studi

M. Elvira eam e M. Graziella eam

La croce e la sofferenza come espressione d’amore

All’inizio dell’anno di beatificazione della nostra Fondatrice Madre Speranza, vogliamo presentare la sua esperienza nel vivere la sofferenza, le difficoltà e le prove, già sperimentate fin dai primi anni della sua vita religiosa. La Croce ha fortemente inciso sulla sua interiorità, determinando il suo progressivo innamoramento per Gesù crocifisso. Chiediamo al Signore di illuminarci con la sua grazia e misericordia, perché possiamo convincerci che la sofferenza è il banco di prova per costruire l’autenticità della nostra risposta cristiana. Una risposta d’amore per percorrere insieme a Madre Speranza il lungo cammino verso la santità. Ciascuno possa sperimentare la «meraviglia» di appartenere ad un Dio che si inserisce nella povera e semplice storia di ogni uomo.

(seguito)

Contemplare la Passione di Gesù significa voler imitare i sentimenti di Gesù

Madre Speranza, appassionata di Gesù, voleva imparare ed approfondire, vivere quanto Gesù voleva, quanto Gesù desiderava, quanto a Gesù piaceva. Come per Paolo: "Per me vivere è Cristo". Di Gesù ci sono tante immagini, ma nessuna è più diffusa del crocefisso e nessuna esprime di più l’amore di Dio per l’uomo: "... un corpo invece mi hai preparato ... non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato ... allora ho detto: ecco, io vengo ... per fare, o Dio, la tua volontà". Un corpo offerto sulla croce per amore, per salvare.

... un corpo per soffrire e un cuore per amare...

Scrive la Madre il 17 febbraio1964: Una dice: ahi! Questo mi fa male... ahi! Mi duole questo... Ohé! Figlie mie! Vi siete dimenticate che abbiamo un corpo per soffrire e un cuore per amare? Ripetete con frequenza: "Ti ringrazio, Signore, perché mi hai dato un corpo per soffrire e un cuore per amare". E quando vi si presenta una qualche occasione di mortificarvi, alzate gli occhi al cielo per dire: "Signore, ti ringrazio perché oggi posso offrirti una piccola mortificazione". (Exhortaciones 21, 81).

... non voglio che passi un solo giorno senza sofferenza ...

Quando la Madre aveva compiuto già i 70 anni, cosi scrive nel febbraio del 1965: « ... Settanta anni! Me ne mancano trenta. Io chiedo al Signore tutti i giorni che mi conceda altri trenta anni di vita e che possa arrivare a cento. Penso che, arrivando a cento, potrei finire tutto quello che devo fare e dopo che mi mettano in un angolo del Santuario e lì il mio corpo, divenuto cenere, che serva, come dire ... per quello che il Signore vorrà. Hai compreso? Sta tranquillo ... Io vorrei arrivare a cento anni ... non è che lo voglio, ma se il Signore mi dicesse: fino a che età?... io Gli direi: Signore, fino a cento, però tutti questi anni che mi mancano sempre nel dolore, non voglio che passi un solo giorno senza sofferenza; poiché, siccome non ho forza per dare al Signore quello che mi chiede, questo glielo posso offrire perché è Lui che me lo da. Nella sofferenza di ogni giorno Gli dico: Signore, Te lo offro perché Tu me lo hai dato. («Oración» del 25.2.1965, Oraciones 22, 309.)

... voglio soffrire (come Gesù) ... per dare la vita

Scrive il 15 aprile 1965: Aiutami, Signore, a essere come quella patata grossa, grossa che ho contemplato tante volte, consumata, disfatta e ridotta solo a pelle; anche io voglio darti figli buoni e forti; te lo dicevo già negli anni 40, 41 e 43, anni di grande prova, quando nell’orto di Roma vedevo quella patata grande ma vuota, consumata... ma che aveva prodotto buone numerose patate ... (Oraciones 22, 336).

... voglio soffrire (come Gesù) non in riparazione dei miei peccati ...

Scrive in diverse occasioni.

