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Sac. Angelo Spilla

Credo in un solo Signore Gesù Cristo

Le beatitudini

 

 

Tutti sull’alto monte delle beatitudini

Vorrei sperare che tutti sentiamo un profondo bisogno di incontrare Dio, di conoscere i suoi pensieri e di scoprirne i suoi disegni. Ma dove trovarlo?

Ecco allora la proposta.

Nei tempi antichi si pensava che il luogo ideale fossero le cime dei monti, quelle soprattutto che la tradizione indicava come luoghi sacri. Vedi Abramo, Mosè ed Elia che hanno fatto le loro esperienze più forti propriamente "sul monte".

Suppongo che un po’ tutti abbiamo fatto una qualche esperienza della montagna. Nel mio piccolo conservo dei meravigliosi ricordi. In particolare conservo nel cuore l’esperienza fatta sulle Dolomiti dove ho avuto la possibilità e la gioia di fare una scalata nell’Alta Baida del Trentino inerpicandomi e raggiungendo, anche attraverso una parete ferrata, la vetta del Sassongher (m. 2665), un’esperienza toccante tanto che ho sentito il bisogno di scrivere nel diario di bordo ai piedi della croce, collocata sulla cima dell’alto monte: O Signore nostro Dio quanto è grande il tuo nome su tutta la terra. Tutte le creature cantano la tua gloria.

Gesù – secondo il racconto dell’evangelista Matteo1 – pronuncia il primo discorso su un monte che la devozione cristiana identifica con la collina che domina Cafarnao. Da lì si contempla anche il lago che tante volte è stato solcato dalla barca di Gesù e dei discepoli. Anche da lì ci si sente quasi naturalmente portati a elevare lo sguardo al cielo e il pensiero a Dio.

Ma il monte di cui ci parla Matteo non va inteso in senso geografico ma nel suo significato teologico. Più che di uno specifico luogo, "monte" è qualunque luogo o momento in cui ci si apre alla parola di Dio.

Per visualizzare la scena pensiamo a Gesù che lascia la "pianura" delle buone abitudini, di chi pensa che i soldi valgono tutto, che ciò che conta è il successo, che è felice chi possiede un conto in banca e può viaggiare e divertirsi, di chi non si priva di alcun piacere. E che fa Gesù? Sale sull’alto monte e invita noi, suoi discepoli, ad ascoltare le sue proposte di felicità, di successo, di beatitudine. E ci fa delle proposte sconcertanti, forse a prima vista anche insensate secondo la logica umana.

Che cosa si deve fare per essere felici? Il grande problema della vita è quello di conquistare una porzione di felicità che ci permetta non tanto di ridere, ma di sorridere. Non una situazione momentanea, insomma, o qualcosa di superficiale ma di un sorriso che è appunto portatore di valore spirituale e duraturo.

Questa gioia, una volta provato che è un dono e non un qualcosa di dovuto, ha bisogno di essere accolta ed ha bisogno di trovare non la presunzione di chi possiede, ma l’umiltà di chi è povero e si sente povero. Ecco perché sono chiamati "beati" coloro che vivono in questo stato di vita.

Otto beatitudini proclamate da Gesù. Beati i poveri in spirito, gli afflitti, i mansueti, quelli che hanno fame e sete della giustizia, gli operatori di misericordia, i puri di cuore, quelli che lavorano per la pace e la giustizia. Li possiamo considerare come il "Manifesto" di Gesù, la "magna charta del cristiano", il manuale di vita cristiana.

Vengono descritti i modelli del nuovo stile di vita che il Signore ha portato nel mondo. Ci riguarda da vicino perché ci spiega come realizzare la legge dell’amore. Intaccando il senso comune, come uomini delle beatitudini veniamo già oggi iscritti nell’anagrafe del Regno.

Mi piace ricordare un’espressione di uno scrittore, Luigi Santuzzi, che dopo essere stato pellegrino in Terrasanta facendo riferimento a Gesù dice: "Le Beatitudini che Lui proclama lievitano solo a una certa quota; e perciò egli salì, ritengo, ad annunciarle sul monte. Qui nacquero più ispirate queste "regole" della felicità, perché Gesù stesso, quando si inerpicava quassù, in vista del suo lago, attingeva anche per sé la propria beatitudine".

