DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

P. Alberto Bastoni fam

Settembre 2009

 

Voce del Santuario

 

Nostra gloria è la croce di Cristo

Oggi sento la spinta forte a sostare davanti alla croce, sintesi e redenzione di tutto il dolore che passa nel mondo. Mi siedo ai piedi del Crocifisso grande, che campeggia in questa meravigliosa cappella. Il pensiero mi porta ad un giorno lontano, alle grida dei soldati, alle provocazioni blasfeme dei capi religiosi, alla preghiera di tanta folla, al pianto di Maria e delle donne, alle parole di Gesù.La scena mi si apre davanti agli occhi con una luminosa chiarezza.

Guardo il volto sfinito di Gesù, il mio Amico, il mio Maestro, il mio Dio. Lo studio nei particolari; cerco la bellezza dei suoi lineamenti, la luminosità del suo sorriso, la brillantezza dei suoi occhi, la gioia del suo sguardo. Ma trovo ben altro.

Dal suo volto, dal suo corpo vedo uscire gocce di sangue, che quando toccano terra si trasformano in scintille di luce. Sono scintille roventi che richiamano il mistero della morte del Figlio di Dio, causata dai nostri peccati, e ancor più rivelazione, attraverso il dolore, di un amore infinito e "folle". Tutto per donarci il perdono.

Guardo con intensità il volto di Gesù e scopro che il volto si anima: ogni sua più piccola parte raffigura il volto di un vecchio morente, di un bimbo straziato, di una donna violentata, di un giovane con un’arma tra le mani, di uno scontro sulla strada, di un incidente sul lavoro, di un malato all’ospedale, di una persona sola e abbandonata. Il Suo volto accoglie tutto il dolore del mondo; tutti i dolori dell’umanità di oggi formano il Suo volto sofferente. Il Suo sangue diventa un tutt’uno con il sangue delle persone. Con questi sentimenti ripercorro il mese di settembre...mese di passaggio...mese di attesa...mese di feste liturgiche molto significative. Non credo sia solo coincidenza il fatto che proprio in questo mese celebriamo al festa dell’Esaltazione della Santa Croce e quella dell’Amore Misericordioso. Festa, quest’ultima, inserita in un contesto particolare: il giubileo del Santuario, della sua erezione canonica.

La festa dell’Amore Misericordioso:

Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto

Settembre è il mese in cui si celebra la festa dell’Amore Misericordioso. Fin dai primi giorni abbiamo sentito la tensione verso questo evento forse perché consapevoli, come Isacco il Siro che «proprio nel mistero della croce possiamo riconoscere il tratto di Dio così come lo rivela Gesù e proprio questo mistero è l’unica realtà scritta di pugno dal Signore Gesù e che ne attesta la personale volontà.»Tutto quello che impariamo sul mistero di Cristo Signore dobbiamo apprenderlo – come la Madre e il discepolo – ai piedi della croce e dalla cattedra della croce. Anche noi abbiamo innalzato lo sguardo alla croce..è il nostro destino... è là per noi... non solo perché da essa siamo redenti, ma perché siamo battezzati... cioè immersi nella morte del Signore e crocifissi con lui..chiamati ad essere sacrificio spirituale come tutta l’umanità sino al termine della storia..la nostra vita di cristiani crismati è per vivere la croce di Gesù nel nostro corpo...è per vivere il suo amore..la sua infinita misericordia...il suo perdono illimitato..che fa, di noi in particolare, veri e autentici Figli/e dell’Amore Misericordioso.

Credo che i giorni della festa meritino ampio spazio, non solo dal punto di vista della cronaca ma anche di riferire "quel che ab­biamo udito, quel che abbiam veduto con gli occhi nostri, quel che abbiamo con­tem­pla­to.." perché tutti i lettori, in par­ti­colare quelli che non era­no fisicamente presenti qui al San­tuario "siano in comu­nione con noi".

