2009 - 19 giugno - 2010 - ANNO SACERDOTALE

Paolo Risso

Come piccolo servo di Jahvè:
Nicolino D’Onofrio

I santi che più amo sono i piccoli e i sofferenti, quelli che sulla terra, forse, no hanno voce, ma ne hanno tanta per farsi ascoltare da Dio e intercedere presso di Lui, a nostro favore.

Ecco: Nicola D’Onofrio – una di questi – nasce a Villamagna (Chieti) il 24 marzo 1943. Tre giorni dopo viene battezzato. Dai genitori, tenaci lavoratori dei campi, riceve seria e luminosa educazione cristiana. Quando appena apre la mente a conoscere, Nicolino conosce Gesù. L’8 giugno 1950, festa del Corpus Domini del grande "Anno santo" al centro del secolo XX, riceve per la prima volta Gesù nella S. Comunione. Il 17 ottobre 1953, la Cresima.

A scuola, alle elementari di Madonna del Carmine, frazione di Villamagna, si distingue per intelligenza, impegno e profitto. Molto disponibile verso gli altri, con cuore davvero buono. È chierichetto e ama moltissimo servire all’altare, nella sua parrocchia, che raggiunge anche d’inverno, squarciando la neve e sopportando il freddo, nonostante la sua casa sia a diversi chilometri, sul confine di Bucchianico, il paese di S. Camillo de Lellis (1550-1614).

Un’offerta semplice

P. Santino, suo concittadino, sacerdote dell’Ordine di S. Camillo, gli illustra un giorno, la figura del grande Santo dei malati, i cui religiosi portano sul petto una grande Croce rossa, il suo ideale di servire Gesù, con somma carità teologale negli infermi, anche contagiosi, i più difficili: non per filantropia che non regge, ma per amore suo.

Nicolino è toccato dalla Grazia di Dio e ne rimane affascinato: "Sarò sacerdote anch’io e… camilliano". I suoi genitori si oppongo alquanto per un anno. Lui pensa e prega, coltiva un intimo rapporto con Gesù con la confessione regolare e frequente, la Comunione quotidiana. Sembra che abbia già l’aspetto di un piccolo angelo. Il 3 ottobre 1955, festa di S. Teresina di Gesù Bambino nel calendario liturgico allora vigente, entra nel seminario camilliano di Roma. Ha 12 anni ed è un ragazzo in mezzo a tanti altri buoni allievi, ma presto si distingue, davanti a compagni e superiori. Sempre obbediente, molto sereno, con un bellissimo soriso. Un’anima posseduta da Gesù.

Quando papà vorrebbe riportarlo a casa, Nicolini si analbera e gli scrive una lunga lettera, molto forte, dicendogli la sua volontà di restare continuando verso il Sacerdozio nell’Ordine Camilliano e citando il detto di s. Giovanni Bosco: "La più bella benedizione per una famiglia è quella di avere un figlio sacerdote". E ancora: "Quando un ragazzo lascia i suoi per farsi prete, Gesù stesso prende il suo posto nella sua famiglia". L’offerta di Nicolino, adolescente, è molto semplice e lineare: Gesù lo chiama e lo vuole, e lui ci sta, senza complicazioni.

Il 6 ottobre 1960, 17 anni, quando i suoi coetanei spesso hanno la prima ragazzina, Nicolino veste l’abito dei Religiosi di S. Camillo, orgoglioso della grande Croce, color rosso, sul petto. Comincia a tenere un quadernetto in cui appunta le sue riflessioni, i suoi propositi, i suoi colloqui con Gesù. Iniziando il noviziato, scrive: "Gesù, se un giorno dovessi buttare questo abito santo, fa che muoia prima di riceverlo: non ho paura di morire ora, sono in grazia tua. Che cosa soave venire a vederti insieme alla tua Mamma, Maria". Attenzione, Nicolino: non parlar troppo, che Gesù ti prende in parola.

