25° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI MADRE SPERANZA

 

Testimonianze
9 febbraio 2008

 

 

Testimonianze

 

 

 

 

 

MADRE SPERANZA DI GESÙ MONTECCHIANI EAM, Superiora Generale

M. Speranza di Gesù Montecchiani eam, Superiora GeneraleCosa significa fare un’esperienza di un incontro? Certamente è una cosa impegnativa, perché richiede entrare nel mistero di un rapporto che si costruisce con la grazia di Colui che unisce i cuori e le esistenze. Mi limito, quindi, a presentare alcuni momenti che hanno segnato la mia vita.

Il mio incontro con Madre Speranza segna anche l’inizio dell’incontro con l’Amore Misericordioso. Avvicinandomi a lei mi sono sentita anche vicina a Lui, toccata da Lui, amata personalmente, scelta.

Il mio incontro con Madre Speranza è avvenuto molto presto, quando mi stavo affacciando all’adolescenza e nascevano i primi sogni. Non posso non far riferimento alla mia famiglia, semplice, laboriosa e fondata su legami forti di condivisione, di amore reciproco, di fede e disponibilità a Dio, alla croce e al sacrificio.

Io ero legatissima alla famiglia e la vedevo come la realtà più bella della vita, quindi sentivo crescere in me un grande desiderio di formare una famiglia propria.

Ben presto sono sorti problemi seri di salute, perciò mi interrogavo se fosse stato meglio avviarmi ad un lavoro o allo studio. In modo inaspettato, ebbi la possibilità di conoscere Madre Speranza, ritenuta "Santa" dalla gente del Paese. Mio fratello, che era studente di terzo liceo nel seminario di Assisi, uscì dal seminario a metà anno scolastico e tornò a casa, con grande dolore dei miei genitori.

Madre Speranza, che non conoscevamo di persona, lo mandò a chiamare chiedendo di parlare con lui e la mamma. L’incontro avvenne proprio il venerdì santo!

Mio fratello, in seguito a quell’incontro, come gli aveva chiesto la Madre, decise di venire a Collevalenza e di continuare gli studi liceali, dal momento che a giugno avrebbe dovuto fare la maturità classica. A settembre decise di entrare nella Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso.

Pochi mesi dopo, insieme alla mamma, io venni a Collevalenza per la prima volta a chiedere preghiere alla Madre per una mia giovane cugina, mamma di tre bambini molto piccoli e in stato terminale. La Madre, dopo aver ascoltato il caso, si interessò particolarmente di me, mi fece domande personali sullo stato di salute, sugli studi fatti, ecc, e affinché mi rimettessi in salute, propose di mandarmi due mesi a Genova, presso le suore che avevano un gruppetto di ragazze.

Io, molto a malincuore, partii per Genova facendo i conti alla rovescia fin dal primo giorno. Lì si faceva quasi, vita di Comunità di suore! Ma io, sebbene facessi puntualmente tutto ciò che veniva chiesto, non mi sentivo per niente integrata nel gruppo e soffrivo di stare lontano da casa.

Il 4 febbraio, era domenica pomeriggio, tutte le ragazze stavamo sbrigando delle faccende e mentre si lavorava alcune cominciarono a cantare un canto dedicato alla mamma che aveva come ritornello "il mio cuore non è per te, il mio cuore è per Gesù". La superiora disse testualmente alle ragazze di cantarlo al mio orecchio visto che non volevo sentire! La cosa mi turbò molto!

Verso le sette del pomeriggio, mi trovavo sola in sala, stavo lavando il pavimento, ad un certo punto mi fermai, guardai fuori della finestra, e vidi Via Imperiale intasata di macchine. Fu una sensazione fortissima! In quel momento ho capito che quella via era il simbolo del mondo esterno, scoperto come caos, frenesia, rumore, assenza di pace interiore; cose tutte che non permettono di essere se stessi, di sperimentare la felicità, di cogliere la verità della vita. In quel momento mi sono sentita chiamare: "lascia questo tipo di vita che tanto hai desiderato, vieni con me, nel silenzio, nella contemplazione potrai vedermi, avere la pace, la serenità profonda, potrai vivere una vita a parte con me, felice!"

