pastorale familiare |
Marina Berardi |
GRAZIE ...di ESSERCI!
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Q
uesta può essere una pagina tra tante oppure trasformarsi - mi auguro per molte coppie! - in un «incontro speciale», come lo è stato per me e per quanti hanno avuto la grazia di conoscere o anche solo di incontrare su internet una così preziosa perla di vita. Nel maggio dello scorso anno avevo condiviso l’incontro con una famiglia "speciale", quella di Alberto e Cristina1 e lo scorso mese la storia di Gabriele2; ora desidero offrirvi la bella ed eroica testimonianza di Enrico e Chiara, ai quali vorrei dire innanzitutto: Grazie di esserci! Senza il "sì" umile e semplice di questa coppia, il Signore non avrebbe potuto tracciare in loro e con loro una storia sacra, una storia di salvezza, una storia di quotidiana santità, che, nella libertà e gratuità del dono, interpella ciascuno di noi.A metà giugno, quando a Collevalenza ci si stava preparando per l’ormai consueto "Raduno ragazzi" e "Festa della Famiglia", a Roma, Chiara Corbello Petrillo si lasciava abbracciare per sempre dal suo Maestro e Signore, in una vera festa nuziale. Mi piace accostare questi due eventi, apparentemente così distanti, per ridare speranza ed illuminare il cammino di coloro che - come ci siamo detti in quei giorni - hanno perso la dracma più preziosa, la propria coppia, e che si ritrovano con le giare vuote, senza fiducia, privi di forza per riempirle ancora. Eppure la parola di Maria è essenziale, decisa: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela".
Questa la forza di Enrico e Chiara, una coppia come tante, giovane, bella, solare, aperta al futuro, impegnata in un cammino di fede, che nel 2008 chiedono al Signore di consacrare il loro amore e dai primi mesi di matrimonio accolgono come dono, nel grembo del loro cuore, la nuova vita che Chiara custodisce in sé. Maria Grazia Letizia si rivelerà ben presto una bambina "speciale", non solo perché segnata da una grave malformazione "incompatibile con la vita", ma perché sarà lei – come dirà la mamma – a donare loro la vita: fin dal seno materno, quando "…si è fatta sentire veramente tanto, come a volerci ricordare che lei era lì, era lì per noi".
Chiara accoglie Maria per ciò che è, fin da quel primo momento in cui l’ecografia svela l’inaspettata realtà, ma è da sola; Enrico è in ospedale per un intervento chirurgico. "Almeno, - diceva lei rivolta al Signore dopo quella terribile notte - perché non me lo hai fatto scoprire insieme a mio marito? Perché mi chiedi di dirglielo? A quel punto - prosegue - ho visto un quadro della Madonna e ho pensato che anche a Lei il Signore aveva chiesto di annunciarlo a Giuseppe…, che anche a Lei aveva donato un Figlio che non era per Lei e, soprattutto, che sarebbe morto e che Lei avrebbe dovuto vedere morire sotto la croce".
Ogni bambino ha davvero bisogno e diritto ad un grembo, il grembo della coppia! Maria è stata una bambina fortunata perché lo ha avuto. Enrico, infatti - racconta Chiara - "mi ha abbracciato e mi ha detto: ‘È nostra figlia, la terremo così com’è’… È stata una gravidanza stupenda in cui abbiamo potuto apprezzare ogni singolo giorno e ogni piccolo calcio di Maria è stato un dono".
Enrico e Chiara avrebbero desiderato vivere questo dolore in riservatezza, mentre Chiara si è "ritrovata una pancia talmente grossa che parlava da sola" e che li costringeva, in un certo senso, a testimoniare la grandezza del Signore, di quello che stava loro accadendo. In molti, infatti, una volta saputo che era una bambina, aggiungevano: "L’importante è che sia sana"! Una volta conosciuta la tremenda realtà, si stupivano, non comprendevano perché, come dice Chiara, "non siamo abituati ad associare la sofferenza anche a due persone felici. Noi eravamo veramente felici, eravamo sereni".
Il punto forza in tutto questo sono stati certamente i familiari, gli amici, la comunità cristiana, la guida spirituale che, insieme, hanno dato vita ad una vera e propria rete di preghiere, ma credo che il punto cardine per Chiara ed Enrico sia stato il loro "essere una cosa sola" in Cristo Gesù.
Quando era già tutto programmato per il parto cesareo, quel parto naturale, da sempre desiderato ma considerato per vari motivi quanto mai improbabile, è stato accolto da Chiara ed Enrico come un dono: "… quella settimana di preparazione è stata dura perché, comunque, quel momento che aspettavamo da otto mesi era arrivato. Pregavamo insieme perché non ci sentivamo pronti, come non ci eravamo sentiti pronti in tutta questa storia; eppure il Signore ci aveva portato all’ottavo mese di gravidanza in serenità… Quel giorno siamo tornati a casa un po’ sconsolati perché ci dispiaceva di aver scelto il giorno della nascita di nostra figlia così a tavolino".
Ma in quella settimana, in modo quasi inconsapevole, per Chiara sono iniziate le prime contrazioni, tanto che il giorno programmato aveva già il parto dilatato. Lei che stava benissimo e che non aveva avvertito neanche il peso della gravidanza, nel giro di due ore ha fatto travaglio e parto, in maniera assolutamente naturale: "E Maria è nata. Nel momento in cui l’ho vista…, non lo dimenticherò mai! In quel momento ho capito che eravamo legati per la vita, anche se non ho pensato al fatto che lei sarebbe stata poco con noi…
Poi l’hanno portata fuori e… ho visto rientrare Enrico con Maria in braccio: è stato un altro momento indimenticabile! Lo vedevo guardarla in maniera così fiera, così contento di lei. Ero sicura che non avrebbe potuto avere un padre migliore.
