MADRE SPERANZA
E I SACERDOTI
   
 

P. Mario Gialletti fam

 

Collevalenza, 10 febbraio 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Madre Speranza e i Sacerdoti

Vorrei sottolineare un evento che a voi sicuramente non è sfuggito, una indicazione della Chiesa che coincide con questo 25° anniversario della morte della Madre e che a me suona come un ulteriore riconoscimento e apprezzamento della Chiesa verso la nostra amata Madre. Oggi è diventata scelta della Chiesa e del Magistero quello che la Madre aveva iniziato e sognato fin dal lontano 18/12/1927.

Il giorno 8 dicembre 2007 il Card. Cláudio Hummes, Prefetto della congregazione per il Clero, a nome del Papa, inviava a tutti i Vescovi del mondo una Lettera con la quale invitava a suscitare nella Chiesa "un movimento di preghiera, che ponga al centro, l’adorazione eucaristica continuata nell’arco delle ventiquattro ore, in modo che, da ogni angolo della terra, sempre si elevi a Dio, incessantemente, una preghiera di adorazione, ringraziamento, lode, domanda e riparazione, con lo scopo precipuo di suscitare un numero sufficiente di sante vocazioni allo stato sacerdotale e, insieme, di accompagnare spiritualmente - a livello del Corpo Mistico -, con una sorta di maternità spirituale, quanti sono già stati chiamati al sacerdozio ministeriale e sono ontologicamente conformati all’unico Sommo ed Eterno Sacerdote". Proseguiva la lettera dicendo: " Si chiede, quindi, a tutti gli Ordinari diocesani, … insieme all’urgenza di un’azione comune in favore del sacerdozio ministeriale, di farsi parte attiva e promuovere veri e propri cenacoli in cui chierici, religiosi e laici, si dedichino, uniti fra loro, e in spirito di vera comunione, alla preghiera, sotto forma di adorazione eucaristica continuata, anche in spirito di genuina e reale riparazione e purificazione".

«L’adorazione eucaristica in riparazione e per la santificazione del clero »; «per la riparazione delle mancanze dei sacerdoti e in modo particolare per le vittime delle gravi situazioni di condotta morale e sessuale di una piccolissima parte del clero».

Molti di voi probabilmente hanno visto le trasmissioni di Santoro ad Annozero sui preti pedofili e sui preti omosessuali.

È questo l’aspetto che il cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il clero, sottolinea in particolare nell’intervista a L’Osservatore Romano con la quale annuncia l’iniziativa. «Chiediamo a tutti – ha spiegato – di fare l’adorazione eucaristica per riparare davanti a Dio quello che di grave è stato fatto e per accogliere di nuovo la dignità delle vittime. Sì, abbiamo voluto pensare alle vittime affinché ci sentano vicini. Ci riferiamo soprattutto a loro».

Il card. Hummes richiama i «fatti veramente molto gravi» segnalati negli ultimi anni, pur se, osserva, «problemi ce ne sono sempre stati perché siamo tutti peccatori» e va comunque ricordato «che neppure l’uno per cento (uno su 200 preti; mezzo prete su 100 preti!) ha a che fare con problemi di condotta morale e sessuale. La stragrande maggioranza dei preti non ha nulla a che vedere con fatti di questo genere».

Ma precisa ancora il card. Hummes: La preghiera di riparazione, in ogni caso, da sempre «fa parte della tradizione della Chiesa». La questione, piuttosto, è di offrire a tutti i sacerdoti «aiuto spirituale per continuare a vivere la propria vocazione e la propria missione nel mondo di oggi».

Due cose - quindi - che da sempre fanno parte della tradizione della Chiesa:

– la preghiera e l’offerta di riparazione di persone che incarnano così la loro "maternità/paternità spirituale" nei confronti dei sacerdoti;

– l’aiuto spirituale, fraterno e fattivo per continuare a vivere la propria vocazione e la propria missione nel mondo di oggi;

Offro a voi su questo fatto l’opportunità di una duplice riflessione:

1 nella storia della Chiesa tutto questo è stato sempre presente

2 in Madre Speranza ha acquistato una forma giuridica, istituzionalizzata.

