pastorale familiare

Marina Berardi

 

Mariella:

una laica impegnata nella Chiesa di Dio

Sulla scia del precedente articolo, anche questo mese desidero riproporre come testi mone della fede la bellissima figura di Mariella Servidio, attraverso le parole di Don Ennio Stamile, un sacerdote amico di famiglia che ha curato la prefazione del libro con cui Franco Forestiero, marito di Mariella, ci narra di lei1, della storia sacra tracciata da Dio con chi, come loro, si è abbandonato con fiducia alla sua divina volontà, "come bimbo svezzato in braccio a sua madre"…

Mariella oltre ad una vita intensa ed impegnata, amava formarsi e, come ricorda Franco "ultimamente studiava adagiandosi su una sedia a dondolo con Pierluigi sul petto per addormentarlo e finiva che, spesso, dopo una breve lettura, si addormentava anche lei". Quale migliore scorcio dell’umanità di Mariella, quale migliore icona di un grembo accogliente e di un cuore dilatato, espressione di una maternità resa universale da un "fiat" pronunciato e rinnovato sotto la croce, sull’esempio di Maria.

Don Ennio ci dirà che Mariella "è scesa in campo" e ci auguriamo che siano in molti coloro che, sul suo esempio, sono pronti a farlo, in un mondo che ha urgente bisogno di laici impegnati per la vita, di famiglie sante, capaci di testimoniare la fede nel "martirio" della quotidianità e di portare a compimento il progetto che Dio ha su ciascuno: la vocazione all’Amore.

Concludo sottolineando come la maternità di Mariella abbia avuto una particolare sfumatura: l’amore e l’accoglienza per i sacerdoti, che sono stati uno tra i beni più cari anche a M. Speranza. Mariella li ha serviti con gesti semplici, nel desiderio di essere per loro sorella e madre, di farli sentire a casa, in famiglia. E ci è riuscita!

 

Lo confesso, pur avendo presentato diversi libri, mai come in questo caso mi sono trovato in difficoltà nel dover scrivere qualche nota introduttiva. Il presente volume, infatti, non è una semplice biografia, ma una sorta di raccolta di testimonianze, sapientemente e pazientemente intrecciate da Franco Forestiero marito di Mariella Servidio che ne è l’inconsapevole protagonista. Perciò, non solo non è un libro facile da presentare, ma neanche da leggere. Molte volte, infatti, ho dovuto sospenderne la lettura perché mi sono reso conto di non vederci più a causa delle lacrime che scorrevano abbondanti dai miei occhi. La commozione è stata veramente tanta, unita a sentimenti di gratitudine e di stupore.

Gratitudine verso il buon Dio, che mi ha concesso la grazia di poter conoscere da vicino Mariella e la sua famiglia. Di stupore, perché la sua pur breve vita è stata talmente intensa e piena che chi si accinge a leggere questo volume ha come l’impressione che Mariella abbia vissuto tante vite diverse: quella di figlia unica nata da una famiglia semplice e povera, di fidanzata, di sposa, di mamma di ben cinque figli, di laica molto impegnata nella vita della Chiesa, di operatrice ed educatrice nel Centro di Ascolto, di insegnante, di ministro straordinario dell’Eucaristia. La sua vita, insomma, proprio per questa straordinaria intensità, stupirà molti.

Ed in tanti forse si chiederanno: ma com’è possibile? La risposta non può che essere una sola e la troviamo nei Vangeli: «In verità vi dico, se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile» (Mt 17,20). Mariella è stata innanzitutto una donna di fede autentica. Il paragone col "granellino di senapa" sta a indicare che Gesù non ci domanda una fede più o meno grande, ma una fede autentica. La caratteristica della fede autentica è quella di poggiare unicamente su Dio e non sulle nostre capacità. I Vangeli riportano diverse frasi dove viene chiesta la fede: Un giorno un padre chiede a Gesù la guarigione di suo figlio e gli dice: «Se è possibile, guariscilo». E Gesù: «Se tu puoi? Tutto è possibile per chi crede» (Mc 9,23); «Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Levati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.

Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato» (Mc 11,22-23.): «La tua fede ti ha salvato». Ai guariti Gesù dice quasi sempre così. «Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede» (1Gv 5,4).

Pensiamo sempre che per vincere il mondo ci sia bisogno di forze economiche, ci sia bisogno di grandi costruzioni, di un potere, di una pressione sociale; invece l’apostolo ci ricorda che è la fede la vittoria sul mondo e lo vince realmente. La fede in Gesù Cristo ovviamente, morto e risorto, la fede che i credenti in Lui assumono fino a dare la vita, il sangue per quella fede, la fede che oltrepassa i secoli. La gloria del mondo, la gloria politica, la gloria economica - ne stiamo facendo tragica esperienza purtroppo nei nostri tempi - crolla subito o col passare del tempo.

C’è qualcosa che rimane: la fede. Ciascuno di noi ha i suoi gelsi "impossibili". Cosa vogliamo fare? Possiamo decidere di non aver fede e dire: "troppo grande; troppo forte; è difficile; non ce la faccio; non ne sono capace; non c’è scampo; è doloroso; non ne ho le forze; non è per me; e se poi…". Oppure possiamo decidere di aver fede e di credere nell’impossibile, proprio come Maria la Madre di Gesù.

MARIA MODELLO DI FEDE

Il grande modello di fede è Maria. Era praticamente impossibile da accettare quello che Dio le proponeva, essere cioè madre di Dio, che voleva dire essere eretica (una donna madre di Dio? La pena era la morte) e incinta, ma non dal suo fidanzato Giuseppe (pena: la lapidazione).

Ma ebbe fede: «avvenga di me secondo la tua parola». È il suo "sì" che ha commosso i Santi, è questo suo "sì" che deve affascinare anche noi. Parlando della vocazione di Maria, ciascuno deve pensare alla sua vocazione. Prendere coscienza che la nostra vita esiste perché è un dono e una vocazione del Signore e che in essa non è indifferente una cosa o l’altra, ma è necessario scoprire la propria vocazione, cioè la volontà di Dio su di noi, quella volontà che è il maggior bene di significato, di realizzazione, di felicità per noi. Diceva già don Bosco che la vita può dipendere da alcuni "sì" o alcuni "no" detti nella prima adolescenza. La vita di Mariella ci suggerisce che questo è vero anche lungo il corso dei vari anni e delle diverse situazioni. "È una circostanza intollerabile – scrive Schurmann - che nel mondo non sia fatta la santa volontà di Dio.

Questo bisogno insegna ai discepoli di Gesù a pregare". Dove non avviene la volontà di Dio, avviene la volontà dell’uomo che è solitamente malata, egoista o, peggio ancora, avviene la volontà del demonio che produce solo morte. Ogni volta che la volontà di Dio viene messa in disparte, si instaura una situazione drammatica di distruzione, di degradazione, di riduzione dell’uomo a una sola dimensione. L’uomo diventa metro e misura di tutto nell’ebbrezza di una presunta libertà di poter fare tutto ciò che vuole, di decidere autonomamente ciò che è bene e ciò che è male. Il nuovo testamento si apre con la figura di Maria di Nazaret che accoglie la volontà di Dio con umile disponibilità e si fa "serva del Signore" (Lc 1,38). Maria è il modello di chi accoglie la parola di Dio e la mette in pratica, di chi si affida alla volontà di Dio e vi rimane fedele ogni momento. Diventa così la principale cooperatrice della redenzione.

Dopo di lei tantissimi santi e sante nostri fratelli e sorelle nella fede, hanno ripetuto il loro fiat.

