2009 - 19 giugno - 2010 - ANNO SACERDOTALE

P. Mario Gialletti fam

 

"Un anno sacerdotale"

annunciato dal Papa Benedetto XVI il 16 marzo 2009

e indetto il 19 giugno 2009

"... per favorire la tensione dei sacerdoti verso la perfezione spirituale

dalla quale soprattutto dipende l’efficacia del loro ministero"

 

Madre Speranza e i Sacerdoti

Già dall’8 dicembre 2007 il Card. Cláudio Hummes, Prefetto della congregazione per il Clero, a nome del Papa, aveva inviato a tutti i Vescovi del mondo una Lettera con la quale invitava a suscitare nella Chiesa "un movimento di preghiera, … con lo scopo precipuo di suscitare un numero sufficiente di sante vocazioni allo stato sacerdotale e, insieme, di accompagnare spiritualmente … quanti sono già stati chiamati al sacerdozio ministeriale".

Si tratta di offrire a tutti i sacerdoti un aiuto spirituale per continuare a vivere la propria vocazione e la propria missione nel mondo di oggi, creando veri e propri cenacoli in cui ci si dedichi alla preghiera, sotto forma di adorazione eucaristica continuata, anche in spirito di genuina e reale riparazione e purificazione.

Due cose – quindi – che da sempre fanno parte della tradizione della Chiesa:

– la preghiera e l’offerta di riparazione di persone che incarnano così la loro "maternità/paternità spirituale" nei confronti dei sacerdoti;

– l’aiuto spirituale, fraterno e fattivo per continuare a vivere la propria vocazione e la propria missione nel mondo di oggi.

A 25 anni dalla morte della Madre Speranza questo orientamento della Chiesa a me suona come un ulteriore riconoscimento e apprezzamento della Chiesa verso la nostra amata Madre. Oggi è diventata scelta della Chiesa e del Magistero quello che la Madre aveva iniziato e sognato fin dal lontano 18/12/1927.

Propongo su questo una riflessione articolata in tre punti:

1  nella storia della Chiesa questa preoccupazione per la santità dei sacerdoti è stata sempre presente;

2  in Madre Speranza ha acquistato una forma giuridica, istituzionalizzata, avendo fondato una Congregazione proprio per la santificazione dei sacerdoti, mediante l’unione di questi suoi religiosi con i sacerdoti del clero secolare;

3  ha incentrato il carisma di questa sua congregazione nel desiderio di offrire se stessi per la santificazione dei sacerdoti, offrendosi come vittima al Signore, con un quarto voto riproposto con molto calore. S. Pietro Nolasco (1180-1245) fondò l’Ordine di santa Maria della Misericordia o della Mercede che aveva come scopo la liberazione e la redenzione degli schiavi. Adottò la regola agostiniana con un quarto voto, quello di offrirsi prigionieri al posto di un cristiano in pericolo di apostasia. Ad Algeri, dove venivano tradotti coloro che erano catturati dai Saraceni durante le scorrerie, fu Pietro stesso ad offrirsi come ostaggio, soffrendo torture e prigionia.

1 Nella storia della Chiesa la preoccupazione per la santità dei sacerdoti è stata sempre presente.

Un accenno alla tradizione; elenco solo alcuni nomi:

Sant’Agostino (354-430) e santa Monica. Dopo la conversione, egli ha detto con gratitudine: "La mia santa madre, tua serva, non mi ha mai abbandonato. Ella mi partorì con la carne a questa vita temporale e col cuore alla vita eterna. Ciò che sono divenuto e in che modo, lo devo a mia Madre!".

Il cardinale Nicola Cusano (1401-1464), vescovo di Bressanone, non fu solo un grande politico della Chiesa, rinomato legato papale e riformatore della vita spirituale del clero e del popolo del secolo XV, ma anche un uomo del silenzio e della contemplazione. In un "sogno" gli fu mostrata quella realtà spirituale che ancora oggi vale per tutti i sacerdoti e per tutti gli uomini: il potere dell’abbandono, della preghiera e del sacrificio delle madri spirituali nel segreto dei conventi.

L’inglese Eliza Vaughan, (+1853) , madre di famiglia e donna dotata di spirito sacerdotale, ci offre un esempio particolarmente significativo di quanto le vocazioni sacerdotali devono essere chieste con la preghiera. Convinta della potenza della preghiera silenziosa e fedele, riservava ogni giorno un’ora all’adorazione nella cappella di casa, pregando per le vocazioni nella sua famiglia. Divenendo madre di sei sacerdoti e quattro religiose, fu abbondantemente esaudita. Morta nel 1853.

