studi

Aldo Maria Valli

L’esortazione postsinodale Amoris laetitia

La gioia dell’amore: la risposta di Francesco

Superare le esclusioni

L’attesa era concentrata sulla questione dei sacramenti ai divorziati risposati, ma il documento amplia l’orizzonte. Si tratta di integrare tutti nella Chiesa, aiutando «a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale».

La famiglia in tutta la sua complessità e in tutta la sua bellezza. È Amoris laetitia, l’attesa esortazione apostolica postsinodale di Papa Francesco, sintesi del lungo percorso intrapreso nelle due assemblee dei vescovi. Il realismo è la cifra di fondo. Quando si parla di famiglia «non esistono semplici ricette», ma bisogna prendere in esame la realtà per quella che è, con i piedi per terra, dimostrando la capacità di vedere caso per caso. «Non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero».

L’attesa era concentrata sulla questione dei sacramenti ai divorziati risposati, e la risposta di Francesco è chiara: «Se si tiene conto dell’innumerevole varietà di situazioni concrete, è comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa esor­tazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi». Ciò che è possibile è «soltanto un nuovo incoraggiamento a un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari, che dovrebbe riconoscere che, poiché il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi, le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi».

 

Alcuni punti fermi

Una cosa è certa: «Non è possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta "irregolare" vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante». «Nemmeno», afferma il Papa in una nota, «per quanto riguarda la disciplina sacramentale, dal momento che il discernimento può riconoscere che in una situazione particolare non c’è colpa grave».

Il compito dei pastori, specie in confessionale, è decisivo. «Il colloquio col sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere». Senza «umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo inse­gnamento» non ci può essere «ricerca sincera della volontà di Dio».

«Questi atteggiamenti», precisa il Papa, «sono fondamentali per evitare il grave rischio di messaggi sbagliati, come l’idea che qualche sacerdote possa concedere rapida­mente "eccezioni", o che esistano persone che possano ottenere privilegi sacramentali in cambio di favori». Non si agisca mai in modo tale da lasciar pensare che la Chiesa sostenga una doppia morale.

Circa la partecipazione dei divorziati risposati ai servizi ecclesiali, il Papa recepisce le conclusioni dell’ultimo Sinodo: «Occorre discernere quali diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate». Francesco invita inoltre a distinguere le diverse situazioni in cui possono venire a trovarsi i divorziati che vivono una nuova unione, situazioni «che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide».

Una cosa è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, fedeltà, impegno cristiano e consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione. Altra cosa è una nuova unione che viene da un recente divorzio o la situazione di qualcuno che ripetutamente ha mancato ai suoi impegni familiari. C’è anche il caso di quanti, dopo grandi sforzi per salvare il primo matrimonio, hanno subito un abbandono ingiusto, o quello di coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli, e sono certi in coscienza che il precedente matrimonio non è mai stato valido. La Chiesa dica sempre chiaramente che in tutti questi casi non è rispettato l’ideale che il Vangelo propone per il matrimonio e la famiglia.

Ci sono casi in cui «la separazione è inevitabile», e «persino moralmente necessaria». A volte occorre «porre un limite fermo alle pretese eccessive dell’altro, a una grande ingiustizia, alla violenza o a una mancanza di rispetto diventata cronica». La separazione «dev’essere considerata come estremo rimedio, dopo che ogni altro ragionevole tentativo si sia dimostrato vano».

 

Integrare tutti nella Chiesa

In generale si tratta di integrare tutti nella Chiesa, aiutando «a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale». Soprattutto, «nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo! Non mi riferisco solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino».

Accoglienza e integrazione sono raccomandate a maggior ragione per le persone con tendenza omosessuale. Chiara l’idea che «ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza».

Il rispetto per le persone omosessuali non significa però apertura a matrimoni tra persone dello stesso sesso. «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia; ed è inaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il "matrimonio" fra persone dello stesso sesso».

Netta è anche la condanna di contraccezione, sterilizzazione e aborto, misure giudicate «inaccettabili». La Chiesa «rigetta con tutte le sue forze gli interventi coercitivi dello Stato» a favore di misure di tal genere. Sulla stessa linea, il Papa condanna la pratica dell’utero in affitto e la «strumentalizzazione e mercificazione del corpo femminile nell’attuale cultura mediatica». Troppo spesso la sessualità «si spersonalizza» e «si colma di patologie», perché è utilizzata e deviata dallo «spirito velenoso dell’usa e getta».

Il contesto in cui viviamo è segnato da «casi di violenza domestica e di abuso sessuale» di fronte ai quali occorre «una buona preparazione pastorale». II Papa invita inoltre a «denunciare in tempo possibili situazioni di violenza o anche di abuso subite dai bambini».

Per nulla contrario all’educazione sessuale, Francesco raccomanda anzi che non sia «presa troppo alla leggera». L’obiettivo è che i giovani, fin da bambini e adolescenti, possano sviluppare un sano "senso critico" di fronte agli attacchi della pornografia e «al sovraccarico di stimoli che possono mutilare la sessualità». Per il Papa «è irresponsabile ogni invito agli adolescenti a giocare con i loro corpi e i loro desideri». Occorre quindi guardarsi da un’educazione sessuale concentrata solo sull’invito a "proteggersi" e sul "sesso sicuro"; espressioni che trasmettono «un atteggiamento negativo verso la naturale finalità procreativa della sessualità, come se un eventuale figlio fosse un nemico dal quale doversi proteggere».

In tema di procreazione Francesco ribadisce che «le famiglie numerose sono una gioia per la Chiesa». Tuttavia, come già avvertiva san Giovanni Paolo II, «la paternità responsabile non è procreazione illimitata o mancanza di consapevolezza», bensì «la possibilità data alle coppie di utilizzare la loro inviolabile libertà saggiamente e responsabilmente». Il Papa non dimentica le tante coppie di sposi che non possono avere figli. La loro sofferenza è nota, tuttavia occorre ricordare che «il matrimonio non è stato istituito soltanto per la procreazione»: dunque, anche se i figli non arrivano, il matrimonio si mantenga saldo e la maternità trovi il modo di manifestarsi attraverso adozioni e affidi.

 

Problematiche attuali, inedite

Francesco non elude il problema, tanto attuale, dell’ideologia gender e denuncia senza mezzi termini: volendo «una società senza differenze di sesso» e svuotando «la base antropologica della famiglia», tale ideologia consegna l’identità umana all’individualismo radicale, ed è "inquietante" che queste idee «cerchino di imporsi come un pensiero unico» pure per l’educazione dei bambini.

Altro tema attualissimo: le unioni di fatto. Le quali, secondo Francesco, sono sempre più numerose «non solo per il rigetto dei valori della famiglia e del matrimonio», ma anche perché «sposarsi è percepito come un lusso». Spesso è «la miseria materiale» a spingere alle unioni di fatto, per cui occorrono risposte costruttive, cercando di trasformare tali unioni «in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo».

Una delle parti più originali riguarda l’amore nella dimensione sessuale ed erotica. Si tratta, spiega Francesco, di doni di Dio che vanno valorizzati. Occorre uscire dalla logica, oggi dominante, dell’usa e getta e lasciarsi invece coinvolgere dal disegno di Dio, incentrato sulla fedeltà. Originale è anche la riflessione sulla «trasformazione dell’amore»: l’allungarsi della durata della vita fa sì che la relazione si conservi per molti anni, durante i quali le persone inevitabilmente cambiano. Di conseguenza cambiano anche le forme dell’amore, ma il progetto comune può restare stabile, con l’impegno ad amarsi e a vivere davvero finché morte non separi. (V.P. 5/2016)

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 22 giugno, 2016