Un’altra cosa che avevamo chiesto… era di poterla battezzare e quando Enrico è entrato mi ha detto: ‘È viva, l’abbiamo battezzata’! È stato il dono più grande che il Signore potesse farci. Noi l’abbiamo tenuta una mezzoretta…, poi l’abbiamo preparata ed Enrico l’ha accompagnata. Quello che posso dirvi è che quella mezz’ora non mi è sembrata affatto poca. È stata una mezz’ora indimenticabile…
Se io avessi abortito non penso che potrei ricordare il giorno dell’aborto come un momento di festa, un momento in cui mi fossi liberata di qualcosa, penso che sarebbe un momento che cercherei di dimenticare, un momento di sofferenza grande. Il giorno della nascita di Maria, invece, potrò ricordarlo sempre come uno dei più belli della mia vita… E potrò raccontare ai figli che il Signore vorrà donarci che hanno davvero una sorella speciale che prega per loro in Cielo".
Quando Chiara ed Enrico hanno offerto in una parrocchia romana la testimonianza di cui vi ho riproposto qualche passaggio3, non sapevano ancora quanto la vita avrebbe riservato loro, erano comunque certi che avrebbero continuato a fidarsi di Dio.
Di fatto, Maria ha avuto altri due fratellini. Poco dopo la sua nascita, infatti, Enrico e Chiara hanno accolto con gioia la notizia di una nuova vita. Anche questa volta, però, le ecografie hanno rilevato una grave malformazione, diversa dalla precedente, ma considerata comunque "incompatibile con la vita". Davide Giovanni, così come Maria, dopo aver visto la luce, ha ricevuto il battesimo e, di lì a poco, è nato al Cielo, teneramente accompagnato dai suoi genitori.
Nel 2011, infine, è nato Francesco, un bambino vivace e sano che, nel crescere, saprà di dovere la sua vita non solo a chi l’ha generato nell’amore, ma anche alla sua "mamma speciale" che, dopo aver scoperto al quinto mese di gravidanza un tumore alla lingua, ha rinunciato alle cure che gli avrebbero recato danno e ha offerto la propria vita pur di custodire e salvare la sua.
A lui ha lasciato una lettera, letta da Enrico il giorno del funerale, dove scrive: "È l’amore l’unica cosa che conta, è su quello che saremo giudicati; il fine ultimo della nostra vita terrena è il Paradiso e dare la vita per amore è una cosa bellissima. Vado in cielo ad occuparmi di Maria e Davide, e tu rimani con il papà. Io da lì prego per voi. E’ bello avere degli esempi di vita che ti ricordano che si può pretendere il massimo della felicità, già qui su questa terra, con Dio come guida. Sappiamo che sei speciale e che hai una missione grande. Il Signore ti ha voluto da sempre e ti mostrerà la strada da seguire se gli aprirai il cuore. Fidati, ne vale la pena. Mamma Chiara"4.
Non a caso, il Card. Vicario di Roma, Agostino Vallini, nel presiedere le esequie ha definito questa giovane donna, moglie e madre "una seconda Gianna Beretta Molla". Quel sabato 16 giugno, nella parrocchia di Santa Francesca Romana non si è celebrato un funerale ma una gioiosa festa Nuziale, quella festa a cui anche ciascuno di noi un giorno sarà chiamato a partecipare e che si prepara con la vita. Nella bara davanti all’altare, un corpo segnato dalla sofferenza e ancora troppo giovane per andarsene, Chiara, nel suo abito da sposa, eloquente testimonianza che, a chi fa dell’amore "l’unica cosa che conta", Cristo lo riveste di Lui, gli dona quella pace che solo Lui può dare!
Enrico, insieme a Maria, Davide e Francesco, in una quotidianità straordinaria, l’hanno rivestita, con il loro amore, dell’abito più bello, l’hanno resa il capolavoro di Dio e preparata per essere sposa dell’eterno Sposo.
Credo proprio che il cuore di Dio continui a commuoversi nell’intimo e a fremere di compassione per tutte quelle coppie che, fidandosi del Suo progetto d’amore, hanno il coraggio di mettersi a cercare la dracma perduta, di tornare a riempire le loro giare perché avvenga ancora il miracolo del "vino"…, hanno il coraggio di rimanere, come Chiara e la sua magnifica famiglia, con le lampade accese in attesa dello Sposo, sicuri che al suo arrivo sarà festa.
Enrico e Chiara hanno scelto di… volare alto!
È la stessa proposta che si sono sentite rivolgere le coppie presenti alla "Festa della famiglia", al termine del "Raduno ragazzi": entrare e sedersi in quell’aereo pronto al decollo che è la Cappella del Crocifisso di Collevalenza, slacciando però le cinture di sicurezza, rinunciando cioè a certezze, progetti, paure, per affidare la propria vita di coppia e di famiglia ad un Pilota speciale, l’Amore Misericordioso. Lui solo può condurci alla vera meta: il Paradiso… già qui sulla terra!
Grazie perché con le vostre vite e le vostre scelte quotidiane ci avete consegnato "le chiavi" del Cielo, squarciandolo con il vostro amore su una speranza che non delude.
Carissimi Chiara, Maria e Davide, vi affidiamo tutto questo e altro ancora… Se un giorno abbiamo pregato per voi, oggi siamo noi a chiedervi di accompagnare il nostro cammino di santità, il cammino di tante coppie verso l’unico necessario: la pienezza dell’Amore che ha il suo compimento nel grande banchetto del cielo!
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ultimo aggiornamento
03 marzo, 2015