LA PAROLA DEL PAPA

Benedetto XVI      

 

Il dialogo interreligioso tra cattolici e musulmani è cosa lunga e difficile da costruire perché vi sono diversità teologiche profonde, limiti insuperabili di ciascuna fede, che vanno rispettati. Dialogare è possibile ma su come convivere, stare insieme, ciascuno con la propria diversità, ricuperando valori e principi condivisi.

Non appare praticabile né giusto un dialogo interreligioso, mentre è sostenibile, auspicabile e praticabile il dialogo tra le culture ascoltandosi senza pregiudizi, rispettandosi con una sincera volontà di conoscere e comprendere per offrire agli uomini del nostro tempo "un servizio autentico di pace e di riconciliazione".

Cattolici e musulmani sono chiamati ad essere strumenti di amore ed armonia tra i credenti e per tutta l’umanità – così uno dei quindici punti della dichiarazione finale del 1° Seminario del Forum Islamo-Cattolico conclusosi il 6 novembre all’ Università Gregoriana di Roma – rigettando ogni forma di oppressione, violenza e terrorismo, soprattutto quello commesso in nome della religione, e sostenendo il principio di giustizia per tutti.

Benedetto XVI ha voluto incontrare personalmente le delegazioni cattolica e musulmana che hanno partecipato al seminario organizzato dal Forum cattolico-musulmano, istituito dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e da rappresentanti dei 138 leaders musulmani che firmarono la "lettera aperta" ai leaders cristiani del 13 ottobre 2007.

In apertura dell’ udienza due rappresentanti dell’ Islam, un sunnita e uno sciita si sono rivolti al Papa per sottolineare che la convivenza pacifica deve essere l’obiettivo delle due religioni.

Seyyed Hossein Nasr, professore di studi islamici nella Gorge Washington University, ha sostenuto: "Il fine della pace è comune tra le nostre due religioni e siamo qui proprio nella speranza di ottenere la pace tra Cristianità e Islam".

Dopo aver sottolineato gli aspetti comuni delle due religioni, Nasr ha riconosciuto che "entrambe le nostre storie sono state inframmezzate da periodi di violenza e quando la religione è stata forte nelle nostre società, diverse forze politiche hanno perpetrato la violenza nel suo nome e in taluni casi, questa violenza è stata legittimata dalle autorità religiose.

Certamente non possiamo affermare che la violenza sia stata prerogativa di una sola religione". Nasr ha, poi, evidenziato le diverse esperienze della cristianità rispetto al­l’islam relativamente all’umanesimo secolare e al razionalismo associato all’illuminismo, aggiungendo: "Forse possiamo imparare qualcosa ciascuno dall’altro…dovremmo unirci nella lotta alla desacralizzazione e alle forze antireligiose del mondo moderno e questo sforzo congiunto dovrebbe avvicinarci".

Il Gran Mufti della Bosnia ed Erzegovina, Mustafà Ceri´c, consapevole delle differenze e senza minimizzarle, sostenendo tuttavia la "inevitabilità dell’ incontro tra cattolicesimo e islam" ha auspicato che "il nostro dovrebbe essere un tempo per guarire il cuore, non per uccidere la mente".

Benedetto XVI nel prendere la parola ha sottolineato che questo incontro " è un segno della stima reciproca e del desiderio di ascoltarci gli uni gli altri con rispetto e con la consapevolezza che rappresenta un ulteriore passo avanti nel cammino verso una maggiore comprensione tra musulmani e cristiani" ed ha esortato con forza, cristiani e musulmani, a lavorare insieme per promuovere il rispetto della dignità della persona umana e dei suoi diritti fondamentali nonostante le differenti posizioni antropologiche e teologiche sostenendo che c’è un vasto campo in cui si può agire concordemente.

"Solo a partire dal riconoscimento della centralità della persona e della dignità di ogni essere umano, - ha sottolineato il Papa - rispettando e difendendo la vita, che è il dono di Dio e che quindi è sacra sia per i cristiani sia per i musulmani, solo a partire da questo riconoscimento possiamo trovare un terreno comune per costruire un mondo più fraterno, un mondo in cui i contrasti e le differenze vengano risolti in maniera pacifica e in cui la forza devastante delle ideologie venga neutralizzata".

La mia speranza - ha detto Benedetto XVI – è che questi diritti umani fondamentali siano tutelati per tutte le persone in ogni luogo e i leaders politici e religiosi hanno il dovere di assicurare il libero esercizio di questi diritti.

