note di storia

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P. Mario Gialletti fam

La devozione a
Maria Mediatrice

 

In nessun modo Madre Speranza mai ha inteso costituirsi prima depositaria del simbolismo dell’immagine dell’Amore Misericordioso e di Maria mediatrice; sappiamo infatti che alle prime suore della sua Congregazione regalava medaglie (con su una faccia il Cristo e sull’altra Maria Mediatrice) che erano diffuse in Spagna dalla Obra Amor Misericordioso dal Padre Arintero e da Juana Lacasa.

Solo successivamente, nel tempo, Madre Speranza ha diffuso Immagini nuove fatte fare da lei sempre con lo stesso simbolismo:

l’8 dicembre 1930 ordinò allo scultore Cullot Valera il Crocefisso dell’Amore Misericordioso, che le fu consegnato a Madrid l’11 giugno 1931, vigilia della festa del Sacro Cuore;

l’8 dicembre 1956 fu benedetta nella Chiesa del Carmine a Fermo una grande tela, eseguita dal pittore Elis Romagnoli, un quadro di metri 6x3, che riproduce Maria Mediatrice. Tutte due le Immagini oggi si venerano al Santuario dell’Amore Mi­sericordioso in Collevalenza.

Nel 1943 compose, come preghiera per la sua Congregazione, anche una sua Novena all’Amore Misericordioso; nel maggio 1944 l’aveva sottomessa al santo Offizio, tramite l’assessore Mons. Alfredo Ottaviani, per averel’auto­rizzazione a poterla pregare pubblicamente e nel luglio 1945 dal Vicariato di Roma, tramite Mons. Luigi Traglia, ricevette il permesso e l’incoraggiamento a pregarla e diffonderla.

Il Padre Arintero (1860-1928), domenicano, diffuse con la parola e con gli scritti la devozione a Maria Mediatrice, considerando questo titolo mariano come la base del suo apostolato spirituale e mistico. Anche lui contribuì moltissimo alla diffusione di una Immagine di Maria Mediatrice che è stata assunta per completo anche dalla stessa Madre Speranza: la immagine di Maria Mediatrice che diffonde Madre Speranza è copia perfetta di quella già diffusa anche da Padre Arintero. Per lo spazio di vari anni anche la Madre collaborò con Padre Arintero nella diffusione della devozione all’Amore Misericordioso e a Maria Mediatrice.
Già allora, nel primo trentennio del secolo XX la devozione all’Amore Misericordioso, la diffusione delle immagini del Crocifisso e di Maria Mediatrice, la Novena all’Amore Misericordioso avevano preso piede in alcuni paesi di Europa (Francia, Spagna, Germania, ecc.) e dell’America Latina. Sono arrivate anche in Terra Santa, nella località di Kyriat Yearim, in Israele, probabilmente qualche anno dopo il 1936; così asseriscono le Suore di san Giuseppe che sono in Terra Santa dal 1848 e che attualmente gestiscono sul luogo una Casa di accoglienza; nella Chiesa di Nostra Signora dell’Arca dell’Alleanza ancora oggi c’è una statua di santa Teresa di Gesù Bambino tra le immagini dell’Amore Misericordioso e Maria Me­dia­tri­­­­­ce-Foederis Arca; vi sarebbero state portate dal movimento dei "Foyers de Charité", fondato nel 1936 ad opera della mistica laica francese Marthe Robin e del sacerdote Finet.

Anche Madre Speranza nella sua devozione a Maria Mediatrice sottolinea questo titolo: "O Maria Mediatrice universale, Arca dell’Alleanza, Regina d’amore e madre di Misericordia, prega per noi". La pietà mariana della Madre Speranza considerava Maria come Mediatrice di tutte le grazie. Centro di adorazione era per lei sempre Gesù, Amore Misericordioso, a cui è dedicato il Santuario, ma, dopo di Lui, la Madre vedeva la Vergine Santa come nostra Madre.

