... ascoltando la parola del papa e rileggendo gli scritti della Madre ....

Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima 2014

Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr 2 Cor 8,9)

 

Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà»

(2 Cor 8,9)

 

 

Benedetto XVI

 

Cari fratelli e sorelle,

Gesù, morendo sul Calvario, non soccombe soltanto per l’odio dei suoi nemici, ma come vittima del suo stesso amore. Non muore perché deve, ma perché vuole; non per colpa di alcuni uomini, ma per tutto il genere umano. La sua Passione e la sua morte sono la vita per il mondo. (El pan 7, 112)

Padre mio, non so cosa mi stia succedendo, ma ho tanta paura di non dare a Gesù quello che mi chiede, o meglio, di non corrispondere alle finezze del suo amore. (El Pan 18, 1459; Collevalenza 8 febbraio 1954)

 

Dio è infinitamente perfetto, somma santità e bontà, con la massima inclinazione a comunicare se stesso, specialmente all’uomo creato animale e spirituale. Si comunica ai giusti mediante la grazia e personalmente mediante l’incarnazione e l’Eucaristia; in questi due modi si comunica agli uomini e non agli angeli. (El Pan 8, 335)

Sia nostra preoccupazione dominante santificare tutte le nostre azioni per quanto piccole, facendole tutte per amore a Dio.

Il pensiero frequente della misericordia di Dio ci ispirerà una filiale confidenza, per cui gli chiederemo di aiutarci a camminare nella perfezione. Egli farà che la sua santità ci ispiri un grande odio al peccato, l’amore al sacrificio, generosità e distacco dalle creature e da noi stessi.

È certo che non possiamo amare ardentemente Dio senza prima conoscerlo; i mezzi a nostra disposizione efficaci per questo sono la preghiera e l’abitudine di vedere Dio in tutte le cose, persone e avvenimenti.

Nel silenzio dell’orazione Dio parla al cuore, lì maggiormente si fa sentire la sua voce; lì Egli illumina la nostra intelligenza, accende il cuore e brucia la volontà; lì lo Spirito Santo comunica, oltre ai doni di scienza e di intelletto, quello della sapienza che ci fa assaporare le verità della fede, ce le fa amare e mettere in pratica. Si stabilisce così un’unione più intima fra Dio e l’anima.

Domandiamo a Dio la grazia che la nostra mente sia costantemente fissa in Lui, in ogni circostanza e luogo, e che sempre operiamo per Lui e la sua gloria, mai per alcuna creatura. (El pan 15, 193-195)

in occasione della Quaresima, vi offro alcune riflessioni, perché possano servire al cammino personale e comunitario di conversione. Prendo lo spunto dall’espressione di san Paolo: «Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). L’Apostolo si rivolge ai cristiani di Corinto per incoraggiarli ad essere generosi nell’aiutare i fedeli di Gerusalemme che si trovano nel bisogno. Che cosa dicono a noi, cristiani di oggi, queste parole di san Paolo? Che cosa dice oggi a noi l’invito alla povertà, a una vita povera in senso evangelico?

 

La grazia di Cristo

Anzitutto ci dicono qual è lo stile di Dio. Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà: «Da ricco che era, si è fatto povero per voi…». Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spogliato, "svuotato", per rendersi in tutto simile a noi (cfr Fil 2,7; Eb 4,15). È un grande mistero l’incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore è condividere in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo con noi. Gesù, infatti, «ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 22).

Lo scopo del farsi povero di Gesù non è la povertà in se stessa, ma – dice san Paolo – «...perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà». Non si tratta di un gioco di parole, di un’espressione ad effetto! È invece una sintesi della logica di Dio, la logica dell’amore, la logica dell’Incarnazione e della Croce. Dio non ha fatto cadere su di noi la salvezza dall’alto, come l’elemosina di chi dà parte del proprio superfluo con pietismo filantropico. Non è questo l’amore di Cristo! Quando Gesù scende nelle acque del Giordano e si fa battezzare da Giovanni il Battista, non lo fa perché ha bisogno di penitenza, di conversione; lo fa per mettersi in mezzo alla gente, bisognosa di perdono, in mezzo a noi peccatori, e caricarsi del peso dei nostri peccati. È questa la via che ha scelto per consolarci, salvarci, liberarci dalla nostra miseria. Ci colpisce che l’Apostolo dica che siamo stati liberati non per mezzo della ricchezza di Cristo, ma per mezzo della sua povertà. Eppure san Paolo conosce bene le «impenetrabili ricchezze di Cristo» (Ef 3,8), «erede di tutte le cose» (Eb 1,2).

Che cos’è allora questa povertà con cui Gesù ci libera e ci rende ricchi? È proprio il suo modo di amarci, il suo farsi prossimo a noi come il Buon Samaritano che si avvicina a quell’uomo lasciato mezzo morto sul ciglio della strada (cfr Lc 10,25ss). Ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di condivisione. La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio. La povertà di Cristo è la più grande ricchezza: Gesù è ricco della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell’affidarsi a Lui in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria. È ricco come lo è un bambino che si sente amato e ama i suoi genitori e non dubita un istante del loro amore e della loro tenerezza. La ricchezza di Gesù è il suo essere il Figlio, la sua relazione unica con il Padre è la prerogativa sovrana di questo Messia povero. Quando Gesù ci invita a prendere su di noi il suo "giogo soave", ci invita ad arricchirci di questa sua "ricca povertà" e "povera ricchezza", a condividere con Lui il suo Spirito filiale e fraterno, a diventare figli nel Figlio, fratelli nel Fratello Primogenito (cfr Rm 8,29).

È stato detto che la sola vera tristezza è non essere santi (L. Bloy); potremmo anche dire che vi è una sola vera miseria: non vivere da figli di Dio e da fratelli di Cristo.

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ultimo aggiornamento 13 marzo, 2014