Da quel momento mi sono sentita improvvisamente cambiata, diversa, sicura che Lui mi stava chiedendo questo. La prova? Ero diversa, nel cuore, nel modo di pensare e di fare, in tutto.

Ho subito deciso di seguirlo, senza rimandare:

Non sarei più tornata a casa terminati due mesi.

Ho cominciato a vivere la preghiera e i sacramenti in modo personale e profondo.

Il lavoro era diventato gioia.

Mi sono fatta aiutare da una suora alla quale avevo confidato tutto.

Decisi di lasciare tutto ed entrare in Congregazione.

Alcuni particolari li ho letti come segni speciali della presenza del Signore in questa mia storia: per volontà di Padre Alfredo, sono entrata il 15 ottobre, lo stesso giorno in cui è entrata la Madre. Questo me l’ha fatta sentire tanto vicina a me che mi ha spinto a prendere il suo nome.

Durante il noviziato e lo juniorato ho avuto la gioia di vedere quasi tutti i giorni Madre Speranza che ci trasmetteva il significato profondo dell’essere consacrate all’Amore Misericordioso, del divenire Spose di Gesù Crocefisso. Ci comunicava la sua esperienza di vita.

Lei stessa, si può dire, ci ha preparate a questo momento fondamentale della Consacrazione religiosa, intesa come rapporto sponsale con Gesù, Amore Misericordioso. I suoi insegnamenti erano sempre molto forti: ci parlava di donazione totale, di volontà di Dio, di sacrificio, di comunione profonda con lo Sposo, che è un Dio Crocefisso.

Appena la Professione temporanea mi chiese subito di studiare, perché mi voleva insegnante ed educatrice dei bambini della casa di Roma. Mi ha dato così la possibilità di cominciare a realizzare la mia maternità spirituale, sull’esempio di quanto lei faceva giorno dopo giorno con tutti coloro che avvicinava.

La Madre mi è stata particolarmente vicina con la preghiera, l’offerta del proprio sacrificio e sofferenza, soprattutto nei momenti difficili della mia vita, ad esempio i giorni della malattia e della morte di mio fratello, così pure nel periodo della mia malattia, lei di persona ha sostenuto la mia famiglia, ha pregato ed ha offerto tanta sofferenza, fino ad ottenere la Grazia.

Lungo l’esperienza della mia missione di Ancella, educatrice ed insegnante l’ho sempre sentita vicina, come madre e come maestra di vita. Le sue parole sono sempre vive in me, ricordo i suoi consigli alla vigilia dei miei voti perpetui, ricordo gli ultimi anni della sua vita, quando ci trasmetteva ricchezza del suo mondo interiore attraverso l’intensità del suo sguardo, ricordo il suo immenso amore materno per tutte e ciascuna delle sue figlie. Ricordo, infine, la grande emozione che ho provato vedendola sul letto di morte, completamente arresa all’Amore Misericordioso che per sempre l’aveva stretta tra le sue braccia, e il desiderio che ho provato, baciandole il Crocefisso che aveva sul petto, di accogliere il suo spirito, il suo amore per Cristo e per ogni fratello.

La sua immagine è costantemente viva e presente nel mio cuore e nella mia mente, come se il passare del tempo anziché offuscare i suoi tratti, li rendessi più vivi e profondi. L’Amore Misericordioso, a cui sono infinitamente grata, mi conceda di portare scolpito in me il volto materno, riflesso dell’Amore Misericordioso.

 

DON RUGGERO RAMELLA, SDFAM

Don Ruggero Ramella sdfam e P. Giovanni Ferrotti famAl momento del mio incontro con Madre Speranza, provenivo da un faticoso cammino trentennale di riflessione e di ricerca, perché venisse fuori più chiaramente per i sacerdoti diocesani in particolare, la necessità di una fraternità visibile perché il mondo credesse e noi fossimo riconosciuti discepoli del Signore, secondo quanto ci richiama Gv 13,34-35. Da questo vi riconosceranno… se avrete amore gli uni gli altri… come io vi ho amato.

