festa del santuario

P. Aurelio Perez fam

 

Il buon Gesù ci faccia ardere nel fuoco della sua carità

 

 

 

Omelia per la festa del Santuario
dell’Amore Misericordioso
P. Aurelio Pérez, superiore generale fam

 

 

Carissimi fratelli e sorelle, "lodiamo il Signore perché è buono, eterna è la sua misericordia!". In questa festa dell’Amore Misericordioso, che cade quest’anno nella settimana di chiusura del 50º anniversario del Santuario, la prima espressione che sgorga dalle nostre labbra e dal nostro cuore è la benedizione e la lode a Dio, Padre d’infinito Amore che in Gesù Cristo suo Figlio ha manifestato "il mistero ineffabile della sua misericordia". È Lui che, in un disegno misterioso, ha condotto Madre Speranza fino a questo colle e qui ha voluto questo tempio per cantare e annunciare a tutti la vera natura di Dio, la sua bontà infinita e incommensurabile.

La parola del Signore che abbiamo ascoltato ha gettato su di noi dei potenti fasci di luce, per illuminare questo mistero ineffabile dell’amore misericordioso di Dio che sempre ci sorprende:

La prima lettura del profeta Osea ci descrive con immagini commoventi la tenerezza di Dio che si commuove di fronte alla piccolezza e miseria delle sue creature. Le immagini sono tratte dall’esperienza umana più toccante: quella di un padre che ama il suo piccolo figlio e lo accompagna nella crescita, gli insegna a camminare non a distanza ma tenendolo per mano, gli dà da mangiare, lo solleva fino alla sua guancia per fargli sentire il suo affetto. E di fronte a tanta tenerezza che cosa avviene? "Più li chiamavo e più si allontanavano da me… essi non compresero che avevo cura di loro". È il mistero incredibile della nostra cecità di fronte alla bontà del Signore. Ma proprio qui si manifesta l’abisso della misericordia di Dio: quanto più è grande la nostra miseria, tanto più Egli moltiplica la misericordia, come soleva dire Madre Speranza. "Come potrei abbandonarti, Efraim, come consegnarti ad altri, Israele? Come potrei trattarti al pari di Admà, ridurti allo stato di Zeboìm?". Admà e Zeboim erano le città distrutte insieme a Sodoma e Gomorra per i loro misfatti. Proprio quando noi ci meritiamo la collera di Dio, quando diciamo che l’umanità attira su di sé un nuovo diluvio per le sue nefandezze, proprio in quel momento avviene come un terremoto nel cuore di Dio: "Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione". Quando contempliamo il Crocifisso dell’Amore Misericordioso, fatto collocare da Madre Speranza come cuore di questo Santuario, noi vediamo questo "terremoto", questo fremito di tenerezza che scuote il cuore di Dio di fronte al male del mondo: "Al posto dello schiavo hai consegnato il Figlio" cantava l’antica liturgia. Ecco il Figlio amato che si è fatto servo di tutti, per prendere su di sé la miseria tremenda dei nostri peccati, di tutti i nostri Baal, di tutti i nostri idoli, ai quali bruciamo ogni giorno l’incenso, dimenticando Colui che ci ha creati e ci conserva in vita.

Il brano di vangelo che abbiamo ascoltato ci ha descritto proprio Gesù, il Figlio amato del Padre, nella sua identità di servo, nell’umile atteggiamento di lavare i piedi degli apostoli, e – sottolinea M. Speranza - anche i piedi di Giuda, che l’aveva già tradito nel suo cuore e stava per consegnarlo alla morte. Questo lavare i piedi degli apostoli ci ricorda l’anno sacerdotale che stiamo celebrando. Gesù si è offerto anzitutto per i suoi più intimi. Riteniamo un segno della provvidenza la coincidenza tra il 50º anniversario di questo Santuario e l’indizione dell’anno sacerdotale. M. Speranza si è offerta vittima per i sacerdoti del mondo intero, unita al Sacrificio di Gesù, e anche noi siamo chiamati a pregare e offrirci per gli apostoli di oggi.

"Avendo amato i suoi, li amò sino alla fine". Noi, il più delle volte di fronte al male retrocediamo, ci impauriamo, oppure diventiamo aggressivi, accusiamo, condanniamo, perché così magari ci sentiamo un po’ più giusti. L’amore di Dio in Cristo non retrocede, non si arresta di fronte a nessuna forma di male, neanche la più terribile, l’uccisione del Figlio amato. È davvero un amore "sino alla fine", per sempre, eterno, più forte di qualunque tradimento.

