pastorale familiare

Marina Berardi

 

"Quando pensavo che tutto fosse finito...è proprio lì che  tutto è iniziato"

 

Dicembre. Non può esserci un mese migliore, come scrive lo stesso autore dell’intervista che desidero proporvi, per invitare ad una riflessione sulla vita. In questo tempo, ciascuno di noi ha avuto modo di riflettere e meditare sul grande dono del Verbo che si è fatto Carne per portarci la Salvezza e per dirci l’inestimabile valore della vita. Quale stupore suscita, ancora oggi, lo sbocciare di una nuova esistenza, soprattutto se pensiamo che siamo inseriti in una cultura che sembra far di tutto per scongiurare il concepimento, la generatività.

Vi ripropongo l’intervista di Antonio Gaspari a Francesca Siena, una donna che grazie all’amore alla vita ha riscoperto il senso pieno della sua esistenza e della sua vocazione di madre, fino al punto di scegliere di mettersi a servizio della vita nascente, di spendersi per essa, aprendo un Centro di Aiuto alla Vita in un quartiere romano.

Personalmente, anche io ho fatto esperienza diretta di cosa significhi lavorare in "rete" e di come questo permetta di "salvare" delle vite umane. Ho in mente e nel cuore un bambino che, con tutta probabilità, se non fosse stato per il "Progetto Gemma", oggi non sarebbe un ragazzo, tante erano le pressioni che la mamma subiva dal partner e dai familiari.

Non possiamo lasciare che l’ultima parola l’abbiano la solitudine, la paura, il pregiudizio, le difficoltà economiche.

Il riproporre questa intervista nasce dal desiderio di sensibilizzare su un tema di vitale importanza per ogni famiglia, per la chiesa e per la società e dalla voglia di gridare un dramma che si consuma, silenziosamente, attorno a noi.

Dopo aver letto l’articolo, ho contattato Francesca via e-mail, per dirle che, con lei, ringraziavo e benedivo il Signore per quanto sta operando attraverso la sua stessa famiglia e attraverso la sua vita.

Marina Berardi

 

 

Francesca Siena spiega la nascita del Centro di Aiuto alla Vita all’Ardeatino

di Antonio Gaspari

Domenica 11 dicembre presso la parrocchia Santa Giovanna Antida Thouret si è svolta l’inaugurazione del Centro di Aiuto alla Vita (CAV) Ardeatino. Per conoscere le ragioni e le finalità di tanti volontari che si prodigano con carità e accoglienza per far nascere bambini e bambine, ZENIT ha intervistato Francesca Siena, promotrice e presidente del neonato CAV Ardeatino.

"Il punto culminante dell’inaugurazione - ha raccontato Francesca -  è stata la testimonianza di Mara, una ragazza aiutata da una nostra volontaria, che subito dopo la comunione con poche parole e molta commozione ha raccontato la sua storia, simile a quella di tante ragazze da noi conosciute: la notizia di una gravidanza inaspettata, la paura per la giovane età, il mondo che ti crolla addosso (il "fidanzato" che è scappato, la famiglia che l’ha messa alla porta)… e poi l’incontro con Mirella, la nostra volontaria…, il coraggio di tenere questo bambino… e la gioia e l’orgoglio oggi di poterlo mostrare a tutti: Gabriele, un anno appena compiuto, che dice essere il senso della sua vita! Ma una frase su tutte che ha pronunciato Mara ha "spaccato" i nostri cuori, perché estremamente vera: "Quando pensavo che tutto fosse finito … è proprio lì che tutto è iniziato". Con questo fulgido inizio, e in questo tempo prenatalizio di attesa della Luce, il nostro Cav credo sia nato sotto una buona stella".

Come è accaduto di diventare una volontaria a favore della vita?

Francesca: Mi sono imbattuta nel Movimento per la Vita 5 anni e mezzo fa. Avevo appena partorito la mia secondogenita, Benedetta, ed ero molto provata… anche perché a casa mi aspettava un altro piccoletto di appena 6 mesi: Matteo, il mio primo figlio.

Durante tutta la gravidanza avevo avuto un solo pensiero: come farò? Eppure potevo avere un aiuto esterno, una babysitter, perché io e mio marito abbiamo una situazione economica agiata, ed anche contare su una nonna e qualche zia…, ma nella realtà era il mio animo che non si rassegnava all’idea di perdere un’"altra" volta la vita: e sì, perché avere un figlio - e qualsiasi mamma lo sa - è sicuramente il bene più grande, l’esperienza più esaltante per una donna…, ma nello stesso tempo è quella più traumatica, soprattutto per chi come me era abituata ad avere tutto per sé. Improvvisamente non sei più l’artefice del tuo tempo, del tuo spazio, della tua libertà! C’è un ‘esserino’, che nei primi mesi di vita in pratica ti comanda… e tu devi essere al suo servizio!!!

Sacrilegio!!! Per una ragazza un po’ viziata come me, tutto questo sembrava un’enormità. Con  questa tempesta nel cuore, subito dopo il parto, mi sono imbattuta nel MPV in un libro scritto da Carlo Casini e da Antonio Socci "Il genocidio censurato".

E sono rimasta sconvolta!!!! Non era possibile…, una realtà così drammatica come l’aborto, così estesa - si parlava di 5.000.000 di vite umane soppresse - e così sottaciuta…, mi sono indignata… e assieme all’indignazione mi è venuto un grande amore per la Vita, ed avevo la possibilità di viverlo concretamente con quei figli che il Signore ci aveva donato… e che quindi non erano più un peso per me, ma una chiamata: SPENDERMI PER LA VITA!

