Signore, Ti ringrazio perché mi hai dato un cuore per amare e un corpo per soffrire

Giunta al vertice della carità, in Madre Speranza avviene un rovesciamento di obiettivi: non fuga ma ricerca della sofferenza, perché solo attraverso di essa è possibile collaborare alla Redenzione.

"Mi insegni, Gesù mio, che la sofferenza accende nell’anima il tuo amore e che il tuo amore non si ottiene senza sofferenza. E poi, me la lesini! Perché Dio mio? Senza alcun dubbio perché tante volte ho ricevuto con poca riconoscenza un dono tanto grande. Gesù mio, ancora una volta perdonami e non darmi più consolazioni, ma solo sofferenze, persecuzioni e dolori. Fa che ami intensamente la croce e non viva felice senza di essa, finché la morte non mi unisca al mio Dio per l’eternità" (El Pan 18, 687-88)

Fare del bene spiritualmente attraverso l’accettazione della propria sofferenza e fare del bene a quanti, lungo la sua strada, ha incontrato nella sofferenza, fermandosi per portare loro aiuto come il buon Samaritano, è stato il compito di tutta la sua vita.

Era dotata così tanto di sensibilità materna da raccomandare ad ogni figlia: "Quando incontrerete una persona sotto il peso del dolore fisico o morale, non provate ad offrirle un aiuto o un incoraggiamento senza prima guardarla con amore..." (El Pan 5, 6)

A volte questo sguardo di compassione potrà essere l’unica espressione dell’ amore e della solidarietà con chi è sofferente, ma non deve mancare. L’amore è l’unica risposta, inattesa e sorprendente, alla ricerca del senso dell’umana sofferenza.

Ad immagine della Sorgente d’acqua sgorgata per prodigio divino, solo l’amore, "l’amore frutto che viene da Gesù…" (El pan 5, 85) può alleviare e confortare ogni sete profonda di consolazione.

Ecco perché negli anni della piena maturità Madre Speranza può con tutta verità esclamare:

"Ti ringrazio Signore, perché mi hai dato un corpo per soffrire e un cuore per amare".

Maria Antonietta Sansone

Sia quest’acqua figura della Tua grazia e della Tua misericordia

Aveva appena dieci giorni il piccolo A. quando cominciò ad avere crisi di pianto e a diventare cianotico. Portato all’Ospedale, i medici gli diagnosticarono una polmonite interstiziale, dopo sei mesi gli fecero una biopsia polmonare e dalla risposta conclusero che difficilmente sarebbe mai guarito.

Dopo la dimissione del piccolo, i genitori andarono a Collevalenza e Madre Speranza disse loro che il bambino era molto, molto malato, e che pregava per lui.

Da allora, bevendo anche parecchia acqua del Santuario, il bambino è andato sempre migliorando, tanto che al primo controllo il professore che lo visitò disse alla mamma che era un vero e proprio miracolo.

 

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ultimo aggiornamento 02 settembre, 2010