Gesù mio, perdona la mia vigliaccheria; non trattarmi come una debole bambina e fa’ che io viva sempre immersa nel dolore, per riparare in qualche modo le offese che il peccato ha inflitto al mio Dio; per me, ti prego, finché duri il mio pellegrinaggio terreno, di lasciarmi la pena e la vergogna per averti offeso, finché la morte non mi porti in purgatorio dove potrò soffrire per espiare le mie colpe senza più paura di offenderti; e allora ti ripeterò come il figliol prodigo: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te". Perdonami, Gesù mio, ancora una volta e purifica la mia povera anima, perché possa unirsi per sempre a te. (Diario 18, 1353).

Ti chiedo anche, Gesù mio, una e mille volte, che le mie sofferenze non servano a riparare le molte offese che disgraziatamente ti ho arrecato; questa espiazione ti chiedo di riservarmela per il purgatorio, mai per l’inferno, Dio mio, perché laggiù non potrei amarti. (Diario 18, 758)

Ma, Gesù mio, concedimi una cosa sola: che viva amandoti in un continuo dolore, per poter riparare in qualche modo le offese che ti recano le anime consacrate e che, dopo una lunga vita di lavoro e sofferenze, il mio corpo si consumi nella putredine per riparare le tante offese che ricevi con la concupiscenza della carne. Però, ti supplico, ancora una e mille volte, Gesù mio, che le mie sofferenze non siano in riparazione delle offese che disgraziatamente ti ho recato, questa riparazione, ti prego, riservarmela per il purgatorio, non per l’inferno, Dio mio, perché lì non ti potrei amare. (Diario 18, 1301)

Ti chiedo, come sempre, di non applicare quanto soffro o faccio in questo mondo, in riparazione delle offese che disgraziatamente ti ho arrecato io stessa; questa espiazione e riparazione, Gesù mio, conservamela per il purgatorio, poiché nell’eternità non potrò soffrire per i tuoi sacerdoti ed espiare in loro favore; ma ti prego, Dio mio, di avere pietà di me e di non mandarmi all’inferno che merito, perché lì non ti potrei amare e forse, addirittura, in quel luogo bestemmierei mio Padre, dimenticando le tenerezze del suo amore e quanto gli sono costata; non permetterlo, Dio mio! ( Diario 18,, 1309)

 

Non siamo stati creati per soffrire ma per amare, solo per amore possiamo abbracciare la sofferenza

Alcuni scritti della Madre Speranza

Leggendo gli scritti di Madre Speranza si trovano espressioni molto forti e significative ed è difficile incontrare una pagina dei suoi scritti nella quale non si faccia riferimento alla croce e alla sofferenza, come esigenza ed espressione di un vero amore. Non avrei difficoltà ad affermare che la contemplazione che la Madre fa della Passione di Gesù abbia delle connotazioni particolari e nuove. Proviamo a rileggere alcune delle sue frasi, prese qua e là nei suoi scritti: alcune fra le tante, tantissime.

"Chi possiede l’amore di Gesù è sempre disposto al sacrificio" (Consigli pratici 1933, 2, 137).

"Figlie mie, ogni anima deve mettere tutto l’impegno per aiutare tanti altri nel cammino verso il cielo... Le anime sono il tesoro più ricercato dal buon Gesù e questi tesori sono affidati alla nostra generosità.." (Consigli pratici 1941, 5, 73).

"Baciamo con trasporto la croce che portiamo sul nostro petto e l’Ostia che vi è inchiodata, per ricordarci che anche noi dobbiamo offrirci come vittime e come ostie viventi al buon Gesù..." (Consigli pratici 1993, 2, 61).

"La capacità di abnegazione di un’anima consacrata deve essere totale; non solo dalle cose che le potrebbero piacere, ma anche e soprattutto da se stessa; ogni anima che vuol seguire il buon Gesù è chiamata a questo grado di virtù..." (Circolari 20, 41).

"La persona consacrata deve mettere tutto il suo impegno per acquisire una sorprendente capacità di lavorare per il prossimo con gioia e allegria; è certo che solo così si potranno portare molte anime al buon Gesù, perché l’esempio convince e attrae molto più delle parole" (Circolari 20, cir 6).

