A Te,

Padre,

ogni

onore e

gloria

 

 

 

Sac. Angelo Spilla

 

"Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?".

Sono le parole del Salmo 8 ed indicano la visione di un uomo stupito e commosso di fronte alla bellezza incantevole di una notte orientale, tersa e traboccante di stelle. E l’ammirazione si trasforma in canto di lode al Creatore, che ha inondato la terra di tanta grandezza e di tanta bellezza.

Occorre prendere coscienza di questa grandezza di Dio e ringraziarLo per tutto il creato. Ci può essere di aiuto la preghiera di S. Francesco, il Cantico delle Creature, per cantare: Laudato sii, o mi Signore. E Dio ci risponderà: Ti ho amato di un amore eterno…. Prima di formarti nel seno materno ti ho chiamato per nome.

Ecco, questo è il nostro Dio, il Padre celeste! Dobbiamo sentire forte il bisogno della salvezza. Scopriamo che questa ci raggiunge nell’oggi. Adesso. È adesso che sentiamo il bisogno di rinnovare la fede. È importante, per questo, mettere al centro la conversione, chiamata continua per il cristiano.

Quant’è brutto perdere nella vita il gusto della meraviglia. Chi sa meravigliarsi, chi possiede il gusto dell’ammirazione scopre di più la presenza di Dio nell’oggi. Chiediamo il dono dell’infanzia spirituale, nella novità del cuore e della vita per ripetere con il salmista: "Ti loderò, Signore, mio Dio, con tutto il cuore e darò gloria al Tuo nome per sempre"1.

Nella vita di ogni giorno esercitiamo a ripetere gesti di gratitudine, nella condotta della nostra vita, verso chi ravviva la nostra speranza, il Dio della gloria. Proprio riconoscendo l’opera delle Sue mani, la Madonna ha cantato: "L’anima mia magnifica il Signore…Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente" 2.

Anche noi dunque diciamo: "A Te, Padre, ogni onore e gloria".

A cantare queste meraviglie di Dio non lo dobbiamo fare da soli, ma anche come famiglia cristiana, creata ad immagine dell’amore del Padre.

Papa Paolo VI, nel celebre discorso tenuto nella sua visita a Nazareth, il 5 gennaio 1964, ci ha esortato a metterci alla scuola della sacra Famiglia per scoprire il senso della meditazione, del silenzio, del lavoro, della sofferenza e della semplicità della vita quotidiana; il tutto vissuto in uno spirito di offerta a Dio.

Quante volte nell’ambito familiare sentiamo dire simile espressione: "non si può continuare così!".

Conosciamo tutti le tante difficoltà che costernano le nostre famiglie. Sorgono problemi a livello di rapporto di coppia, di relazione genitore-figli. Ci sono i problemi legati all’occupazione, difficoltà economiche, problemi di salute, ecc… Il matrimonio stesso viene considerato dal mondo attuale come una realtà superata e non più aderente alla vita sociale. Separazioni, incomprensioni, litigi, malcostume, lo rappresentano come un peso insopportabile o un legame provvisorio. Cos’è la famiglia nel pensiero di Dio? E’ un’intima comunità di vita e di amore fondata da Dio sul matrimonio che è stato elevato da Gesù Cristo a dignità di sacramento.

La famiglia è, ancora, «chiesa domestica»3, è la chiesa che vive nelle nostre case. La comunione di persone che si realizza all’interno di essa è anche comunione con Dio e non sopporta di rimanere chiusa in sé, delimitata cioè a quanti compongono l’area familiare o a quanti la circondano.

Alle famiglie di oggi mancano, purtroppo, i momenti di raccoglimento, di preghiera e di dialogo. Basterebbe fare in confronto tra il tempo dedicato agli ascolti televisivi e il tempo dedicato al dialogo o alla preghiera. Ai genitori il Concilio ha ricordato, ad esempio, l’obbligo gravissimo di educare i figli. Sono i genitori i primi e i principali educatori. I figli non vogliono sentire l’operaio stanco o l’agricoltore preoccupato, vogliono sentire il padre. Se manca il dialogo e l’affetto dei genitori si vive nella solitudine e di solitudine si muore. Si è chiamati ad essere "segno", inteso come instancabile esercizio di amore cristiano degli sposi tra di loro, dei genitori verso i figli e dell’intera famiglia verso gli altri.

