8 febbraio - anniversario nascita al cielo della beata Madre Speranza

OMELIA: Card. BENIAMINO STELLA, Prefetto della Congregazione del Clero

La Beata Madre Speranza è stata un segno prezioso per la Chiesa, perché si è fatta annunciatrice dell’Amore Misericordioso di Dio per gli uomini

Per la prima volta dalla data della sua beatificazione — il 31 maggio 2014 — siamo solennemente riuniti all’altare del Signore nel devoto ricordo della Beata Madre Speranza, che, seguendo la chiamata rivoltale da Dio, è stata l’anima della costruzione di questo Santuario dedicato all’Amore Misericordioso. La ricorrenza odierna, per altro, è resa ancor più significativa dal fatto che proprio in questo anno 2015 ricorre il 50° anniversario della dedicazione di questo sacro tempio.

La Beata Madre Speranza è stata un segno prezioso per la Chiesa, perché si è fatta annunciatrice dell’Amore Misericordioso di Dio per gli uomini, il dono che contiene tutti gli altri, che abbiamo ricevuto dal nostro Divino Salvatore. Non può essere un caso che a dichiarare Beata Madre Speranza sia stato proprio Papa Francesco, che sin dal suo primo Angelus domenicale ha fatto della proclamazione della misericordia di Dio il tema centrale del suo ministero pastorale. Infatti, la Beata Madre ha voluto in questo luogo «far conoscere a tutti che Dio è un Padre che ama, perdona, dimentica e non tiene in conto i peccati dei suoi figli quando li vede pentiti», e Papa Francesco, in quella prima occasione, ci ha ricordato che «il volto di Dio è quello di un padre misericordioso, che sempre ha pazienza... pazienza con noi, ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito» (Angelus, 17 marzo 2013).

L’umile pentimento dell’uomo è la fessura attraverso cui la misericordia di Dio può penetrare in un cuore indurito, la porta sulla nostra vita che possiamo aprire a Dio; «La misericordia è qualcosa di difficile da capire», ma essa «è il modo come perdona Dio». Ascoltando queste parole del Santo Padre, diventa facile comprendere il nome che Madre Speranza ha voluto per questo luogo, con la sua intitolazione all’Amore Misericordioso; infatti, Dio, che è Amore, si dona a noi, ci raggiunge con la dolcezza della sua misericordia, come la lettera di una persona cara, consegnata da un postino premuroso e sorridente.

Poniamo attenzione al Vangelo che abbiamo appena ascoltato, all’incontro tra Gesù e la suocera di Pietro, avendo in animo una duplice domanda: che cosa mi insegna di più su Dio? E che cosa mi dice per la mia vita? Infatti, da questo episodio è facile trarre alcuni spunti per meditare sulla misericordia di Dio e considerare come poter fare nostro il "modo di agire" di Dio.

Tale misericordia significa innanzitutto prossimità; Dio si fa vicino, riduce le distanze e si fa prossimo agli uomini, soprattutto ai più piccoli e sofferenti. Lo ha fatto una volta in modo speciale, incarnandosi in Gesù, e in Gesù continua a farlo quando celebriamo la S. Messa, tramite la Parola e l’Eucaristia; e quando apriamo il nostro cuore al pentimento, nel sacramento della confessione: infatti, «così è Gesù: vicino alla gente», ha ricordato Papa Francesco (Omelia a Santa Marta, 9 settembre 2014). Egli è sempre accanto a noi e si cura di noi, anche quando non lo ascoltiamo, concentrati su noi stessi, distratti dall’egoismo o abbattuti dalle prove della vita.

Come per la suocera di Pietro, la prossimità di Dio è animata da una grande tenerezza, secondo le parole di Papa Francesco. La tenerezza «di Dio significa: Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato della nostra piccolezza» (Omelia nella S. Messa della notte, 24 dicembre 2014). Pensiamo al gesto delicatissimo con cui Gesù prende la mano dell’anziana malata e la aiuta a sollevarsi. La sua tenerezza è l’anticipo della guarigione che sta per donare. Non solo Dio ci ama e non si stanca di amarci, nonostante a volte i nostri rifiuti o la nostra lontananza; egli si premura anche di farci sentire amati, attraverso piccole attenzioni.