La nostra vocazione è per la salvezza del mondo. Gesù si aspetta dalle sue Ancelle dell’Amore Misericordioso, non tanto penitenze quanto saper amare... (Circolari 20, circ 6).

"La vita di una Ancella dell’Amore Misericordioso deve essere di sacrificio, proprio perché è vita di amore; noi dobbiamo rassomigliare al nostro dolce Gesù che per amore alle anime non si tirò indietro di fronte a nessun sacrificio...". (Consigli pratici 1941, 5, 47).

"Quando l’a­more è forte si ha l’impressione di essere come un fuoco che arde e brucia tutto... e si esperimenta tale fascino nel dolore da arrivare a desiderarlo e sognarlo fino a non poter più vivere senza la croce..." (Consigli pratici 1933, 2, 132).

Quando l’amore è forte si arriva a dire: "Quanto sono felice, Gesù mio, nel rendermi conto che ho una volontà per offrirtela, un cuore per amarti, un corpo per soffrire e del tempo per servirti esercitando la carità!..." (Consigli pratici 1933, 2, 81).

La Madre ci dice come dobbiamo amare, Lei che ne ha fatto l’esperienza...

La misura dell’amore a Dio non è data dall’aver fatto quello che dovevamo fare (osservare la Legge, non fare peccati, rispettare le norme, ecc.) ma dall’amore che spinge l’uomo a scoprire e condividere i desideri e i sentimenti di Dio; Madre Speranza chiama questo atteggiamento: tendere alla santità. L’esperienza che Lei ha vissuto nella sua persona sembra essere dominata dalla convinzione che gli anni della nostra vita ci sono concessi come occasione da sfruttare, minuto per minuto, per dar gloria a Dio; solo in questo modo l’uomo realizza anche la sua felicità più completa.

"Gesù... ha un amore tanto grande alle anime! ... da noi esige solo l’amore" (Consigli pratici 1941, 5, 73).

"Quando Gesù trova un’anima disposta al sacrificio, Lui stesso le va incontro e l’accoglie perché lo segua nel reale cammino della croce. Gesù non l’abbandona, anzi, mette nel più profondo delle sua anima..." (Consigli pratici 1933, 2, 104).

"Io credo che l’essere religiosa consista nello stare unita a Gesù con una continua mortificazione di se stessa in tutte le cose, solo per arrivare a non vivere più che per Lui..." (... Madre y Padres ... 1952, 12, 50).

"Sarebbe mio desiderio e mia allegria vedervi correre nel cammino della vita religiosa ormai libere dal "io" e staccate e indipendenti da qualunque cosa non sia Gesù e la Sua volontà..." (Consigli pratici 1933, 2, 105).

"L’amore che il buon Gesù ci offre è molto esigente, proprio perché è infinitamente generoso e per questo non sopporta che noi Gli neghiamo la unica cosa che ci chiede, in cambio di tutto quello che ha fatto per noi; ...che cosa è quello che ci chiede? amore e sacrificio..." (Consigli pratici 1933, 2, 18-19).

"Dobbiamo impegnarci ad amare sul serio il buon Gesù e non sarebbe giusto dimenticare fino a che punto Lui ci ha amato e quanto Lui si aspetta da noi una risposta di amore..." (Consigli pratici 1933, 2, 132).

Nella misura che ci svuoteremo di noi stessi faremo posto nel nostro cuore a Dio.

"Chi vuol venire dietro di Me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". "La nostra mortificazione fondamentale deve consistere nella rinuncia a noi stesse..." (Cost. art. n. 79).

"Sono molte le anime che vorrebbero darsi a Dio... ma quando intravedono le rinunce necessarie per conseguire tale unione... allora si tirano indietro..." (Consigli pratici 1941, 5, 57).

"Ricordiamoci bene questa grande verità: un’anima consacrata al servizio di Gesù si deve sforzare per perpetuare sulla terra gli stessi Suoi sacrifici in qualità di vittima immolata... al sacrificio deve unire un grande amore... lasciarsi umiliare come il chicco di grano che, per dar vita ad altri chicchi di grano, si lascia nascondere sotto la terra, per marcire e morire..." (Consigli pratici 1933, 2, 34).

