2009 - 19 giugno - 2010 - ANNO SACERDOTALE

P. Gabriele Rossi fam

 

La missione sacerdotale
della Congregazione dei
Figli dell’Amore Misericordioso

Collevalenza 2009

(seguito)

 

13. I Diocesani FAM si impegnano a vivere e ad operare
in stretta unione con la Congregazione,
per divenire segni e strumenti del suo fine primario,
e per rendere una pubblica testimonianza nella Chiesa.

13a. Premessa

Le relazioni tra Clero Diocesano e Comunità Religiose non sempre sono serene. Incide sul fenomeno la diversità di formazione e di interessi apostolici: mentre il Sacerdote Diocesano è inscindibilmente legato alla propria Chiesa particolare condividendone profondamente mentalità, necessità ed esiti, il Religioso (Chierico o laico che sia) tende a trovare il centro unificatore di se stesso nell’Istituto, vivendo così la propria attività in un’ottica differente, poiché egli non è mandato alla singola Diocesi ma, tramite il suo Istituto, a tutta la Chiesa. Queste diverse prospettive, impossibili ad essere eliminate perché legate alla natura stessa delle cose, non dovrebbero però impedire né il rispetto reciproco né la mutua integrazione apostolica, nella comunione col Vescovo locale. 115

È quanto il Concilio raccomanda ai Presbiteri: «Per ragione dell’Ordine e del ministero, tutti i Sacerdoti, sia diocesani che religiosi, sono associati al Corpo episcopale e, secondo la loro vocazione e la loro grazia, sono al servizio del bene di tutta la Chiesa»;116 «Ciascuno è unito agli altri membri del Presbiterio da particolari vincoli di carità apostolica, di ministero e di fraternità... Pertanto è assai necessario che tutti i Presbiteri, sia diocesani che religiosi, si aiutino a vicenda, in modo da essere sempre cooperatori della verità». 117

Occorre dunque superare ogni tentazione di rivalità e di sterile contrapposizione, per far sì che anche in questo caso si realizzi appieno l’invocazione del Signore: «Che tutti siano una sola cosa, perché il mondo creda!» (cf Gv 17,21).

13b. Uno stretto e polivalente tipo di "unione"

Il criterio fondamentale che deve guidare i Diocesani FAM nel loro rapporto con l’Isti-tuto può essere espresso in forma adeguata con la seguente raccomandazione della Fondatrice: «Questi Sacerdoti si sforzeranno di avere la maggior comunicazione possibile con i Superiori della Congregazione e la maggior unione possibile con i Figli dell’Amore Misericordioso». 118 Ma come bisogna interpretare questo vincolo di unità che sussiste tra i Diocesani FAM e i confratelli Religiosi? Quali caratteristiche possiede? Può esso limitarsi ad un sentimento più o meno vago di semplice amicizia fraterna?

Occorre rispondere che questo vincolo è di natura sia teologale che strutturale: si tratta cioè di uno stretto tipo di unione che si articola non solo a livello spirituale e comunitario, ma anche a livello giuridico e apostolico: i Diocesani FAM infatti condividono con i confratelli Religiosi la vocazione, il dono di grazia, la spiritualità, la pratica consacratoria dei tre voti e la vita fraterna in comunità... Ma oltre a ciò, essi condividono anche l’incorporazione giuridica all’Istituto, con l’esercizio completo dei diritti di voce attiva all’interno dello stesso e l’esercizio ancora parziale dei diritti di voce passiva: «Questi Sacerdoti hanno voce attiva in tutti gli adempimenti previsti dalle Costituzioni, come gli altri componenti della Congregazione…»; 119 godono invece di voce passiva, a norma della seguente disposizione: «Salva restando la propria condizione canonica e la prevalenza degli impegni diocesani, essi possono essere eletti o nominati, col consenso del proprio Vescovo Diocesano, a qualsiasi incarico interno all’Istituto, ad eccezione delle cariche di Superiore Maggiore e di eventuali altre mansioni che richiedessero un servizio a tempo pieno nella Congregazione»; 120 «Spetta al Capitolo Generale determinare il numero dei Sacerdoti diocesani da eleggere come delegati al Capitolo e come Consiglieri di governo»; 121 e come precisa lo stesso Statuto, tutto questo è previsto al fine di consentire una collaborazione più diretta ed efficace con i confratelli Religiosi: «I Sacerdoti Diocesani Figli dell’Amore Misericordioso con l’esercizio dei diritti di voce attiva e passiva nella Congregazione..., esprimono la propria singolare appartenenza alla stessa, se ne rendono attivamente responsabili e sono in grado di animarla dall’interno per un migliore espletamento del suo servizio ecclesiale». 122

Bisogna dichiarare pertanto che, in forza di questi particolari diritti di voce attiva e passiva all’interno dell’Istituto, l’unione dei Diocesani FAM con la Congregazione non è da intendersi come semplice accostamento o giustapposizione, ma piuttosto come «profondo inserimento» 123 nella stessa e come globale coinvolgimento nelle sue finalità.

