La lettera

 

"Consolate il mio popolo!"

Carissimo,

vorrei cucire sulla mia carne, sulla mia anima, tutte le parole di misericordia di Dio.

Lo so, quanta sofferenza, quanti fallimenti ci sono, dentro di noi, fuori di noi, quanta angoscia, quanta ferocia. Ha ragione il canto: "Siamo il deserto, siamo l’arsura, Maranatha, maranatha! Siamo il vento, nessuno ci ode, siamo le tenebre, nessuno ci guida, Maranatha, maranatha!".

Certo, siamo sotto il morso biblico di tutte le paure, di tutte le pesti, di tutte le violenze, le crudeltà, le stragi. Eppure Dio ci ama. Ama te, ama me, ama ogni uomo sulla terra. Aiutami, tu, a giurare sempre sulle sue promesse.

Egli ha scritto il mio nome sulla palma della sua mano (come è bello! ricordo quando andavamo a scuola e sulla palma della mano scrivevamo le formule per non dimenticare…). Egli mi dice di non temere, ma, addirittura, ed è strabiliante, gioisce per me: "Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore tuo Dio, in mezzo a te, è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia" (Sof 3,16-17).

Che posso volere di più? Egli grida di gioia per me!

Sì, aiutami a gridare tutta la speranza possibile, tutta la fede possibile, tutta la gioia possibile.

Meravigliosamente, questo Papa che abbiamo: "Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo, non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con Lui".

Sorpresi dall’amore di Dio, testimoniare, annunziare a tutti l’amicizia del suo amore. Ed è il mandato del profeta (Is 35,4; 40,1), la consegna della speranza che avviene: "Consolate, consolate il mio popolo… dite agli smarriti di cuore, coraggio"!

Nino Barraco

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ultimo aggiornamento 16 gennaio, 2013