"Ma la grande carità e il grande amore del buon Gesù non può permettere che questa soffra da sola... Lui non la lascia neanche per un momento e, soprattutto nelle difficoltà più grandi, la assiste con la Sua grazia ed è per lei la sua difesa, la sua protezione, la sua forza e il suo tutto..." (Consigli pratici 1933, 2, 97).

"È tanto il piacere che si prova fino a quando si rimane come vittima sulla mensa dell’altare per essere consumata dall’amore. Una vittima fa esperienza di gioie segrete..." (Consigli pratici 1933, 2, 98).

"Alcune anime debbono fare sforzi eroici per conservare certe virtù però Gesù che le vede le aiuterà con la sua grazia" (Consigli pratici 1941, 5, 73).

"Dobbiamo cercare di vedere sempre, in tutte le cose, la volontà di Dio ed il mezzo per identificarci con il suo volere divino... Se facciamo questo, le cose di questa terra non saranno causa di sofferenza... in tutto vedremo la volontà di Gesù, portatrice di bene; Lui desidera la nostra felicità e ce la ottiene sia attraverso quanto permette che attraverso le divine disposizioni" (Consigli pratici 1933, 2, 110).

"Figlie mie, amiamo la tribolazione, questa ci otterrà abbondanti grazie" (Consigli pratici 1941, 5, 3).

 

La sofferenza ci aiuta nella nostra santificazione dagli scritti di Madre Speranza

Le tribolazioni portate con gioia e per puro amore a Gesù si trasformano in fiori e le spine in rose. La croce di Gesù è la chiave del cielo e la consolazione delle anime che lo amano sul serio.

Nella sofferenza dobbiamo pregare. Gesù vuole che, come gli apostoli, ricorriamo a Lui sempre che vediamo incresparsi le onde del mare e la nostra barchetta sul punto di naufragare.

Necessariamente ci sono sofferenze in questo mondo, come pure peccatori e peccati, poiché, come i cardi e le spine, esse sono il frutto naturale di questa valle di lacrime in seguito alla sentenza pronunciata da Dio nel paradiso terrestre contro l’uomo disobbediente: "La terra produrrà per te cardi e spine". Noi abitiamo una terra maledetta, non già il paradiso delle delizie dal quale siamo stati cacciati per sempre.

Le sofferenze sono necessarie per aiutarci nella nostra santificazione. Come l’oro si saggia con il fuoco, così il Signore mette a prova i nostri cuori; come il forno i cocci del vasaio, così la sofferenza prova le anime dei giusti. Quanto più dura è la prova, tanto più gloriosa sarà la ricompensa.

Soltanto per le anime deboli le sofferenze costituiscono un grave pericolo di perdere la fede, la fiducia e l’amore a Dio; esse infatti facilmente diventano fredde, vacillano e a volte si allontanano dalle pratiche di pietà; qualcuna poi dalla violenza del dolore che non sa sopportare, è spinta fino alla disperazione.

La sofferenza ci distacca dalle cose terrene e per questo il Signore unisce alle gioie della terra tante amarezze che ci obbligano a cercare un’altra felicità, la cui dolcezza non ci inganna. Coloro che vivono nel benessere facilmente si lasciano possedere dalla superbia, dalla vana gloria, dal desiderio smodato di ricchezze, onori e piaceri.

L’afflizione e le pene ci aiutano a comprendere ciò che avevamo udito molte volte ma non compreso. Come cresce la fiamma se è agitata dal vento, così si perfeziona l’anima provata dal dolore. Non dimenticate che è sapienza dei santi soffrire per amore a Dio.

 

La Croce : prova del nostro amore a Dio

C’é un aspetto del cammino ascetico verso la santità che ci appare sufficientemente antipatico: essere tribolati. Sostenere prove che durino a lungo e che non si possono evitare né cambiare, richiede molto sforzo e coraggio che affrontare una breve difficoltà lottando contro la paura. Madre Speranza ci ha lasciato un esempio di grande forza e di fiducia perseverante in Dio nelle tribolazioni che ha dovuto attraversare lungo la vita.

