Se davvero Dio fosse Padre, come facciamo a non impazzire

Sac. Angelo Spilla

 

L’uomo, qualunque uomo, fino a che avrà vita, si chiederà sempre: "Perché ci sono, come mai ci sono?". E a queste domande, non c’è nessun scienziato, nessun filosofo, nessun politico che sappia dare una risposta esauriente.

S. Agostino diceva: "Tu guardi l’universo e ti meravigli nel vedere le stelle, l’ordine delle cose, la bellezza della natura e non t’accorgi che tu, ammiratore, sei tutto una meraviglia".

Il salmista, poi, ci invita a pregare Dio con queste parole: "Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi".

Ecco chi è l’uomo, ecco chi siamo noi: il capolavoro di Dio, la meraviglia di Dio!

Il rischio che l’uomo d’oggi corre, in un mondo in così continua e vorticosa evoluzione, è quello di essere distratto, interessato solo a quello che accade al di fuori di lui.

È invece necessario che l’uomo rientri dentro di sé, nel proprio intimo. Scoprirà allora che esiste un’intelligenza infinita che lo ha creato e che lo ama: "Perché di lui ti ricordi... perché te ne curi?".

Credere in Dio, non vuol dire credere in una non ben definita identità celeste; vuol dire sentirlo dentro, sentirsi appartenente a Lui. Abbiamo bisogno che Dio apra i nostri occhi perché diventiamo capaci di riconoscerlo presente nella nostra vita: è il dono della fede.

Dio è sempre presente in mezzo a noi; se apriamo gli occhi della fede possiamo riconoscerlo. Dio ci ama d’immenso amore. Perché Dio è fedele. E non può non amare. Questo incontenibile bisogno di amore che è Dio stesso! E di essere amato! Amore che chiede amore.

È l’esperienza spirituale da cui nasce la conversione di S. Agostino: aveva cercato lungamente Dio intorno a sé, ma non riuscì a scoprirlo finché non lo cercò in sé, nell’intimo del suo cuore da dove sgorgava quella pienezza di vita che Dio dona a ogni suo figlio. Ecco chi è l’uomo, chi siamo noi: questo capolavoro di Dio; la creatura che sempre ama e che vuole vicino a sé per renderla santa, come lui è santo.

C’è un libro assai interessante che sottolinea questo amore di Dio e particolarmente la sua paternità. II libro porta il titolo "Ho incontrato mio Padre" e l’autore è il giornalista Nino Barraco. È un libro che consola, che apre il cuore alla speranza, che addirittura commuove per la tensione del messaggio. È l’"avventura" della paternità umana che rimanda alla realtà smisurata di un Dio gettato nel solco dei figli. È il "rischio" di un rapporto veramente autentico di ogni risposta dell’uomo.

C’è in questo libro un’espressione per me assai forte e inquietante quando dice: "Se davvero Dio esistesse, se fosse Padre! Noi che crediamo, come facciamo a non impazzire?".

C’è da chiedersi se crediamo veramente oppure no. Se "sì", perché non ci lasciamo coinvolgere, perché non "gridiamo" questo Padre, "come facciamo a non impazzire"?.

Sappiamo che l’amore del Padre è gratuito, è l’amore che previene, amore che non si pente mai d’amare. Quando ci decidiamo, davvero, a credere?

La nostra fede sarà allora la prova di chi crede nell’amore e sentiremo di essere soci con Dio nel suo piano di salvezza. Questa fede in Dio Padre, inoltre, ci farà sperimentare la sua stessa paternità e da Lui stesso trarremo la forza. La nostra azione sarà caratterizzata con il "fare" di Dio. Solo così comprenderemo che non siamo noi ad amare questo Padre, ma è il Padre che ama noi, capiremo che non è più importante dire "ascoltaci", ma "sia fatta la tua volontà"; non pregheremo più "per" i poveri e quelli che soffrono, ma "con" i poveri e con quelli che soffrono.

Madre Speranza, fondatrice della Famiglia Religiosa dell’Amore Misericordioso, il cui santuario si trova a Collevalenza, in Umbria, ha trasmesso questo messaggio: "Dio è un Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli; li cerca e li insegue con amore instancabile, come se Lui non potesse essere felice senza di loro". Ecco dove arriva l’amore di questo Padre nostro. È un messaggio che viene dato a quanti sentono il bisogno di credere in un mondo nuovo, consumato dall’amore. Per di più: un Dio ancora da incontrare veramente!

Scoprire, allora, questo Dio Padre — e lo scopriremo solo con Gesù — significa sperimentare la storia di un amore sempre presente. È l’amore di Dio Padre che non si rassegna al peccato di noi figli e che non si è ancora stancato di amarci. È dall’amore del Padre che bisogna partire per capire noi stessi. Ecco, dunque, di nuovo la domanda: "come facciamo a non impazzire?".

Occorre: sorprenderci, meravigliarci, annunziare, testimoniare questo Padre. Ci sarebbe da impazzire a non finire, per la gratitudine.

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ultimo aggiornamento 17 dicembre, 2010