La festa quest’anno è stata preceduta da una novena, predicata da P. Carlo Andreassi che ha invitato a riflettere sul Padre Nostro, e da una serie di eventi giubilari sui temi della giustizia del perdono e della riconciliazione curati. Ho raccolto molti apprezzamenti per le belle e profonde riflessioni di p. Carlo, per la scelta unitaria dell’animatore della novena, per lo schema che ha sempre messo al centro la Parola di Dio. Lo stesso p. Carlo ha tenuto un concerto d’organo in occasione della XVI Rassegna organistica internazionale.

Giovedì 24 settembre don Marcello Cruciani ha presieduto la messa alla presenza di numerosi malati provenienti dai paesi circostanti. La celebrazione è stata animata dall’UNITALSI di Todi. Ringrazio di cuore la signora Maria Pia Rondolini per la disponibilità e l’impegno organizzativo di un incontro così significativo e atteso.

La S. Messa vespertina del 26 è stata presieduta in Basilica da mons. Domenico Cancian, Vescovo di Città di Castello. L’animazione liturgica è stata curata dal coro "Messaggeri della gioia" di Brindisi.

Nel corso della omelia mons. Cancian ha detto: "Siamo qui per dire grazie a Dio Amore misericordioso per i momenti belli e per quelli dolorosi permessi dalla Sua bontà per il nostro bene e speriamo di poterlo riconoscere per diventare anche noi misericordiosi con i nostri fratelli come Lui." Proseguendo ha ricordato:"Di fronte alle ripetute infedeltà del suo popolo il Dio "misericordioso" escogita sempre nuovi interventi, senza mai stancarsi. Nessuna miseria umana lo arresta, anzi Egli raddoppia il suo Amore nella misura in cui l’uomo diventa più miserabile. Il perdono del Padre compie il miracolo di trarre il bene anche dal male."

La solenne concelebrazione di domenica 27 alle ore 11,30 è stata presieduta da Sua Em.za il Cardinale Sergio Sebastiani. L’animazione liturgica è stata eseguita dal "Coro Polifonico "Santa Maria di Loreto" di Pesaro diretto dal M° Simone Baiocchi.

Il Card. Sebastiani all’omelia ha detto: "La misericordia che celebriamo è la prova e la perfezione dell’amore di Dio per noi. Nei Vangeli numerose sono le espressioni dell’Amore misericordioso di Gesù e Madre Speranza ha seguito le orme del divino Maestro. Madre Speranza certamente fu segnata da quel fenomeno mistico del novembre1927, certamente una visione, in cui Gesù Le si manifestò come Amore Misericordioso e le chiese di adoperarsi instancabilmente perché fosse conosciuto da tutti gli uomini non come un Padre offeso per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre buono e una tenera madre che non tiene in conto, che cerca di confortare, aiutare e rendere felici i suoi figli, che tutto perdona e con le braccia aperte accoglie quanti decidono di ritornare al Padre. E Madre Speranza, su indicazione divina venne qui, in Umbria, presso un bosco ove si cacciavano gli uccelli con una rete detta "il roccolo" per trasformarlo in una cittadella della misericordia del Signore, nel "santo roccolo" degli uomini che ritornano al Padre buono e misericordioso.

Qui tutto ci rimanda a quella formidabile esperienza mistica iniziale – ha sottolineato il Cardinale Sebastiani - vissuta da Madre Speranza per effetto della quale è stata capace di dare un senso alla propria vita, alla Congregazione delle sue Ancelle e dei suoi Figli, a questo Santuario e a tutte le opere che ha realizzato.

Gesù crocifisso è il segno più evidente, è la prova della paterna tenerezza di Dio che in Cristo ci manifesta il suo immenso amore che ha per ciascuno di noi."