Dinanzi ad una visione di un futuro grigio e triste, andiamo alla riscoperta del messaggio di Gesù portatore di gioia. Non abbiamo bisogno di sognare questa felicità perché chi crede sa che la propria vita è già adesso definitivamente al sicuro nell’amore di Dio.

Allora? Saliamo sull’alto monte delle beatitudini.

 

Prendendo la parola disse: beati…

Il Vangelo di Matteo ci dice che un giorno "vedendo le folle, Gesù salì su monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo…"2. È la pagina evangelica delle Beatitudini. "Beati…". Gesù definisce beati i poveri in spirito, gli afflitti, i miti, quelli che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati per causa della giustizia e quanti vengono insultati e perseguitati a causa di Cristo.

Ma cosa sono le beatitudini?

Sono la proposta di Dio a vivere in comunione con Lui, di partecipare alla vita stessa della Trinità. Il nostro cammino virtuoso ci conduce a questa intimità con Dio, ci rende cioè "capaci" di Dio.

Le beatitudini, quindi, non sono tanto delle cose da fare, né dei frutti di ascesi o di sfogo solo nostro. Sono la conseguenza dell’opera dello Spirito in noi. È lo Spirito Santo che ci può rendere miti, pacifici, puri di cuore, misericordiosi…

Il nostro sforzo è nell’accogliere questa azione dello Spirito in noi, di obbedire a Dio.

Va inteso innanzitutto che le beatitudini sono la vita stessa di Cristo, Lui le ha vissute. Per questo, il nostro aderire ad esse ci inserisce nella vita di Cristo, ci unisce strettamente a Lui, ci uniforma a Lui. E’ proprio questo il compito dello Spirito: di insegnarci ad obbedire a Cristo, a seguirlo, a vivere come Lui.

Le beatitudini, poi, sono atteggiamenti interiori, disposizioni della persona ad aderire a Dio. Persone che vivono la povertà, la mitezza, persone che patiscono afflizione non per condizione di vita ma per fedeltà a Dio e all’uomo. Il dolore di chi vede che l’uomo non accoglie Dio, non accetta il suo amore, lo rifiuta. Il dolore per solidarietà al dolore dell’umanità.

E poi, le beatitudini sono in ordine ascendente: il culmine sono gli operatori di pace… ma tutte sono contenute in tutte. Per esempio: opero la pace con atteggiamenti di povertà, di mitezza, di misericordia, di giustizia… e viceversa.

Inoltre, il premio delle beatitudini è Dio stesso: è Lui la sazietà della nostra fame, la terra, la misericordia, il Regno…: è la beatitudine, la vera felicità.

Ricordiamoci che le beatitudini sono, anche, un invito alla gioia poiché la buona novella stessa di Gesù è l’annuncio della gioia e questa per l’uomo delle beatitudini avviene già ora, anche se il suo orizzonte ultimo di pienezza è nel futuro.

Molto profonda risulta, a tal proposito, la confessione che ha lasciato il grande poeta argentino Borges il quale in una sua poesia ha scritto: "Ho commesso il più vile dei peccati da addebitare ad un uomo. Io non fui felice".

Che cosa si deve fare per essere allora felici? Chi sono i beati?

I veri discepoli, quelli che ascoltano il Signore, accettano la sua Parola, entrano nella logica del suo Regno. E si impegnano. Al tempo di Sant’Agostino c’era chi si lamentava che i tempi erano cattivi. Lui rispose con semplicità: "Se i tempi sono cattivi, viviamo bene, ed essi diverranno buoni". Ecco chi sono gli uomini delle beatitudini. Propriamente come la Madonna, come San Francesco d’Assisi che sposa madonna povertà, come Madre Teresa che si china sui lebbrosi della periferia di Calcutta. E possiamo esserlo anche noi.

(segue)


1 Mt 5, 1-12.

2 Mt 5, 1-2.

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ultimo aggiornamento 09 settembre, 2011