una pagina di vangelo

Prof. Ing. Calogero Benedetti

"...a quanti Lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio"

(Giov. 1 - 12/13)

 

 

 

Dal vangelo di Giovanni 1, 9-13:

Egli non era la luce … Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo ma da Dio sono stati generati.

 

«L’Adozione è l’istituto che ha per fine il passaggio di un individuo da un gruppo gentilizio (1) ad un altro» (Giuseppe Ermini Università di Cagliari).

Essa risulta nota già fra i popoli più antichi (2) e la si trova disciplinata giuridicamente presso i Babilonesi (Legge di Hammurabi - 2285 / 2244 a.C.), e poi successivamente presso gli Ebrei e presso i Greci; ma è solo nell’ambito dell’antico Diritto Romano che ha luogo la sua sistemazione giuridica fondamentale che colloca l’Adottato nella stessa posizione di un figlio naturale sia nei riguardi dei propri doveri e sia nei riguardi dei propri diritti, incluso quello dell’aver parte all’eredità dell’Adottante. (3).

Orbene è precisamente a tale carattere che si riferisce il versetto [4, 4/7] della lettera di S.Paolo ai Gàlati:

«Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il Suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perchè ricevessimo l’Adozione a figli. E che Voi siete figli lo prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del Suo Figlio il quale grida "Abbà! Padre!". Quindi non sei più schiavo ma figlio, e se figlio sei anche erede per volontà di Dio». (4).

L’Adozione viene qui citata con la figura specifica di «verità giuridica» e non quale mera locuzione letteraria (5), ed è ancora sotto tale prospettiva fondante che la si trova anche in S.Giovanni (prima Lettera "cattolica" 2/29 e 3/1) :

«Se sapete che Dio è giusto, sappiate anche che chiunque opera la Giustizia è nato da Lui. Quale grande Amore ci ha dato il Padre per essere chiamati Figli di Dio; e lo siamo realmente!».

Dunque un Trittico che ha quasi la struttura di un Teorema di Logica:

Questo trittico fonda dunque quest’ultima (la Vita Eterna) non su una "favola letteraria" (6) nè su un’illusiva speranza di personale immortalità per propria natura (7) [sogno questo di sognatori ma nulla in realtà dopo la morte (8)],

intesa quale Amore di Dio per la creatura fatta di carne, ma che Egli èleva liberamente allo stato di propria figliolanza adottiva, diversa ma equiparata all’esser suoi figli, e lo siamo realmente!.

Ed è su questa Adozione a figli da parte di Dio, che per Amore ci ha voluti gratuitamente partecipi dell’Eredità della Sua Vita Eterna,

in forma giuridicamente asseribile, cioè certa, priva di errore e di ambiguità, la nostra Fede e la nostra Speranza in Cristo.

Alleluja.


1 da "gens" = gente.

2 Possibile, anzi probabile origine dell’istituto dell’Adozione potrebbe essere stata la preoccupazione dell’Adottante privo di figli naturali, di assicurarsi tuttavia, a proprio favore, la celebrazione, a cura dell’Adottato, dei rituali «post mortem» legati all’antica credenza della loro necessità per la sopravvivenza del defunto "nell’aldilà".

3 Ibidem in Ermini.

4 Si noti l’intreccio Dio, Figlio, Voi, Nostri, sei, che lega tutti in un unico nodo solidale.

5 Leggi: analogia, immagine poetica, aforisma, ecc.

6 Miti della generazione degli «eroi» da parte di un Essere divino (maschile o femminile); miti della raggiungibilità dell’immortalità per meriti propri, o per azioni di valore, di culto, ecc.

7 Immortalità dell’anima nonostante la peribilità del corpo, credenza questa comune a tutte le culture pagane. Il Cristianesimo proclama invece la Resurrezione operata con potenza da Dio, e non l’immortalità dell’anima disgiunta dal corpo (dualismo questo che fu cardine dell’eresia manichea).

8 Così tristemente ma coerentemente conclude l’antica epopea di Ghilgamesch.

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ultimo aggiornamento 23 febbraio, 2010