Sac. Angelo Spilla

Continuando nella lettura e nella riflessione sulla Preghiera Eucaristica della Riconciliazione II, dopo la consacrazione, troviamo una seconda invocazione allo Spirito Santo, la seconda epiclesi, che ci fa ripetere nella preghiera così: "Lo Spirito, che è vincolo di carità, ci custodisca in comunione …". È il Cristo Risorto che donandoci lo Spirito Santo ci fa il dono dell’unità. È il dono grande promesso da Gesù e reso in maniera efficace nella Pentecoste.

 

Scende lo Spirito Santo, che è persona, dono e amore, e si forma l’unione, una sola famiglia: la Chiesa, corpo mistico del Cristo. Sentiamo il bisogno di riscoprire questo dono fatto alla Chiesa, chiamata in Cristo all’unità: nell’unità dello Spirito Santo. Oggi parliamo tanto di unità, nella coppia, in famiglia, nella comunità, fra tutto il genere umano. E ci si impegna per l’unità perché è assai importante.

Non dimentichiamo però che l’unità è dono dello Spirito Santo; è il frutto della Pasqua. Il Cristo morto e risorto soffia sull’umanità, e con il soffio divino ci dà lo Spirito Santo. Ciò che produce è assai sorprendente. Questa autocomunicazione di Dio ci fa sperimentare il passaggio dalle lacerazioni e dalle estraneità all’unità e alla comprensione, dalle divisioni e dispersioni alla riunificazione tra le parti della famiglia umana. Quando veniamo raggiunti dallo Spirito di Cristo le persone spesso ridotte a individui in competizione o in conflitto tra di loro si aprono all’esperienza della comunione. È l’effetto dell’opera di Dio che ci fa il dono dell’unità e si manifesta nella pluralità della comprensione.

Ancora qualcosa di importante dobbiamo comprendere a mio avviso. Lo Spirito Santo non opera l’unità della Chiesa semplicemente dall’esterno, come causa efficiente soltanto, non spinge cioè soltanto all’unità, né si limita a raccomandarci di essere uniti. Lo Spirito Santo è anche e nello stesso tempo unità; fa l’unità. È lui, cioè, il vincolo di unità, come l’anima nel corpo. E questo lo ripetiamo spesso nella Liturgia: "nell’unità dello Spirito Santo" che significa "nell’unità che è lo Spirito Santo".

A spiegare lo Spirito Santo come vincolo di unità è Sant’Agostino quando dice: "Ciò che è l’anima per il corpo umano, lo Spirito Santo lo è per il corpo di Cristo che è la Chiesa. Lo Spirito Santo opera in tutta la Chiesa ciò che opera l’anima in tutte le membra di un unico corpo". Celebrando e vivendo l’Anno Santo della Misericordia siamo chiamati concretamente a invocare il dono dell’unità in Cristo e tra di noi. Papa Francesco nella "Misericordiae Vultus " ci ha ricordato che Dio, ricco di misericordia, ha inviato a noi il suo Figlio "per rivelare a noi in modo definitivo il suo amore" (n.1). È proprio Gesù che ci fa uno con Lui, con il Padre e lo Spirito Santo; è lui che, nello Spirito Santo, costruisce questa Chiesa alla quale apparteniamo, una, santa, cattolica e apostolica. In questo Anno Santo concretamente come siamo chiamati a far rivivere questo dono dell’unità e come possiamo realizzarlo nella vita quotidiana?Non dimentichiamo che emergono due progetti di unità: l’unità di Babele (Gn 11) e l’unità di Pentecoste (At 2), cioè l’unità secondo la carne e l’unità secondo lo Spirito. Nell’unità di Babele l’uomo vuole farsi un nome, si vuole mettere al centro del mondo … e ne deriva la confusione; non ci si comprende più e ci si separa. Ed è la tentazione alla quale siamo spesso sottoposti.

Nell’unità di Pentecoste, invece, si accetta e si pone al centro non l’uomo ma Dio. Come i raggi di un cerchio che a mano a mano procedono verso il centro, si avvicinano anche tra di loro, fino a congiungersi e formare un unico punto.

E c’è di più, in quanto questo amore di Dio fa unità non solo tra diverse persone fra di loro, ma anche all’interno di una stessa persona, un’unità interna, non solo esterna. Passare da Babele a Pentecoste significa, per usare un’espressione di Teilhard de Chardin, filosofo gesuita francese morto nel 1955, "decentrarci da noi stessi e ricentrarci su Dio".

È questa unità dello Spirito Santo in questo Anno Santo giubilare che dobbiamo ricercare e coronare tutte le altre unità anche naturali di noi credenti: unità del matrimonio tra l’uomo e la donna, nella famiglia cristiana, nella comunità ecclesiale, tra le nazioni del mondo intero. Felici di nuotare nell’oceano infinito del tutto che è Dio: "un solo corpo, un solo Spirito"(Ef 4,4). Grazie allo Spirito.

In Maria Santissima, per grazia dello Spirito Santo, l’Eterno ha preso un cuore umano e l’ha riempito di Amore, affinché tutti potessimo avere la gioia e l’ebbrezza di poter amare come ama Dio! Guardando Maria impariamo la docilità allo Spirito Santo; impariamo il passaggio da Babele a Pentecoste avvenuto storicamente una volta per sempre ma che deve compiersi, spiritualmente ogni giorno nella nostra vita.

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 18 luglio, 2016