"La discriminazione e la violenza che ancora oggi i credenti sperimentano in tutto il mondo e le persecuzioni spesso violente di cui sono oggetto sono atti inaccettabili e ingiustificabili – ha ribadito Il Papa - tanto più gravi e deplorevoli quando vengono compiuti nel nome di Dio. Il nome di Dio può essere solo un nome di pace e fratellanza, giustizia e amore. Siamo chiamati a dimostrare, con le parole ma soprattutto con i fatti, che il messaggio delle nostre religioni è indubbiamente un messaggio di armonia e di comprensione reciproca. È fondamentale che lo facciamo, per evitare di minare la credibilità e l’efficacia non solo del nostro dialogo, ma anche delle nostre religioni stesse."

È questa un concetto forte del pensiero ratzingeriano. È la via dei valori e dei principi condivisi.

È la via del dialogo delle culture, l’unica immediatamente percorribile.

Benedetto XVI spera sinceramente che iniziative come il Forum servano ad ampliare il dialogo, per superare le incomprensioni, i pregiudizi del passato e a correggere le immagini spesso distorte dell’ altro per educare tutti e specialmente i giovani a costruire un futuro comune.

"Amore di Dio e amore del prossimo"

Benedetto XVI

Discorso del Papa ai partecipanti al forum cattolico-musulmano promosso dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso

Sala Clementina - Giovedì, 6 novembre 2008

Cari Amici,

Sono lieto di accogliervi questa mattina e vi saluto tutti cordialmente. Ringrazio specialmente il cardinale Jean-Louis Tauran, Shaykh Mustafa CeriÊ e il signor Seyyed Hossein Nasr per le loro parole. Il nostro incontro si svolge a conclusione dell’importante seminario organizzato dal "Forum Cattolico-Musulmano", istituito dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e da rappresentanti dei 138 leader musulmani che hanno firmato la lettera aperta ai leader cristiani del 13 ottobre 2007. Questo incontro è un chiaro segno della nostra stima reciproca e del nostro desiderio di ascoltarci gli uni gli altri con rispetto.

Posso assicurarvi che ho seguito nella preghiera i progressi del vostro incontro, consapevole che esso rappresenta un ulteriore passo avanti nel cammino verso una maggiore comprensione tra musulmani e cristiani, nell’ambito di altri incontri regolari che la Santa Sede promuove con diversi gruppi musulmani. La lettera aperta "Una parola comune tra voi e noi" ha ricevuto numerose risposte e ha suscitato un dialogo, iniziative e incontri specifici, volti ad aiutarci a conoscerci più profondamente gli uni gli altri e a crescere nella stima per i nostri valori condivisi. Il grande interesse suscitato da questo seminario è per noi un incentivo ad assicurare che le riflessioni e gli sviluppi positivi che emergono dal dialogo tra cristiani e musulmani non siano limitati a un gruppo ristretto di esperti e di studiosi, ma vengano trasmessi come un prezioso legato per essere messi al servizio di tutti, affinché rechino frutto nel modo in cui viviamo ogni giorno.

Il tema che avete scelto per l’incontro - "Amore di Dio e amore del prossimo: la dignità della persona umana e il rispetto reciproco" - è particolarmente significativo. È stato tratto dalla lettera aperta, che presenta l’amore di Dio e l’amore del prossimo come centro sia dell’Islam sia del Cristianesimo. Questo tema evidenzia in maniera ancora più chiara le fondamenta teologiche e spirituali di un insegnamento centrale delle nostre rispettive religioni.

La tradizione cristiana proclama che Dio è Amore (cfr. 1 Gv 4, 16). È per amore che ha creato tutto l’universo, e con il suo amore si fa presente nella storia umana. L’amore di Dio è divenuto visibile, manifestato in maniera piena e definitiva in Gesù Cristo. Così egli è disceso per incontrare l’uomo e, pur rimanendo Dio, ha assunto la nostra natura. Ha donato se stesso per restituire la piena dignità a ogni persona e per portarci la salvezza. Come potremmo spiegare il mistero dell’incarnazione e della redenzione se non con l’Amore? Questo amore infinito ed eterno ci permette di rispondere dando in cambio tutto il nostro amore: amore verso Dio e amore verso il prossimo. Questa verità, che consideriamo fondante, è ciò che ho voluto evidenziare nella mia prima Enciclica, Deus Caritas est, poiché è un insegnamento centrale della fede cristiana. La nostra chiamata e la nostra missione sono di condividere liberamente con gli altri l’amore che Dio ci prodiga senza alcun merito da parte nostra.