La Beata Maria Deluil Martiny (1841-1884), verso la metà dell’800, fu una delle precorritrici della cosidetta "opera per i sacerdoti" per il rinnovamento del sacerdozio. Scrisse: "Offrirsi per le anime è bello e grande! Ma offrirsi per le anime dei sacerdoti ... è talmente bello e grande che si dovrebbero avere mille vite e mille cuori! ... Darei volentieri la mia vita solo affinché Cristo potesse trovare nei sacerdoti ciò che si aspetta da loro! La darei volentieri anche se uno solo potesse realizzare perfettamente il piano divino in lui!". In effetti, a soli 43 anni, ella sigillò con il martirio la sua maternità spirituale. Le sue ultime parole furono: "È per l’opera, l’opera per i sacerdoti!".

Santa Teresa di Lisieux (1873-1897) "Se dei santi sacerdoti ... mostrano con il loro comportamento di aver bisogno estremo di preghiere, cosa bisogna dire di quelli che sono tiepidi" (A 157). In una delle sue lettere incoraggiava la sorella Celina: "Viviamo per le anime, siamo apostoli, salviamo soprattutto le anime dei sacerdoti ... preghiamo, soffriamo per loro e, nell’ultimo giorno, Gesù sarà riconoscente" (LT 94).

La venerabile Luisa Margherita Claret de la Touche (1868-1915) racconta che il 5 giugno 1902, durante un’adorazione, le era apparso il Signore: "Io lo avevo pregato per il nostro piccolo noviziato e lo avevo supplicato di darmi alcune anime che avrei potuto plasmare per Lui. Egli mi rispose: ‘Ti darò anime di sacerdoti’. Gesù continuò a spiegare: ‘Come 1900 anni fa ho potuto rinnovare il mondo con dodici uomini - essi erano sacerdoti - così anche oggi potrei rinnovare il mondo con dodici sacerdoti, ma dovranno essere sacerdoti santi’."I sacerdoti dovrebbero coltivare l’unione fra loro, essere un cuore ed un’anima e mai ostacolarsi l’un l’altro".

Una grande mistica belga, Berta Petit (1870-1943), un’anima di espiazione poco conosciuta. Fin da quando era una ragazza di quindici anni, Berta durante ogni S. Messa pregava per il celebrante: "Mio Gesù, fa’ che il Tuo sacerdote non Ti rechi dispiacere!". Nel 1893, partecipando alla S. Messa di mezzanotte in un’altra parrocchia, prometteva solennemente al Signore: "Gesù, vorrei essere un olocausto per i sacerdoti, per tutti i sacerdoti, ma in particolare per il sacerdote della mia vita".

Gesù, nella sua Chiesa, ha chiamato a questa vocazione innumerevoli donne oranti, come per esempio Suor Consolata Bertone, Clarissa Cappuccina di Torino (1903-1946). Gesù le disse: "Il tuo compito nella vita è dedicarti ai tuoi fratelli. Consolata, anche tu sarai un buon pastore e devi andare alla ricerca dei fratelli smarriti per riportarmeli". Consolata offrì tutto per loro, "i suoi fratelli" sacerdoti e consacrati, che erano nel bisogno spirituale.

Una delle sante moderne, Maria Concezione Cabrera de Armida, Conchita, (1862-1937), che Gesù per anni ha preparato ad una maternità spirituale per i sacerdoti. In futuro, ella sarà di grande importanza per la Chiesa universale. Gesù, una volta, spiegò a Conchita: "Ci sono anime che hanno ricevuto l’unzione attraverso l’ordinazione sacerdotale. Però ci sono … anche anime sacerdotali che hanno una vocazione senza avere la dignità o l’ordinazione sacerdotale. Loro si offrono in unione con me ... Queste anime aiutano spiritualmente la Chiesa in maniera poderosa. Tu sarai madre di un gran numero di figli spirituali, ma essi costeranno al tuo cuore come mille martìri. … Offriti come olocausto per i sacerdoti, unisciti al mio sacrificio per ottenere per loro le grazie" ...

