LA MISERICORDIA DI DIO
RIVELATA NELL'ANTICA ALLEANZA
   
 

P. Aurelio Pérez fam

 

 

 

Con questa rubrica proponiamo di vedere la rivelazione della misericordia del Signore attraverso una selezione di pagine dell’Antico Testamento (NdR)

 

 

 

 

 

12. "UNA FIAMMA D’AMORE DEL SIGNORE" (Ct 8,6)

IL CANTICO  DEI CANTICI

Il Cantico dei Cantici è un libretto ispirato, tutto dedicato alla celebrazione dell’amore ("il canto più bello", la più bella canzone d’amore ispirata da Dio, Parola di Dio)1. Può avere varie interpretazioni: l’amore tra un uomo e una donna (è quello che appare d’immediato), l’amore tra Dio e il suo popolo (come nei profeti), l’amore tra Dio e una singola persona. L’amore è allo stesso tempo umano e divino, e interessa tutto l’essere: corpo, affetti, spirito, cioè la persona tutta in un crescendo ideale di reciproca donazione mai compiuta2.

Nel Cantico si raccolgono in modo armonico e si fondono bene: natura, corpo e sesso; sentimenti ed emozioni; desideri, sogni e realtà; volontà, impegno, fedeltà. Si tratta di un amore che è "fiamma di JHWH" (8,6).

È la celebrazione della fedeltà monogamica (non molto presente neanche nell’A.T.) come amore appassionato, oltre l’erotismo e l’idealismo romantico. Per questo ha ispirato e continua a ispirare coppie (cristiane e non), persone celibi e consacrate, mistici, uomini e donne che vogliono imparare ad amare.

La storia un po’ travagliata del riconoscimento della canonicità e dell’ispirazione del Cantico rispecchia il carattere paradossale del libro, che può apparire allo stesso tempo come il più profano (parla di Dio solo una volta: 8,6) e come "il più santo dei libri santi".

Il verbo "amare" dilaga nel libro. La donna arriva a dire: mio diletto, amore dell’anima mia (cf Ct 1,7; 3,1-4). L’uomo la chiama: amica, compagna mia (Ct 1,9.15), sposa, fidanzata (Ct 4,8-12), sorella mia (cf. Ct 4,8-12). Il linguaggio del corpo è estremamente variegato e delicato. Perfino il cosmo è coinvolto. E’ cantato tutto il mistero dell’amore.

La dinamica di questo amore si sviluppa in un cammino a tre tappe: innamoramento, crisi, compimento.

La donna alla fine chiede: "Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio" (8,6). Vuol dire: considerami per te come "sigillo". Il sigillo - portato al dito su di un anello (Gen 41,42; Sir 32,6-7; Ger 22,24), o legato al braccio come un bracciale, o pendente dal collo sul cuore e gelosamente custodito mediante una catenella (Gen 38,18; Pr 3,3) – identificava la persona e ne autenticava i documenti (1Re 21,8; Ag 2,23; cf Gb 41,7-9). È come dire: prendimi come tua particolarissima proprietà dalla quale tu non ti separi più, che porti sempre con te e della quale ti servi per autenticare i desideri, i pensieri del cuore, le azioni. Portami come porti le parole dello Shema che devono essere fisse nel cuore, legate alla mano come un segno e come un pendaglio davanti agli occhi, scritte sugli stipiti delle case (cf Dt 6,6-9). Come la Nuova Alleanza scritta nel cuore (Ger 31,33).

Questo "perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione" (8,6). Si instaura una lotta tra l’amore e la morte. Alla fine vince il primo, perché "le grandi acque non possono spegnere l’amore" (8,7)3. L’amore infatti viene prima, viene da JHWH, come fiamma sua (8,6), cioè la "fiamma più ardente che ci sia" 4. L’amore è la fiamma del Signore, una scintilla di JHWH.

Ci viene rivelato il perché della forza dell’amore ed è aperta la strada alla grande rivelazione che sarà esplicitata nel Nuovo testamento: l’amore è invincibile perché è fuoco che viene da Dio (cf 1 Gv 4,17; Es 3, il roveto ardente) e viene da Dio perché Dio è amore (1 Gv 4,8.16).

Dinanzi a tutte le devianze e le aberrazioni del rapporto d’amore uomo-donna, il Cantico "tiene alto il senso e la speranza indefettibile dell’Amore vero, che è sempre casto; della bellezza incancellabilmente scritta in ogni corpo di uomo e di donna; della tenerezza e delle carezze amorose e rigeneratrici; dei baci puri e della passione ardente e accogliente dell’intero essere di uno/a per l’essere intero dell’altra/o" 5

Comprendiamo perché Shir ha-Shirim (= "il canto dei canti", cioè il canto più bello che ci possa essere) è "Parola di Dio". Siamo riportati al "Principio", al piano originario di Dio, prima del disordine del peccato, prima della "durezza del cuore" (cf Mt 19,8), nella trasparenza innocente della creazione, ove l’uomo e la donna "erano nudi ma non ne provavano vergogna" (Gn 2,25).

Questa canzone delle canzoni canta l’amore, finalmente redento dalla tirannia autodistruttiva di un eros impazzito e svincolato dall’intenzione originaria del Creatore (che ha fatto tutto buono, anche l’eros), e lo apre alla rivelazione più alta, quella della stessa natura di Dio che è Amore6. Nel Cantico c’è tutto lo splendore e la bellezza della creazione uscita dalle mani di Dio (vedi le bellissime immagini prese dalla natura).