 

1     Nella storia della Chiesa tutto questo è stato sempre presente.

Un accenno alla tradizione; elenco solo alcuni nomi:

Sant’Agostino (354-430) e santa Monica,

Dopo la conversione, egli ha detto con gratitudine: "La mia santa madre, tua serva, non mi ha mai abbandonato. Ella mi partorì con la carne a questa vita temporale e col cuore alla vita eterna. Ciò che sono divenuto e in che modo, lo devo a mia Madre!".

Il cardinale Nicola Cusano (1401-1464), vescovo di Bressanone, non fu solo un grande politico della Chiesa, rinomato legato papale e riformatore della vita spirituale del clero e del popolo del secolo XV, ma anche un uomo del silenzio e della contemplazione. In un "sogno" gli fu mostrata quella realtà spirituale che ancora oggi vale per tutti i sacerdoti e per tutti gli uomini: il potere dell’abbandono, della preghiera e del sacrificio delle madri spirituali nel segreto dei conventi.

L’inglese Eliza Vaughan, (+1853) , madre di famiglia e donna dotata di spirito sacerdotale, ci offre un esempio particolarmente significativo di quanto le vocazioni sacerdotali devono essere chieste con la preghiera.

Convinta della potenza della preghiera silenziosa e fedele, riservava ogni giorno un’ora all’adora­zione nella cappella di casa, pregando per le vocazioni nella sua famiglia. Divenendo madre di sei sacerdoti e quattro religiose, fu abbondantemente esaudita. Morta nel 1853.

La Beata Maria Deluil Martiny (1841-1884), verso la metà dell’800, fu una delle precorritrici della cosidetta "opera per i sacerdoti" per il rinnovamento del sacerdozio. Scrisse: "Offrirsi per le anime è bello e grande! Ma offrirsi per le anime dei sacerdoti ... è talmente bello e grande che si dovrebbero avere mille vite e mille cuori! ... Darei volentieri la mia vita solo affinché Cristo potesse trovare nei sacerdoti ciò che si aspetta da loro! La darei volentieri anche se uno solo potesse realizzare perfettamente il piano divino in lui!". In effetti, a soli 43 anni, ella sigillò con il martirio la sua maternità spirituale. Le sue ultime parole furono: "È per l’opera, l’opera per i sacerdoti!".

Santa Teresa di Lisieux (1873-1897) "Se dei santi sacerdoti ... mostrano con il loro comportamento di aver bisogno estremo di preghiere, cosa bisogna dire di quelli che sono tiepidi" (A 157). In una delle sue lettere incoraggiava la sorella Celina: "Viviamo per le anime, siamo apostoli, salviamo soprattutto le anime dei sacerdoti ... preghiamo, soffriamo per loro e, nell’ultimo giorno, Gesù sarà riconoscente" (LT 94).

La venerabile Luisa Margherita Claret de la Touche (1868-1915) racconta che il 5 giugno 1902, durante un’adorazione, le era apparso il Signore: "Io lo avevo pregato per il nostro piccolo noviziato e lo avevo supplicato di darmi alcune anime che avrei potuto plasmare per Lui. Egli mi rispose: ‘Ti darò anime di sacerdoti’. Gesù continuò a spiegare: ‘Come 1900 anni fa ho potuto rinnovare il mondo con dodici uomini - essi erano sacerdoti - così anche oggi potrei rinnovare il mondo con dodici sacerdoti, ma dovranno essere sacerdoti santi’".I sacerdoti dovrebbero coltivare l’unione fra loro, essere un cuore ed un’anima e mai ostacolarsi l’un l’altro".

Una grande mistica belga, Berta Petit (1870-1943), un’anima di espiazione poco conosciuta.  

Fin da quando era una ragazza di quindici anni, Berta durante ogni S. Messa pregava per il celebrante: "Mio Gesù, fa’ che il Tuo sacerdote non Ti rechi dispiacere!". Nel 1893, partecipando alla S. Messa di mezzanotte in un’altra parrocchia, prometteva solennemente al Signore: "Gesù, vorrei essere un olocausto per i sacerdoti, per tutti i sacerdoti, ma in particolare per il sacerdote della mia vita".

