pastorale familiare

Marina Berardi

"…un cammino dal cuore alle mani"

Incontrai per la prima volta Tonino e Paola in un piovoso pomeriggio d’inverno di vent’anni fa, quando vennero a Collevalenza per chiedere informazioni sul corso di preparazione al matrimonio. Poco prima di entrare alla Casa del Pellegrino, a motivo di ciò, avevano avuto un piccolo dissapore, ignari che quell’esperienza era destinata a segnare il loro cammino, perché un "corso obbligatorio" si sarebbe trasformato – soprattutto per Tonino - in un "per-corso di coppia", desiderato e scelto con rinnovato slancio.

Loro stessi hanno raccontato qualcosa della propria storia ai microfoni di TV2000. È Tonino, originario di Collevalenza, ad iniziare: "Insieme ai miei amici abbiamo sempre partecipato agli incontri proposti dal Santuario, facendo delle belle esperienze insieme. Dopo qualche anno però, andando avanti con la giovinezza e con gli studi, c’è stato un abbandono nel frequentare questo ambiente.

Il mio ritorno, insieme a Paola, è stato quando dovevamo fare il corso prematrimoniale, che io non volevo assolutamente frequentare perché si svolgeva di sabato, quando ci si poteva andare a divertire e, soprattutto, perché era molto lungo, durava tre mesi. Venendo a questo corso abbiamo invece ritrovato quello che, almeno io, avevo perso per alcuni anni".

Paola sembra fargli eco: "Ne uscimmo veramente rinnovati, con un amore nuovo, con una voglia di vivere insieme e quindi ci sposammo il 13 settembre 1997, in Basilica. Dal nostro matrimonio sono nati due bambini bellissimi, Filippo ed Emilia. Nel corso della vita insieme, ad un certo punto, sembrava che ci fossimo persi di nuovo, un po’ come il figliol prodigo".

Nulla di strano. Tonino e Paola, come ogni coppia, nella loro quotidianità hanno vissuto gioie e fatiche, con bassi e contrabbassi, tra note stonate ed accordi armoniosi, tanto per usare la metafora della musica, così cara a Tonino. C’è stato un momento particolare però, legato a una possibile diagnosi infausta per Paola, in cui hanno saputo fermarsi, far memoria e riconoscere il tempo e il soffio dello Spirito. È lei stessa a raccontarlo: "Un giorno, decidemmo di andare a Collevalenza alla Santa Messa, scendemmo alla tomba di Madre Speranza e pregammo tutti quanti insieme, tutta la famiglia. Ad un certo punto nostro figlio Filippo, che è molto sensibile, scoppiò in lacrime, in un pianto quasi inconsolabile. Pensai che Cristo stesse piangendo per noi, che la Madre avesse usato lui per comunicarci qualcosa. Da quel momento cambiammo un po’ modo di fare. Ci fu la guarigione ed io mi sentii ridonata di un’altra vita. Decidemmo di vivere questa seconda parte della nostra esistenza, questo secondo tempo, come una grande opportunità, ridonando quello che gratuitamente c’era stato dato".

Tonino e Paola, caduti, si sono rialzati, proseguendo il cammino insieme a Filippo ed Emilia, ai familiari, agli amici, alle "famiglie di Speranza", offrendo ospitalità nel loro cuore e nella loro casa a quanti hanno incrociato sulla propria strada. Hanno donato talenti e tempo per La Casetta di Selvarelle, per la baby-dance, per l’animazione dei bambini e ragazzi che partecipavano alle varie iniziative del Santuario, per l’Associazione Insieme per volare di Todi.

Rita e Alberico, una delle famiglie ormai veterane nell’esperienza del Capodanno in famiglia, così hanno descritto Tonino: "Abbiamo ancora negli occhi e nei ricordi l’immagine della festa di questo Capodanno a Collevalenza, con Michele, nostro figlio, vicino a Tonino alle tastiere, che se lo teneva accanto come un papà, capendo il suo disagio e la sua ‘diversità’. Michele è rimasto molto dispiaciuto di sapere di Tonino perché, ha detto: lui ‘era un mio amico’".

Come dice Papa Francesco, la misericordia è proprio questo: "un cammino che parte dal cuore e arriva alle mani, cioè alle opere di misericordia", quelle stesse opere che Tonino ha cercato di vivere concretamente nelle azioni di tutti i giorni, anche con una rettitudine esemplare nel suo impegnativo e delicato lavoro. Questa la testimonianza di un medico che, all’indomani della scomparsa di Tonino, ha desiderato condividere con Paola i propri sentimenti: "Non riesco a trattenere le lacrime. Non riesco ad immaginare il mio lavoro senza la ricorrente presenza di Tonino che lavora come fosse un gioco e gioca con la vita con la professionalità di un uomo che conosce il senso del lavoro, ma non solo... Un uomo che ha adorato te ed i vostri figli, la famiglia e la vita. Di Tonino conserverò un ricordo infinito, un insegnamento di vita, un portafortuna inseparabile, successi condivisi e che speravo di condividere ancora con lui, il rimorso di non averlo rivisto tante e tante volte come avrebbe meritato, l’impegno di aiutare te ed i tuoi figli per ogni necessità... É stato unico!".

Tutti siamo unici agli occhi di Dio ed è dal rapporto con Lui che questa famiglia ha imparato a scegliere il meglio della vita e a capire che ciò che davvero conta è accogliere e restituire un amore che ci precede, ci abita e ci accompagna sempre. Sempre, soprattutto nei momenti più bui e difficili, in quelli umanamente incomprensibili.

Custodisco nel cuore e ripenso con commozione a quanto Tonino ha condiviso con me, nell’intimità della sua casa, uno degli ultimi giorni: "Non so, ma sembra che bisogna arrivare al crinale tra la vita e la morte per scoprire l’essenziale, ciò che veramente conta e ci sta a cuore".

Ciò che a lui stava - e sta! - a cuore è la sua famiglia. A lui dispiaceva farla soffrire ma, allo stesso tempo, era fiero di come ciascuno cercava di fare del proprio meglio, pur di alleviare il peso dell’altro. Ricordo come lui stesso, figlio unico, per telefono cercava di rassicurare il suo Papà, rimasto vedovo da poco meno di un anno.

Era un mese che Tonino si trovava in ospedale, quando Paola, come aveva fatto molte volte, venne a pregare al Santuario. Quel sabato 21 maggio, gli inviò un messaggio: "Sai, mi sono fermata sulla tomba della Madre, chiedi ciò che vuoi… nel tuo cuore". E lui le rispose immediatamente: "Vorrei solamente la serenità della nostra famiglia... Solo questo. Grazie".

Anche a me, in uno dei nostri ultimi incontri, confidò: "Ho sempre amato Paola e l’amerò sempre, ma mai avrei immaginato che sarei arrivato ad amarla così tanto… Non tutti farebbero ciò che sta facendo lei per me e per la nostra famiglia".

Sono stati tanti anche gli amici che li hanno sostenuti fattivamente, turnandosi per esempio nell’assistenza notturna, durante quegli interminabili giorni di ricovero, fino a quando si è finalmente realizzato il desiderio di Tonino: tornare a casa! Da lì in poi, hanno vissuto, come ha detto Paola, venti giorni indimenticabili, un dono di cui ancora oggi ringrazia il Signore che le ha dato la possibilità di prepararsi, forza e coraggio nel lasciare andare Tonino.

(continua)

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ultimo aggiornamento 06 settembre, 2016