Il volto "bello" della Misericordia

Studi

P. Aurelio Pérez fam

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Il Vultus Misericordiæ è il Volto del Figlio (I)

 

 

"Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,16).

Il mistero dell’incarnazione, centrale per la nostra fede, ci dice che l’amore di Dio si è spinto fino al punto di assumere una carne come la nostra, apparendo con un volto umano. Il Figlio di Dio si è fatto Figlio dell’uomo, perché noi figli degli uomini, potessimo diventare figli di Dio.

Solo l’amore può operare il miracolo di rendere "uguale" il "diverso". Nel volto del Bambino di Betlemme risplende l’eterno Amore che si è fatto, per noi, misericordioso Amore dell’Emmanuel, Dio con noi. Ogni volto di bambino innocente riflette la luce e la bellezza dell’Eterno, ed è per questo che suscita un movimento spontaneo di tenerezza. Forse anche per questo Teresa di Lisieux volle chiamarsi, in religione, "di Gesù Bambino e del Volto Santo".

Chi ama comprende bene quanto sia importante vedere il volto della persona amata. Il Signore, che ben conosce questa natura dataci da Lui, non poteva non tenerne conto nell’assumere un volto come il nostro. Bene lo aveva capito S. Giovanni della Croce, unendo altissima esperienza mistica e sublime poesia:

Descubre tu presencia

y màteme tu vista y hermosura.

Mira que la dolencia de amor [que no se cura

si no con la presencia y la figura.

Manifesta la tua presenza

e muoia nel veder la tua bellezza.

Perché il dolor d’amor non lo si cura

se non con la presenza e la figura.

Forse poche parole umane, oltre quelle ispirate dei Salmi, l’agostiniano "ci hai fatti per te…", il Proslogion di S. Anselmo…, hanno espresso così bene il desiderio di vedere il volto di Dio, che abita, come una sete inestinguibile, l’abisso del cuore umano.

È ancora il santo poeta a dar voce a questo struggente desiderio:

… y véante mis ojos,

pues eres lumbre dellos,

y sòlo para ti quiero tenellos.

Oh cristalina fuente,

si en esos tus semblantes plateados

formases de repente

los ojos deseados

que tengo en mis entrañas dibujados! 1

… ti vedano I miei occhi,

perché sei la loro luce,

e solamente per te li voglio avere.

Oh fonte cristallina,

se nelle tue argentate sembianze

tracciassi d’improvviso

gli occhi sospirati

che nel mio grembo porto disegnati!

Ma lasciando da parte il poeta mistico, torniamo al Vangelo da cui siamo partiti.

Nel volto di Gesù Cristo contempliamo, anzitutto, un’umanità portata alla sua pienezza. Proviamo a soffermarci su alcuni tratti significativi, molto evidenti nelle pagine evangeliche. Ci accorgeremo che, in fondo, ognuno di essi compone, nell’insieme, il "vultus misericordiae", come i particolari di un volto fanno emergere il suo identikit unico.

 

Volto mite e umile

Gesù si presenta, anzitutto, come una persona mite. E’ la definizione che Lui dà di se stesso.

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». (Mt 11, 28-30)

La mitezza è un tratto della misericordia, e avviene per entrambe di essere oggetto, spesso, di una sorta di svalutazione. Sembra che la persona mite, o misericordiosa, sia l’equivalente di una persona debole, remissiva, in balia degli eventi o delle cosiddette personalità forti, che apparentemente fanno girare il mondo. In proposito Papa Francesco dice qualcosa d’interessante: "Avere un cuore misericordioso non significa avere un cuore debole. Chi vuole essere misericordioso ha bisogno di un cuore forte, saldo, chiuso al tentatore, ma aperto a Dio. Un cuore che si lasci compenetrare dallo Spirito e portare sulle strade dell’amore che conducono ai fratelli e alle sorelle. In fondo, un cuore povero, che conosce cioè le proprie povertà e si spende per l’altro". (Messaggio per la Quaresima 2015).

Gesù esplicita questo tratto nelle beatitudini, che sono anche un suo autoritratto:

«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra». (Mt 5, 3.5)

Una persona mite non è tanto quella che si presenta con un tono dimesso, ma quella che manifesta un certo modo di essere, uno stile di personalità che sa unire bontà e fermezza, tenerezza e fortezza come direbbe Madre Speranza. Non è un’altra l’identità e lo stile del Messia, come aveva previsto il profeta:

Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto di cui mi compiaccio…
Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta;
proclamerà il diritto con verità
. (Is 42, 1-3)

 

Volto sincero

Ci sono alcuni insegnamenti di Gesù che, mentre ci esortano a seguire un determinato stile di vita, rivelano nel contempo qualcosa di Lui. Mentre parla a noi sta parlando di sé. In Lui avvertiamo l’autorevolezza della verità e della sincerità, che gli viene riconosciuta persino dagli avversari.

Sia invece il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno (Mt 5, 37)

Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni qual è la via di Dio secondo verità. (Lc 20, 21)

Finché ci mettiamo qualche maschera, finché cerchiamo piedistalli per presentare un’immagine di noi gonfiata, non siamo ancora nella verità. La maschera è sempre menzognera, soprattutto quando ha solo un’apparenza di sincerità. Mi colpisce molto la confessione di Stepàn Trofimovich, uno dei protagonisti de I Demoni di F. Dostoevskij, che in punto di morte ha il coraggio di dire: «Io ho mentito tutta la mia vita. Perfino quando dicevo la verità. Non ho mai parlato per amore della verità, ma soltanto per me; questo lo sapevo anche prima, ma solo adesso lo vedo… La cosa principale è che credo a me stesso quando mentisco. Il più difficile nella vita è vivere e non mentire… e non credere alla propria menzogna, sì, sì, proprio questo!»

Il volto sincero di Gesù, che manifesta così la sua libertà unica, gli permette di riflesso di apprezzare anche la sincerità negli altri, mentre al contrario gli rende insopportabile l’ipocrisia (vedi tutte le controversie contro l’apparente giustizia dei farisei e sadducei). Per questo motivo Gesù non è permaloso. Guardiamo, per esempio, la sua reazione di fronte alla diffidenza iniziale di Natanaele nei suoi confronti:

Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». (Gv 1, 44-47)

Noi siamo soliti dire che il vero volto di una persona si manifesta nei momenti difficili della vita. Finché tutto va bene uno può anche manifestare delle buone qualità, ma come si comporta quando il gioco si fa duro? In quei momenti scatta l’istinto primordiale di autodifesa, e si è capaci di qualunque cosa per salvarsi. Pietro credeva di essere meglio degli altri, capace di affrontare qualunque cosa per il Maestro, ma di fronte alla prova…

Ebbene Gesù manifesta, nel modo più sublime, il suo volto sincero e libero proprio nel momento drammatico e terribile della Passione. La sua nobiltà alta e decisa emerge ora in modo inequivoco.

Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». (Gv 18, 19-23; cf 18,33-37; 19, 10-11).


1 Juan de la Cruz, Cantico espiritual, Canciones entre el alma y el Esposo.

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ultimo aggiornamento 16 gennaio, 2016