La S. Messa delle 17 è stata celebrata da P. Aurelio Perez, Superiore Generale Fam. L’animazione liturgica è stata curata dalla Corale "Edi Toni" di S.Vito di Narni con la partecipazione del soprano Mariapia Giordanelli. All’omelia P. Aurelio ha detto: "Carissimi fratelli e sorelle, "lodiamo il Signore perché è buono, eterna è la sua misericordia!". In questa festa dell’Amore Misericordioso, che cade quest’anno nella settimana di chiusura del 50º anniversario del Santuario, la prima espressione che sgorga dalle nostre labbra e dal nostro cuore è la benedizione e la lode a Dio, Padre d’infinito Amore che in Gesù Cristo suo Figlio ha manifestato "il mistero ineffabile della sua misericordia". È Lui che, in un disegno misterioso, ha condotto Madre Speranza fino a questo colle e qui ha voluto questo tempio per cantare e annunciare a tutti la vera natura di Dio, la sua bontà infinita e incommensurabile.

La parola del Signore che abbiamo ascoltato – ha proseguito P. Aurelio - ha gettato su di noi dei potenti fasci di luce, per illuminare questo mistero ineffabile dell’amore misericordioso di Dio che sempre ci sorprende…La prima lettura del profeta Osea ci descrive con immagini commoventi la tenerezza di Dio che si commuove di fronte alla piccolezza e miseria delle sue creature… È il mistero incredibile della nostra cecità di fronte alla bontà del Signore. Ma proprio qui si manifesta l’abisso della misericordia di Dio: quanto più è grande la nostra miseria, tanto più Egli moltiplica la misericordia, come soleva dire Madre Speranza… Quando contempliamo il Crocifisso dell’Amore Misericordioso, fatto collocare da Madre Speranza come cuore di questo Santuario, noi vediamo questo "terremoto", questo fremito di tenerezza che scuote il cuore di Dio di fronte al male del mondo: "Al posto dello schiavo hai consegnato il Figlio" cantava l’antica liturgia…Il brano di vangelo che abbiamo ascoltato ci ha descritto proprio Gesù, il Figlio amato del Padre, nella sua identità di servo, nell’umile atteggiamento di lavare i piedi degli apostoli, e – sottolinea M. Speranza - anche i piedi di Giuda, che l’aveva già tradito nel suo cuore e stava per consegnarlo alla morte…

"Avendo amato i suoi, li amò sino alla fine".

L’amore di Dio in Cristo non retrocede, non si arresta di fronte a nessuna forma di male, neanche la più terribile, l’uccisione del Figlio amato. È davvero un amore "sino alla fine", per sempre, eterno, più forte di qualunque tradimento.

Cari fratelli e sorelle, contempliamo il Signore Gesù, mite e umile di cuore, che si inginocchia davanti a noi, lasciamo che con il suo sangue lavi le nostre anime, accogliamo questo suo amore incredibile, lasciamoci commuovere da tanta bontà. Lui ci vuole al suo banchetto, ci nutre con la sua parola e il suo stesso Corpo, è venuto a guarire noi poveri malati…

Nella preghiera d’inizio, prima dell’ascolto della Parola di Dio, abbiamo chiesto al Padre: "concedi a coloro che confidano nel tuo amore misericordioso, di realizzare la nuova legge della carità conformandosi all’immagine del tuo Figlio". Ci conceda davvero il Padre buono del cielo questo frutto meraviglioso di vita eterna che è la carità, ci renda davvero conformi all’immagine del Figlio suo, ci faccia ardere, come pregava Madre Speranza, nel fuoco della sua carità.

Possa l’Amore misericordioso di Gesù – ha detto P. Aurelio avviandosi alla conclusione dell’omelia trasformare i nostri cuori induriti dall’egoismo e, proprio per questo, spesso chiusi e insensibili di fronte alla sofferenza e al male degli altri… Il mondo ha bisogno di questa testimonianza per trovare la via della vita… Questo amore è davvero quello che "non avrà mai fine", come non può avere fine Dio, l’Eterno, che è appunto Amore …Saremo noi stessi se vivremo nell’amore di Dio e comunicheremo l’amore che da Lui ci viene... "Santo è il tempio di Dio che siete voi" ci ricordano le Scritture Sante. Saremo un tempio santo del Dio vivente solo se vivremo nella sua carità."