Novizio, si incentra tutto in Gesù, davanti a qualsiasi difficoltà: "Il demonio si vince, stando vicino a Te, Gesù, e a Maria con i Sacramenti e la preghiera". Si affida, con piena confidenza al Padre Maestro e al Padre Provinciale, Gesù Crocifisso entra nella sua vita. Il giorno della vestizione, scrive ancora: "La mia volontà deve essere tenace, piena, eroica nell’ascesa. Una volontà che non cambi direzione secondo il vento, ma resti fedele ai principi di Gesù Crocifisso. Che non si perda in tante cose fatue della terra, ma si mantenga sempre viva e forte nel far progredire la nostra corsa verso Dio. Miriamo all’imitazione di Gesù Crocifisso che ci presenta la croce da abbracciare ogni giorno". Si distingue per un amore ardente a Gesù Eucaristico: lo riceve ogni giorno, lo visita spesso nella cappella del seminario e, quando vi andrà a studiare, all’Università gregoriana. Si iscrive all’associazione delle "Guardie d’onore" al S. Cuore di Gesù, scegliendo la sua ora di adorazione e riparazione dalle 8 alle nove del mattino. È devotissimo della Madonna.

Studia, come è stabilito nel tempo della formazione, la vita e le virtù di S. Camillo, e se ne appassiona, ma presto scopre "Storia di un’anima" di S. Teresa di Gesù Bambino, la quale diventa la sua santa prediletta e gli segna la via dell’infanzia spirituale del pieno abbandono sul cuore di Gesù, certo di compiere grandi cose, non tanto a forza di braccia, ma per la sua Grazia. Lui, Nicolino, diventa un sì totale a Gesù, come Camillo e Teresina.

Il 7 ottobre 1961, festa della Madonna del Rosario, offre a Dio i primi voti di Obbedienza, Castità e Povertà e Carità verso i malati. È molto contento dell’offerta compiuta, ora che fa parte davvero del suo Ordine. Immerso negli studi e nella preghiera, punta tutto alla meta: diventare sacerdote. È molto attaccato alla sua "Famiglia religiosa" e non chiede mai di uscire.

 

Innamorato del Crocifisso

Ha quasi 20 anni, Nicolino, e ha un fascino singolare. Colpisce il suo sorriso, il suo sguardo intenso e profondo – in cui si sente che abita Qualcuno non di questo mondo. Confratelli piccoli e grandi stanno bene con lui. Un Padre Camilliano, molto ammalato, che lui assiste, ne rimane quasi estasiato. Il segreto lo si scopre nelle sue note d’anima:

"Sfiducia, stanchezza, perché? È il nemico mortale dell’anima mia che mi strapazza, è il Signore, che mi purifica. Questo è il lungo dell’esilio… Dura terra. Se a Dio piace, vorrei morire presto per andare in Paradiso, o Maria, Madre mia dolce. Ecco che il sereno torna nella mia anima e posso mirare più lontano. È questa la volontà di Dio. La vita di Gesù fu croce e martirio, e io che voglio? Fare il signore? No, tutto per voi, Gesù e Maria".

La scoperta di S. Teresina di Gesù Bambino lo conduce alla verità. Intanto, alla fine nel 1962, a 19 anni, Nicolino comincia a non star bene. Esami, cure, ricoveri. Ha un cancro. Il 30 luglio 1963, viene operato: teratosarcoma. Seguono cicli di cobaltoterapia. Piano piano, si rende conto del male che lo invade. Prega intensamente e accetta, guardando a Gesù Crocifisso.

Alla mamma, preoccupata che nella vita religiosa gli fossero richieste chissà quali penitenze, Nicolino risponde: "Tutto qui si fa per Gesù, per suo amore. Nessuno mi chiede cose eccezionali, come dormire per terra, digiunare. Io faccio solo quello che devo fare – per amore – come S. Teresina, che non ha fatto nulla di particolare; a 24 anni è morta di TBC ed è diventata santa". Tra gli scritti di Teresina, Nicolino trova una preghiera che lo colpisce molto: "Io sono innamorata di Gesù Crocifisso. Si allontani da me, ogni altra gioia, ogni altro gusto che non sia il mio Sposo appeso alla croce. Voglio possedere interamente il suo Cuore squarciato e vivervi in esso, come una cosa sola. Rinunciarmi sempre, anche nel modo più duro, ma Tu, non io, Tu vivi in me, Amore Crocifisso".

Nicolino recita tre volte al giorno questa preghiera, soprattutto la vive a fondo, più è crocifisso dalla malattia che ora non gli dà più alcuna speranza umana.