13c. Segni e strumenti del fine primario

Ma come giustificare questa apparente intromissione di estranei nelle comunità locali, negli organismi di partecipazione dell’Istituto e persino nella sua stessa struttura di governo? Non si tratta forse di una pretesa irrazionale e pericolosa? Quale il suo significato specifico e quale la sua finalità strategica? La risposta delle Costituzioni rinnovate non poteva essere più illuminante: «Il profondo inserimento di questi Sacerdoti Diocesani all’interno della Congregazione è espressione peculiare di quell’unione fraterna che i Figli dell’Amore Misericordioso sono tenuti a perseguire nei confronti del Clero; allo stesso tempo, ne è anche strumento prezioso, per una più incisiva azione apostolica nel Presbiterio». 124

I Diocesani FAM sono un segno perché incarnano quell’unione con il Clero nelle necessità materiali e nelle esigenze spirituali che la Congregazione persegue in forza della sua missione; allo stesso tempo, sono anche uno strumento perché animano dall’interno l’Istituto e ne facilitano l’azione dall’interno del Presbiterio.

Stando così le cose, se ne può dedurre un principio che è di fondamentale importanza per comprendere l’intero assetto dello Statuto e – più in particolare – gli articoli che regolano l’esercizio della voce attiva e passiva nell’Istituto: l’efficacia operativa dei Diocesani FAM sarà tanto maggiore, quanto più stabile e consistente sarà il loro legame giuridico non solo con la Diocesi, ma anche con la Congregazione. Quanto più si è convinti della bontà di questa asserzione, tanto più si cercherà di valorizzare i diritti di voce attiva e passiva già esistenti, e si aspirerà ad ottenere dalla competente Autorità Ecclesiastica quelli che ancora mancano; in caso contrario, si cercherà di ridurli e circoscriverli il più possibile, in modo che la presenza di questi Diocesani non condizioni negativamente i Religiosi, e viceversa!

13d. Per una pubblica testimonianza

La stretta collaborazione tra i vari rami della Congregazione può sicuramente esercitare un pubblico richiamo, specie nel Presbiterio, in relazione al valore di una cordiale collaborazione tra i due Cleri. È, per l’appunto, ciò che la Madre Speranza si prefiggeva di ottenere con il suo programma apostolico, come risulta tra l’altro da questo resoconto su un suo incontro con l’allora Arcivescovo di Fermo, Mons. Norberto Perini: «Gli ho anche parlato del progetto di raccogliere in comunità il Clero Secolare. Egli mi ha risposto quanto già conoscevo, e cioè: "Come è possibile che vivano in comunità Sacerdoti religiosi e Sacerdoti secolari dal momento che non si amano né gli uni, né gli altri?". Io gli ho risposto: "Proprio per questa ragione, secondo il Buon Gesù, è bene riunirli insieme perché, così uniti, si amino e insieme si sforzino per santificarsi"». 125

In relazione a questo particolare argomento, la sintesi operata dallo Statuto appare quanto mai completa ed efficace: «Attraverso la comunione con i confratelli Religiosi, (i Diocesani FAM) rendono visibile e, nello stesso tempo, facilitano la missione dell’Istituto a favore del Clero. È necessario quindi che tale unione spirituale, comunitaria ed apostolica, oltre che giuridica, sia da tutti sommamente perseguita, così da rendere la Congregazione una vera famiglia. / In tal modo si attesta l’esigenza di un’ordinata integrazione tra Chierici Diocesani e Religiosi nella comunione gerarchica con il Vescovo Diocesano, superando ogni possibile forma di contrapposizione, poiché gli uni e gli altri, secondo la vocazione e la grazia ricevuta, servono al bene della famiglia diocesana e di tutta la Chiesa». 126

Infatti, tutti i doni e i ministeri che lo Spirito Santo suscita nella Comunità ecclesiale vanno sempre posti al servizio dell’utilità comune e vanno sempre sublimati in quel carisma che tutti li supera e li contiene: la carità (cf 1 Cor 13).

Al termine di questo capitolo, dovrebbe ormai risultare chiaro in che senso i Diocesani FAM sono – allo stesso tempo – destinatari e compartecipi della missione dei loro confratelli: saliti sulla barca della Congregazione, è necessario che diano con generosità il loro insostituibile apporto perché questa possa proseguire agilmente il suo viaggio in mezzo al mare talvolta burrascoso della vita della Chiesa nel mondo di oggi.

(Segue)


115 Cf CIC, can. 680.

116 CONCILIO ECUM. VATICANO II, Cost. Dogm. Lumen Gentium, 28b.

117 CONCILIO ECUM. VATICANO II, Decr. Presbyterorum Ordinis, 8a.

118 M. SPERANZA ALHAMA VALERA, Costituzioni… / 1954, nota all’art. 126.

119 Statuto... / 2005, art. 31a.

120 Statuto... / 2005, art. 31b.

121 Statuto... / 2005, art. 32.

122 Statuto... / 2005, art. 30.

123 Costituzioni… / 1999, art. 20.

124 Costituzioni… / 1999, art. 20.

125 M. SPERANZA ALHAMA VALERA, Diario autobiografico, 20.3.1952.

126 Statuto... / 1995, art. 10.

 

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ultimo aggiornamento 16 gennaio, 2010