FESTA DEL SANTUARIO DELL'AMORE MISERICORDIOSO

 S. E. Mons. Domenico Cancian

Sua Eccellenza Mons. Domenico Cancian,

vescovo di Città di Castello

Omelia in Collevalenza per la festa del Santuario

27 ottobre 2008

Dio è Padre buono che tutto crea e sostiene con amore eterno e fedele

La Parola di Dio, carissimi fratelli, ci fa comprendere il significato della Festa del­l’Amore Misericordioso che stiamo celebrando.

1. Dio è Padre buono che tutto crea e sostiene con amore eterno e fedele.
È Padre dalle viscere materne, ossia Padre e Madre, Padre materno, Amore Misericordioso ci suggerisce Madre Speranza. Il profeta Isaia infatti predice che Dio manderà a noi il suo Servo per realizzare la nuova ed eterna Alleanza con l’umanità.
Il Figlio – Servo farà risorgere il paese, dirà ai prigionieri: uscite! e a quanti sono nelle tenebre: venite fuori!
Gesù realizzerà questa profezia quando risusciterà Lazzaro, quando dirà: "Io sono la risurrezione e la vita, chi segue me non cammina nelle tenebre", quando crocifisso e sepolto risusciterà lui stesso da morte, come primizia e primogenito di coloro che credono in lui.
Gesù, buon Pastore, realizza la parola del profeta portando il suo popolo sulla strada giusta, sui pascoli erbosi, proteggendolo dalla calura del sole e conducendolo alle sorgenti d’acqua. "Giubilate, o cieli; rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha pietà dei suoi miseri". Come una madre buona mai dimentica il suo bambino e le sue viscere materne sempre si commuovono dinanzi al figlio del suo grembo, soprattutto se bisognoso di cure, così, molto di più, ama ciascuno di noi il Signore.
Questa Parola, che il profeta Isaia proclama a nome di Dio, ha commosso profondamente S. Teresina di Gesù Bambino e Madre Speranza, due donne consacrate che, per volontà di Dio, hanno assaporato e testimoniato la bellezza di Dio Padre buono e tenera madre. Il mondo di oggi, inaridito da una concezione della vita immaginata come se Dio non ci fosse o come fosse un Dio lontano, ossia né padre, né madre, ne ha particolarmente bisogno. Senza un Dio vicino il nostro bisogno di essere amati sul serio, resta scoperto e cerca invano altri soddisfazioni.
Il Salmo ci ripete: "Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature… Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto". Basta credere questo per trovare il fondamento sicuro della vita e della speranza.

2. La notissima parabola del padre misericordioso propone in maniera scultorea la vera immagine di Dio, quella che solo Gesù, il Figlio, poteva rivelarci. Un’immagine che continua a sorprenderci e che ha spinto Madre Speranza a realizzare questo stupendo Santuario.
"Quando (il figlio perduto) era ancora lontano, suo padre lo vide, ed ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò". Con questi cinque verbi Gesù ci dipinge in modo straordinariamente chiaro il volto di Dio Padre, anzi con essi ci rivela il suo cuore.

Quando il figlio era ancora lontano. Il Padre, non smette di pensarlo e amarlo. Soffre con lui e più di lui. Ma il suo amore paziente aspetta in un silenzio e una sofferenza, mai rinfacciati. Aspetta perché lascia libero il figlio e rispetta le sue scelte e i suoi tempi. L’aveva lasciato partire con i suoi beni senza una parola di rimprovero e senza fargli domande. Certamente non è paternalista.

Il padre vede per primo il figlio. È rimasto sempre con gli occhi aperti e il cuore in attesa di quel ritorno. Dice Madre Speranza: come se non potesse essere felice senza quel figlio… disgraziato! Anzi la lontananza sembra aver fatto crescere ancora di più l’amore, più che se fosse rimasto a casa.

– Appena lo vide, ebbe compassione. Il Padre sente una profonda compassione viscerale, avverte l’amore della madre che ha portato nel grembo per 9 mesi quel figlio, tutto suo ed ora quasi irriconoscibile. È il sussulto del­l’amore viscerale che non guarda, non conta il male fatto, ma solo il grande bisogno di rigenerarlo e ricrearlo bello e felice.

Gli si gettò al collo. Poteva essere superfluo. No. Il gettarsi al collo del figlio vuol significare che il padre riversa tutta la piena del suo amore misericordioso su quell’uomo, lo stringe a sé con tutto il suo calore e gli ridona la vita.

E lo baciò. È il gesto che esprime in modo chiaro il "ti voglio bene più che mai, tu sei mio figlio ancora di più". E’ il bacio dell’amore paterno e materno.

Il padre non fa finire la confessione del peccato. Subito fa iniziare una grande, inattesa festa. Il "facciamo festa" ritorna tante volte in questa parabola per metterci davanti quello che sia il padre sia il figlio desiderano: essere felici, fare festa insieme, ritrovarsi come padre e come figlio.
Ma manca l’altro fratello. Il padre incontro anche a lui, lo supplica. Ma il figlio gli rimprovera che non doveva accoglierlo. Il padre gli fa presente che è anche suo fratello. La parabola non ci dice se sia entrato a far festa anche lui, ci dice che la festa si fece in modo davvero sfarzoso, ponendo così almeno tre interrogativi ai suoi lettori:

ci credi tu sul serio che Dio è un Padre così?

Ti lasci abbracciare e festeggiare, oppure continui a rimanere lontano da questo Padre?

Stai imparando dal Padre ad accogliere anche il fratello che sbaglia?

Concludiamo con le parole di S. Paolo. Se Dio è così buono, di che e di chi abbiamo paura? Se il Padre ci ha donato il Figlio e ha lasciato che noi lo mettessimo in croce, non ci donerà ogni cosa? Se Gesù intercede per noi, chi e che cosa potrà separarci dal suo amore?

Il fondamento della vita cristiana è la fede certa, la fiducia totale, l’abbandono pieno nelle braccia del Padre misericordioso, come fece Gesù prima di morire: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Questo abbandono fiducioso, come un bambino nelle braccia del papà e della mamma, è l’atteggiamento che dà più gioia al Signore e offre sicurezza più bella a tutti noi. "Forte è il suo amore per noi e la sua fedeltà dura in eterno" (Sal 116). "Come un olivo verdeggiante mi abbandono alla fedeltà di Dio" (Sal 51).

"Fa, Gesù mio, che tutti gli uomini abbiano la fortuna di poterti conoscere come tu sei e che tutti vedano in te la vera immagine del Padre del figlio prodigo"

(M. Speranza, preghiera per il Santuario).

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ultimo aggiornamento 22 novembre, 2008