Era il 15 gennaio 2005, quando giunsi a Collevalenza in pellegrinaggio con i miei parrocchiani, senza sapere un granché e solo perché era uno dei santuari dell’Italia centrale che ancora non avevamo visitato. Ne avevo sentito parlare altre volte, come della stessa Madre Speranza, ma non vi avevo mai fermata particolarmente la mia attenzione. Lì presi del materiale, in particolare la biografia della Madre di P. Giovanni Ferrotti "Madre Speranza… pane e sorriso di Dio", tanto per conoscere, ma quale fu la mia sorpresa nel leggere dell’interesse particolare della Madre per i Sacerdoti, al punto di fondare una Congregazione a questo scopo. E, ancora, la mia sorpresa di ritrovare tutto quello che aveva intessuto la mia ricerca negli anni, e addirittura ritrovare il progetto antico, che ormai credevo morto e sepolto, di una fraternità sacerdotale e di una consacrazione allo scopo di animare i sacerdoti diocesani in questo senso. In modo particolare, la mia attenzione si concentrò principalmente sui Sacerdoti diocesani Figli dell’Amore Misericordioso.

È stato un amore a prima vista, unitamente ad una chiarezza e una pace profonde, che mi ha fatto sentire che finalmente ero a casa, dopo un cammino frastagliato, e tanto lungo. Infatti ho visto confermata la mia scelta sacerdotale diocesana. Trovava finalmente il suo approdo la mia sete di fraternità sacerdotale, vissuta concretamente in una comunità che, se anche non stabile, comunque diventava un punto preciso e fermo di riferimento. Trovavo così un carisma che aveva in speciale cura il clero secolare per tutti i suoi più svariati bisogni, e, infatti, nel mio procedere vocazionale si era sviluppata in me sempre più una sensibilità verso i preti specialmente in difficoltà di qualsiasi genere.

Trovavo accolto ancora il mio desiderio di una vita più raccolta, oltre che nel tempo maggiorato, particolarmente nella tensione, sempre più aiutata a vivere la dimensione indispensabile della preghiera che nutre il rapporto con Dio e il ministero pastorale. Questo mio stesso ministero sacerdotale ha trovato una maggiore comprensione da parte mia, inteso come incarnazione della Misericordia di Dio nei confronti di tutti gli uomini, specialmente quelli più bisognosi materialmente e in particolare spiritualmente, compresi, e specialmente i preti. Anzi il dono del carisma dell’Amore Misericordioso, accogliendo anche le mie istanze sulla fraternità sacerdotale, in realtà finalmente è stato totalmente tutta una cosa nuova, molto bella di quello che cercavo. Il dono di Dio ha fatto impallidire il mio desiderio: era morto finché Dio stesso non me lo ha donato, molto al di là del mio stesso desiderio, quasi irriconoscibile per come Egli me lo ha trasformato, restituendomelo.

Venivo a trovare finalmente dove poter realizzare il mio desiderio di una dedicazione più totale a Dio, a Gesù, mediante i voti, come è sempre stato vivo nel mio cuore fin dagli albori della mia vocazione, senza far cambiare nulla esternamente alla mia appartenenza al presbiterio diocesano. Con i voti si è spinti alla santità in modo particolare per i confratelli, perché anch’essi siano santi: si prega e si offre per la loro santificazione e in riparazione dei loro peccati. Con i voti inoltre si è spinti ad essere sempre più obbedienti alla volontà di Dio, mediante il Vescovo innanzitutto, e alla Congregazione; più sponsali nel rapporto con Gesù; più poveri di sè, con però realmente 100 fratelli e sorelle, particolarmente, oltre che della diocesi, della Famiglia religiosa dell’Amore Misericordioso, e tanti aiuti fino alla morte e oltre; quanta vita di famiglia si respira nelle case delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso, da averne nostalgia quando ne sei lontano! Con i voti infine si spingono i confratelli sacerdoti diocesani a vivere di più le virtù della castità, povertà, obbedienza, che già in qualche modo abbiamo assunto come impegni, al di là del semplice precetto.

Trovai finalmente dove poter vivere Gv 13, 34.35: Amatevi … vi riconosceranno.