Gesù, nella sua Chiesa, ha chiamato a questa vocazione innumerevoli donne oranti, come per esempio Suor Consolata Betrone, Clarissa Cappuccina di Torino(1903-1946). Gesù le disse: "Il tuo compito nella vita è dedicarti ai tuoi fratelli. Consolata, anche tu sarai un buon pastore e devi andare alla ricerca dei fratelli smarriti per riportarmeli". Consolata offrì tutto per loro, "i suoi fratelli" sacerdoti e consacrati, che erano nel bisogno spirituale.

Una delle sante moderne, Maria Concezione Cabrera de Armida, Conchita, (1862-1937), che Gesù per anni ha preparato ad una maternità spirituale per i sacerdoti. In futuro, ella sarà di grande importanza per la Chiesa universale.

Gesù, una volta, spiegò a Conchita: "Ci sono anime che hanno ricevuto l’unzione attraverso l’ordinazione sacerdotale. Però ci sono … anche anime sacerdotali che hanno una vocazione senza avere la dignità o l’ordinazione sacerdotale. Loro si offrono in unione con me ... Queste anime aiutano spiritualmente la Chiesa in maniera poderosa. Tu sarai madre di un gran numero di figli spirituali, ma essi costeranno al tuo cuore come mille martiri. … Offriti come olocausto per i sacerdoti, unisciti al mio sacrificio per ottenere per loro le grazie" ...

Ancora un esempio nella vita di Alessandrina da Costa (1904-1955), beatificata il 25 aprile 2004; dimostra in maniera impressionante la forza trasformatrice e gli effetti visibili del sacrificio di una ragazza malata e abbandonata. Nel 1941 Gesù l’aveva pregata dicendo: "Figlia mia, a Lisbona vive un sacerdote che rischia di condannarsi per l’eternità; lui mi offende in maniera grave. Chiama il tuo padre spirituale e chiedigli il permesso perché io ti faccia soffrire durante la passione in modo particolare per quell’anima".

2     In Madre Speranza ha acquistato una forma giuridica, istituzionalizzata.

E anche questo sotto un duplice aspetto:

– la fondazione di una Congregazione per i sacerdoti

– la sua offerta con voto di vittima per i peccati dei sacerdoti e per la loro santificazione.

Il primo aspetto:

la fondazione di una Congregazione per i sacerdoti!

La Congregazione dei FAM, fondata nel 1951, con uno scopo ben preciso: il fine primario dei Religiosi FAM è l’unione con il clero diocesano, l’aiuto fraterno per fomentare la fraternità sacerdotale, in piena comunione col proprio Vescovo; e il sostegno vicendevole nel cammino verso la santità evangelica, che consiste nel diventare misericordiosi come il Padre (cf Lc 6,36).

Le modalità della missione sacerdotale

La missione sacerdotale dei FAM si attua nelle seguenti modalità.

– Accogliere nelle case della Congregazione i sacerdoti, sia per brevi soste (gratuite), sia per permanenze stabili, in modo fraterno così che possano sentirsi in esse come nella propria famiglia.

– Sostenere la dimensione spirituale – specialmente dei sacerdoti più giovani – tramite l’animazione fraterna e gratuita di ritiri, giornate di spiritualità, corsi di esercizi spirituali.

– Accogliere e assistere sacerdoti anziani e malati che intendono ritirarsi nelle apposite strutture della Congregazione.

– Favorire e promuovere incontri fraterni con i sacerdoti, collaborare nel loro ministero, offrire gli aiuti opportuni.

– Trattare i sacerdoti con rispetto e attenzione (specialmente quando sono in difficoltà), pregare per loro e, seguendo l’esempio della Madre, offrirsi al Signore per loro col voto di vittima.

– Accogliere nella Congregazione, tramite la professione dei voti e la pratica della vita comune, Sacerdoti che, continuando ad appartenere alla loro Diocesi, accolgono la chiamata a diventare Figli dell’Amore Misericordioso. Questa specifica consacrazione come "Sacerdoti Diocesani Figli dell’Amore Misericordioso" (SDFAM) costituisce la forma più alta di comunione tra vocazione sacerdotale e vocazione religiosa. E questo con grande vantaggio per l’unità di vita del sacerdote, per il presbiterio e per la Congregazione religiosa.