Quando nel 1930 fondò la Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, nelle Costituzioni Madre Speranza aveva posto come protettrice la Madonna con il titolo di Nostra Signora della Mercede. Il titolo mariano, da lei adottato agli inizi, era quello della Madonna della Mercede, considerandola come intermediaria per la salvezza dei cristiani. Aveva però sempre in mente la devozione a Maria Mediatrice; sembra addirittura che nell’abito delle suore, mostratole dalla Madonna, la figura di Maria Mediatrice fosse incisa, fin dall’inizio, in una delle facce della medaglia che si trovava nella corona del rosario. Successivamente, nell’anno 1958, in una domanda del 20 novembre, al Santo Padre Giovanni XXIII, a seguito del 3° Capitolo generale della Congregazione, a petizione unanime di tutte le Madri Capitolari, chiese che potessero essere modificati tre Articoli delle Costituzioni e il primo riguardava proprio il Titolo con cui invocare la Vergine santissima protettrice della Congregazione, il titolo di "Santissima Vergine Maria Mediatrice". La Sacra Congregazione per i Religiosi (SCRIS), in data 10 febbraio 1961, con Foglio Prot. N° 17162/58. V.121, accolse pienamente la richiesta.

 

Madre Speranza ha fatto riprodurre questa Immagine di Maria Mediatrice

Nel Santuario di Collevalenza ci sono quattro scelte significative:

La porticina del primo Tabernacolo del Santuario al Crocifisso portava scolpita l’immagine di Maria Mediatrice, con le braccia aperte, in atteggiamento di orante e con l’Eucaristia sul petto.

Nella Basilica superiore, volle una cappella dedicata a Maria Mediatrice, e volle collocarci la grande tela del pittore Elis Romagnoli. Il giorno 8 dicembre 1956, festa dell’Immacolata, nella Chiesa del Carmine in Fermo era sta inaugurata una grande tela, un quadro di metri 6x3, raffigurante Maria Mediatrice, eseguita dal pittore Elis Romagnoli. L’immagine era stata fatta eseguire e donata alla Congregazione da Don Luigi Leonardi fam, parroco di S. Matteo.

Una statua di Maria Mediatrice si trova nei pressi delle piscine; è in marmo di Carrara, del peso di 30 quintali; fu collocata sul posto il 2.12.1960.

Tutta la Cripta è poi dedicata a Maria Mediatrice.

 

IL SIMBOLISMO BIBLICO DI QUESTA IMMAGINE DI MARIA MEDIATRICE

Uno sguardo attento coglie l’abbondanza dei simboli che in essa sono presenti e che trovano abbondanti riscontri nella Parola di Dio1:

la colomba;

la luce;

la corona regale;

l’azzurro del manto ed il rosso della sua veste;

le braccia spalancate verso orrizonti infiniti;

il giglio;

l’ostia bianca racchiusa nella coppa formata dai petali del giglio;

l’arcobaleno;

le nubi;

la luna;

il serpente;

il mondo.

Nel suo atteggiamento orante, Maria congiunge il cielo e la terra, è portatrice di luce nel mondo avvolto dalle tenebre. Sorge maestosa sul mondo e s’innalza verso il cielo, dimora dell’Onnipotente; pienamente radicata nella storia dell’umanità, nella "pienezza dei tempi" (Gal 4,4) accoglie nel suo grembo verginale il Verbo di Dio. "Dio ha tanto amato gli uomini da mandare nel mondo il suo Figlio unigenito" (Gv 3,16-17). Nel mondo avvolto dalle nubi, simbolo dell’oscurità, del male e del peccato Dio vuole inviare il suo Figlio, la vera Luce (Gv 1,5); in Maria splende la Luce vera, quella luce che illumina ogni uomo (Gv 1,9-10).