La rivelazione cristiana ci dice di questo immenso amore di Dio Padre. Le nostre famiglie sappiano essere immagine di questo amore.

 

"Padre… dacci il nostro pane quotidiano"

È stato Gesù a svelarci il volto del Padre suo e nostro e a metterci in comunicazione con Lui.

Proprio in risposta ad una domanda, il Signore ha affidato ai suoi discepoli e alla Sua Chiesa la preghiera cristiana fondamentale del Padre Nostro.

S. Luca ne dà un testo breve (cinque richieste), S. Matteo una versione più ampia (sette richieste). La tradizione liturgica della Chiesa ha sempre usato il testo di S. Matteo. Questa preghiera è divisa in tre parti. La prima parte orienta la nostra preghiera a Dio come Padre: "Padre nostro che sei nei cieli….".La seconda esprime in tre suppliche le esigenze di Dio: "…sia santificato il Tuo nome, venga il Tuo regno, sia fatta la Tua volontà…". Infine, la terza si compone di quattro domande che esprimono le esigenze fondamentali dell’uomo: "….Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti…., e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.".

Sottolineiamo qui l’importanza della richiesta del pane, quale prima delle quattro richieste: "….Dacci oggi il nostro pane quotidiano...". Gesù nella parabola della misericordia fa dire al figliol prodigo: "…quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza ed io qui muoio di fame"4. E poi, Gesù dice: "Io sono il pane della vita…. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo."5. In queste espressioni facciamo richiamo al bisogno di Cristo, pane spezzato per l’umanità, e facciamo riferimento al dramma della fame nel mondo. E’ molto bello che ci rivolgiamo al Padre dicendogli: "…Dacci…". Ciò esprime la fiducia di noi figli che attendiamo tutto dal Padre. Egli dà a tutti i viventi "….il cibo in tempo opportuno"6. Ed il primo «pane» che chiediamo è Cristo stesso. David Maria Turoldo ha scritto: "Il pane che ci appresti sulla mensa, o Signore, ci aiuti a vivere il tuo amore, e ad irradiarlo. Possa alimentare chi ha fame, guarire il male; far nascere pace e fiducia, scomparire le angosce, fiorire la visione della vera gioia, quella che è in te e mai si esaurisce"7. La richiesta del pane è, anche, bisogno per l’alimento nostro e dei nostri fratelli. Tale domanda ci libera dalle nostre chiusure egoistiche e ci apre alle necessità di tutti. Il pane è segno di comunione: è farina impastata e cotta che viene da tanti chicchi di grano. Le buone e pie parole non hanno mai riempito lo stomaco di una persona affamata, anche se tutti, col pane, hanno bisogno di un sorriso, di una buona parola.

"Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare"8, ci ricorda Gesù. E S. Basilio Magno : "All’affamato spetta il pane che si spreca nella tua casa. Allo scalzo spettano le scarpe che ammuffiscono sotto il tuo letto. Al nudo spettano le vesti che sono nel tuo baule. Al misero spetta il denaro che si svaluta nelle tue casseforti.".

I nostri occhi che vedono il bisogno dei fratelli diventeranno gli occhi e il cuore stesso di Cristo. Siamo il suo prolungamento di umanità fra gli uomini, chiamati come Lui a sfamare le folle col dono di noi stessi. E ricordiamoci: se non ci sono attorno a noi degli affamati di pane materiale, e ce ne sono certamente, vi sono affamati di valori umani, morali, culturali e spirituali.

Tutto questo ci suggerisce la richiesta : "… Dacci il nostro pane quotidiano".

Gesù, nel "Padre Nostro", indica il complesso di questi beni con il "Pane di ogni giorno": "Dacci oggi il nostro pane quotidiano", ci insegna a dire. Sono il pane, il lavoro, la salute, l’amicizia, l’amore. Tutti beni terreni che, saputi usare saggiamente, con rettitudine ed equilibrio, devono servirci per raggiungere il bene supremo: Dio.


1 Sl 86,12.

2 Lc,1,46.49.

3 Cf. LG, 11.

4 Lc 15,17.

5 Gv 6, 48.51.

6 Sl 104, 27.

7 Da: Neanche Dio può stare da solo.

8 Mt 25, 35.

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ultimo aggiornamento 06 maggio, 2011