Sono ben consapevole che musulmani e cristiani hanno approcci diversi nelle questioni riguardanti Dio. Tuttavia, possiamo e dobbiamo essere adoratori dell’unico Dio che ci ha creato e che si preoccupa di ogni persona in ogni parte del mondo. Insieme dobbiamo mostrare, con il rispetto reciproco e la solidarietà, che ci consideriamo membri di un’unica famiglia:  la famiglia che Dio ha amato e riunito dalla creazione del mondo fino alla fine della storia umana.

Mi ha fatto piacere sapere che durante questo incontro avete saputo adottare una posizione comune sulla necessità di adorare Dio totalmente e di amare gli uomini e le donne in modo disinteressato, specialmente coloro che soffrono e sono nel bisogno. Dio ci chiama a lavorare insieme per le vittime delle malattie, della fame, della povertà, dell’ingiustizia e della violenza.

Per i cristiani l’amore di Dio è inscindibilmente legato all’amore dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, di tutti gli uomini e le donne, senza distinzione di razza e cultura. Come scrive san Giovanni: "Se uno dicesse: "Io amo Dio", e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede" (1 Gv 4, 20). Anche la tradizione musulmana è piuttosto chiara nell’incoraggiare l’impegno pratico a servire i più bisognosi e prontamente ricorda la propria "regola aurea": la vostra fede non sarà perfetta se non farete agli altri ciò che volete per voi stessi.

Pertanto, dovremmo lavorare insieme nel promuovere il rispetto autentico per la dignità della persona umana e per i diritti umani fondamentali, sebbene le nostre visioni antropologiche e le nostre teologie giustifichino ciò in modi differenti. Vi è un grande e vasto campo in cui possiamo agire insieme per difendere e promuovere i valori morali che fanno parte del nostro retaggio comune. Solo a partire dal riconoscimento della centralità della persona e della dignità di ogni essere umano, rispettando e difendendo la vita, che è il dono di Dio e che quindi è sacra sia per i cristiani sia per i musulmani, solo a partire da questo riconoscimento possiamo trovare un terreno comune per costruire un mondo più fraterno, un mondo in cui i contrasti e le differenze vengano risolti in maniera pacifica e in cui la forza devastante delle ideologie venga neutralizzata.

Auspico, ancora una volta, che i diritti umani fondamentali vengano tutelati per tutte le persone ovunque. I leader politici e religiosi hanno il dovere di assicurare il libero esercizio di questi diritti nel pieno rispetto della libertà di coscienza e della libertà di religione di ciascuno. La discriminazione e la violenza che ancora oggi i credenti sperimentano in tutto il mondo e le persecuzioni spesso violente di cui sono oggetto sono atti inaccettabili e ingiustificabili, tanto più gravi e deplorevoli quando vengono compiuti nel nome di Dio. Il nome di Dio può essere solo un nome di pace e fratellanza, giustizia e amore. Siamo chiamati a dimostrare, con le parole ma soprattutto con i fatti, che il messaggio delle nostre religioni è indubbiamente un messaggio di armonia e di comprensione reciproca. È fondamentale che lo facciamo, per evitare di minare la credibilità e l’efficacia non solo del nostro dialogo, ma anche delle nostre religioni stesse.

Prego affinché il "Forum Cattolico-Musulmano", che ora con fiducia sta compiendo i suoi primi passi, possa diventare sempre più uno spazio di dialogo e che ci aiuti a percorrere insieme il cammino verso una conoscenza sempre più piena della Verità. Questo incontro è anche un’occasione privilegiata per impegnarci in una ricerca più profonda dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo, condizione indispensabile per offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo un servizio autentico di riconciliazione e di pace.

Cari amici, uniamo i nostri sforzi, animati da buona volontà, al fine di superare ogni incomprensione e disaccordo! Decidiamoci a superare i pregiudizi del passato e a correggere l’immagine spesso distorta dell’altro che ancora oggi può creare difficoltà nei nostri rapporti; lavoriamo gli uni con gli altri per educare tutte le persone, specialmente i giovani, a costruire un futuro comune! Possa Dio sostenerci nelle nostre buone intenzioni e permettere alle nostre comunità di vivere con coerenza la verità dell’amore, che costituisce il cuore del credente ed è la base del rispetto della dignità di ogni persona! Possa Dio, Colui che è misericordioso e compassionevole, assisterci in questa impegnativa missione, proteggerci, benedirci e illuminarci sempre con la potenza del suo amore!

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ultimo aggiornamento 16 dicembre, 2008