondazione, il Cardinale di Toledo negò l’aiuto promesso43, Madre Speranza accolse questo doloroso evento come un’occasione per imparare a confidare solo in Dio:

"il buon Gesù ha permesso questo per insegnarci a fondare la nostra speranza unicamente in Dio e non nelle creature. Fa Gesù mio, che io riponga la mia speranza in alcun essere umano, neppure in me stessa; poiché voglio che tu solo sia il mio tutto e, se mi guarirai, fa che la mia vita sia un continuo soffrire e la mia morte un colloquio d’amore"44

Anche negli anni ‘40, periodo in cui si vide separata dalle sue figlie, privata della gioia di poterle guidare, consigliare, correggere, educare, il Signore le fece sperimentare che doveva essere Lui il suo unico e vero bene: "per queste prove e sofferenze che ti compiaci inviarmi, frequentemente ripeterò: Gesù mio in te ho posto il mio tesoro e ogni mia speranza"45.

Si comprende quindi che, anche per lei, non fu facile questo abbandono e questa confidenza totale nel Signore, soprattutto nei momenti di buio e di aridità:

"ora mi sento sola, in esilio e afflitta, ma spererò in te in ogni situazione, per tutto il tempo che vorrai, gioirò e mi rallegrerò nella tua misericordia"46.

Proprio perché fiduciosa nella sua infinita misericordia, finiva col cer­care rifugio nel suo "Buen Jesús":

"Ti prego Gesù, abbi pietà di me e non lasciarmi in questi momenti di aridità e oscurità. […] è questo il calice che mi hai preannunciato? Ti piace vedermi gemere sola? Se è così, una, mille volte, ti ripeto, Dio mio, che metto nelle tue mani la mia fiducia e il mio abbandono. Mille volte ti ripeterò: Gesù mio, ho riposto in te ogni mia speranza, mi salvi o Dio la tua giustizia"47.

La virtù quindi della speranza non ci esime da una faticosa lotta. Lotta che non può certamente essere virtuale ma compiuta dal cristiano realmente per sperare anche nella disperazione, ripetendo con il salmista: "Io ho sperato nel Signore contro ogni speranza, ed egli si è chinato su di me, ha ascoltato il mio grido" (Sal 40,2).

4.3. Speranza e gioia

La speranza nella Madre è una grande riserva di gioia. L’invito dell’apostolo Paolo non lascia dubbi: "Siate gioiosi nella speranza" (Rm 12,12; cf. 15,13). La gioia sarà uno dei segni distintivi nell’anima della Madre e delle prime comunità delle nostre consorelle e confratelli. Uno dei segni più visibili e probanti. Nella folla di una società deprimente come la nostra, un volto sorridente non può rimanere inosservato. Non si può essere l’immagine scoperta della speranza se nel volto, nelle parole, nei comportamenti siamo esattamente come quelli che non hanno speranza.

Una famiglia religiosa impaurita per i problemi interni che la attanagliano manca di fede e porta con sé una mancanza di speranza e, per ciò stesso, di gioia.

Scrive la madre:

È estremamente certo e sicuro che io sono molto povera, ma quanto sono felice! La allegria, figlie mie, credo che sia uno degli elementi più importanti della vita spirituale; sono molto frequenti i casi di persone che si arrestano nel cammino della perfezione o che non perseverano nella vocazione perché non vivono nella gioia. Che potrebbe chiedere Gesù a una persona triste, melanconica e preoccupata? La gioia, figlie mie, ci aiuta a essere affabili, delicate, attente e buone verso tutti. Figlie mie, ogni persona consacrata a Gesù deve servirlo con allegria e molto di più una Ancella dell’Amore Misericordioso. Il servizio fatto a Gesù deve essere allegro e gioioso proprio perché è un servizio fatto a Colui che è la gioia eterna e la felicità infinita48.

5. Speranza e aggredior

San Tommaso d’Aquino ci dice che l’aggredior è la fonte di ogni speranza. Per aggredior si intende qui, non una gratuita aggressività da scaricare sulle persone, ma la tenacia, la caparbietà che talvolta diventa fantasia, l’audacia, la capacità di reazione di fronte alle situazioni della vita. Tutti questi atteggiamenti sono fonte di speranza. La Madre di fronte alle situazioni di sofferenza, alle situazioni frustranti, alle umiliazioni, alle critiche, alle accuse, alle diffamazioni, alle persecuzioni non si tira in dietro. Non le evita per cautelarsi contro l’insuccesso, il dolore, la novità, l’imbarazzo; non ricorre alla falsa prudenza o al "politicamente corretto" che è sempre poco evangelico, che consiglierebbe di non esporsi per non rischiare nulla.

