La lettera

 

Credere è innamorarsi

Carissimo,

anno della fede, provocazione e sfida, novità, voglia di Pentecoste.

Bisogno di Qualcuno. La fede, tu lo sai, non è un’idea, è una Persona, è Cristo, mandato dal Padre, morto e risorto, vivente, nella potenza dello Spirito, in mezzo a noi.

È la sua Pasqua, l’impossibile che è avvenuto, l’inimmaginabile che è accaduto sulla terra. Convergenza, arrivo di tutto il passato. Apertura, evento, una nuova creazione vestita di gloria, un nuovo esodo fino all’ultimo passaggio. Fatto umano, storicamente segnato nel tempo. Eppure, novità di Dio che investe e trascende il tempo.

Si incomincia dalla Pasqua, ci sarà Natale. L’Infinito che nasce sulla terra, il grembo di una ragazza che diventa madre. Notte di stupore immenso, alleata dei messaggi fascinosi e tremendi, arrivati da millenni di anni luce. L’Infinito, senza tempo, senza spazio, che incomincia a contare gli anni, che prende carne nella storia degli uomini.

Tutto attraversa Maria, porta della fede. Maria, la canzone più bella di Dio, vergine della gioia inaspettata, la ragazza trepidante al vento dello Spirito. La ragazza che cerca di vivere il mistero, che si fa serva, concretezza e immagine. Maternità di Dio, mistero di ogni uomo che diventa Chiesa, pazzia delle Beatitudini.

Pazzia di un Dio crocifisso alle mani, ai piedi, annoverato tra gli empi, sfigurato, deriso, fratello di tutti gli uccisi, di tutte le sconfitte, di tutti i silenzi.

Un Dio che si dona ogni giorno, carne e sangue dell’uomo. Che svela la sua inevidenza in quel roveto ardente che sono i poveri. Ogni povero sulla terra, non amato, scacciato, separato dalla festa, dalla città, presenza di un Dio di cui dobbiamo ancora innamorarci.

Nino Barraco

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ultimo aggiornamento 29 novembre, 2012