Ancora un esempio nella vita di Alessandrina da Costa (1904-1955), beatificata il 25 aprile 2004; dimostra in maniera impressionante la forza trasformatrice e gli effetti visibili del sacrificio di una ragazza malata e abbandonata. Nel 1941 Gesù l’aveva pregata dicendo: "Figlia mia, a Lisbona vive un sacerdote che rischia di condannarsi per l’eternità; lui mi offende in maniera grave. Chiama il tuo padre spirituale e chiedigli il permesso perché io ti faccia soffrire durante la passione in modo particolare per quell’anima".

2 In Madre Speranza la preoccupazione per la santità dei sacerdoti ha acquistato una forma giuridica, istituzionalizzata, avendo fondato una Congregazione proprio per la santificazione e l’unione di questi suoi religiosi con i sacerdoti del clero secolare.

Un aspetto già abbastanza conosciuto: la fondazione di una Congregazione religiosa per i sacerdoti del clero diocesano! La Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso, fondata nel 1951, con uno scopo ben preciso: il fine primario dei Religiosi Figli dell’Amore Misericordioso è l’unione con il clero diocesano, l’aiuto fraterno per fomentare la fraternità sacerdotale, in piena comunione col proprio Vescovo; e il sostegno vicendevole nel cammino verso la santità evangelica, che consiste nel diventare misericordiosi come il Padre (cf Lc 6,36).

Le modalità della missione sacerdotale. La missione sacerdotale dei Figli dell’Amore Misericordioso si attua nelle seguenti modalità.

Accogliere nelle case della Congregazione i sacerdoti, sia per brevi soste (gratuite), sia per permanenze stabili, in modo fraterno così che possano sentirsi in esse come nella propria famiglia.

Sostenere la dimensione spirituale – specialmente dei sacerdoti più giovani – tramite l’animazione fraterna e gratuita di ritiri, giornate di spiritualità, corsi di esercizi spirituali.

Accogliere e assistere sacerdoti anziani e malati che intendono ritirarsi nelle apposite strutture della Congregazione.

– Favorire e promuovere incontri fraterni con i sacerdoti, collaborare nel loro ministero, offrire gli aiuti opportuni.

– Trattare i sacerdoti con rispetto e attenzione (specialmente quando sono in difficoltà), pregare per loro e, seguendo l’esempio della Madre, offrirsi al Signore per loro col voto di vittima.

– Accogliere nella Congregazione, tramite la professione dei voti e la pratica della vita comune, Sacerdoti che, continuando ad appartenere alla loro Diocesi, accolgono la chiamata a diventare Figli dell’Amore Misericordioso. Questa specifica consacrazione come "Sacerdoti Diocesani Figli dell’Amore Misericordioso" (SDFAM) costituisce la forma più alta di comunione tra vocazione sacerdotale e vocazione religiosa. E questo con grande vantaggio per l’unità di vita del sacerdote, per il presbiterio e per la Congregazione religiosa.

Così scrive Madre Speranza nelle Regole per la fondazione della congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso:

Il fine principale di questa Congregazione è l’unione tra il clero secolare e i religiosi Figli dell’Amore misericordioso; questi metteranno tutto il loro insegnamento nel fomentare tale unione, saranno per loro veri fratelli, li aiuteranno in tutto, più con i fatti che con le parole.

I sacerdoti del clero secolare – con il beneplacito dei propri Vescovi – potranno essere accolti nelle varie case di questa Congregazione sempre che desiderino trascorrere un periodo più o meno lungo tra i Figli dell’Amore misericordioso o per rimettersi o con lo scopo di riposare e ritemprare lo spirito nella pace della casa religiosa.

Questo, come ogni altra opera di carità senza limite che i Figli dell’Amore misericordioso sono tenuti a compiere, sarà fatto unicamente ed esclusivamente per amore di nostro Signore Gesù Cristo e per la santificazione di questa famiglia religiosa, alla quale potranno unirsi con voti i sacerdoti del clero secolare che lo desiderino, per poter progredire più facilmente nella propria santificazione e potersi dare completamente al proprio ministero, liberi dalle preoccupazioni materiali e dai pericoli dai quali – disgraziatamente – la maggior parte di essi sono circondati.