La luce è simbolo della salvezza, che la Bibbia esprime attraverso le immagini della vittoria (Es 14,24; 2Re 19,35; Is 17,14; Sl 46,6), del trionfo del diritto e della giustizia (Sof 3,5; Sl 37,6; Os 6,5; Is 59,9), della guarigione (Sl 56,14; Is 58,8; NT i miracoli di guarigione dei ciechi compiuti da Gesù) e dell’illuminazione che traspare dal volto di Dio. Le tenebre esprimono tutto ciò che non è salvezza: in esse si concentra il peccato dell’uomo (Sir 23,25-26); come la notte, esse sono il tempo del delitto (Gb 24,13 ss; cf. Gv 3,20; Ef 5,11); sono simbolo di angustia, di paura e del giudizio finale di Dio, il quale solo ha il potere di trasformare questa connotazione negativa delle tenebre in luce di salvezza (Is 8,23-9,1; 10,17; 42,16; 58,8-10; Mi 7,8s; 2Cor 4,6). Non possiamo vivere interiormente senza la luce della grazia e la luce della gloria.

La potenza di Dio trionfa sulla morte e la donna che schiaccia la testa del serpente è l’immagine della nuova Eva che porta nel mondo il Salvatore (Gen 3,1-24a). L’arcobaleno ricorda l’alleanza gratuita di Dio con il suo servo Noè (Gen 9,8-17); essa si estende a tutta la creazione, abbraccia l’intero universo ristabilendo l’ordine iniziale creato da Dio. "L’arcobaleno è segno dell’alleanza di Dio e pegno della sua misericordia, (Gen 9,12-16). È perciò simbolo della divinità, anche come segno della sua magnificenza celeste, (Ez 1,28; Ap 4,3; 10,1)".

In Maria abbiamo il segno più eloquente della premura divina di salvezza per tutto il genere umano. Essa, preservata fin dall’eternità da ogni contagio di colpa, domina sull’universo quale "rifugio dei peccatori e avvocata" presso il suo Figlio. In lei Dio interviene con il suo impegno–promessa per garantire l’ordine cosmico e salvare il mondo dalla distruzione del peccato e della morte. In virtù dell’alleanza che Dio ha stipulato con l’umanità, il mondo sta sotto il segno visibile (arcobaleno) di una promessa di salvezza: "Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà mai fine" (Lc 1,32-33).
L’arco posto fra le nubi: è un segno profetico, la prima grande promessa di salvezza per l’umanità e il mondo intero, il primo annunzio profetico rivolto a tutti gli uomini. Da Dio non viene che una volontà di salvezza per il mondo; la minaccia di distruzione del mondo non viene, dunque, dal di fuori, ma dall’interno del mondo stesso.

Maria è l’arca della nuova alleanza, perché accogliendo Colui che ha firmato con il suo sangue il patto di libertà, di giustizia e di pace porta la benedizione al popolo di Dio. Ella porta sul suo petto il giglio, umile fiore del campo, più bello e maestoso dello splendore salomonico; la radice di Davide, il tronco di Iesse, Colui che è l’albero della vita. Eva mangiò il frutto dell’albero proibito e portò nel mondo la morte; Maria, aprendosi docilmente all’azione dello Spirito generò il Salvatore. Il profeta Isaia annuncia così il Messia: "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici" (Is 11,1).