Così scrive Madre Speranza nelle Regole per la fondazione della congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso:

Il fine principale di questa Congregazione è l’unione tra il clero secolare e i religiosi Figli dell’Amore misericordioso; questi metteranno tutto il loro insegnamento nel fomentare tale unione, saranno per loro veri fratelli, li aiuteranno in tutto, più con i fatti che con le parole.

I sacerdoti del clero secolare – con il beneplacito dei propri Vescovi – potranno essere accolti nelle varie case di questa Congregazione sempre che desiderino trascorrere un periodo più o meno lungo tra i Figli dell’Amore misericordioso o per rimettersi o con lo scopo di riposare e ritemprare lo spirito nella pace della casa religiosa.

Questo, come ogni altra opera di carità senza limite che i Figli dell’Amore misericordioso sono tenuti a compiere, sarà fatto unicamente ed esclusivamente per amore di nostro Signore Gesù Cristo e per la santificazione di questa famiglia religiosa, alla quale potranno unirsi con voti i sacerdoti del clero secolare che lo desiderino, per poter progredire più facilmente nella propria santificazione e potersi dare completamente al proprio ministero, liberi dalle preoccupazioni materiali e dai pericoli dai quali – disgraziatamente – la maggior parte di essi sono circondati.

I sacerdoti della Congregazione si dedicheranno al proprio ministero; saranno formati nello spirito di carità, di abnegazione e di amore ai sacerdoti del clero secolare; si andranno abituando a sentirli come veri fratelli. Uniti ai sacerdoti del clero secolare che hanno emesso già i voti avranno vivo interesse di lavorare con il clero giovane; li prepareranno perché sappiano meglio disimpegnare il loro ministero e difendersi dai numerosi pericoli che incontreranno una volta fuori del seminario. Tratteranno questi giovani con vero amore di fratelli, con molta carità e prudenza, senza dimostrare stupore, fastidio o timore esagerato quando li vedessero angustiati e deboli di fronte a qualche miseria umana. Con i caduti si comportino come padri affettuosi e comprensivi della loro debolezza, senza scoraggiarli, ma animandoli perché sappiano difendersi con più facilità, e infondendo in essi amore e confidenza nell’Amore misericordioso che tanto ha fatto e fa per gli uomini, avendo compassione delle loro miserie.

Perché sia efficace questo lavoro con i sacerdoti del clero secolare i Figli dell’Amore misericordioso devono essere ben convinti che fra tutte le opere di carità, che devono esercitare a grande beneficio dell’umanità, la principale resta per essi l’unione con il clero secolare; nel vincolo poi di questa unione fraterna, eserciteranno con entusiasmo, e solo per amore a nostro Signore, tutte le altre opere di carità.

I religiosi facciano in modo che i sacerdoti del clero secolare si sentano nella casa religiosa come in casa propria, senza badare di quale diocesi siano né da dove vengano, sempre premurosi che non manchi loro il necessario né moralmente né materialmente. Tutto questo sia praticato senza dar mai ad intendere di far loro «la carità», ma per un obbligo che hanno verso di essi e per vera amicizia fraterna; per i più bisognosi abbiano premure addirittura materne.

Procurino di essere per essi di stimolo e di incoraggiamento nel cammino della perfezione: siano per essi luce che illumina. Si sforzino di far si che il proprio lavoro sia sempre vivificato dallo spirito interiore dell’orazione perché è proprio nell’orazione che si impara la scienza del vivere uniti con il nostro Dio; è lì che si impara a rinnegare se stessi e i propri terreni desideri per uniformarsi con quelli del nostro Dio; è nella orazione che si impara il metodo di santificare ogni nostra attività.

I sacerdoti con permanenza fissa nella casa religiosa dovranno contribuire al proprio sostentamento e necessità materiali nella misura delle loro possibilità; se essi non posseggono nulla o nulla percepiscono né dalle rispettive diocesi né dal loro patrimonio, i religiosi si rivolgeranno alle Curie diocesane alle quali appartengono perché queste diano un sussidio per il sostentamento dei propri sacerdoti.

