Con il

 sacrificio

Desidero soffermarmi sulla Preghiera Eucaristica della Riconciliazione II. La liturgia ce la propone soprattutto nelle Messe a carattere penitenziale. Il testo è molto bello e profondo e ci invita alla riflessione. La seconda Preghiera Eucaristica della Riconciliazione sottolinea particolarmente la dimensione ecclesiale della riconciliazione. Qui vengono cantate le gesta di Dio che riguardano non il passato ma l’oggi. E questo diventa importante per noi perché si riallaccia con la nostra vita odierna.

(6) seguito

  del tuo Cristo
  consegnato alla
  morte
per noi

     

Sac. Angelo Spilla

 

Ci è sempre commovente rileggere i testi del Vangelo che ci narrano la passione e morte di Gesù.

Continuando a commentare il testo della Preghiera Eucaristica della Riconciliazione II, ci soffermiamo nell’espressione: "Con il sacrificio del tuo Cristo, consegnato alla morte per noi".

Tutta la Preghiera Eucaristica, come stiamo vedendo, ci offre degli spunti di grande riflessione, ma qui a mio avviso stiamo cogliendo propriamente il centro della rivelazione cristiana. Tocchiamo il mistero più importante della Rivelazione: il mistero pasquale del Cristo, la passione, morte e resurrezione per la nostra salvezza.

 

Quando proclamiamo questo mistero pasquale non lo facciamo per suscitare commozione, quanto per suscitare la fede o ravvivarla. E ne abbiamo tanto bisogno in questo senso.

Come possiamo rimanere indifferenti dinanzi al mistero di un Dio crocifisso per amore, esempio di immolazione e di donazione agli altri? Come non condividere il suo cammino verso il calvario per condividere il suo destino di gloria?

E Gesù non si è sottratto a tutto questo. Basta meditare i passi del vangelo dove ci riportano la sua passione. Nel Getsemani Gesù è "triste fino alla morte", comincia a "sentire paura e angoscia", prostrato a terra implora il Padre che lo risparmi dalla passione imminente; non trova conforto da nessuno dei suoi, tutti lo abbandonano, uno lo tradisce e un altro lo rinnega; un assassino viene graziano al posto suo, viene schernito e coronato di spine, viene condotto al calvario, non ha vicino nessuno dei suoi, solo alcune donne stanno ad osservarlo da lontano, i passanti lo insultano, i sommi sacerdoti e gli scribi lo beffeggiano.

Non dimentichiamo tutto questo e ricordiamo pure che "sul calvario scoppia la tragedia della storia, il dramma di tutta l’umanità che si riassume nella figura straziata del martire (divino); tutti i dolori, tutte le lacrime, tutte le umane disperazioni rivivono e si condensano nell’agonia del Crocifisso. La tragedia dell’umano dolore, che si riassume nel Cristo morente, è l’effetto penoso del peccato … il dolore e la morte si riassumono nel Figlio di Dio che, portando su di sé la pena del peccato, apre uno spiraglio di speranza all’umanità peccatrice"(M. Laconi, I misteri della salvezza cristiana, 27).

Il mistero pasquale di Cristo non è solo un mistero, è anche una realtà della storia. Senza questo piano della storia, il piano del mistero sarebbe sospeso nel vuoto; senza cioè la realtà dei fatti accaduti, la nostra fede – come ci ricorda San Paolo (cfr. 1 Cor 15,14) – sarebbe vuota.

Ricordando il sacrificio di Cristo consegnato alla morte riconosciamo e crediamo che "Gesù Cristo è stato dato a morte per i nostri peccati; è risorto per la nostra giustificazione" (Rm. 4,25).

Mi viene da considerare come non riusciamo più a commuoverci e a piangere al ricordo della passione di nostro Signore. Anche perché il mistero pasquale del Cristo tocca la nostra esistenza. Io ero là quel giorno, noi tutti eravamo là; Lui si è caricato delle nostre colpe. San Paolo ci ricorderebbe:"Mi ha amato e ha dato se stesso per me"(Gal. 2,20). Non ci farebbe male sostare un po’ più al calvario senza prenderci dalla fretta di scendere subito. Per confrontarci con la nostra esistenza, la nostra fragilità, peccati e miserie. Il nostro Redentore stando là ci ripeterebbe quelle parole che fece udire un giorno a un grande credente:"Io ti sono più amico che il tale e il talaltro; io ho fatto per te più di essi; essi non soffrirebbero da te quello che io ho sofferto e non morirebbero per te, come io ho fatto e sarei disposto a fare ancora … Vuoi tu che io continui a versare per te il sangue della mia umanità, senza che tu mi doni neppure una lacrima?"(Pascal).

Ci è molto cara la beata Madre Speranza chiamata dal Signore a testimoniare e diffondere il carisma dell’Amore Misericordioso. Contemplando il Crocifisso del santuario di Collevalenza si percepisce la misura della infinita misericordia del Padre per l’uomo e della grande miseria umana. "Dall’alto della croce Gesù diventa il Re del mondo in quanto, col suo amore che lo ha spinto al supremo sacrificio di sé, attira ogni uomo a salvezza, rendendolo creatura nuova con la sua morte e resurrezione" (dalle Costituzioni FAM,4).

Abbiamo la certezza che la storia umana è manifestazione della grandezza infinita dell’Amore Misericordioso di Dio sulle nostre miserie. La storia della nostra salvezza è storia di misericordia.

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ultimo aggiornamento 22 giugno, 2016