Alle 18,30 mons. Giovanni Scanavino, Vescovo di Orvieto-Todi ha presieduto la solenne concelebrazione che quest’anno ha avuto un tono particolare. Nei giorni precedenti il Vescovo aveva scritto a tutti presbiteri indirizzando loro questo invito : "L’anno giubilare di Collevalenza culminerà con la festa del Santuario, il prossimo 27 settembre. Tale festa è estesa, ormai da qualche anno, a tutta la diocesi. Da qui il mio invito alla concelebrazione che presiederò lo stesso 27 settembre alle ore 18,30. La vostra presenza si rende ancor più significativa in questo Anno Sacerdotale in un luogo in cui la preghiera per noi vescovi e presbiteri è costante e continua". L’invito è stato accolto e condiviso da molti presbiteri, diaconi e alcuni religiosi della diocesi. L’animazione liturgica è stata curata dalla corale del Santuario.

All’omelia mons. Scanavino ricordando la ricorrenza festiva e la conclusione dell’anno giubilare ha detto: "La misericordia e l’amore cambieranno il mondo. Noi dobbiamo ringraziare il Signore che ha suscitato tra di noi Madre Speranza e siamo grati a Madre Speranza per averci parlato della misericordia di Dio e per averci dato questo Santuario ove possiamo ricevere la misericordia di Dio con il perdono, e da dove possiamo ripartire con il cuore purificato..

Il messaggio della misericordia è per tutti, indistintamente tutti, e le cose cambieranno quando tutti quanti, insieme, ripartiamo dall’Eucaristia per portare la misericordia di Dio nel mondo, nella vita di tutti i giorni, là dove si lavora, là dove si piange, là dove si fatica. Allora capite la necessità di questo rapporto profondo tra tutti noi; io sacerdote non posso celebrare l’Eucaristia indipendentemente da questo messaggio; quando celebro l’Eucaristia devo essere convinto che il mio compito sacerdotale è lavare i piedi ai fratelli, lavarli sul serio, altrimenti l’Eucaristia non ha senso; noi abbiamo fatto dell’Eucaristia un’idea, un qualcosa di ristretto; no, l’Eucaristia è l’esperienza di tutti i cristiani, l’esperienza della misericordia per essere capaci di diffondere la misericordia, di comunicare la misericordia, perché se io non comunico la misericordia il mio essere cristiano è vano, è vuoto.

L’Eucaristia deve tornare veramente al centro della nostra vita con tutto il carico di significato, con tutta la potenza rivoluzionaria. Quando Madre Speranza parlava della misericordia di Dio, lei era convinta di questo: soltanto quando un cuore è toccato dalla misericordia si cambia, soltanto quando è toccato dall’amore misericordioso di Dio un cuore si rinnova, altrimenti che cosa succede? In ognuno di noi emergono diecimila ragioni, ognuno di noi ha ragione, abbiamo sempre ragione… e non cambia niente. Dobbiamo ripartire ogni giorno, ogni domenica dall’Eucaristia dove si celebra la carità di Dio. La carità! È l’amore di Dio, noi dobbiamo imparare a riconoscerlo come amore di Dio di cui abbiamo bisogno come il pane, come l’aria, e poi portarlo ai nostri fratelli questo amore. Non è facile ma la forza è proprio dentro questo seme che è potentissimo, che ha la capacità di deflagrare, di esplodere perché ha dentro la potenza di Dio.

Dobbiamo con molta umiltà e semplicità chiedere perdono al Signore perché non abbiamo evangelizzato l’insegnamento dell’Eucaristia come carità, come amore misericordioso e d’ora in avanti tutti; dobbiamo arrivare al punto da far capire che non è possibile la bellezza, la perfezione cristiana senza l’amore misericordioso celebrato insieme nell’Eucaristia. Dobbiamo parlare di più dell’Eucaristia come luogo indispensabile dell’Amore Misericordioso da vivere e da trasmettere..