Nel caso che le Curie si trovassero nella impossibilità di dare tale aiuto, i religiosi si informino se almeno il Vaticano possa dare qualcosa per questi sacerdoti, o appurino se già non lo avesse dato e il sacerdote non lo avesse dichiarato.

Se, dopo aver fatto tutto questo, un sacerdote si trovasse ancora nella impossibilità di essere assistito, la Congregazione lo accolga con cuore di madre.

Con il dovuto permesso dell’Ordinario del luogo i religiosi della Congregazione – compresi sempre i sacerdoti del clero secolare con voti che fanno vita di comunità – promuovano una volta al mese una giornata di ritiro e una volta all’anno un corso di esercizi spirituali da praticarsi insieme.

In tale occasione i sacerdoti della Congregazione non potranno percepire nessun compenso per la permanenza dei sacerdoti diocesani nella casa religiosa; non potranno neanche accettare offerte di S. Messe per questo scopo, perché sarebbe lo stesso che ricevere denaro.

Se qualcuno manifesta il desiderio di offrire qualche S. Messa in favore della casa religiosa, potrà farlo, ma applicando egli stesso il divin Sacrificio in suffragio delle anime dei sacerdoti e dei religiosi del mondo intero che si trovassero in Purgatorio.

Si eviterà così che i Figli dell’Amore Misericordioso possano mirare, sia pure nel più piccolo gesto, a un interesse materiale.

Sarà loro permesso ricevere come elemosina per la casa religiosa solo quello che le Curie diocesane determinassero di dare per i propri sacerdoti anziani accolti nella casa religiosa, stando però sempre attenti che non ci sia nessuna differenza tra i sacerdoti anziani aiutati dalle proprie diocesi e quelli non aiutati: se mai una preferenza ci potesse essere, essa dovrebbe usarsi per questi ultimi.

Stiano davvero tanto attenti i religiosi di questa Congregazione perché non subentri mai in essa l’amore all’interesse materiale, né l’attacco al benessere delle case religiose.

E mai dicano o permettano che si dica: «Si è fatta la carità a un sacerdote del clero secolare».

Il secondo aspetto:

la sua offerta con voto di vittima per i peccati dei sacerdoti

e per la loro santificazione.

A me fa impressione che negli scritti della Madre non ci sia un altro progetto - neanche quello della fondazione - del quale la Madre ne parli tanto quanto del problema dei sacerdoti in difficoltà, dei sacerdoti con le loro debolezze e con i loro peccati e per i quali la Madre si sente radicalmente coinvolta fino al voto di vittima. Non è che la Madre pensasse che i sacerdoti sono quelli che fanno più peccati, ma era profondamente convinta che un peccato di un sacerdote può fare un male immenso e dà immenso dolore al Signore.

Nei suoi scritti la Madre ne parla numerosissime volte, ben 67 in un arco di anni che va dal 1927 al 1974, 10 volte nel 1952, 3 nel 1953, 13 nel 1954, 30 volte nel Diario, 11 volte nelle Circolari, 7 in Reflexiones, 6 nelle Lettere personali, 5 nel Libro delle usanze, 3 nelle Orazioni, 3 in documenti vari, 1 nelle Costituzioni.

Ve ne ripropongo alcuni brani:

18 dicembre 1927 - Diario: Questa notte mi sono distratta e il buon Gesù mi ha detto, che non debbo desiderare altro che amarlo e soffrire, per riparare le offese che riceve dal suo amato clero. Debbo far si che quanti vivono con me sentano questo desiderio di soffrire e offrirsi come vittime di espiazione per i peccati che commettono i sacerdoti del mondo intero. (18/3)

10 novembre 1939 - Lettera al P. Juan Postíus, cmf: Chieda, padre mio, al buon Gesù che mi voglia concedere la grazia che io mai cerchi né potenza né consolazione ma solo poter soffrire ogni giorno di più in riparazione dei peccati che commettono i sacerdoti del mondo intero. (19/646)

