Pastorale Familiare Marina Berardi
Famiglia,
bottega di santi(seguito)
Per coloro che hanno perso il compagno o la compagna di viaggio, l’anno appena terminato è diventato un tempo reso "speciale" dal dolore, tra questi Roberto e Santa1, Moli, Franco, nonostante per lui sia già qualche anno2. Ciascuno di loro avrebbe potuto scegliere di trascorrere le feste natalizie nell’intimità del proprio dolore, mentre hanno avuto la forza di trasformare tutto questo in dono.
"È difficile – ci ricorda Barbara - parlare delle cose più profonde che uno ha dentro di sé e condividerle con gli altri è un grande dono. Abbiamo vissuto un momento molto intenso e profondo quando Santa, leggendoci dei passi delle loro lettere, ci ha fatto entrare nell’intimità della sua storia con Andrea.
Sia Roberto che Santa ci hanno fatto un gran de dono: hanno avuto la forza di esternalizzare il dolore e di non portarlo da soli, altrimenti è un dolore che schiaccia. Non è facile perché, spesso, uno il dolore se lo vorrebbe portare dentro, come una cosa tutta sua.
Chiedo al Signore, per noi tutti, la forza di essere vicini al dolore degli altri e ai nostri dolori, di farne una gioia, di andare oltre, di saper guardare al di là di quello che gli occhi umani vedono e questo soltanto con la gioia che ci può venire da Gesù e dalla fede".
A tal proposito, la Madre, in un dialogo con Gesù, ci svela la gioia che può nascere da un dolore capace di andare oltre: "Ti ringrazio, Dio mio, per le sofferenze di questi giorni. Non guardare la debolezza della mia natura, né la vigliaccheria della mia carne, che spesso trema al solo pensiero del dolore. Concedimi, Gesù mio… che le tue croci, tutte quelle che vorrai mandarmi, mi servano per amarti di più e insegnare agli altri che la scienza dell’amore s’impara nel dolore"3. Roberto e Santa questo ci hanno insegnato! Ascoltandoli, abbiamo gustato la dolcezza che racchiude l’amore, perché attraverso le loro voci, a tratti commosse ma sicure, hanno reso visibile ciò che accade ad un’anima "innamorata del suo Dio": "Gesù, che è testimone della sua fedeltà anche nella prova, si compiace di effondere sopra di lei i tesori della sua misericordia, la stringe al suo Cuore, la conforta e la incoraggia per nuove tribolazioni…
In tutto questo si sono esercitati i Santi, per il fatto appunto che Gesù ha concesso loro di gustare la dolcezza che racchiude l’amore"4.
Dal sorriso di Santa e dei suoi figli, dalle parole che Roberto scrive, sembrerebbe che tutto questo sia davvero possibile, che sia realtà: "Sono stato felicissimo ed ‘onorato’ di essere presente alla Festa della Famiglia e, soprattutto, di essere riuscito a raccontare Roberta: glielo dovevo per ciò che è stata e per l’amore che mi ha voluto…
Anche mia mamma, come me, è arrivata a casa veramente contenta. Alcune persone che l’hanno avvicinata e che vengono da anni in questo periodo, hanno detto che è sempre stato bello, ma che quest’anno è stato ‘indimenticabile’. Siamo stati tutti in famiglia, ma una famiglia davvero speciale.
Penso spesso a Santa e ai suoi bambini, prego Gesù affinché tenga sempre la mano su di loro…
Molto bella e commovente è stata anche la testimonianza di Elena e Maurizio, che stanno facendo un percorso davvero stupendo. Ho colto l’intervento di Dio nella loro vita, che li sta portando a scegliere e la strada del sacrificio e dell’obbedienza, a donare a chi è nel bisogno quanto loro stessi gratuitamente hanno ricevuto: l’amore e la tenerezza di Dio che si china sulle ferite umane.
Sono stati momenti che realmente nutrono e scaldano il cuore. Insomma, la metafora di quest’anno, la bottega di Santi, non poteva essere più azzeccata.
Non vorrei dimenticare nulla e nessuno, il mio ringraziamento va a tutti: animatori, bambini, ragazzi, coppie, sacerdoti e suore, a Roberto e Paola Bignoli per averci fatto vivere giornate che rimarranno impresse in modo indelebile nel nostro cuore. È stato un tempo di grazia per tutti noi che ora siamo tornati alle nostre case come pecore in mezzo ai lupi, ma con la consapevolezza di aver arricchito il nostro cuore con parole di Vita e di Speranza, l’unica vera luce per il nostro cammino".
La parola che accomuna le tante storie credo che sia: Grazie! Questo è quello di Tiziana: "Sono stata invitata da Santa e vorrei ringraziare lei e tutta la sua famiglia che da qualche anno ci sta facendo conoscere Collevalenza, tanto che nostra figlia ha già partecipato a due raduni-ragazzi. Noi genitori eravamo un po’ più distanti ma sento che ora questa esperienza, con le riflessioni, ‘i compiti a casa’, le testimonianze… ha gettato in me un seme piccolo ma molto importante".
A questo punto non ci rimane che lanciare un invito ed assolvere "il compito": innaffiare, attraverso la preghiera reciproca, il seme che Gesù stesso ha seminato nei nostri cuori e nelle nostre famiglie, aspettando pazientemente che cresca, fino a raggiungere la piena maturità di Cristo, fino a diventare "più grande di tutte le piante dell’orto", tanto da fare "rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra" (Mc 4,32).
Come ci ricorda Franco, la vita dell’altro, il camminare insieme, può trasformarsi in una vera e propria oasi: "Voglio ringraziare Santa e Andrea che da tempo avevano invitato me e Barbara a questa esperienza, ma per vari motivi non eravamo mai potuti venire.
Mi ha colpito il ‘compito a casa’ che ci è stato dato: il passo evangelico dei discepoli di Emmaus che camminavano sconsolati e tristi, come sta accadendo a noi in questo periodo in cui, nell’arco di pochi mesi, abbiamo perso due persone carissime. Eppure, come quei due discepoli, in questi giorni abbiamo fatto l’esperienza dell’incontro con Gesù attraverso le testimonianze che ci hanno riscaldato il cuore. Gesù lo si può in contrare ancora attraverso queste storie di vita, attraverso lo spezzare il pane e l’offrire il vino della propria sofferenza e sacrificio. Ancora oggi possiamo fare esperienza di Gesù attraverso persone che hanno fatto dell’incontro con Cristo il loro motivo di vita.
Sono tornato a casa con il cuore caldo, desideroso di essere a mia volta testimone e di invitare altri a questa bella esperienza.
Mi ha colpito la spiritualità di M. Speranza, questo sguardo di un Dio misericordioso che, ogni volta che lo incontro, è nuovo, pronto ad offrirmi un’esperienza diversa, sconvolgente, inimmaginabile. Questi momenti di incontro con Cristo vanno rinnovati, per dare un significato e un motivo sempre più autentico e profondo alla nostra vita".
(segue)
1 Cf. rivista L’Amore Misericordioso, novembre 2013
.2 Cf. rivista L’Amore Misericordioso, ottobre 2012 e novembre 2012
.3 M. Speranza, Diario, El pan 18,793;795, 16.6.1942.
4 M. Speranza, Consigli pratici 1941, El pan 5, 45-46.
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ultimo aggiornamento
13 marzo, 2014