Affido a Madre Speranza e a tutti i santi della nostra diocesi questo programma, perché ci aiutino nell’umiltà, nella semplicità a renderci conto che è da qui che dobbiamo ripartire, è qui che dobbiamo tornare. Dobbiamo cercare di tornare al Cuore di Cristo, celebrare l’Eucaristia nel Cuore di Cristo per poi distribuire questa misericordia. Celebrare la Messa significa celebrare sempre la carità di Dio, che poi deve diventare operativa, senza sconti, con larghezza, con la stessa capacità che Dio ha nei nostri confronti". Il Vescovo ha infine auspicato che quello con la Festa dell’Amore Misericordioso diventi un appuntamento tradizionale della diocesi in cui vescovo e presbiteri si ritrovano al Santuario per dare impulso e vigore all’azione pastorale a beneficio del popolo di Dio.

La festa della Madre

Mercoledì 30 settembre abbiamo ricordato, con tanta gratitudine al Signore l’anniversario della nascita di Madre Speranza. P. Aurelio ha presieduto la celebrazione eucaristica delle 17 in sostituzione di Mons. De Nicolò, assente per motivi di salute. A nome di tutti lo ringrazio per la bellissima omelia che ci ha tenuto. Abbiamo chiesto di poter vivere anche noi, come Madre Speranza, con una fede viva, una speranza certa e una carità ardente. La sentiamo più viva che mai. Quando facciamo visita alla sua tomba avvertiamo che lei sta ancora pregando per noi. Ha voluto essere sepolta qui per assicurarci che è in mezzo a noi per incoraggiarci a continuare il cammino nella speranza. La sua materna presenza è strettamente legata al Santuario perché lei è stata la fedele Ancella di Gesù Amore Misericordioso.

Aspettiamo con ansia la sua beatificazione per dire ancora grazie al Signore che si è servito di lei per ricordarci la sua bontà. Non c’è pellegrino al Santuario che non sosti alla sua tomba per una preghiera, per deporre un fiore, per raccomandare una situazione di particolare bisogno.

Convegni

Nel mese di settembre si è svolto il convegno dei sacerdoti chiamati ad affrontare in prima persona la presenza di Satana. Moltissime presunte possessioni sono soltanto forme di disturbi psichici. Esorcisti, non solo «scacciademoni». L’ esorcista infatti non è uno scaccia demoni, il suo compito è quello di annunciare il Vangelo, di catechizzare e quando è necessario impone le mani sugli ammalati o prega su chi è posseduto da Satana. 180 presbiteri, provenienti da tutta la penisola, hanno riflettuto su questo e altri temi. Anche l’esorcista del Santuario, p. Giovanni Ferrotti, era presente agli incontri che ha definito interessanti e utili per un corretto esercizio di questo servizio ministeriale.

***

È terminato la sera di domenica 20 settembre 2009, il grande Convegno di formatori, insegnanti ed educatori, organizzato dalla Provincia italiana dei Cavanis. Una trentina di docenti dell’Istituto Cavanis di Possagno è stata presente all’importante incontro e si è unita ad altri cento operatori della scuola e delle parrocchie che si riconoscono nel carisma Cavanis. Le relazioni che si sono succedute hanno trattato i caratteri della pedagogia e del progetto educativo Cavanis, le caratteristiche dell’educatore cristiano e la scuola come fonte di crescita spirituale. 

Pellegrini

Il flusso di settembre è stato notevole, specialmente nei fine settimana. Credo che questo mese registri il maggior numero di pellegrinaggi.. o quanto meno come presenze. Siamo davvero lieti che le piscine e l’acqua del Santuario siano di forte richiamo. E sono sempre più i gruppi che desiderano immergersi nella profonda spiritualità dell’Amore Misericordioso. Richieste esplicite di capigruppo ci sollecitano a far si che i pellegrini si distraggano il meno possibile e entrino in contatto, fin dal momento dell’accoglienza, con il messaggio e l’annuncio che risuona qui nel Santuario. Grazie! Non possiamo che vedere in tutto questo il graduale esaudimento della preghiera della Madre per il suo grandioso Santuario.