Ti ringrazio, Dio mio, per le sofferenze di questi giorni. Non guardare la debolezza della mia natura, né la vigliaccheria della mia carne, che spesso trema al solo pensiero del dolore. ... Concedimi, Gesù mio, la grazia di vivere continuamente nel dolore e di morire arsa dal tuo amore e che le tue croci, tutte quelle che vorrai mandarmi, mi servano per amarti di più e insegnare agli altri che la scienza dell’amore s’impara nel dolore. (Diario 18, 793-795)

Per poter partecipare della vita e della salvezza che scaturiscono dalla Croce di Gesù, bisogna che ne condividiamo il dolore e il peso, in molteplici forme, e cioè: vivendo nel nostro cuore la Croce di Gesù con sentimenti di amore e di compassione; prendendo la nostra croce e portandola gioiosamente per amore al nostro Dio; inchiodando sulla croce la nostra volontà e i nostri desideri disordinati.

«Le virtù principali, secondo me, sono la fedeltà e la fortezza, e queste non arrivano a risplendere in tutta la loro bellezza fino a che non le provi la tribolazione».

«.... teniamo presente che è necessario ci siano tribolazioni in questo miserabile mondo... le tribolazioni come i cardi e le spine sono il frutto spontaneo di questa valle di lacrime, secondo la sentenza data da Dio all’uomo peccatore nel paradiso «la terra produrrà per te spine e cardi».

«Care figlie, suppongo che tutte siate convinte che le tribolazioni sono necessarie per aiutarci nella nostra santificazione».

«Io posso dire di me che qualche volta mi sono trovata con il cuore oppresso e tanto disanimata che non credevo di poter resistere.

«Mi sono prostrata allora ai piedi del Tabernacolo, ho pregato con tutta l’anima e mi sono venute la pace, la rassegnazione e la prontezza d’animo per soffrire e portare la croce che alcuni momenti prima credevo di non poter sopportare».

«Alla Santissima Madre dobbiamo stringerci anche noi, figlie mie, nelle ore della prova e del dolore; e al suo fianco dobbiamo andare per il cammino della Croce».

Nella meditazione continua della Passione sofferta da Gesù per amore nostro, Madre Speranza trovava la forza per portare la sua croce. E per lunghi anni la sua croce furono malattie estenuanti, persecuzioni esterne, calunnie, tradimenti, difficoltà economiche, preoccupazioni di ogni genere, oscurità dello spirito.

«Tutte conoscete la persecuzione che si è sollevata contro questa vostra Madre, e che la cosa più dolorosa per me, è vedere che i capi di questa sono state e sono figlie da me molto amate. Chi ha venduto il nostro dolce Maestro? chi amerà più di Lui i suoi figli? chi ha sofferto più di Lui? chi era più innocente di Lui?».

«Non venite meno, figlie mie, piuttosto benediciamo Gesù che ci ha visitato con le tribolazioni e riceviamole non solamente con rassegnazione, ma anche con allegria... Pensiamo figlie mie, che così come Gesù ha sofferto per salvarci, anche noi dobbiamo soffrire seguendo il suo esempio».

«Care figlie, pensiamo che l’Ancella dell’Amore Misericordioso deve aspirare a maggiore perfezione, e questa è a mio giudizio, l’assimilazione a Gesù crocifisso e pieno di dolori, e a questa assimilazione non si arriva se non per il cammino della tribolazione...».

«Tenete presente, figlie mie, che questo insegnamento lo riceverà l’Ancella alla scuola della Passione del Suo Salvatore. Benediciamo la Passione di Gesù, perché è questa che ci fa’ superare la nostra debole natura».

«..... gli amici più cari di Gesù sono coloro che Gli somigliano, che vivono abbracciati alla Sua croce e vi muoiono crocifissi. E noi, anime a Lui consacrate, rifiuteremo la croce?... Non dobbiamo mai dimenticare che è più meritevole soffrire con pazienza le avversità, che ridare la vita ai morti o fare altri miracoli».

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ultimo aggiornamento 14 maggio, 2014