P A S T O R A L E

g  i  o  v  a  n  i  l  e

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

     Sr. Erika di Gesù, eam

Un cammino di Speranza

 

      Rosso di Madre

 

Bianco come il brutto

Dal bel libro di Alessandro D’Avenia è stato tratto il film omonimo: Bianca come il latte e rossa come il sangue.

Lo abbiamo visto con i "figli" delle Famiglie di Speranza, negli ultimi giorni dell’anno 2013, cercando di mettere a fuoco un tema, fra i tanti: quello del perdono. Anzi, abbiamo provato a passare il messaggio della Madre attraverso una relazione, quella di Leo con la sua migliore amica Silvia.

Leo, un ragazzo fiero come un "leone", che vede tutto a due colori: il bianco e il rosso…

Bianco è noia, insonnia, non senso. Rosso è gioia, vita, amore.

Amore per Beatrice, come quello di Dante.

Un amore quasi romantico, pieno di tenerezza.

Eppure, i ragazzi non sono teneri in amore. Ci hanno spiegato che conquistare l’altro/a spesso comporta trattare male, fare i duri, consumare il rapporto, catturare la preda come in un gioco spietato, dove vince il più forte.

Riconoscono, però, che così predomina il bianco.

Per te, Madre, che cosa era davvero bianco?

D’impulso, direi il peccato. Quello che aborrivi di più, proprio come Dio!

Anche se, d’accordo con Dio, lo descrivi di colore nero!

È nero, il peccato.

E bianco, allora?

Chissà, forse l’accidia. Il tramonto dei desideri.

Senza desideri, la vita diventa bianca, piatta. Insomma, diventa brutta!

Puoi anche andare a caccia di emozioni forti, ma quando il cuore è di ghiaccio, come quello della Regina delle nevi… non sei contento.

Hai solo paura di amare; rinunci ai tuoi sogni.

Metti nel freezer desideri, sentimenti: i più veri, fino a congelarli.

Come fare a scioglierli?

Rosso come il bello

Per sciogliere il ghiaccio, ci vuole il fuoco.

Il fuoco è rosso.

Come accenderlo nel cuore dei ragazzi?

La Madre è partita da casa per realizzare un sogno.

Un sogno rosso come il fuoco: diventare una grande santa!

Perché altrimenti andare in convento? Fra "le Figlie del Calvario"? Un nome che, già di per sé, promette più spine che rose?

Parte, entra nel monastero di Villena, dove trova poche suore, anziane, malate e per giunta… poco sante!

Senza la santità, quel fuoco che brucia senza consumare… Senza speranza, perché rimanere in convento?

Nel bianco di una vita tutta dovere, congelata nella tristezza?

Sul punto di mollare tutto, riceve una visita. Il suo Vescovo va a trovarla, la ascolta e poi le dice così:

Sei triste perché stai consegnando la tua santità, la tua felicità agli altri, mentre dipende solo da Dio.

Se vuoi essere felice, guarda la scopa!

Non si vanta, non è orgogliosa, non si adira, non tiene conto del male ricevuto.

Si mette nelle mani degli altri, senza aspettarsi nulla; nella volontà di Dio è la sua pace.

Così tu, nelle mani delle tue sorelle, non pensare a qualche diritto da rivendicare, ma perdonale, non sanno quello che fanno.

Ama per prima, vola incontro agli altri, previeni i loro desideri, contagia il mondo con il tuo sogno!

Dio è rosso. Non lasciarti vincere dal bianco.

Dio è bello. Che il brutto non ti faccia mai voltare le spalle all’Amore.

Perché l’Amore è Dio.

"Una pioggia infinita di amore rossosangue bagna il mondo ogni giorno nel tentativo di renderci vivi"1: e tu, vivi!

Un mondo di speranze e di sogni

Parlando ai ragazzi della Madre, non la chiamavo "Madre Speranza", ma soltanto "Madre". A un certo punto del discorso, però, non mi capivano e uno di loro mi ha detto: "Non ci confondere, chiamala Speranza".

Spesso iberniamo la nostra felicità. Mentre la felicità è dinamica.

Come i sogni. Come la speranza.

L’ancora della speranza è ferma e dinamica, pronta ad essere "levata" per prendere il largo, verso l’infinito.

Non so come rendere stabile e agile la mia speranza.

So che la Madre - anzi… Speranza - ha reso la sua speranza grande come il suo sogno.

Ha forgiato il suo ideale di santità-felicità come un’ancora che è pronta ad essere presa e lasciata, in qualsiasi momento.

Presa e lasciata da chiunque, come una scopa.

Speranza ha servito sempre e tutti come una scopa.

Ha amato Gesù e gli altri senza lamentarsi.

Con Gesù ha parlato a lungo e spesso protestava con tutti i sentimenti: gli diceva che non aveva mai fatto l’economo, che se Lei fosse stata Gesù, da tempo gli avrebbe concesso la Grazia che chiedeva con tutte le forze, lo forzava quasi a sprecare la sua Misericordia, senza tirchierie, senza scuse!

Con gli altri è stata madre esigente e comprensiva: li esortava a diventare santi. Li ha contagiati con il lieto motivo della sua vita: Santità a tutti i costi!

Anche oggi Speranza canta con i giovani la sua e loro canzone: le speranze, i sogni… sono illusioni solo se non ci credi!2.

Quando insieme canteremo la stessa canzone, il mondo rifletterà il Cielo, un arco dalle nubi lambirà la terra.

Giovani e vecchi gioiranno, la vita fiorirà tutti i colori dell’universo!

Speranza, tu lo credi.

Speranza, tu lo sai.

Sr. Erika di Gesù

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ultimo aggiornamento 12 febbraio, 2014