Pastorale Familiare

Marina Berardi

Far vibrare

le corde

del cuore

 

Siamo ormai giunti al nostro consueto appuntamento di fine anno che, come sempre, sarà rigorosamente formato famiglia! Il titolo e il tema scelti per l’incontro, Famiglie all’Università dell’Amore, si rifanno ad una espressione di Madre Speranza, la quale parla della comunità - e per analogia della famiglia! - come una accademia, una università dove si impara e si insegna ad amare, a diventare santi.

Amare ed essere amati, solo questo basterebbe a far vibrare le corde del nostro cuore, sempre assetato di felicità e di assoluto. Purtroppo, spesso, ci fermiamo ai primi rivoli d’acqua o, peggio ancora, a cisterne screpolate, a stagni occasionali, senza avere la forza e la perseveranza di raggiungere la vera Sorgente. Per arrivare alla pienezza dell’Amo re ci dobbiamo disporre ad attraversare e ad accompagnare quanti ci sono affidati lungo tratti di strada impervi e in salita, a volte bui e misteriosi, decisamente impegnativi, che ci condurranno, però, a terre fertili, a godere di orizzonti impensati, ad ascoltare una melodia che solo le corde del cuore sanno offrire e riconoscere.

L’amore si prova come l’oro nel crogiuolo e lo scopo è proprio quello di saggiare il cuore, di portarlo alla perfezione e alla comunione piena con Dio e con i fratelli: il Padre ci corregge "per il nostro bene, allo scopo di farci partecipi della sua santità" (Eb 12,10) ed è per la "correzione che il Signore castiga quelli che gli stanno vicino" (Gdt 8,27).

La correzione, dunque, è un tesoro inestimabile perché porta al consolidamento della propria identità, rinsalda la prossimità e l’appartenenza reciproca, genera spirito di famiglia, rinforza la fiducia e il gusto di crescere, apre a nuove sfide e richiede il coraggio di lasciare che qualcuno alzi l’asti cella, per spingerci verso un salto di qualità.

Il profeta Geremia, però, ci mette in guardia, ricordandoci che chi non fosse disposto ad accogliere il castigo, ad imparare dalla Parola e dalla vita, finirebbe per ridurre quest’ultima a un deserto e a una terra disabitata1. Vedendo lo stesso pericolo, la Madre esorta quanti hanno un ruolo educativo: "Dire con frequenza alle figlie che abbiano sempre presente che quelle che rifiutano la correzione finiscono per essere oppresse di mali e di vizi, come si ricopre di cardi selvatici e di cattive erbe un terreno abbandonato"2.

L’invito che troviamo nella scrittura - in particolare nel libro dei Proverbi - è inequivocabile e incalzante: "Ascolta il consiglio e accetta la correzione, per essere saggio fino al termine della tua vita" (19,20), "apri il tuo cuore alla correzione e il tuo orecchio ai discorsi sapienti" (23,12), perché "chi trascura il rimprovero si smarrisce" (10,17), "è uno stupido" (12,1), uno "spavaldo" (13,1) e "disprezza se stesso" (15,32).

Essere istruiti con continua premura ed essere corretti, questo sembra dunque essere il segno più eloquente del l’amore: "Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio. È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre?" (Eb 12,5-7). Qual è il figlio che non è corretto da sua madre?

In questo senso, oggi molti bambini e giovani vivono come fossero degli "orfani", dove genitori ed educatori sono diventati latitanti, rinunciando al loro insostituibile ruolo. Questa latitanza educativa che si giustifica con un presunto rispetto per l’altro, da una parte non ammette limiti o imposizioni e dall’altra esaspera la libertà di scegliere sempre e comunque ciò che si vuole. Siamo sopraffatti da una mentalità che esalta la libertà personale svincolata dal riferimento all’altro, che spinge alla massimizzazione del piacere, che abbatte gli argini e scardina i punti fermi, che tenta di evitare ed esorcizzare il dolore, dove ciò che si sente sembra essere l’unica vera bussola. Tutto questo spezza le corde del cuore e lo rende incapace di cogliere e di vibrare per ideali alti e duraturi, fino a sentirsi figlio di nessuno.

Al contrario, il coraggio di accogliere la correzione, la rinuncia ai nostri criteri, il lasciarci condurre, il sopportare l’inevitabile sofferenza, il fidarci, il farci carico dell’altro, ci farebbero sperimentare la gioia di tornare a vivere proprio accettando di morire a noi stessi. Qui è la sorgente dello stupore che fa vibrare il cuore: scoprirsi parte di un progetto più grande, fedele e gratuito.

La comunità e la famiglia dovrebbero, dunque, essere l’"accademia della correzione minuziosa dove ognuno deve imparare a lasciarsi correggere, ammonire e ripulire fino al punto di potersi unire al suo Dio perfettamente3", fino a raggiungere la statura, la pienezza, la maturità e gli stessi sentimenti di Cristo, come direbbe l’apostolo Paolo, fino a conformare la pro pria volontà a quella del Padre.

Un progetto così, oltre a riaccendere la speranza e a far vibrare nuovamente le corde del cuore, secondo la Madre esige uno speciale equipaggiamento di virtù, che tenteremo di vedere, passo dopo passo, in questo nostro cammino.

Madre Speranza, comunque, non ha dubbi, solo l’esempio trasforma: "Vedano risplendere nella nostra vita lo spirito di Gesù. Questo è ciò che cambia il cuore"4.

Lei ha saputo davvero valorizzare ogni melodia, dare il "la", toccare le corde, dirigere i cuori a Gesù e al vero bene, attraverso il suo umile e tenace esempio di santità.


1 Cf. Ger 6,8.

2 Perché imparino ad essere padri e madri… El Pan 11, 101.

3 Ibidem.

4 Consigli pratici 1941, El Pan 5, 18.

 

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ultimo aggiornamento 11 dicembre, 2014