Le sue braccia spalancate accolgono le gioie e le speranze, le ansie dell’intera umanità e le sollevano a Dio. Dio stesso scende in lei, e lei come madre ce lo ridona, ci ottiene il suo favore.
Maria porta sul suo petto il pane della vita, l’ostia: "Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da la vita al mondo" (Gv 6,33). Le braccia aperte di Maria indicano l’atteggiamento orante del sacerdote che presenta a Dio le suppliche dell’umanità. Maria intercede per il suo popolo il vino buono della Nuova Alleanza e anticipa l’ora messianica, la manifestazione di Cristo all’umanità (Gv 2,1-10) perché il mondo veda, vedendo creda e si converta. Generando Cristo, nella fede prima e poi nella carne, Maria genera tutta l’umanità a Dio per mezzo di Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote (Ebrei 5,5-10). Mediante tale "ardente carità", intesa ad operare in unione con Cristo la restaurazione della "vita soprannaturale nelle anime", Maria entrava in modo del tutto personale nell’unica mediazione "fra Dio e gli uomini", che è la mediazione dell’Uomo Cristo Gesù. Se ella stessa per prima ha sperimentato su di se gli effetti soprannaturali di questa unica mediazione – già all’annunciazione era stata salutata come "piena di grazia", - allora bisogna dire che per tale pienezza di grazia e di vita soprannaturale era particolarmente predisposta alla cooperazione con Cristo, unico mediatore dell’umana salvezza. E tale cooperazione è appunto questa mediazione subordinata alla mediazione di Cristo.

Avvolta in un manto azzurro Maria è sovrana dell’umanità; la tunica rossa indica il suo essere preservata fin dall’eternità da ogni contagio di colpa. Il suo volto splende dello splendore del Tabor; è luminoso della luce del Sinai perché in lei Cristo Gesù si è fatto carne (Lc 2,30-32). "Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle" (Ap 12,1).

Con Maria l’umanità è invitata ad abitare in cielo comunicando con il pane della vita, Cristo Gesù che lei ha portato nel mondo. Arca della Nuova Alleanza, Maria ci solleva e ci rinnova; è la Mater Ecclesiae che cammina con ogni uomo facendosi serva fedele. Maria rimane il modello e la via più sicura per arrivare a Gesù. Maria Mediatrice di grazia e Madre di Misericordia rappresenta l’ideale più alto dell’amore che ascoltando crede, e credendo spera che l’amore è più forte della morte. Portando a Dio tutti i suoi figli di adozione genera pienamente Dio nel cuore degli uomini: essa li presenta a Dio e presenta Dio agli uomini. La sua mediazione materna è mediazione in Cristo, unico mediatore presso il Padre. Essa è per noi madre nell’ordine della grazia che ci ridona la vita dando al mondo l’autore stesso della vita, Cristo Signore.

 

Un cuore pieno di bontà e una corona del rosario tra le mani

Già nel 1986 il padre Valentino Macca ocd sintetizzava la vita della Madre Speranza scrivendo così:

DUE OCCHI E IL ROSARIO DI MARIA.

Due occhi luminosi e aperti, rivelazione di un cuore pieno di bontà e di misericordia. Una corona del rosario, immancabilmente tra le mani, sgranato senza sosta. È l’ultima immagine di Madre Speranza che porto negli occhi, ricordo sereno di colei che è all’origine "dell’unica famiglia" dell’Amore Misericordioso, della diffusione del culto verso lo Stesso, del Santuario e delle opere annesse di Collevalenza.

E quando torno, spontaneamente guardo in alto, cerco la stanza della Madre all’ultimo piano e nei terrazzi dello stesso, per incontrare ancora quelle mani che stringono il rosario, quegli occhi che sembrano riflettere la dolcezza e la misericordia di Maria, contemplate, imparate, vissute nell’alveo del mistero di salvezza, il cui compendio è la santa corona.

L’amava tanto. Ricca della sapienza dei poveri nel Signore si era attaccata a quest’umile preghiera fin dall’infanzia. Nelle ore di dolore e di preoccupazione, come nelle persecuzioni, il ricorso continuo al rosario era sicurezza di grazia e certezza di aiuto da parte di Colei che amava invocare "Madre mediatrice universale, arca dell’Alleanza, Regina di amore e madre di misericordia"2.

E durante la guerra, quando il quartiere Casilino, ancora estrema periferia di Roma, fu esposto particolarmente al pericolo dei bombardamenti, il 28.09.1943 s’impegnava con la sua Comunità alla recita continua, giorno e notte, del rosario – a cui durante il giorno si univano anche i fedeli – perché per la Mediazione di Maria il mondo avesse la pace e in Italia trionfasse l’Amore Misericordioso3.