L'angolo

della MISERICORDIA

In questo mese Vi propongo questa meditazione nata dalla lettura di questo brano:

Due donne si recarono da un saggio, che aveva fama di santo, per chiedere qualche consiglio sulla vita spirituale. Una pensava di essere una grande peccatrice. Nei primi anni del suo matrimonio aveva tradito la fiducia del marito. Non riusciva a dimenticare quella colpa, anche se poi si era sempre comportata in modo irreprensibile, e continuava a torturarsi per il rimorso. La seconda invece, che era sempre vissuta nel rispetto delle leggi, si sentiva perfettamente innocente e in pace con se stessa. Il saggio si fece raccontare la vita di tutte e due. La prima raccontò tra le lacrime la sua grossa colpa. Diceva, singhiozzando, che per lei non poteva esserci perdono, perché troppo grande era il suo peccato. La seconda disse che non aveva particolari peccati da confessare. Il sant’uomo si rivolse alla prima: «Figliola, vai a cercare una pietra, la più pesante e grossa che riesci a sollevare e portamela qui». Poi, rivolto alla seconda: «E tu, portami tante pietre quante riesci a tenerne in grembo, ma che siano piccole». Le due donne sì affrettarono a eseguire l’ordine del saggio. La prima tornò con una grossa pietra, la seconda con un’enorme borsa piena di piccoli sassi.

Il saggio guardò le pietre e poi disse: «Ora dovete fare un’altra cosa: riportate le pietre dove le avete prese, ma badate bene di rimettere ognuna di esse nel posto esatto dove l’avete presa. Poi tornate da me». Pazientemente, le due donne cercarono di eseguire l’ordine del saggio. La prima trovò facilmente il punto dove aveva preso la pietrona e la rimise a posto. La seconda invece girava invano, cercando di ricordarsi dove aveva raccattato le piccole pietre della sua borsa. Era chiaramente un compito impossibile e tornò mortificata dal saggio con tutte le sue pietre. Il sant’uomo sorrise e disse: «Succede la stessa cosa con i peccati. Tu, - disse rivolto alla prima donna - hai facilmente rimesso a posto la tua pietra perché sapevi dove l’avevi presa: hai riconosciuto il tuo peccato, hai ascoltato umilmente i rimproveri della gente e della tua coscienza, e hai riparato grazie al tuo pentimento. Tu, invece, - disse alla seconda - non sai dove hai preso tutte le tue pietre, come non hai saputo accorgerti dei tuoi piccoli peccati. Magari hai condannato le grosse colpe degli altri e sei rimasta invischiata nelle tue, perché non hai saputo vederle».

 

Commento

"Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi" (1 Gv.1,8-10).

Il sacramento della riconciliazione è il "sacramento del cammino", della "crescita spirituale" dell’uomo che non finisce mai di diventare un figlio e di accogliere la verità di essere creatura di Dio. Confessarsi non significa guardarsi con amarezza, non significa essere ripiegati su se stessi, significa alzarsi, convertirsi, uscire da se stessi per andare verso un altro che ci aspetta, verso Gesù, il "sacramento" del perdono del Padre. La confessione è dunque l’incontro con il perdono divino, offertoci in Gesù e trasmessoci mediante il ministero della Chiesa. In questo segno efficace della grazia, appuntamento con la misericordia senza fine, ci viene offerto il volto di un Dio che conosce come nessuno la nostra condizione umana e le si fa vicino con tenerissimo amore.

La Chiesa non si stanca di proporci la grazia di questo sacramento durante l’intero cammino della nostra vita: attraverso di essa è Gesù, vero medico, che viene a farsi carico dei nostri peccati e ad accompagnarci, continuando la sua opera di guarigione e di salvezza. Dobbiamo credere concretamente nella misericordia che Gesù ci offre senza alcun limite; dobbiamo fargli dono del nostro nulla tutte le volte che le nostre mancanze e le nostre debolezze ce ne facessero fare l’esperienza. Il nostro "nulla", se accompagnato dal proposito di ricominciare subito,  non è un atto di superficialità, ma un atto di amore puro, che attira il suo perdono e la sua grazia, ed è la risposta più bella che possiamo dare al suo Amore Misericordioso.

Foto di gruppo

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ultimo aggiornamento 19 ottobre, 2009