18 gennaio 1940 - Lettera alla Srta. María Pilar de Arratia –Bilbao: E’ vero, Pilar, che, per la bontà del buon Gesù, ho sofferto e sto soffrendo in questo letto [ormai da 2 mesi], però io ho goduto e godo una grande pace perché posso soffrire insieme al buon Gesù per la salvezza delle anime, specialmente per quelle dei poveri sacerdoti del mondo intero. Per loro – ormai da tanto tempo – mi sono offerta come vittima di espiazione. Per questo posso dirti, figlia mia, che da sempre mi sento molto attratta dal poter soffrire ma mai quanto adesso che ho la sensazione di vedere il buon Gesù chiedermi con tanto amore e con tanta insistenza di poter soffrire con Lui o – meglio – accanto a Lui … (19/75)

21 marzo 1941, Giovedì Santo – Diario [si parlava del rischio che la Autorità ecclesiastica potesse emettere il decreto di soppressione della nuova Congregazione nascente e la Madre aveva pregato che, se fosse arrivata questa condanna, le fosse comunicata proprio il Giovedì santo, nello stesso giorno che Gesù fu condannato. In quella occasione così sofferta la sua preghiera e la sua preoccupazione più forte era un’altra]: Gesù mio, oggi, giovedì santo, rinnovo l’offerta fatta al mio Dio nel 1927, quale vittima per i poveri sacerdoti che si allontanano da Lui o l’offendono gravemente. Ti chiedo, Gesù mio: non lasciarmi un solo istante senza sofferenze o tribolazioni e fa che la mia vita sia un martirio continuo, lento, ma doloroso, in riparazione delle offese di queste povere anime e per ottenere loro la grazia del pentimento. (18/610)

4 ottobre 1941 – Diario: Ti prego, Gesù mio, abbi pietà di me e non lasciarmi sola in questi momenti di aridità e oscurità. Ti cerco, Gesù mio, ma non ti trovo; ti chiamo e non ti sento; sono finite per me le dolcezze del mio Dio. Che tormento, Gesù mio! Quale martirio! Solo tu lo sai apprezzare e a te offro tutto in sconto delle mie ingratitudini e delle offese che ricevi dai sacerdoti del mondo intero. (660)

28 novembre 1941 - Diario: Dio mio, accetto di cuore tutte le prove, le tribolazioni e le angosce che permetterai mi accadano; le accetto in riparazione dei peccati di tutti i sacerdoti. (700)

28 gennaio 1942 – Diario [le condizioni di salute della Madre si erano molto aggravate e gli stessi medici la consideravano in punto di morte]: Ho convinto il medico a lasciarmi morire in casa, poiché questi mi diceva che, umanamente, non c’era più rimedio…. Così ho ricevuto il viatico, l’estrema unzione e la benedizione papale. Le figlie piangevano nella mia stanza ed io ho cominciato a pensare che fosse arrivato il momento di lasciare sole le mie povere figlie, giovani e perseguitate e ho provato una pena terribile, al pensiero di dover morire così presto senza poter soffrire ancora di più per i poveri sacerdoti che hanno avuto la disgrazia di offendere il mio Dio. (18/714-715)

15 giugno 1942 – Diario: Gesù mio, fissa lo sguardo soltanto sul fatto che i poveri sacerdoti che ti offendono, deboli nello spirito e nell’amore per te, sono molti e che io desidero soffrire costantemente in riparazione delle offese di questi tuoi poveri ministri. Concedimi, Gesù mio, la grazia di vivere continuamente nel dolore e di morire arsa dal tuo amore e che le tue croci, tutte quelle che vorrai mandarmi, mi servano per amarti di più e insegnare agli altri che la scienza dell’amore s’impara nel dolore. (18/794-795)

25 marzo 1944- Diario [al tempo dei bombardamenti su Roma]: Che sofferenza, Gesù mio… Quanto poco ti ho imitato, Gesù mio, anche se affermo di volerti amare tanto, tanto! Dov’è il mio amore? Eppure tante volte ti dico di voler soffrire in riparazione delle offese che ricevi dai poveri sacerdoti del mondo intero, quando invece non sono capace di accettare con gioia le sofferenze che tu mi mandi! Dimentica i miei errori e fa’ che muoia d’amore, dopo una lunga vita sommersa nel dolore, facendo sempre la tua divina volontà, preoccupata solo di farti contento, senza dare eccessivo peso alla vita o alla morte, quando si tratta di darti gloria; fa’ che la mia anima sia infiammata continuamente dal tuo amore e dal tuo esempio. (18/918-919)