Un buon "esercizio spirituale" in questo senso è provare a fare memoria degli episodi in cui abbiamo sentito Dio vicino nella nostra vita, attraverso l’incontro inatteso e consolatore con qualcuno, attraverso una Luce interiore avuta nella preghiera o un’intuizione nata dall’ascolto della sua Parola. Proviamo a pensare a quante volte Dio ha incrociato, con la sua multiforme creatività, la nostra vita, specialmente in momenti che parevano senza via d’uscita. Credo che così facilmente scopriremo di essere amati con tenera e perseverante vicinanza da Lui, nessuno escluso.

Dal momento poi che l’amore di Dio non è un sentimento emotivo e superficiale, ma una forza vivificante, esso ridona nuova vita, guarisce dal male, fisico e, soprattutto, spirituale, che ci affligge. La suocera di Pietro è liberata dalla febbre, il "figliol prodigo" della parabola di Luca è guarito dalla sua avidità e dalla sua dissipatezza, grazie all’abbraccio di un padre misericordioso.

Quindi, questo amore di Dio per noi non è vano, non resta senza effetto quando viene accolto, come ha scritto la nostra Beata con efficace sintesi: «esso conforta il nostro cuore; allevia le nostre sofferenze; e ci dà ali per volare a realizzare con gioia gli atti più eroici di virtù e l’offerta più completa di noi stessi» (Madre Speranza, Le mortificazioni del 1955). Sentirci amati ci permette di ripartire dopo ogni caduta, di ricordare che agli occhi di Dio noi valiamo più dei nostri sbagli, per gravi che possano essere. Quanto più profonda è la ferita del peccato, tanto più delicatamente e con cura Dio la medica per risanarci.

Per questo è fondamentale per la nostra vita fare l’unica cosa necessaria per ottenere la misericordia di Dio, cioè chiederla, anche in maniera imperfetta, a volte con certa amarezza, altre con sofferenza; questo per Dio non è un problema, purché torniamo a lasciarci amare. Non a caso, all’inizio del suo Pontificato, Papa Francesco ha ricordato che «il Signore mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono» (Omelia nella Parrocchia di S. Anna in Vaticano, 17 marzo 2013).

E se il peccato genera scoraggiamento e ci induce a credere di non poter far meglio, condannandoci alla tristezza, l’amore misericordioso di Dio ci risolleva, ci apre a una speranza che sempre si rinnova. Quando ci sentiamo amati ben oltre i nostri meriti, anzi, nonostante i nostri demeriti, è più facile fare esperienza di quanto grande sia l’amore di Dio per noi e sperimentare come la sua forza possa vincere ogni nostra debolezza.

Tutto ciò possiamo provare specialmente nel sacramento della riconciliazione, largamente celebrato in questo Santuario, che ci immerge nella misericordia di Dio, di cui tutti abbiamo bisogno, perché «quando riceviamo il perdono di Gesù siamo in pace, con quella pace dell’anima tanto bella che soltanto Gesù può dare, soltanto Lui» (Udienza generale, 19 febbraio 2014). Ancor più delle parole, ci edifica l’esempio e il ricordo di Papa Francesco inginocchiato davanti al confessore, il 28 marzo dell’anno scorso, in una celebrazione penitenziale in San Pietro. Chi poi si sente avvolto dall’amore misericordioso di Dio, più facilmente saprà a sua volta amare i fratelli, con generosità e piena dedizione.

Ringraziamo il Signore per il dono che egli ci ha fatto in questo luogo attraverso la fede e la tenacia della Beata Madre Speranza; questo Santuario, infatti, è oggi quanto mai prezioso, perché «il mondo attuale ha urgente bisogno di tale testimonianza di misericordia divina» (Papa Francesco, Discorso alla Delegazione degli "Amis de Gabriel Rosset" e del "Foyer Notre Dame de Sansabri", 13 dicembre 2014).

Desidero perciò concludere queste meditazioni con la preghiera di Madre Speranza, che sia un augurio per questo luogo e per noi che lo frequentiamo: «Fa, Gesù mio, che a questo Santuario vengano persone dal mondo intero, non solo con il desiderio di guarire nel corpo dalle malattie più dolorose e strane, ma per curare la propria anima dalla lebbra del peccato mortale ed abituale... e fa, Gesù mio, che tutti vedano in Te non un giudice severo ma un Padre pieno di amore e di misericordia che non tiene in conto le debolezze dei suoi figli, le dimentica e le perdona» (Preghiera composta da Madre Speranza).

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ultimo aggiornamento 20 marzo, 2015