Finalmente, concretamente la fraternità sacramentale sacerdotale si storicizza in una comunità allo scopo di essere di per sé, già così, strumento di apostolato presso tutti i fedeli e non, ed in primis presso i sacerdoti, fattori dell’unità, richiamati all’importanza dell’unità stessa per un apostolato autentico ed efficace. Senza contare tutti i vantaggi, morali, spirituali, materiali per tutti i sacerdoti che ne sono coinvolti. Trovavo così tutta la bellezza e la convenienza che viene da un tale carisma che permette, nella stessa persona del sacerdote diocesano Figlio dell’Amore Misericordioso, di trovare uniti il clero secolare e quello religioso, gerarchicamente uniti al Vescovo nel servizio comune al popolo di Dio in una Chiesa locale. Trovai infine bello sentirsi, come Figli dell’Amore Misericordioso, mandati in missione tra i sacerdoti secolari, essendo anche uno di loro, per rendere più efficace e incisivo il carisma di servizio speciale ai sacerdoti, proprio, specifico della Congregazione.

Così quando in qualche modo tutto sembrava un po’ sbiadito, Dio me lo ha donato rinnovato: il desiderio di contemplazione e dedicazione totale a Dio con i voti e la consacrazione religiosa, la fraternità-comunità sacerdotale al ministero sacerdotale diocesano, ossia i tre carismi della mia storia vocazionale. Guardandomi indietro, vedo ora che nulla è stato vano delle mie svariate esperienze, e che il Signore mi ha condotto dove Lui ha voluto, non lasciando mai che si spegnesse la luce che Lui stesso aveva acceso. Sono convinto che, per me e con tutti noi, con questa vocazione di raggiungere il massimo della sua realizzazione a cui Dio l’ha chiamato fin dal principio, sia per le conseguenze spirituali nelle nostre persone, sia per gli strumenti eccellenti fornitici per il nostro apostolato, come la vita comune e la testimonianza carismatica di una vocazione religiosa particolarmente presso il clero diocesano.

Un ultimo pensiero di gratitudine, prima di concludere, a Madre Speranza. La ringrazio per essere stata per me strumento meraviglioso per raggiungere la Volontà di Dio e con essa la pace e la gioia del cuore. Fino a tre anni fa eravamo praticamente dei perfetti estranei, da tre anni a questa parte l’ho scoperta madre, e me stesso figlio, ma appunto, guardandomi indietro e constatando le tante e straordinarie coincidenze o, per meglio dire, provvidenze, sono ora convinto che ella, Madre Speranza, ha cominciato ad essermi madre da tanto tempo, perlomeno da quando, ciò che si è andato chiarendo in me in tanti anni, ella lo aveva sentito e realizzato, come dire che prima che io lo pensassi ella lo aveva già pensato e preparato anche per me, insieme al buon Gesù Amore Misericordioso. Grazie Madre Speranza!

 

TESTIMONIANZA DI M. LUISA ZANARDI

M. Luisa ZanardiMi chiamo Maria Luisa. Voglio testimoniare un evento che, grazie all’intercessione di Madre Speranza, posso ancora oggi raccontarlo con grande amore e gioia.

Ero in stato interessante di 5 mesi quando avvertii dei disturbi che il dottore di famiglia non era riuscito a diagnosticare. Era la seconda gravidanza. Decisi quindi di recarmi da Madre Speranza, la quale nel vedermi, prima che gli esponessi i miei disturbi, mi prese per le mani e mi chiese quanto stavo soffrendo soprattutto la notte. Io rimasta stupita della sua domanda, gli riferii tutti i miei disturbi che avevo sia durante il giorno e soprattutto la notte. Mi disse che tutto dipendeva da una grande intossicazione che stava mettendo in serio pericolo la vita del figlio in grembo. A quel punto mi disse che dovevo bere l’Acqua del pozzo di Collevalenza, nei seguenti orari: la mattina a digiuno e la notte. Oltre a berla mi aveva detto che dovevo usarla anche per fare il bagno e che assolutamente non la dovevo far mancare per nessun motivo fino alla nascita. Iniziai subito a fare come mi aveva prescritto madre Speranza e avvertii immediatamente il beneficio…