I sacerdoti della Congregazione si dedicheranno al proprio ministero; saranno formati nello spirito di carità, di abnegazione e di amore ai sacerdoti del clero secolare; si andranno abituando a sentirli come veri fratelli. Uniti ai sacerdoti del clero secolare che hanno emesso già i voti avranno vivo interesse di lavorare con il clero giovane; li prepareranno perché sappiano meglio disimpegnare il loro ministero e difendersi dai numerosi pericoli che incontreranno una volta fuori del seminario. Tratteranno questi giovani con vero amore di fratelli, con molta carità e prudenza, senza dimostrare stupore, fastidio o timore esagerato quando li vedessero angustiati e deboli di fronte a qualche miseria umana. Con i caduti si comportino come padri affettuosi e comprensivi della loro debolezza, senza scoraggiarli, ma animandoli perché sappiano difendersi con più facilità, e infondendo in essi amore e confidenza nell’Amore misericordioso che tanto ha fatto e fa per gli uomini, avendo compassione delle loro miserie.

Perché sia efficace questo lavoro con i sacerdoti del clero secolare i Figli dell’Amore misericordioso devono essere ben convinti che fra tutte le opere di carità, che devono esercitare a grande beneficio dell’umanità, la principale resta per essi l’unione con il clero secolare; nel vincolo poi di questa unione fraterna, eserciteranno con entusiasmo, e solo per amore a nostro Signore, tutte le altre opere di carità.

I religiosi facciano in modo che i sacerdoti del clero secolare si sentano nella casa religiosa come in casa propria, senza badare di quale diocesi siano né da dove vengano, sempre premurosi che non manchi loro il necessario né moralmente né materialmente. Tutto questo sia praticato senza dar mai ad intendere di far loro «la carità», ma per un obbligo che hanno verso di essi e per vera amicizia fraterna; per i più bisognosi abbiano premure addirittura materne.

Procurino di essere per essi di stimolo e di incoraggiamento nel cammino della perfezione: siano per essi luce che illumina. Si sforzino di far si che il proprio lavoro sia sempre vivificato dallo spirito interiore dell’orazione perché è proprio nell’orazione che si impara la scienza del vivere uniti con il nostro Dio; è lì che si impara a rinnegare se stessi e i propri terreni desideri per uniformarsi con quelli del nostro Dio; è nella orazione che si impara il metodo di santificare ogni nostra attività.

I sacerdoti con permanenza fissa nella casa religiosa dovranno contribuire al proprio sostentamento e necessità materiali nella misura delle loro possibilità; se essi non posseggono nulla o nulla percepiscono né dalle rispettive diocesi né dal loro patrimonio, i religiosi si rivolgeranno alle Curie diocesane alle quali appartengono perché queste diano un sussidio per il sostentamento dei propri sacerdoti.

Nel caso che le Curie si trovassero nella impossibilità di dare tale aiuto, i religiosi si informino se almeno il Vaticano possa dare qualcosa per questi sacerdoti, o appurino se già non lo avesse dato e il sacerdote non lo avesse dichiarato.

Se, dopo aver fatto tutto questo, un sacerdote si trovasse ancora nella impossibilità di essere assistito, la Congregazione lo accolga con cuore di madre.

Con il dovuto permesso dell’Ordinario del luogo i religiosi della Congregazione – compresi sempre i sacerdoti del clero secolare con voti che fanno vita di comunità – promuovano una volta al mese una giornata di ritiro e una volta all’anno un corso di esercizi spirituali da praticarsi insieme.

In tale occasione i sacerdoti della Congregazione non potranno percepire nessun compenso per la permanenza dei sacerdoti diocesani nella casa religiosa; non potranno neanche accettare offerte di S. Messe per questo scopo, perché sarebbe lo stesso che ricevere denaro.

Se qualcuno manifesta il desiderio di offrire qualche S. Messa in favore della casa religiosa, potrà farlo, ma applicando egli stesso il divin Sacrificio in suffragio delle anime dei sacerdoti e dei religiosi del mondo intero che si trovassero in Purgatorio.

Si eviterà così che i Figli dell’Amore Misericordioso possano mirare, sia pure nel più piccolo gesto, a un interesse materiale.

Sarà loro permesso ricevere come elemosina per la casa religiosa solo quello che le Curie diocesane determinassero di dare per i propri sacerdoti anziani accolti nella casa religiosa, stando però sempre attenti che non ci sia nessuna differenza tra i sacerdoti anziani aiutati dalle proprie diocesi e quelli non aiutati: se mai una preferenza ci potesse essere, essa dovrebbe usarsi per questi ultimi.

Stiano davvero tanto attenti i religiosi di questa Congregazione perché non subentri mai in essa l’amore all’interesse materiale, né l’attacco al benessere delle case religiose.

E mai dicano o permettano che si dica: «Si è fatta la carità a un sacerdote del clero secolare».

(Segue)

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ultimo aggiornamento 16 luglio, 2009