Anno 1949 - Riflessioni: Pregate perché questa vostra madre possa conseguire di vivere totalmente dedita ad amare il Nostro Dio e pregate perché Lui mi conceda la grazia di poter vivere sommersa nel dolore, in riparazione delle offese che Lui riceve dai sacerdoti del mondo intero. (09/319)

15 agosto 1951 – Diario [il giorno della fondazione della Congregazione fam ]: Questi stessi tre emettono i loro voti, secondo le Costituzioni, nella stessa cappella. Li ha ricevuti sua eccellenza il Vescovo di Todi che il giorno antecedente aveva imposto loro l’abito. Mi sono distratta e tutto il tempo della cerimonia l’ho trascorso fuori di me e unita al buon Gesù, al quale ho chiesto di benedire questi tre figli e la nascente Congregazione. Ho anche rinnovato la mia offerta di vittima volontaria per le offese che il buon Gesù riceve dai sacerdoti del mondo intero. (18/1080-1081)

6 maggio 1952 – Diario: Oggi, Gesù mio, è un grande giorno perché un figlio con generosità si è offerto come vittima di espiazione per i sacerdoti deboli del mondo intero. Gesù mio, accetta la generosa vittima e, col tuo amore e la tua misericordia, perdona, dimentica e non considerare le offese di queste anime che, accecate dalla forza delle passioni, hanno dimenticato che sono a te consacrate. Fa’ che questa vittima, che oggi si è generosamente offerta per loro, corra sempre verso il dolore come un assetato e che la tua bellezza, la tua bontà, la tua misericordia e il tuo amore catturino il suo cuore e vi accendano il forte e ardente fuoco dell’amore. Concedi anche a me tanto amore, sofferenze, angustie e dolori, per poter riparare in qualche modo le offese dei poveri sacerdoti che, oppressi dal vizio o dalla passione, hanno avuto, e forse hanno ancora, la disgrazia di offenderti. Ti chiedo, come sempre, di non applicare quanto soffro o faccio in questo mondo, in riparazione delle offese che disgraziatamente ti ho arrecato io stessa; questa espiazione e riparazione, Gesù mio, conservamela per il purgatorio, poiché nell’eternità non potrò soffrire per i tuoi sacerdoti ed espiare in loro favore…! (18/1306-1309)

13 maggio 1952 – Diario: Solo Gesù ha potuto valutare il dolore che ho provato quando sua eccellenza, l’Arcivescovo di Fermo, mi ha detto che non era più disposto ad aiutarmi… profondamente addolorata, mi sono congedata da lui pregando il buon Gesù di accettare questo mio dolore in riparazione delle offese dei sacerdoti del mondo intero e per il trionfo della mia amata Congregazione. (18/1337)

29 settembre 1953 – Circolari: Chiedete al buon Gesù che si degni concedermi una vita lunga ma piena di dolori, di angustie e di sofferenze per poter con questo riparare in qualche maniera le offese che il nostro buon Padre ha ricevuto e riceve dai suoi sacerdoti, dai religiosi e dalle religiose; chiedete anche … (20/487)

16 novembre 1953 – Circolari: Pregate tutti perché questa vostra madre viva sempre abbracciata alla croce, in una sofferenza continua, sempre il riparazione delle offese che il nostro Dio riceve dai suoi sacerdoti del mondo intero. (20/505)

Anno 1955 - Mortificazioni: Nessuno quanto noi è obbligato a riparare per i peccati del ns. prossimo, specialmente per quelli dei poveri sacerdoti del mondo intero che hanno avuto la disgrazia di offendere il nostro Dio e per quelli che lo stanno ancora offendendo. Offriamoci ogni giorno come vittima per i peccati che commettono i sacerdoti, con l’unico desiderio di riparare in qualche modo l’offesa che il peccato ha fatto al nostro Dio. (16/37-38)

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 29 aprile, 2008