 

LA FEDE COME DONO

Pierangelo Sequeri, a proposito del dono della fede, ha parole veramente efficaci: "Questo dono non diventa un’altra cosa una volta che è arrivato. Arriva come un dono e rimane un dono: non si trasforma in dotazione, corredo, abitudine, qualità biografica. Conserva l’enigma della sua inspiegabilità, la fragilità del suo possesso, la corposità della sua presenza. Genera emozione e tensione, continuamente, nella stessa misura. È realtà rocciosa dell’irruzione della vita di Dio in noi, e insieme diversità irriducibile ad ogni forma di vita che pure ne scaturisce. La fede quando è all’opera in quanto fede nella vita del cristiano, sposta le cose.

Crea varchi, per la forza di quello che è il mondo di Dio, l’azione di Dio, le cose che Dio fa per trasformare il mondo. La fede sta sul campo. A quel punto capisci anche il mistero dell’incarnazione. Quando Dio ti tocca c’è un contatto, una contiguità. La fede è questo: percepire la contiguità fra Dio e gli umani, che macera e macina il grano del Figlio anche quando tu non dici niente". Queste considerazioni teologiche descrivono assai bene la vita di fede di Mariella, che è stata sempre sul campo del mondo a combattere la "bella battaglia" per utilizzare le parole dell’apostolo, soprattutto quella per la vita. Bisogna decidere ogni giorno di essere cristiani, non lo si è mai una volta per tutte. La fede per sua stessa natura esige di essere incarnata ogni giorno nelle persone, nei fatti, nelle parole della nostra vita quotidiana e seppure la grazia di Dio ci aiuti a farlo, il nostro impegno non è mai scontato, automatico, ma richiede una decisione, richiede fatica, appunto "sforzo". In uno dei "Mattutini", del quotidiano Avvenire, il cardinale Gianfranco Ravasi riportava la frase dello scrittore Erri De Luca: "Credente non è chi ha creduto una volta per tutte, ma chi, in obbedienza al participio presente del verbo, rinnova il suo credo continuamente". "Emblematico - spiega il cardinale - è appunto il participio presente che incarna una continuità e non un atto singolo". La fede è un processo dinamico, dialettico, fatto di morte e resurrezione.

 

«DAI FRUTTI LI RICONOSCERETE»

Gesù nel Vangelo di Matteo ci invita a guardarci «dai falsi profeti, i quali vengono in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Voi li riconoscerete dai loro frutti» (Mt 7,15). L’unico criterio indicatoci da Gesù stesso per distinguere un vero da un falso profeta, dunque, sono appunto i frutti. Quelli della fede di Mariella li possiamo raccogliere in questo volume. Sono frutti di una umanità pienamente realizzata nel totale e disinteressato dono di sé verso la propria famiglia, "nuova via di santificazione" per i coniugi come insegna la preghiera posta all’inizio del rito del matrimonio, verso la Comunità parrocchiale, quella diocesana e quella calabrese. Sempre, comunque e dovunque in difesa del dono più prezioso: la vita. Ciò che potrebbe addirittura sembrare paradossale, difendere la vita sin dal suo concepimento, in realtà, è esigenza alta ed altra della testimonianza della fede.

Fare il testimone oggi, come ieri, non è semplice comporta tanta fatica. Ci vuole impegno e coraggio ad andare a messa la domenica quando in casa nessuno ci va; o dedicare del tempo gratuitamente per gli altri quando gli amici si divertono; o fare delle scelte diverse quando tutti la pensano uniformemente. Colui che annuncia Cristo va spesso contro corrente, come se il messaggio della gioia e della pace proposto dal Vangelo andasse contromarcia rispetto al messaggio facile e compromettente del mondo. Mariella spesso sentiva di essere una sorta di "persona insolita".

