Pastorale Familiare

Marina Berardi

Famiglie, all’Università dell’Amore

 

 

L’eco del Capodanno di Collevalenza si diffonde. Nuove famiglie si sono unite a quelle ormai veterane, nel ricordo di chi quest’anno non ha potuto esserci e di quanti hanno già raggiunto la meta del Cielo. Famiglie provenienti da ogni parte d’Italia, famiglie "beate" – direbbe Papa Francesco – perché hanno deciso di "scegliere la parte migliore: il sedersi ai piedi di Gesù", di accogliere il Suo invito a "riposarsi un po’": "Trascorrere con le altre famiglie il Capodanno è sempre per noi un’esperienza unica e profondamente significativa: cominciare con il nostro buon Dio l’anno nuovo è la cosa più bella che ci si possa augurare. Grazie infinite per questo dono" (R&N).

Il tema, Famiglie all’Università dell’Amore, nasce da un’espressione della Beata M. Speranza la quale, negli scritti e con la vita, esorta a custodire la Parola, a lasciarsi guidare da questa, a rimanere danti a Gesù nel Tabernacolo, pronti a lasciarsi cambiare da Lui e, soprattutto, senza stancarsi di crescere nel cammino della perfezione che Lui stesso ci indica.

Tra adulti, giovani e bambini, 160 i partecipanti, oltre a numerosi pellegrini!

Ogni famiglia è arrivata con i propri fardelli – alcuni anche pesanti! - e l’intimità con Gesù, il silenzio, il dialogo di coppia, la fraternità, il condividere timori e gioie, la preghiera, ha acceso luci di speranza, illuminando l’incertezza della vita, la fragilità delle relazioni, le paure… per scoprire che tutto è dono!

Significativi gli interventi e le testimonianze che ci hanno introdotti nella quotidianità (famiglia, casa, lavoro...) riscoprendola come il luogo privilegiato dove Dio ci aspetta perché impariamo ad amare, a volere; in spagnolo i due termini coincido: "querer".

L’amore, quello con la "A" maiuscola, va oltre l’innamoramento, non è un mero sentimento e non è legato al proprio piacere o tornaconto. L’Amore, quello autentico, è un desiderare e uno scegliere che cresce e si rinnova di giorno in giorno, nella consapevolezza di dover gradualmente ridurre la distanza che esiste tra l’ideale e la fragile realtà personale.

Per questo Madre Speranza ricorda ad ogni educatore e genitore che la volontà va educata in un rapporto d’amore.

"Le volontà, mai si piegano con l’autorità e la forza ma con la mitezza, con la carità, con la bontà e con l’amore; a questo… dobbiamo aggiungere la preoccupazione di comportarci con i figli con rispetto, ammonire con carità, comandare chiedendo e supplicando e mai con alterigia o aria da padrone, cioè con tono autoritario. Comandiamo come padri comprensivi e mai come padri che vogliono far sentire la loro autorità"1 .

Quante volte, invece, ci accade di sperimentare la fatica di tornare indietro rispetto a quanto abbiamo detto o fatto, anche quando ci rendiamo conto di aver sbagliato, perché temiamo con questo di perdere di autorità. Questo atteggiamento, dice la Madre, "è solo mancanza di umiltà" perché un genitore o un educatore buono e umile "è sempre disposto ad accogliere una scusa e ad ascoltare le ragioni che i suoi figli possono portare; non cerca altro che la verità e il bene di tutti, non desidera altra cosa cha agire con carità; per questo non ha timore di riconoscere di essersi sbagliato, per questo cede volentieri anche difronte al più umile quanto gli spetta di diritto"2.

Per la persona umile, la verità è sempre un dono di Dio e così ascolta, cerca consigli e ricorrere a quanti possono aiutarla a vedere ciò che lei non vede. La superbia, al contrario, "impedisce di giudicare con equità, di comandare con prudenza, di rispondere con bontà e di correggere con indulgenza e mansuetudine"3.

Un genitore e un educatore "umile non comanda con la parola ma molto con il buon esempio: è sempre il primo quando c’è da fare qualche cosa di sgradevole; comanda solo quando non c’è altro rimedio e lo fa con mitezza e affabilità, così come anche vorrebbe che… comandassero a lui; tratta i figli con rispetto, con mitezza e parla loro con bontà, si preoccupa di accontentarli e di render facile l’obbedienza e il peso della vita [familiare e fraterna]…, sopporta con carità e pazienza i loro difetti e provvede alle necessità dei suoi figli; questo [educatore], se è come lo stiamo rappresentando, è un buon padre, amato da Dio e da tutti i suoi figli"4.

Una coppia presente all’incontro ha lasciato che questi pensieri entrassero nei loro cuori e nella concretezza della loro vita: "Noi ci siamo rimessi in gioco come genitori: gli scritti della Madre ci hanno fatto riflettere sugli errori commessi nell’educazione dei nostri figli. In particolare ci ha insegnato che prima di una  correzione dobbiamo affidarci a Gesù nella preghiera, perché ci ha promesso ristoro e la forza di saperla fare senza ira. A proposito di quest’ultimo aspetto abbiamo riconosciuto  nella nostra esperienza gli effetti negativi di tale atteggiamento, così ben descritti dalle indicazioni della Madre.  Con l’aiuto della preghiera ci stiamo impegnando ad avere pazienza ed amare ancora di più il figlio che viene corretto" (P&S).
Non ci sono solo i "difetti" dei figli – che la Madre ci invita a vedere come un dono! - ma, ci sono anche quelli di educatori e genitori che, inevitabilmente, si percuotono su chi ci è affidato. Immagino che non ci sia nessuno che si senta perfetto, perché perderebbe il gusto dell’impegno nel cammino, l’umiltà di chi sa di non bastare a se stesso, la disponibilità ad accogliere il limite dell’altro, perderebbe il gusto dell’incontro, del perdonare e del sentirsi perdonato; in una parola, il gusto di crescere nell’amore.

Lascio che a concludere sia una famiglia appartenente alla nostra Vicaria, la quale, nonostante la vicinanza, da poco ha "scoperto" il Santuario: ""Desideriamo, innanzitutto, esprimere a te e a tutta la Famiglia dell’Amore Misericordioso la nostra gratitudine per averci dato l’opportunità di vivere un’esperienza coinvolgente, toccante, emozionante, in occasione del Capodanno. Un’esperienza che non dimenticheremo e che saremmo lieti di poter rivivere ancora in futuro.

Abbiamo vissuto dei bellissimi momenti, che ci hanno donato un po’ di serenità in un periodo complicato, nel quale avevamo bisogno di staccarci un attimo dal mondo. Siamo lieti di aver fatto la scelta giusta" (M&M)".

Bambini e ragazzi, seguiti da due eccezionali equipe di animatori, hanno sperimentato la gioia di lavorare e di divertirsi con piccole cose, felici di ritrovarsi e di stare insieme.

Il cappello, il diploma, i confetti rossi e la consegna della Parola di ogni giorno sono stati il segno del conseguimento della "Laurea in Famiglia". Dopo la proclamazione, le congratulazioni e la rituale stretta di mano, diventata impegno a ritrovarci ancora insieme il prossimo anno.

Nel frattempo, le lezioni continuano nella quotidianità e la formazione è permanente.


1 M. Speranza, Perché imparino ad essere padri…, 59.

2 M. Speranza, Perché imparino ad essere padri…, 127.

3 M. Speranza, Perché imparino ad essere padri…, 83-84

4 M. Speranza, Perché imparino ad essere padri…, 52.

(continua)

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ultimo aggiornamento 19 febbraio, 2015