Cari fratelli e sorelle, contempliamo il Signore Gesù, mite e umile di cuore, che si inginocchia davanti a noi, lasciamo che con il suo sangue lavi le nostre anime, accogliamo questo suo amore incredibile, lasciamoci commuovere da tanta bontà. Lui ci vuole al suo banchetto, ci nutre con la sua parola e il suo stesso Corpo, è venuto a guarire noi poveri malati. Accostiamoci con fiducia a questa sorgente di grazia e di misericordia, beviamo l’acqua viva dello Spirito che ci purifica e ci guarisce. L’acqua che è sgorgata dal lato destro di questo Tempio dell’Amore Misericordioso, per volere di Dio come ci ha testimoniato Madre Speranza, è il segno visibile di quella sorgente di grazia e misericordia sgorgata dal fianco aperto di Cristo sulla croce.

Di fronte a tanta bontà, come non ripetere, pieni di stupore, le parole che abbiamo detto nel salmo responsoriale?

"Benedici il Signore, anima mia,

quanto è in me benedica il suo santo nome.

Benedici il Signore, anima mia,

non dimenticare tanti suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,

guarisce tutte le tue malattie;

salva dalla fossa la tua vita,

ti corona di grazia e di misericordia".

Ma nel brano evangelico ci viene indicata anche la volontà di Dio su di noi, se davvero abbiamo capito e accolto questo suo amore "sino alla fine": "Vi do un comandamento nuovo: che vi amate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri". Nella preghiera d’inizio, prima dell’ascolto della Parola di Dio, abbiamo chiesto al Padre: "concedi a coloro che confidano nel tuo amore misericordioso, di realizzare la nuova legge della carità conformandosi all’immagine del tuo Figlio". Ci conceda davvero il Padre buono del cielo questo frutto meraviglioso di vita eterna che è la carità, ci renda davvero conformi all’immagine del Figlio suo, ci faccia ardere, come pregava Madre Speranza, nel fuoco della sua carità. Questo è il segno, il miracolo che cambierà il mondo e ci rivelerà come seguaci di Gesù: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri".

Possa l’Amore misericordioso di Gesù trasformare i nostri cuori induriti dall’egoismo e, proprio per questo, spesso chiusi e insensibili di fronte alla sofferenza e al male degli altri. Chiediamogli questa grazia come la cosa più importante della vita, come il tesoro più ambito. Il mondo ha bisogno di questa testimonianza per trovare la via della vita. È la "via migliore di tutte", il carisma più importante a cui aspirare, ci ricordava S. Paolo nella seconda lettura.

Senza questo amore facciamo solo rumore, siamo niente e non portiamo né vita né luce al mondo immerso nella tenebra del male.

Ecco perché i santi sono i segni luminosi che rischiarano l’oscurità della storia! Perché hanno trasmesso l’amore di Cristo che ardeva nei loro cuori, e lo hanno fatto senza rumore, con umiltà e coraggio, offrendo la vita, testimoniando che "la carità è paziente, è piena di bontà; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta".

Questo amore è davvero quello che "non avrà mai fine", come non può avere fine Dio, l’Eterno, che è appunto Amore. Tutto il resto passerà, anche la scena di teatro di questo mondo, dove spesso ci agitiamo per recitare delle parti, più che per essere veramente noi stessi. Saremo noi stessi se vivremo nell’amore di Dio e comunicheremo l’amore che da Lui ci viene.

Ci conceda questa carità il Signore, per la mediazione di Maria, l’umile ancella che, nel silenzio e nell’obbedienza si è messa totalmente al servizio del piano di Dio. Ce la ottenga l’intercessione di Madre Speranza, da questo Santuario dove lei ha speso la vita fino all’ultimo respiro, Santuario realizzato perché fosse un trionfo dell’Amore Misericordioso del Signore e cantasse a tutti la sua gloria.

"Santo è il tempio di Dio che siete voi" ci ricordano le Scritture Sante. Saremo un tempio santo del Dio vivente solo se vivremo nella sua carità.

Sia lodato Gesù Cristo!

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ultimo aggiornamento 19 ottobre, 2009