La lettera

 

Il Papa pellegrino

Carissimo,

Giordania, Israele, Palestina, ed è il pellegrinaggio del Papa in Terra Santa.

Un grande viaggio alle origini della fede, per gridare a tutti pace, libertà, fede.

Fede, sì, una fede che celebra la vita, il futuro, la presenza di un Dio che non ha abbandonato la terra, che stabilisce sempre nuove alleanze di futuro, patti di misericordia, significati di amore.

Viaggio della fede, del coraggio, della speranza. Viaggio difficile, davanti al muro o nel campo dei rifugiati. Pellegrinaggio di parole, di gesti, tra le comunità di confessioni, di nazionalità, di storia, di cultura, diverse.

"Non più sangue, guerra, terrorismo... separate la religione dalla violenza... cristiani, ebrei, musulmani, raddoppiamo l’impegno ecumenico ed interreligioso... Chiesa dei luoghi santi, porta la pace di Cristo a questa terra lacerata...". È la fede di un Papa pellegrino.

Le riserve, le interpretazioni interessate, i pregiudizi sul Papa, a prescindere di quello che egli è, che dice, che fa, tutto questo non serve alla verità.

Serve la fede, la commozione, il futuro. Un albero di olivo, la condanna dell’antisemitismo, la Shoah, l’orrore per l’olocausto, per i milioni di ebrei sterminati. Serve il rispetto, l’amicizia, la reciprocità, il dialogo "triangolare" delle religioni, la testimonianza nelle moschee, la "via" della pace, la patria sovrana dei palestinesi, il diritto degli israeliani ad avere confini sicuri.

La fede sulla lunghezza d’onda dell’Incarnazione, nel memoriale delle ferite, dei conflitti, nel campo dei profughi, nei muri di separazione, delle contraddizioni. La fede che interroga la nostra responsabilità, il dovere che abbiamo, di riconoscere che tutto il mondo è terra santa, perchè Cristo è rimasto, abita sempre il mondo.

Nino Barraco

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ultimo aggiornamento 16 luglio, 2009