Da lì è iniziato il mio impegno, Prima in un Centro di Aiuto alla Vita vicino a casa mia, poi nella mia stessa parrocchia, e infine oggi con questa apertura di un nuovo Centro di Aiuto alla Vita, di cui sono Presidente.

In questi anni ho avuto l’opportunità di conoscere tante donne, con tante realtà diverse, e sono convinta che sono state più loro ad aiutare me che il contrario: vedere una ragazza che con mille problemi ha comunque il coraggio di credere a quello che tu le dici, e quindi decide di accogliere il suo bambino e di non interrompere la gravidanza, è per me ogni volta un grande segno della Potenza dello Spirito Santo , che mi aiuta nelle mie piccole difficoltà quotidiane a non scoraggiarmi MAI!

E ci credo così tanto in quello che "predico" che in questi anni è nato anche il mio terzogenito, Giovanni, ed oggi in questa lieta occasione sono di nuovo incinta. Il Signore mi sta mostrando la strada e ci sta colmando di doni!

Quali le ragioni che l’hanno spinta a far nascere un CAV?

Francesca: Nella mia parrocchia ho trovato un ambiente molto sensibile a questo tema: a cominciare dal parroco, don Massimiliano Nazio,  e poi una schiera di volontarie veramente desiderose di accogliere ed aiutare altre donne in un momento così particolare per la loro vita, come è quello di una gravidanza.

Con queste "volenterose" volontarie ci siamo convinte che sarebbe stato bello aprire un CAV tutto nostro…, anche perché avevamo già sperimentato un clima di estrema collaborazione ed assistenza tra di noi, nonostante le inevitabili differenze "umane", che ci avrebbe sicuramente aiutato nelle molteplici attività che si svolgono all’interno di un centro di aiuto alla vita. Sono convinta, infatti, che se prima non ci si accoglie tra noi volontarie, poi è estremamente difficile essere credibili e pronte ad accogliere le donne che a noi si rivolgono! Perché purtroppo anche in questa nobile attività, come in tutte le cose belle e sante,  ci può essere un’insidia nascosta: sentirsi il Dio della vita delle altre persone! Questo è un tranello molto pericoloso, che ha come unico antidoto la preghiera costante al Padre e la partecipazione ai sacramenti.

Difatti, questo è talmente vero, che nel nostro caso c’è ancora una ragione in più per aprire un Cav nella nostra parrocchia: c’è la possibilità dell’Adorazione perpetua, che Don Massimiliano ha inaugurato da meno di anno, in "gemellaggio" con la Chiesa di Sant’Anastasia (dove si trova un altro CAV, il CAV PALATINO, per noi fondamentale punto di riferimento). Ed è per questo che tra le prime cose decise noi volontarie ci abbiamo messo l’ora di adorazione settimanale come gruppo CAV, perché siamo profondamente convinte che lì c’è la fonte di tutto: sia dei bambini strappati all’aborto, che del nostro operato, che delle nostre stesse vite! Se non ci fosse questa possibilità di accedere continuamente alla Grazia e al Perdono, sono convinta che ognuna di noi non reggerebbe invece in quei casi che purtroppo vanno male, e cioè quando la donna da  noi accolta decide comunque di abortire!

Cosa fa un Centro di Aiuto alla Vita?

Francesca: Anziutto noi non ci prefiggiamo di fare tutto! E questa per me è la prima regola, altrimenti si rischia di "morire" di volontariato. Dico questo perché essendo quasi tutte donne la tentazione di fare 3.000 cose – come noi spesso vogliamo fare!- è dietro l’angolo!

Prima di tutto c’è l’accoglienza e l’ascolto di quelle mamme che in maniera quasi fortunosa si rivolgono a noi, tramite amici, parenti ecc. e più raramente tramite consultori e ospedali. Ascolto significa cercare di capire il vero problema di quella donna: dietro una richiesta di aborto spesso il problema che viene "sparato" per giustificare l’interruzione, non è quello reale della donna. Questo servizio è molto importante, e per questo cerchiamo di essere sempre disponibili, di essere almeno in due, di pregare assolutamente prima!

Poi se tutto va a buon fine e quindi la mamma decide di tenere il suo bambino, c’è l’assistenza : anzitutto ‘morale’, nel senso che si crea un rapporto quasi intimo con la donna e cerchiamo di "circondarla" d’affetto! E poi sicuramente materiale, con la preparazione di tutto ciò che serve alla nascita (corredino, passeggino, pannolini ecc.) e a volte anche pacchi alimentari o, nei casi di estrema indigenza, vestiario per la mamma.

Infine siamo un punto di raccordo con gli specialisti che ci aiutano, donando anche loro tempo e soprattutto competenza: ginecologi, che seguono gratuitamente le nostre mamme, anche durante il parto; esperti di allattamento al seno, nei primi di mesi di vita del bambino; docenti di metodi naturali di regolazione della fertilità (punto molto delicato e importante, da affrontare ovviamente una volta nato il bambino e creato un rapporto "intimo" con la mamma); a volte anche avvocati, in situazioni particolarmente intricate, e psicologi.

Insomma cerchiamo, con i nostri limiti, di circondare la mamma di tutte quelle attenzioni che hanno un solo unico scopo: NON FARLA SENTIRE SOLA! Anche perché spesso effettivamente lo è, essendo stata abbandonata da tutti, a cominciare dal padre del bambino.

Crediamo infatti che la gravidanza e la nascita di un bambino non possono né devono essere considerati più fatti privati e individuali: ma riguardano tutti noi!

(da www.zenit.org, del 14 dicembre 2011)

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 26 gennaio, 2012