All’inizio d’ottobre 1963, i superiori lo iscrivono al I° anno di Filosofia alla Gregoriana. Studia con diligenza e impressiona a fondo professori e condiscepoli che "sanno", per la sua serenità, l’immancabile sorriso. Ai primi di gennaio 1964, una radiografia evidenzia che il polmone destro è invaso dal "male". Nicolino, parlando con suo fratello Tommaso, gli spiega che non è più lontana la sua dipartita da questo mondo. Alla fine del mese di marzo, vuole che il Padre Provinciale gli dica chiaramente qual è il suo stato di salute. Il superiore non gli nasconde la verità, ma lo invita a pregare e a chiedere un miracolo a Gesù, per intercessione della Madonna e di S. Camillo.

Non si illude affatto. Intensifica la preghiera. Chi lo avvicina, sente che già vive nell’aldilà, per una grazia singolare che riceve da Gesù che ha tanto amato. Annota per se stesso, quanto S. Teresina aveva scritto di più semplice e sublime: "Vivere d’amore su questa terra / non significa piantare le tende sulla vetta del Tabor. / Significa arrampicarsi con Gesù sul Calvario. / Significa vedere la sua Croce come un tesoro! / In cielo vivrò nella gioia (…) Morir d’amore, è un troppo dolce martirio, / ed è questo che vorrei soffrire; / Gesù divino, realizza il mio sogno: / morir d’amore".

È ventenne, come s. Teresina, Nicolino d’Onofrio. Ed è questo il segreto del suo ultimo anno di vita che incanta quelli che lo avvicinano. Nella speranza di ottenere un miracolo, va pellegrino a Lourdes e a Lisieux, all’inizio di maggio 1964: mancano solo 33 giorni al suo incontro con Dio per l’eternità. Da Lisieux, scrive ai suoi genitori: "Carissimi, pregate anche voi, affinché il Signore mi faccia rimettere in forze per diventare sacerdote e lavorare ancora molto per le anime. Se il buon Dio volesse qualcosa di diverso da me e da voi, sia benedetto in eterno perché Lui sa ciò che fa".

Rientra a Roma: dimagrisce a vista d’occhio. È diventato asciutto, affilato, eppure carico di una singolare bellezza interiore che traluce dallo sguardo. Il 28 maggio 1964, festa del Corpus Domini, come il giorno della sua prima Comunione, per dispensa di Papa Paolo VI "super triennium", nella chiesa del seminario camilliano romano, Nicolino offre a Dio i voti perpetui. È felice: ha dato tutto a Gesù e ora non gli resta che andargli incontro, anche lui sulla croce, come un piccolo "Servo sofferente di Jahvé", come Gesù profetato dal 4° Carme di Isaia (53, 1-12).

I dolori sono atroci con momenti di soffocamento. Ma è sempre sereno e cerca di disturbare il meno possibile chi lo assiste. Una notte, il suo grido diventa affannoso. Appoggiandosi ai gomiti, a voce alta invoca di guarire: "Mio Dio, sarò sacerdote… salverò tante anime… guariscimi, ti prego, mio Signore… Madonnina mia, intercedi… Padre, mi aiuti, che devo ottenere questo miracolo". Il Padre che lo assiste con immensa amorevolezza, lo conforta in ogni modo. Nicolino si calma: "Bene… se non è possibile, sia come Tu vuoi, mio Dio".

Il 12 giugno 1964, il suo Padre superiore e diversi confratelli pregano vicino a lui. Ha ricevuto tutti i Sacramenti, in semplicità e letizia. Vuole ancora una volta – ed è l’ultima – Gesù Eucaristico. Vuole che si preghi ad alta voce, a lungo, e lui si unisce alle preghiere con invocazioni struggenti. Alle 21,15 di sera, Nicolino D’Onofrio, lucido e orante sino alla fine, vede Gesù per sempre.

Dall’otto ottobre 1979, riposa vicino alla cripta del Santuario di S. Camillo in Bucchianico. La sua fama di santità, già viva durante la malattia, dilaga. Il 16 giugno 2004, inizia a Roma la sua causa di beatificazione. Ventun’anni appena: mio Dio, perché ce lo hai tolto? Non si chiede perché a Dio. È nel suo stile; per salvare il mondo, a immagine del tuo Figlio Crocifisso e immolato in espiazione, mandi dei piccolo "Servi sofferenti", come Lui. Così, anche Nicolino D’Onofrio ce lo dai come piccolo Servo di Jahvé, come "il figliolino" di Dio, l’Agnellino di Dio, che tutto contiene, tutto offre, tutto dona. Oblatio munda. Sì, offerta pura sulla croce e sull’altare.

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ultimo aggiornamento 21 luglio, 2010