una pagina di vangelo  

Passare oltre o avere compassione?

 

 

Dal vangelo di Luca 10, 26-36

(25) Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». (26) Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». (27) Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza econ tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». (28) Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». (29) Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». (30) Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. (31) Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. (32) Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. (33) Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. (34) Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. (35) Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno». (36) Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». (37) Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Solo Luca ci consegna la meravigliosa pagina della "parabola del buon samaritano", che ci costringe a entrare nel mistero dell’amore al fratello. I miracoli, le parabole, gli insegnamenti di queste pagine del Vangelo, avvengono lungo il cammino di Gesù verso Gerusalemme. Anche questi versetti sono un "cammino", immagine del sentiero stesso della nostra vita, che possiamo percorrere come ha fatto Gesù, nella figura del buon samaritano, cioè con gli occhi e il cuore aperti al fratello; oppure nell’indifferenza, ottusi nei nostri programmi, fossero anche quelli della nostra idealizzata santità.

Il personaggio che interroga Gesù su come avere la vita eterna, conosce bene la legge, essendone un dottore. Sa che tutta l’osservanza è fondata sull’amore a Dio e al prossimo. Se, dunque, risponde correttamente, perché deve giustificarsi e chiedere a Gesù chi sia il prossimo? Gesù non si adira perché questo maestro vuole metterlo alla prova, ma usa verso di lui lo stesso atteggiamento che spiegherà attraverso la parabola: la cura. In lui prevale sempre l’attenzione all’uomo, il desiderio della sua amicizia, l’ansia di risanarne le ferite del peccato. Noi facciamo spesso come il medico del brano odierno che si trincera dietro una legge che diventa tanto comoda! Conosciamo bene cosa sia giusto fare, ma adduciamo mille scuse. È più facile fingere che occuparsi del prossimo! Scombinare i nostri progetti, per quanto buoni e legittimi, ci costa. Costava anche al sacerdote e al levita; anch’essi «passano oltre». Il samaritano, invece, che non era neppure tenuto a conoscere la legge, si ferma perché ha compassione di quell’uomo. Egli si lascia disturbare, "perde" il suo tempo: lo fascia medicandolo con olio e vino, lo accompagna all’albergo, si assume ogni spesa. Quante attenzioni, e neppure conosceva l’uomo ferito! Non è forse Gesù per noi come questo samaritano? Siamo noi quell’uomo ferito che Gesù viene a risanare! E non ci è chiesto, attraverso questo racconto, di essere anche noi samaritani gli uni verso gli altri? Siamo chiamati ad essere popolo di Dio, responsabili gli uni degli altri. Ciò è possibile perché già il Signore si è caricato di noi, di ciascuno di noi, fino a dare la sua vita, rendendoci così capaci della sua stessa compassione.

Signore Gesù, buon samaritano che ti prendi cura di me, e fasci le ferite del mio peccato con il vino della letizia e l’olio della tua divinità, grazie. Apri il mio cuore perché possa farmi prossimo a quanti incontro, e muovermi a compassione, "perdendo" tempo assieme al fratello che soffre. Amen.

Nella vita Mi accorgo delle fatiche che sta vivendo mio marito, mia moglie, il mio collega di lavoro, chi ogni giorno mi sta accanto? Come il Buon Samaritano, oggi aprirò gli occhi su di chi mi è più vicino.

(ZENIT.org – 2/10/2012 - Monache Agostiniane
della Comunità Santi Quattro Coronati a Roma
).

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ultimo aggiornamento 28 novembre, 2012