La capacità di reazione nella Madre si incontra nell’affrontare tutti i generi di difficoltà: fondazione di due congregazioni, opposizioni e contrasti (don Doroteo), la povertà e i disagi della guerra; le mense per i poveri; il complesso delle costruzioni in Via Casilina e a Collevalenza; la disponibilità a ricevere ogni giorno i pellegrini; le numerosissime sofferenze fisiche…. Con la sua capacità di reazione lei riesce a trasformare tali situazioni in momenti di grazia.

5.1. Sperare per tutti49

Scrive la Venerabile:

"Gesù mio so che tu chiami tutti senza eccezione, abiti negli umili, ami chi ti ama, giudichi la causa del povero, hai pietà di tutti e niente odi di quanto il tuo potere creò ... e ricevi il peccatore con amore e misericordia50.

E ancora:

"ciascuno di noi [tutti gli uomini (n.d.r.)] individualmente e personalmente, è oggetto delle particolari attenzioni della divina provvidenza: l’Amore misericordioso si china su ciascuno per indicargli il cammino che Egli desidera da lui".

Molti altri testi, ci rimandano inequivocabilmente a un respiro universale della Venerabile. "Noi speriamo nel Dio vivente, il salvatore di tutti gli uomini" (1Tm 4,10). La Madre ci invita a essere propagatori, testimoni di una speranza per tutti gli uomini. I cristiani sono chiamati a sperare per tutti, giusti ed empi, buoni e malvagi, intelligenti e insipienti.

6. Conclusione

La vita e gli scritti della venerabile ci hanno accompagnato in questo tempo per riscoprire il valore della virtù della speranza, una virtù piena di implicazioni pratiche per la nostra vita, per la vita della chiesa e della nostra Famiglia Religiosa. Vorrei concludere con due elementi molto cari alla Madre: il suo nome e il simbolo dell’ancora.

6.1. Un nome profetico: speranza

Madre Speranza. Quel nome che la Venerabile, probabilmente, non avrebbe mai scelto per sè51, doveva tradursi in un programma di vita. Quanta speranza ha effuso attorno a sé, tra la gente semplice che ricor­reva a lei sofferente e disperata, mostrandosi madre con tutti:

«I suoi sorrisi erano pieni di speranza, avevo trovato finalmente l’ap­poggio che cercavo da tanto tempo. Dissi pertanto alla Madre se potevo ritornare e mi sentii rispondere: "Figlio, torna quando vuoi"»52.

«La speranza della Madre era contagiosa perché anche quelli che la fre­quentavano diventavano più fiduciosi nella divina Provvidenza ed intra­prendevano delle iniziative che forse, altrimenti, non avrebbero intra­preso senza il consiglio della Madre»53.

Lei deve aver vissuto davvero in pienezza questa virtù della speranza se, anche dopo la sua morte, chi la conobbe afferma:

«Nel 1985, ebbi il piacere di tornare a Collevalenza a visitare, nella Cripta, il sepolcro di Madre Speranza, che interpretai come il ritorno nel seno della gran madre terra, che tutti abbraccia e dà speranza per il fu­turo dell’umanità»54.

Chi l’avvicinava coglieva, inoltre, di essere di fronte ad una creatura che Dio era andato plasmando per renderla trasparenza della sua mise­ricordia e per renderla «messaggera di speranza».

4.3. l’Ancora

Questa immagine molto cara alla Madre, riportata negli stemmi delle due congregazioni e ripresa anche dai Giovani dell’Amore Misericordioso e dal Centro Speranza di Fratta Todina, ci rimanda alla lettera agli ebrei: "Noi cristiani, che abbiamo certo rifugio in Lui, abbiamo un grande incoraggiamento, nell’afferrarci saldamente alla speranza che ci è posta davanti. In essa abbiamo un’ancora della nostra vita, sicura e salda" (Eb 6,18-20).


33 Cfr.: http://www.collevalenza.it/Pensi017.htm

34 El Pan 8, 1174

35 Cfr.: El pan 7,536. El Pan 8, 1174-1195

36 Paolo VI, Discorso all’Onu, 4 ottobre 1965.

37 GS 1

38 GODFRIED Sperare 46.

39 Positio, p. 409

40 FERROTTI G., Madre Speranza. Pane e sorriso di Dio, Collevalenza, Edizioni Amore Misericordioso, 2004, p. 115.

41 El pan 18, 1554.

42 El pan 18, 420

43 Cf. Documenti, cap. IV, doc. 30, pp. 70-71.

44 El pan 18, 729.

45 El pan 18, 658.

46 El pan 18, 663.

47 El pan 18, 660-661.

48 El Pan 2, 107; 114.

49 Per ulteriore approfondimento si rimanda a COLASANTO A., Il respiro universale di Madre Speranza, in l’Amore Misericordioso, Periodico, Collevalenza, novembre2005.

50 El pan 22, nov. 7°

51 Positio cap III, p. 36, nota 19.

52 Summ., teste 29, p. 386, 3.

53 Summ., teste 27, p. 364, 77-97.

54 Summ., teste 60, p. 563, 3.

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ultimo aggiornamento 11 marzo, 2008