Ma che cosa direbbero, se potessero parlare, i muri di questa casa benedetta, innalzata a gloria e a servizio dell’Amore Misericordioso, e cementata con il sudore del lavoro della Madre e delle sue Ancelle, offerti con un amore giovanile ammirevole ritmato dalla recita instancabile del rosario di Maria – da prima che sorgesse il sole fino all’ora del tramonto – con un andare che faceva sì che il coro delle "Ave" vincesse il rumore delle macchine del laboratorio?

Ricordo di avere letto – ancora vivente la Madre – che quando essa si rivolse al Sig. Spagnoli per avere l’impegno di lavoro di maglieria, si sentì rispondere da lui che non si fidava troppo delle promesse delle Suore, un giorno con una devozione a S. Antonio, un altro triduo a S. Rita, un altro ancora con un festa. Al che la Madre avrebbe risposto che tra le Ancelle dell’Amore Misericordioso non si aveva nessuna devozione particolare e che poteva perciò fidarsi. La sua devozione, la devozione della sua Famiglia era ed è quella della fedeltà amorosa al volere di Dio, nel compimento gioioso – specialmente quando duro e faticoso – del proprio dovere e del lavoro4.

A imitazione della prima Ancella dell’Amore Misericordioso, la Vergine Maria, il cui aiuto di madre di misericordia è forza, coraggio, gioia, nella coerenza. Ne fece la prova lo Spagnoli, come già a Roma durante la guerra lo aveva dovuto ammettere il Comandante militare per il quale la Madre s’era impegnata a fornire ogni mese 10.000 camicie per soldati5. Tutti si meravigliavano di tale fede alla parola. Non si meravigliava la Madre che contava su Maria e sulle Figlie così agganciate al rosario.

La grande preghiera Mariana, recitata fin dall’inizio comunitariamente e integralmente6, fu sempre per la Madre e le Figlie la grande devozione che articolava il ricorso fidente alla Madre della Misericordia "perché Ella – come disse la Madre – sia sempre accanto a noi e ci aiuti a correre nella via della santità, senza deviare a destra o a sinistra"7.

(segue al prossimo numero con:

Maria Mediatrice, Madre di Misericordia, nell’esperienza spirituale di Madre Speranza

Maria Mediatrice e il Magistero ecclesiastico


1 Il peccato Ecl 5; Ap 22,13; Gn 1,1; Gn 1,3; Gn 1,6; Gn 2,16; Gn 2,17; Gn 3,1; Gn 3,15
La alleanza Gn 9, 13-14; Gn 14, 18-19; Gn 17,4; Ge 17, 9; Gn 17, 18; Gn 24; Ex 19,9; Ex 20, 1-21; Ex 25, 10-40; Ex 25, 23; Ex 25, 30; Ex 26, 14; Ex 29, 9.
I profeti annunciano e descrivono il Messia Is 11,1; Is 11, 10; Is 7, 14; Is 9,5; Is 53; Ec 24, 16; Ec 51, 29.
Nuovo testamento – Nuova alleanza
Lc 1, 27-28; Lc 9, 28-36; Eb 4, 14-15; Eb 5, 5-10; Eb 9, 15; Eb 10, 7; Ac 26, 23; Is 53; Lc 22, 19-20; Gv 1, 29; Ap 12, 1; Ap 17, 14; Ap 19, 6-10; Ap 21, 6; Ap 22, 13.

2 Libro delle Orazioni per i Figli dell’A.M., Perugia 1955.

3 m. speranza, El pan 18, 28.09.1943.

4 Cfr. acam, C 105.

5 M. speranza, El pan 18, Note 1943.

6 m. speranza Libro de Costumbres EAM, Roma 1956; cf. anche Costituzioni e Usanze FAM.

7 m. speranza, Exhortaciones 16.08.1965.

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ultimo aggiornamento 19 maggio, 2010