Signore, Ti ringrazio perché mi hai dato un cuore per amare e un corpo per soffrire

Colei che per prima ha perseverato fino in fondo nella "peregrinazione della fede", proprio al vertice della sua partecipazione al mistero della sofferenza, ha ricevuto il dono di una maternità universale e perenne. Da allora, Madre della Misericordia, abbraccia col suo amore invincibile tutti i suoi figli, devoti o ingrati, che la conoscano o la ignorino, che la invochino o la bestemmino.

A Lei, anche Madre Speranza si affida nelle sue prove lasciandoci in dono un altro frammento della sua esperienza spirituale.

"Il Buon Gesù sapeva molto bene che per poter camminare lungo il sentiero del dolore e del sacrificio, avevamo bisogno dell’affetto di una Madre, perché quando si ha la Mamma, si può dire che non esistano pene insopportabili; il loro peso infatti non grava più solo su di noi: Lei ci rimane accanto per portare il carico più pesante.

Gesù che conosce i bisogni del cuore umano, ci ha donato Sua Madre, avendo sperimentato Lui per primo, dalla Croce, l’eroismo di una Madre così buona, la sua fedeltà e la sua consolante compagnia.

Gesù sapeva quanto è necessario per noi il sostegno e l’aiuto di una Madre. Ricorriamo, dunque, a Lei con affetto e confidenza filiale, ricordando che nel darci la Vergine Purissima, Gesù arricchì il Suo cuore di misericordia materna perché potesse compatire le miserie dei suoi figli". (El Pan 2, 71)

Maria Antonietta Sansone

Sia quest’acqua figura della Tua grazia e della Tua misericordia

Al signor G.M. che doveva uscire di prigione nel mese successivo, venne comunicato che essendo affetto da una grave infezione tubercolare del ginocchio, dopo la scarcerazione sarebbe stato direttamente ricoverato all’Ospedale civile fino a quando non fosse completamente guarito.

Chiese aiuto alla suora che negli anni di detenzione lo aveva assistito per corrispondenza e gli fu risposto di rivolgersi all’Amore Misericordioso, facendo la Novena e bevendo l’Acqua sgorgata a Collevalenza.

Il signor G.M. acconsentì di buon grado e dopo pochi giorni migliorò tanto da essere dichiarato clinicamente guarito per il giorno della sua scarcerazione ed essere in grado, una volta uscito, di ricominciare subito a lavorare.

 

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ultimo aggiornamento 19 maggio, 2010