Purtroppo, un’abbondante nevicata con gelo non mi permise, per un mese, di andare a prendere l’Acqua e iniziai a peggiorare di nuovo. Appena mi è stato possibile sono ritornata da Madre Speranza; ero all’ottavo mese di gravidanza. Appena mi vide mi disse: "Cocchina mia, tu non hai bevuto l’Acqua come ti avevo detto". Le ho spiegato le motivazioni. Lei ha aggiunto che il bambino era in pericolo di vita e che l’intossicazione stava prendendo anche a lui. A questo punto mi disse: "Questo bambino dobbiamo salvarlo, io pregherò tanto"…

Tornata a casa preoccupata, dopo un po’ di giorni, durante la notte mi accadde qualcosa di veramente bello e straordinario. Ero appena salita in camera al piano superiore, quando mi addormentai sempre con i soliti dolori e fastidi. Fu quella notte che feci un sogno bellissimo… Vidi entrare nella mia camera madre Speranza e altre suore… Le suore si disposero a semicerchio di fronte al mio letto. A quel punto iniziarono a recitare l’Ave Maria… Io mi sentivo sollevata dal mio letto e all’improvviso non sentii più i disturbi che avevo… Terminato di pregare, senza dirmi nulla, Madre Speranza se ne andò… A quel punto mi sono trovata seduta sul mio letto, sveglia, senza alcun dolore. Ero talmente emozionata per l’accaduto, che pensai subito alle parole della Madre quando mi disse: "Questo bambino bisogna salvarlo".

Arrivò il giorno del parto e fu chiamato d’urgenza il pediatra perché i problemi riscontrati nel bambino erano preoccupanti. Il dottore ordinò di dare subito da bere al bambino l’Acqua Sangemini. Io invece gli feci bere l’Acqua di Collevalenza… e nel giro di pochi giorni le condizioni migliorarono, fino a guarire. Dopo poco tempo, portai mio figlio da Madre Speranza che, appena lo vide, disse: "Questo è il bambino del miracolo"!

TESTIMONIANZA DEI CONIUGI ANAPIO E FRANCESCA SABATINI

Anapio Sabatini"L’attimo di una esperienza meravigliosa". Anno 1965. La Basilica dell’Amore Misericordioso era stata aperta al culto da poco tempo. Nel tardo pomeriggio di un giorno festivo io e mia moglie Francesca, nel ritornare a Perugia, decidemmo di fare una visita al Santuario, anche per vedere la nuova Basilica.

Ci ricordiamo che la chiesa era deserta. Noi sostammo in fondo vicino ad uno degli ingressi sulla sinistra, in un punto scarsamente illuminato e da li potevamo vedere tutto l’insieme della chiesa ed avere quindi una migliore visuale. Nessun commento tra noi, regnava solo un grande silenzio. Ad un certo punto vedemmo uscire dalla sinistra Madre Speranza e un gruppo di 8 o 9 persone. Provammo grande sorpresa e piacere nel vederla… Quando questo gruppo di visitatori era quasi al centro della Basilica, Madre Speranza si staccò da loro, venne verso di noi sorridendo, poi, posata una mano sulla spalla di mia moglie, disse: "Coraggio figliola… tutto andrà bene!!!". Ci salutò con una carezza e ritornò tra il gruppo dei visitatori.

In quei giorni mia moglie insegnante elementare fuori ruolo, si stava preparando, con poca speranza, per la terza volta al concorso. I precedenti non avevano dato i risultati sperati. Usciti dalla Basilica, prima di risalire in macchina, chiesi a mia moglie il perché Madre Speranza aveva pronunciato quelle parole. Lei mi disse che stava pregando silenziosamente Nostro Signore di aiutarla a superare questo esame e, nel vedere comparire Madre Speranza, gli venne spontaneo formulare dentro di sé la frase: "Cara Madre, mettici una mano anche tu!".

Il concorso andò bene! Tutto questo ha destato in noi una profonda riconoscenza nei confronti di Nostro Signore Gesù Cristo che si è servito di questa Sua umile serva per far conoscere a tutti noi quanto sia grande ed eterno il suo Amore Misericordioso.