Ciò le provocava molta sofferenza, anzi, posso dire che questo era il suo "martirio quotidiano". Quanti cristiani cedono all’istinto di confondersi nell’anonimato della massa per essere come tutti, compromettersi come tutti e come tutti andare dietro alla moda del momento, al semplice si dice o si fa. Ma, per definizione l’uomo di fede è "diverso", perché se tutti hanno una bussola con delle lancette che indicano le cose della terra, il cristiano ha una bussola che indica il Cielo. Il Cielo è diventato la sua meta per rispondere ad un invito, quello che ha ricevuto attraverso la fede. L’autentico testimone è uno che trova il proprio modello in Gesù, il testimone del Padre che non diceva nulla di se stesso, ma parlava così come il Padre gli aveva insegnato. Il testimone deve essere attento a non annunciare se stesso per attirare a sé le persone a lui affidate, al punto di offuscare Gesù. Qui si nasconde la sottile tentazione di voler essere al centro dell’attenzione! Ogni testimone non può indicare altro che Cristo, come Giovanni Battista che mostra l’Agnello di Dio, per poi scomparire e lasciare tutto lo spazio a Cristo. Un’altra caratteristica del testimone consiste nella qualità del suo annuncio: non si limita a trasmettere solo le informazioni o nozioni più o meno teoriche, ma si lascia coinvolgere personalmente dal messaggio che propone. È attraverso la coerenza delle sue scelte di vita, che diventa attendibile punto di riferimento. La testimonianza della fede non è l’affare di uno solo. Tutto ciò, Mariella, lo aveva ben compreso e per tutta la durata della sua esistenza ha lavorato per la Comunità, con la Comunità e nell’ "Associazione Sorgente di Vita". Se è vero che ciascuno deve fare la sua parte, è tutta la Comunità che irradia Cristo. Annota Madeleine Delbrel: "la testimonianza di uno solo porta la sua firma, la testimonianza della Comunità porta la firma di Cristo".

AL TERMINE DELLA CORSA

La vita di Mariella si è conclusa il 23 settembre 2009, giorno in cui la Chiesa festeggia San Pio da Pietralcina, a soli 41 anni. Ricordo ancora quando la vidi al suo capezzale prima di partire per un pellegrinaggio a Lourdes, accarezzandogli la testa gli chiesi: "cosa vuoi che chieda alla Madonna per te?" Mi rispose senza pensarci un attimo: "che mi dia la forza di sopportare tanta sofferenza!" Ricordo anche che Franco mi accompagnò fuori dalla loro abitazione e gli dissi: "sai dobbiamo prepararci al..."; mi interruppe subito dicendomi: "lo so!" Ci salutammo così con gli occhi gonfi di lacrime. Fu quella l’ultima volta in cui parlai con Mariella. Se dicessi che non mi manca direi una bugia. Mi mancano soprattutto le sue improvvise visite nella mia casa, all’ora di pranzo, mentre lei usciva da scuola... "ma cucini sempre le stesse cose" mi ripeteva sorridendo. Mi mancano soprattutto quegli intensi dialoghi, intrisi di tanto entusiasmo e di non poca sofferenza per i Sacerdoti che amava veramente tanto. Che strano, quando le persone che ci sono care sono vive il rapporto tra di noi è come se fosse distratto da tante cose, certo anche dai nostri piccoli o grandi egoismi, ma senza alcun dubbio soprattutto dai tanti - troppi - nostri limiti. Ma quando non sono più qui le cose cambiano completamente. Un altro miracolo indecifrabile della fede (amore) che ci consente di continuare con loro un legame profondo, fatto non solo di ricordi ma di misteriosa presenza di sguardo e di voce. È questo suo sguardo penetrante e la sua voce decisa che ci impegnano ad ereditare la ricchezza della sua umanità vissuta attraverso una testimonianza senza "se" e senza "ma". Solo allora anche il nostro personale e comunitario impegno a combattere la bella battaglia della fede diventerà anche il loro. E alla fine della nostra esistenza potremmo anche noi dire con l’apostolo e con Mariella: «è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la bella battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede» (2Tim 4,7).

Don Ennio Stamile
Presidente Associazione Sorgente di Vita


1 FORESTIERO F., Mariella, ti racconterò! (familyforlife@tiscali.it).

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ultimo aggiornamento 29 novembre, 2012