Secondo rabbì ‘Aqibah il mondo intero non ha tanto valore quanto il giorno in cui fu dato ad Israele il Cantico dei Cantici. E Origene aggiungeva:

"Beato, certo colui che entra nel Santo, ma molto più beato colui che entra nel Santo dei santi; beato colui che osserva il Sabato dei sabati (=l’anno sabbatico o giubilare); e allo stesso modo beato colui che comprende i cantici e li canta – giacché chi li canta li canta nelle solennità -, ma molto più beato colui che canta il Cantico dei cantici"7

La tradizione sia giudaica che cristiana hanno interpretato, a pieno diritto, il significato simbolico dell’amore umano, quando hanno letto il Ct come una celebrazione dell’amore nuziale del Signore per Israele o per Gerusalemme, vista come la sposa; o come un poema dell’amore del Messia, nello Spirito Santo, per la sua Chiesa-sposa, di cui è icona Maria (Lc 1,34-35; Ap 22,17); o come una serie di "Canzoni" tra l’anima e lo sposo divino (cf S. Giovanni della Croce)8.

Sono bellissimi e luminosi i testi della Madre Speranza, che ci presentano i colloqui di una persona innamorata del suo Signore:

Desidera vedere di nuovo "el Amado de mi alma", ascoltarne "la dolce voce" e si turba quando non la percepisce più9.

Si sente avvolta dal profumo che solo l’Amato sa preparare, il balsamo dell’amore:
«Di nuovo, Gesù mio, consegno la mia anima al tuo spirito perché tu possa crescere in me, certa che se non ti disturbo tu mi invaderai, crescerai e ti diffonderai nel mio cuore, lo ungerai e profumerai con il profumo che solo tu sai preparare per lasciare l’anima assorta in te, incapace di rendersi conto di quanto accade attorno a lei.
Profuma, Gesù mio, il mio cuore con quella unzione spirituale con la quale tu stesso sei unto, con quel tuo balsamo d’amore che fa sgorgare dal cuore frasi consolanti di amore al proprio Dio.
Fa, Gesù mio, che la mia anima esca da me per entrare in te e in questa fornace del tuo divino amore, sia purificata da ogni impurità, diventi incandescente, ardente e malleabile alle tue divine ispirazioni; illuminata da te brilli sempre del vivo splendore del tuo amore, della tua carità e del sacrificio, illuminando con essi quanti mi avvicinano»10.

Ascolta "un canto nuziale", una "melodia udita solo da chi la canta e da colui al quale viene cantata":
«Vorrei poterle spiegare, Padre mio, ciò che sento nell’anima vicino a Gesù e queste delizie dell’amore, ma è impossibile, poiché non si tratta di parole che si esprimono con le labbra, ma di un giubilo del cuore. Non sono semplici espressioni, ma esultanza di gioia in cui si fondono, secondo il buon Gesù, non le voci, ma le volontà.
Lui dice, Padre, che le delizie dell’amore non si possono descrivere, né comunicare, perché sono una melodia che viene compresa solo da chi la canta e da colui al quale viene cantata. Io credo sia una melodia nuziale che esprime il dolcissimo e casto abbraccio di due anime, l’unione dei sentimenti e la reciproca corrispondenza degli affetti. Che emozione forte, padre mio! quanto è grande la felicità che si sperimenta in tale stato! Amiamo Dio in se stesso perché Egli si doni con grande trasporto alla nostra anima»11.

Beve al costato di Gesù-Sposo "qualcosa come un liquore che la rende come ubriaca"12.

Percepisce le "dolci e soavi carezze"13 dello Sposo.

Poesia? Senz’altro, come lo è ben alta quella del Cantico, ma contemporaneamente altissima e realissima esperienza mistica, di unione totale, spirito anima e corpo, con il Signore della gloria, lo Sposo verso cui tende il desiderio ardente di ogni uomo e donna e della Chiesa-Sposa, che insieme allo Spirito grida: "Vieni Signore Gesù!" (Ap 22,17-20).


1 Cf DOMENICO CANCIAN, Eros, philia e agape "nella storia d’amore che la Bibbia ci racconta", relazione al Convegno sulla Deus Caritas est, Collevalenza 2006.

2 Cf V. MANNUCCI, Il Cantico dei Cantici, Elle Di Ci, 1983; ed anche G. RAVASI, Il cantico dei Cantici, Edb Bologna 1992.

3 "Se le Grandi Acque non possono spegnere l’Amore, né i fiumi sommergerlo, dal momento che le grandi acque e i fiumi sono un indubitabile segno di morte, vuol dire che, nonostante tutta la sua forza, la Morte è finalmente vinta dall’Amore… L’Amore non cade mai, non finisce mai (1Cor 13,8). L’Amore non è minimamente comparabile con il denaro. L’avvenire escatologico non è dello Sheol, ma dell’Amore (Ct 8,6-7)" (F. ROSSI DE GASPERIS, Prendi il libro e mangia, EDB Bologna n. 18, p. 61)

4 L’espressione infatti può essere resa con un superlativo: cf Sal. 3,7.

5 F. ROSSI DE GASPERIS, Prendi il libro e mangia, EDB Bologna n. 18, p. 58. Si leggano anche le bellissime pagine 60-65 sull’interpretazione simbolica.

6 Cf tutta la prima parte della Deus Caritas est di Benedetto XVI.

7 ORIGENE, Omelie sul Cantico dei cantici, Città Nuova, Roma 1990, 36.

8 Cf F. ROSSI DE GASPERIS, Prendi il libro e mangia, EDB Bologna n. 18, p. 62

9 El Pan 18, Diario, n. 1476.

10 El Pan 18, Diario, n. 783-785.

11 El Pan 18, Diario, n. 1390-1391.

12 El Pan 18, Diario, n. 1444.

13 El Pan 18, Diario, n. 1157.

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ultimo aggiornamento 29 aprile, 2008