 

TESTIMONIANZA DI UNA COPPIA DI FIDANZATI:
SIMONE RENGO E STEFANIA TORTOIOLI

Simone:

Stefania Tortoioli e Simone RengoMi chiamo Simone e premetto una cosa: fino a qualche tempo fa non sono stato un grandissimo frequentatore di Chiesa né di preti, anzi eravamo su due rette parallele. Dio, Gesù, la fede erano cose che riguardavano loro, la vita, invece, era quello che riguardava me.

Ricordo che, fin da piccolo, nella mia famiglia sentivo raccontare un episodio relativo a Madre Speranza. Un fratello di mia nonna aveva perso un figlio in un incidente stradale nei primi anni 70. Era figlio unico ed aveva solo vent’anni, quando i genitori erano abbastanza grandi di età. Mia nonna per far trascorrere al fratello e alla cognata un periodo di distrazione l’aveva invitati a casa sua. Durante questo soggiorno, un giorno vennero al Santuario, videro Madre Speranza che si fece loro incontro dicendo queste testuali parole: "Coraggio un grande dolore vi ha colpiti ma ora una grande gioia vi allieterà!". Otto mesi dopo nacquero due gemelle.

Pur conservando questo ricordo legato a Madre Speranza e al Santuario, la vita mi ha poi portato distante…, fin quando, attraverso un evento molto doloroso della mia vita, è iniziato il mio cammino di conversione. È stato ad un certo punto di questo itinerario che si è inserita Madre Speranza con l’esempio della sua vita e con il suo messaggio.

Nel muovere i primi passi verso la conversione, c’era sempre una domanda che mi assillava: tutti parlano di questo Dio, ma chi è questo Dio? Che vuole? Che cosa ha a che fare con noi? Poi, leggendo il libro di Padre Giovanni ("Madre Speranza, pane e sorriso di Dio") ed altri testi della Madre, mi sono accorto che lei mi sta insegnando chi è veramente Dio; un Dio che, nonostante tutti i nostri tradimenti, tutti i nostri voltafaccia, tutte le nostre debolezze, ci aspetta sempre in maniera paziente e con immenso amore. Questo per me è un messaggio importantissimo: se ciascuno di noi riuscisse a capire e a custodire questo messaggio nel proprio cuore, nulla ci farebbe più paura, la vita diventerebbe bella, ogni incontro diventerebbe dono, tutto diventerebbe DONO!

Stefania:

Noi abbiamo frequentato il corso per fidanzati qui a Collevalenza, ed è stata un’esperienza bellissima, molto particolare…

Ripensando a Madre Speranza, vorrei raccontare un piccolo episodio in cui ho sperimentato che Dio non ci lascia mai soli e come, in questo Santuario, sento sempre di essere ascoltata.

Era un periodo in cui vivevo una forte ansia, avevo fatto una analisi e attendevo con paura il risultato… Venivo qui e pregavo, chiedendo aiuto per questo. Arrivò la mattina in cui dovevo andare a ritirare queste analisi. Mi sono svegliata ma, poco dopo, mi sono riaddormentata e ho fatto un sogno. Ho sognato il Crocefisso dell’Amore Misericordioso. Ho visto scendere dal Crocefisso tanti semi colorati, così tanti che avevano riempito tutto l’altare e cadevano in terra. L’ho sentito come un messaggio tanto positivo, tant’è vero che poco dopo mi hanno chiamato dall’ospedale dicendomi che era tutto a posto!

Dopo pochi giorni mi sono fidanzata con Simone e credo che uno dei semi sicuramente era proprio lui.

 

SINDACO DI SANTOMERA:

José MarÍa Sánchez Artés, Sindaco SantomeraSpero di avere le forze sufficienti per raccontare le grazie che ho avuto da Madre Speranza…

Racconto la mia esperienza personale vissuta nel 2001.

Mi piaceva molto andare in bicicletta, quando, un giorno, mi accadde di avere un incidente. Un camion mi travolse e rimasi schiacciato da una ruota del camion. Il camionista non mi vide e si fermò solo perché qualcuno lo avvertì facendogli segno. Mentre ero lì, incastrato sotto la ruota, il primo pensiero andò alla mia famiglia ed il secondo fu quello che non sarei riuscito a sopravvivere. In quel drammatico momento, mi venne spontaneo rivolgere un pensiero a Madre Speranza, mi raccomandai a lei chiedendole di aiutarmi, la implorai che mi avesse aiutato a sopravvivere.

