Gesù mio, Tu che sei Fonte di vita …

Quanto dice Gesù, "…l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna" (Gv 4, 14), ossia la realizzazione concreta del dono di sé a favore di ogni fratello, è avvenuto nella vita dei santi come descrivono i testimoni loro contemporanei.

Anche noi lo abbiamo visto realizzarsi nelle grandi figure del nostro secolo, totalmente dedite a Dio e al prossimo, alcune delle quali canonizzate di recente. Affamati d’amore, anche noi abbiamo potuto attingere qualcosa della loro sorprendente e inesauribile maternità e paternità, sperimentando che è possibile, anche se non frequente, diventare sorgente d’amore per gli altri.

Saper amare è dono che si riceve "…l’Amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato." (Rm 5,5). E’ un dono, però, che bisogna imparare a far emergere dal profondo di noi, dove già si trova per il sacramento del Battesimo, ma sepolto dalle sedimentazioni dell’egoismo e non ancora usufruibile. Proprio come avviene di una vena d’acqua nascosta, che bisogna raggiungere scavando affinché, liberata, possa sgorgare all’esterno.

Scavare è lavoro faticoso che richiede pazienza e umiltà di cuore. Per Madre Speranza sono stati necessari lunghi mesi di preghiera e fiducia nelle difficoltà, per la perforazione del pozzo del Santuario; infatti solo a oltre 120 metri di profondità ha finalmente raggiunto l’acqua.

Se applichiamo a noi questo ricordo come metafora, potremo essere consapevoli di quanto sia continuamente in agguato, nel nostro percorso per imparare ad amare, la tentazione di stancarsi e smettere di scavare, insieme al pericolo di non credere più che l’acqua esista veramente.

Madre Speranza ci insegna che raggiunge l’acqua solo chi è disposto a scendere in profondità e a compiere l’unica opera che Dio ci chiede: credere in Lui e affidarsi totalmente alla Sua Parola "…l’acqua che io gli darò diventerà…"(Gv 4, 14).

La capacità di amare sgorga solo negli umili che smettono di adorare se stessi e si alimenta del continuo liberarsi dal proprio io.

Maria Antonietta Sansone

Dammi da bere l’acqua viva che sgorga da Te

 

Una mattina, all’improvviso, sento che mi entra qualcosa nell’occhio destro; cerco di farmi togliere quello che avvertivo come un corpo estraneo ma inutilmente e così il fastidio continua ad aumentare e diventa un vero e proprio dolore.

Per questo, dopo alcune ore, vado in Ospedale; mi prescrivono una pomata per l’occhio. Tornato a casa, metto la pomata nell’occhio e vado a letto. Mi sveglio dopo un po’ con un dolore fortissimo e così mi alzo e decido di andare da uno specialista, ma mi viene in mente che avevo in casa l’acqua del Santuario di Collevalenza. Ne prendo un bicchiere e lavo ripetutamente l’occhio, poi torno a letto ancora con un fortissimo dolore all’occhio, ma mi addormento.

Quando mi sveglio e riapro gli occhi sto bene, l’occhio non mi fa più male: ero guarito!

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ultimo aggiornamento 11 aprile, 2012