Arrivarono i soccorsi e fui trasportato urgentemente in una clinica. Qui i medici dissero ai miei familiari che non c’era niente da fare. Mia madre aveva una fascia di quelle con cui la Madre si bendava la mano, me la diede e io la tenni con me durante tutti e tre gli interventi che dovetti subire. La cosa che sorprese tutti fu, innanzitutto, che io riuscii a sopravvivere e poi che riuscii a recuperare a pieno tutte le mie facoltà.

Oggi, con questa testimonianza - che non era in programma e a cui tra l’altro non pensavo - desidero dire che quanto è avvenuto nella mia vita è certamente una grazia ottenuta per intercessione di Madre Speranza.

Da maggio scorso, sono il Sindaco di Santomera, il paese natale della Madre e questo mi fa sentire ancor di più affetto nei suoi confronti: tutto ciò che potrò fare per lei, lo farò certamente senza riserva.

TESTIMONIANZA DI SEVERINA ZAFFARAMI

Severina Zaffarami, alamApprodare a Collevalenza e avvicinarsi al carisma dell’Amore Misericordioso è sempre una grande grazia. Inizialmente si crede di esservi arrivati per caso; ma poi, con il tempo, si comprende che un caso non è e che siamo stati strumento del disegno d’Amore di Dio su di noi…

La prima e l’ultima volta in cui mi sono trovata dinanzi alla Madre è stato quel freddo giorno di febbraio dell’83, mi sono fermata davanti al Suo corpo nella Cripta e qualche cosa si è mosso in me: non riuscivo a distaccarmi dalla sua vista ed il cuore mi batteva un po’ più forte.

Appena un anno dopo moriva mia madre; i giorni successivi mentre stavo mettendo in ordine la sua camera, in un cassetto, fra le altre cose, trovai un libricino verde, consunto dall’uso, le cui pagine erano state rimesse insieme con un pezzetto di scotch: era la Novena all’Amore Misericordioso… Cominciai a sfogliarlo, leggerlo e molte frasi mi colpivano, ma una più di tutte "nelle Tue mani mi rimetto: fa di me ciò che è a Te gradito". Lo conservo ancora: mia madre non poteva lasciarmi un’eredità più ricca di questa.

Da quel momento Collevalenza divenne un polo di attrazione, una meta sempre più frequente: andavo là come quando andavo a casa di mia madre per cercare protezione e sicurezza…

Negli anni ’90 sono "approdata" alle Piscine come volontaria, nel ’96 entravo a far parte della nascente Associazione Laici dell’Amore Misericordioso. Contemporaneamente per qualche tempo, ho insegnato alle postulanti provenienti dall’India e dalla Romania: anche questa esperienza mi ha arricchita molto. Nel ’97 in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, insieme a S. Ecc. Mons. Domenico Cancian, ho accompagnato i giovani a Parigi facendo un po’ da interprete. Questa nuova esperienza mi ha riempita di ottimismo: ho sentito che finché ci saranno giovani come quelli, per il mondo ci sarà speranza. Ho fatto tutte queste esperienze così, quasi per caso, inizialmente senza rendermene conto e invece stavo dando una svolta alla mia vita: è stato l’inizio di un grande cammino…

Così sono andata alla difficile Scuola di Misericordia… Ho dato un valore particolare al Sacramento della Riconciliazione… Ho capito che con Gesù si vince quando si perde, che Lui ti è più vicino quando ti senti "povero e solo". Ho scoperto il grande valore della preghiera che è vero sostentamento insieme all’Eucaristia e alla Parola di Dio. Ho capito che non si può amare Gesù se non si ama il prossimo, di cui bisogna essere servi, considerandosi però servi inutili.

Non è certo un cammino facile, ma adesso che ho trovato l’acqua che disseta non posso tornare indietro, devo procedere e, con l’aiuto di Dio, cerco di andare avanti ripetendomi giorno per giorno, in ogni azione e pensiero il motto della Congregazione "Tutto per Amore".

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ultimo aggiornamento 18 marzo, 2008